TFR in azienda o fondo pensione? Guida semplice alla scelta

TFR in azienda o fondo pensione? in quest'articolo, cos'è il TFR, come si calcola. Differenze tra TFR in azienda e fondo pensione. Anticipo del TFR.

Quando si è molto giovani e si entra per la prima volta nel mondo del lavoro in qualità di dipendenti, si pensa che riuscire a passare una selezione sia la sfida più grande. In realtà, nel momento in cui si firma un contratto di lavoro, molte altre sono le cose da tenere in considerazione: una su tutte, il TFR.

Purtroppo, però, non sono rare le occasioni in cui si arriva inesperti a questo momento

Alla fatidica domanda posta dal datore di lavoro o dalle risorse umane, su dove mettere il proprio TFR, se in azienda o se in un fondo pensione, la risposta è spesso una soltanto. Che cos’è il TFR.

E una volta appurato ciò, non si capisce comunque quale sia la convenienza del posizionare il proprio TFR in un luogo piuttosto che in un altro.

Sebbene possa sembrare una scelta le cui conseguenze saranno riscontrate in un tempo apparentemente remoto, quello della fine del rapporto di lavoro, in realtà, la decisione che si prende proprio all’inizio influenzerà diverse scelte future e importanti, come l’acquisto di una casa, un figlio, ecc.

Parlare del perché la maggior parte dei giovani arrivi alla maggiore età dopo lunghi percorsi di studio senza un’adeguata formazione finanziaria richiederebbe un’enciclopedia, e certamente non è questa la sede di competenza.

Quello che però possiamo fare qui, a Trend Online, è aiutare chi si trovi in questa circostanza, non così remota, della scelta del luogo di destinazione del proprio TFR, a fare la scelta giusta. Non si tratterà di una scelta a priori, ma di una scelta che andrà ponderata sulla base delle proprie specifiche caratteristiche.

Ecco dunque una semplice guida per tutti i neo lavoratori su cosa sia il TFR, come si calcola e quali siano le sue destinazioni.

Innanzitutto, partiamo dal principio.

Cos’è il TFR e come si calcola

TFR è l’acronimo per “Trattamento di Fine Rapporto“.

Come anticipato, potrebbe sembrare una decisione riguardante un futuro ben lontano, come quando si parla di pensione. L’idea, impressa nei decenni, è quella infatti che il primo lavoro che si ottiene sarà quello che faremo per tutta la vita.

Oltre a non essere sempre così, e svariate statistiche dimostrano come soprattutto i giovani tendano a cambiare lavoro frequentemente, ci possono essere svariate motivazioni che possono spingere un lavoratore ad ottenere il proprio TFR ben prima della fine naturale del rapporto di lavoro.

In effetti, tornando a noi, il TFR è ciò che spetta di diritto al lavoratore, in termini di prestazione economica, nel momento in cui finisce il rapporto di lavoro dipendente. Esso spetta sia nel caso di licenziamento, sia nel caso di dimissioni volontarie (di cui parliamo qui) e, ovviamente, spetta nel momento in cui si raggiunge l’età della pensione.

Il calcolo del proprio TFR è piuttosto semplice.

In effetti, per stabilire quanto ci spetta, basta sommare la retribuzione annua divisa per un coefficiente fisso, pari a 13,5.

A quel punto, si avrà una cifra di massima perché va aggiornata in base all’indice di rivalutazione che viene stabilito in misura pari al 75% dell’inflazione più 1,5% fisso.

Ciò che risulterà però sarà un importo lordo, ovvero contenente anche le tasse dovute.

Il TFR, inoltre, è gestito da una particolare forma di tassazione che prevede che non si accumuli alle imposte sul reddito.

Ad ogni buon conto, nel momento in cui si ottiene la cifra lorda è necessario togliere le imposte dovute.

È prevista una tassazione del 17% sulla quota finanziaria del TFR, che viene applicata all’importo che abbiamo ottenuto con i calcoli sopra descritti.

Il calcolo non è finito qui. Il resto infatti è gestito sulla base della destinazione scelta per il nostro TFR e sulla base del momento in cui lo riceviamo (se abbiamo chiesto un anticipo o se ci venga dato al momento della chiusura del rapporto).

