Riforma pensioni 2023: finalmente si sblocca! Ultima notizie

Dopo i primi interventi inseriti nella Legge di Bilancio 2022, la Riforma Pensioni prosegue il tavolo di discussione con non poche novità.

Finalmente sembra sbloccarsi la Riforma pensioni. Si iniziano a intravedere le reali iniziative che intende adottare il Governo Draghi, c’è una data ed è il 1° gennaio 2023. Per questa data la Riforma pensioni dovrebbe andare in vigore a tutti gli effetti di legge.  

Nel baratro delle incertezze almeno si intravede la luce di una singola verità. Tutto il quadro pensionistico che dovrebbe subire un forte scossone resta ancora accuratamente tenuto sotto chiave lontano dai riflettori o, da indiscrezione che potrebbero dare una spinta al malumore generale. 

Per il momento, la direttiva n. 28/2022 del ministero del Lavoro mostra in chiaro la presenza di ulteriori colloqui tra il Governo Draghi e le parti sociali al fine di concludere le trattative sulle pensioni. Con lo scopo di raggiungere un traguardo che almeno metta a tacere i dissapori. 

D’altra parte, il ministero del Lavoro ha chiarito la presenza di un tavolo di lavoro e, questo sicuramente è un’iniziativa che spinge in avanti il dossier delle pensioni. Soprattutto, considerato i tempi delicati legati al contrasto russo – ucraina. 

Nessuno si aspettava una risoluzione immediata sulla riforma pensioni, le posizioni tra sindacati e Governo Draghi non sono “amorevoli”, ancor meno amichevoli, votate nel riuscire a trovare dei punti di conciliazione, su diversi tasselli dell’ordinamento previdenziale.

Da una parte il Governo Draghi punta a ottenere un riassetto generale del sistema pensionistico italiano, bilanciando le risorse dell’Istituto. Mentre, i sindacati reclamano un intervento con una maggiore flessibilità di uscita dal lavoro, al fine di permettere ai lavoratori di non subire penalizzazioni sul trattamento previdenziale. 

Sicuramente, ci sarà uno spartiacque che delimiterà una soluzione centralizzata sulla spesa pubblica. Si presuppone un’uscita flessibile strettamente accessibile e (forse) penalizzante. 

A questo punto, sembrerebbe che il Governo e i sindacati sul tavolo di discussione dovranno optare per una soluzione alternativa. Ad oggi, quello di cui parliamo sono solo indicazioni, prime stesure di una Riforma pensioni iniziata con il piede sbagliato. 

Riforma pensioni: si sblocca tutto per il 2023! Ultima ora

La direttiva n. 28/2022 mette in luce la presenza i punti salienti della Riforma pensioni da trattare entro la fine dell’anno in corso. Per cui, seguendo queste previsione la prossima Manovra di finanziaria dovrebbe contenere anche la Riforma pensioni.

Secondo quanto riportato da Money.it, il ministero del Lavoro spiega i passi organizzati della programmazione strategia necessaria per raggiungere l’equilibrio tra Governo e sindacati. Al fine di apportare al sistema pensionistico quelle migliorie necessarie per garantire un’uscita flessibile e come contropartita un’equa pensione. 

In sostanza, viene posto in evidenza che si avvia la discussione per tirare le sorti della Riforma pensioni 2023. Non più discussioni sterili, ma mirate e finalizzate a riequilibrare il sistema pensionistico italiano. 

Un intervento arenato dai dissapori trascinati dalla misura Quota 100, che non ha permesso all’Esecutivo di operare scelte significative oggetto della Riforma pensioni.

Ad oggi, l’unica misura adottata dopo Quota 100 è Quota 102. In ogni caso, stavolta tutto sembra cambiato ed è proprio il premier Mario Draghi propenso a un proficuo dibattito con le parti sociali. Mantenendo stabile la data del 1° gennaio 2023. Momento in cui dovrebbe essere ufficializzata la nuova Riforma pensioni  

È, anche vero che, a rallentare la Riforma pensioni non è stata tanto la pandemia, quanto i contrasti interni. 

Riforma pensioni: si cambia ancora opinione o c’è l’accordo?

