Riforma del Fisco, con le nuove norme conviene guadagnare meno, ma solo in questi casi

Con la nuova riforma del Fisco alla fine conviene guadagnare meno se si guadagna queste somme all'anno.

La riforma del Fisco voluta dal Governo Meloni dovrebbe garantire un aumento sensibile della maggior parte degli stipendi.

Infatti da questa riforma non sono pochi quelli che invece guadagneranno meno, perché si creerà con questo taglio del cuneo fiscale un sistema con proporzionalità inversa.

In poche parole, si creerà un paradosso, visto che chi guadagna di più, alla fine, avrà uno stipendio netto più basso di chi guadagna meno.

Una situazione che potrebbe rendere questa riforma un danno per chi lavora in questi settori, e che potrebbe rendere vano il finanziamento di oltre 4 miliardi di euro per la copertura fiscale.

Riforma del Fisco, con le nuove norme conviene guadagnare meno, ma solo in questi casi

Con l’approvazione del Decreto Lavoro, un pacchetto di misure per i lavoratori, è stato rafforzato il taglio del cuneo fiscale introdotto con il governo Draghi.

Se prima era previsto un taglio del 2% per chi ha uno stipendio annuo inferiore a 35.000 euro, col Decreto Lavoro si potrà beneficiare del taglio del 3% se si ha uno stipendio annuo fino a 25.000 euro.

Addirittura, per il periodo luglio – dicembre 2023, lo sgravio contributivo verrà portato:

  • dal 3% al 7% per i redditi fino a 25.000 euro,

  • dal 2% al 6% per i redditi fino a 35.000 euro.

Per chi ha redditi superiori, scatta il paradosso sopracitato. Basterà anche essere sopra di un euro per ritrovarsi con una busta paga netta decisamente inferiore.

Va da sé che questo beneficio sarà garantito per pochi mesi. Il taglio è costato ben 4 miliardi di euro, come previsto dallo scostamento di bilancio secondo quanto contenuto nel DEF, il Documento di economia e finanza.

Se si volesse tentare un intervento definitivo servirebbero circa 11 miliardi, somma che il Governo vorrebbe tenere conto per il prossimo anno, con la futura riforma delle nuove aliquote IRPEF.

Quanto si risparmia con le nuove aliquote IRPEF

In merito alle aliquote IRPEF, il Governo Meloni non ha potuto garantire la loro modifica per l’anno 2023, pertanto ad oggi rimangono in vigore le seguenti aliquote:

  • 23% per redditi fino a 15.000 euro,

  • 25% per redditi oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro,

  • 35% per redditi oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro,

  • 43% per redditi oltre 50.000 euro.

Se il Governo fosse riuscito ad approvare le nuove aliquote IRPEF, avremmo ora:

  • 23% per i redditi fino a 28.000 euro,

  • 35% per i redditi oltre 28.000 e fino a 50.000 euro,

  • 43% per i redditi oltre 50.000 euro.

La sua introduzione avrebbe permesso di risparmiare, a chi era nella seconda aliquota nell’IRPEF 2023, dai 100 ai 260 euro, anche se il risparmio sarebbe garantito nel caso di redditi superiori, grazie alla proporzionalità dell’IRPEF.

Un risparmio comunque costoso per le casse dello Stato, che dovrebbe provvedere ad una copertura fiscale di almeno 11 miliardi di euro per la riduzione delle aliquote.

Per questo è risultato più conveniente un temporaneo taglio del cuneo fiscale.

Leggi anche: Quali microtasse potrebbero sparire con la Riforma del fisco Meloni: addio bollo?

Quanto si risparmia con la riforma fiscale

Come anticipato, il beneficio effettivo andrà a chi guadagna meno di 35.000 euro all’anno, ovvero a chi detiene uno stipendio di 2.693 euro lordi mensili.

Il risparmio arriva infatti a 90 euro al mese, ma solo entro il limite massimo di 35.000 euro. Nel caso di stipendi più contenuto, come uno da 20.000 all’anno, il beneficio è di circa 70 euro di stipendio in più.

E per chi guadagna tra i 10.000 e i 15.000 euro lordi, il vantaggio sarà di 53-62 euro in più al mese.

Per chi guadagna di più, l’unico vantaggio rimasto sarebbe nella tredicesima.

Essendo più alta rispetto alle fasce di reddito più basse, la riduzione del lordo verrebbe attenuata, anche se rimarrebbe il rischio paradossale che un aumento di stipendio possa diventare uno scenario negativo per la busta paga netta di un lavoratore.

E con l’inflazione così alta, e il potere di acquisto sempre più basso, dover ritrovarsi danneggiati da un aumento di stipendio sarebbe più che paradossale.

Leggi anche: Riforma del fisco, potrebbe arrivare entro dicembre: tutte le novità

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