Appare chiaro che quello che viene mostrato è una palesa facciata di possibile accordo. Manca, la data in cui si dovrebbe disputare l’incontro per la discussione della Riforma pensioni tra Governo e parti sociale. Mancano anche gli ultimi aggiornamenti di febbraio, perché il tavolo fu differito senza indicazioni aggiuntive. 

In sostanza non c’è nulla di nuovo se non l’intendo di affrontare la questione sulla previdenza sociale. 

Riforma pensioni: una maggiore flessibilità e solo con un assegno contributivo?

Trovare una soluzione ideale che dissolva i punti in discussione appare alquanto arduo. Questo, perché da un lato c’è chi preme per riuscire a strappare una maggiore flessibilità d’uscita. Le parti sociali sono orientate ormai da diverso tempo su un’uscita a 62 anni o, ancora, con Quota 41 (solo contributiva). 

Per il Governo Draghi si tratterebbe di opzioni modificabili con un’uscita flessibile accompagnata dal ricalcolo della pensione con il sistema contributivo. L’Esecutivo spingerebbe in direzione di uno sfoltimento del peso della previdenza sociale dalle Casse dello Stato. 

D’altra parte, si parla di una flessibilità marginale che incamera penalizzazioni solo per i lavoratori, impalati su un’uscita flessibile, ma con un ridotto assegno prodotto dal conteggio contributivo. O, ancora, esercitare la scelta di restare al lavoro e maturare i requisiti per una formula pensionistica ordinaria. 

Una cosa è certa una delle due parti dovrà per causa di forza maggiore indietreggiare, mollando qualche contenuto a discapito dei lavoratori. Perché, fondamentalmente è di questo che si parla, le penalizzazioni non li subisce lo Stato, ma il cittadino costretto a mantenere il posto di lavoro oltre il limite delle forze. 

Riforma pensioni: il sipario si apre su diversi scenari

Sicuramente sarà difficile che entro la fine dell’anno il Governo Draghi e i sindacati trovino un accordo. Ci sono troppi interessi in gioco, oltre alla pressione dei contrasti russo – ucraina che mantengono alto l’interesse del Governo su altre questioni. E, così, ancora una volta la pensione degli italiani può tranquillamente attendere tempi e modalità migliori. 

Com’è possibile che innescandosi altri interessi, già dalla prossima tappa Governo e Sindacati trovino subito una soluzione adeguata sulla Riforma pensioni. Intanto, si intravedono elezioni politiche e, questo, spingerebbe l’Esecutivo a muore i passi su tutti gli interventi da adottare prima di quest’ultimo evento. Viceversa non si esclude che la Riforma pensioni venga rinviata al tavolo di discussione del nuovo governo italiano. 

Anche se fosse una strategia per conquistare tempo necessario per rinviare la Riforma pensione al 2023, ma con quali interventi? 

Senza tralasciare ogni forma di evento presumibile, resta l’alternativa Fornero che poco piace, anzi per nulla. 

Riforma pensioni: la notizia inaspettata che mette ansia 

La nuova Riforma ha l’intento di stravolgere il sistema previdenziale o modificare solo parte dei criteri fissati nelle varie formule previdenziali? Cosa accadrà realmente nel 2022 sul fronte pensioni? I lavoratori saranno nuovamente penalizzati con l’introduzione di regole ancora più ferree.

Fatto sta che l’innesco di cambiamenti c’è stato, la prova è Quota 102 nata per supplire alla misura Quota 100, inserita nella vita dei lavoratori con un requisito più lungo di 2 anni. Ecco, perché, oggi si va in pensione a 64 anni con Quota 102, mentre fino a ieri (31 dicembre 2021), ci si ritirava a 62 anni. Un intervento operato in un lasso di tempo ristrettissimo che ha modificato l’uscita dal lavoro di milioni di lavoratori. 

Resta sempre il punto delle misure strutturali di cui si parla tanto, ma che sembrano slittare sempre. Forse una tattica o forse un momento dovuto ai tempi. Per adesso, Ape sociale resta attiva sino alla data del 31 dicembre 2022, mentre la misura per la donna resta arenata al 31 dicembre 2021. 

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