Capiamo ora dove possa essere effettivamente messo il proprio TFR.

Dove mettere il TFR: fondo pensione o azienda

Il momento in cui si decide dove posizionare il proprio TFR è di vitale importanza. Verosimilmente si lavorerà per molti anni alle dipendenze di una certa azienda (o più di una) e la somma che si otterrà alla fine sarà importante e ci aiuterà a incrementare quanto maturato, sperabilmente, con la propria pensione.

Un tempo, c’erano 3 scelte sul luogo di destinazione del proprio TFR.

Con la Legge di Stabilità del 2015, infatti, si era data la possibilità ai dipendenti privati con almeno 6 mesi di anzianità di riscuotere il proprio TFR direttamente in busta paga. Questa possibilità è stata tolta a seguito della comunicazione di INPS di giugno 2018.

Ecco che quindi le possibilità di deposito del proprio TFR sono sostanzialmente 2.

È prevista infatti la possibilità di lasciare il TFR in azienda oppure quella di depositarlo in un fondo pensione.

Entro 6 mesi dall’assunzione, il lavoratore dipendente è infatti chiamato a decidere la destinazione del proprio TFR.

Qualora si scelga di lasciare il fondo in azienda, è possibile successivamente cambiare la propria idea e spostarlo in un fondo pensione. Non è invece possibile lo spostamento da fondo pensione ad azienda.

Vediamo ora perché scegliere di depositare il TFR in azienda e, a seguire, perché scegliere il fondo pensione.

Perché scegliere di lasciare il TFR in azienda

Quando si sceglie dove destinare il proprio TFR, non c’è una decisione giusta o sbagliata, purché il lavoratore sia consapevole di cosa stia facendo.

Nel caso della scelta di lasciare il fondo in azienda (liquidazione), si sappia che nelle aziende con meno di 50 dipendenti il fondo sarà gestito dal datore di lavoro. Nel caso di aziende più grandi, invece, esso sarà gestito da INPS attraverso il Fondo di Tesoreria. In altre parole, entrerà nelle casse statali.

Si sappia, inoltre, che spesso si tratta di una non scelta: chi, per un motivo o per un altro, non sceglie la destinazione del proprio TFR, spesso lo ritrova di default in azienda.

E può essere un peccato. Vediamo perché.

Quando si riceve il TFR alla fine del proprio rapporto di lavoro, esso sarà sottoposto, come detto in precedenza, alla tassazione separata. L’aliquota che verrà applicata sarà del 23%, praticamente un quarto di ciò che si è guadagnato negli anni di lavoro.

Anche la rendita del TFR, in anno e anno, non è particolarmente appetitosa. La rivalutazione infatti si basa sui dati che abbiamo indicato prima: un fisso dello 1,5% cui aggiungere il 75% dell’inflazione annua.

In ultima analisi, anche nel momento in cui si deve chiedere l’anticipo del proprio TFR la tassazione e le clausole sono piuttosto stringenti, come vedremo nell’ultimo paragrafo.

Ora, però, vediamo i vantaggi del TFR in un fondo pensione.

Perché scegliere il TFR in fondo pensione

Partendo dall’assunto che molti di coloro che entrano oggi nel mondo del lavoro non faranno lo stesso lavoro per tutta la vita, questa è già un’ottima motivazione per non lasciare il fondo in azienda.

Il TFR potrà essere depositato nel fondo di nostra scelta ed accompagnarci per tutta la durata della vita senza che ci sia bisogno di toccarlo nel momento in cui cambiamo azienda.

A livello di tassazione, il TFR in fondo pensione è molto più agevolato.

Anche in questo caso, il TFR non viene tassato immediatamente ma solo nel momento in cui esso viene richiesto, sotto forma di rendita.

La tassazione varia da un minimo del 9% ad un massimo del 15%. La percentuale varia in base agli anni di iscrizione al fondo pensione. Una percentuale ben diversa dal 23% visto prima.

Oltre a ciò, anche la rendita è diversa. Non può essere descritta in questo articolo in quanto essa varia in base al fondo che si è scelto.

Questi sono già ottimi motivi per i quali scegliere il fondo pensione in azienda.

Infine, il TFR in fondo pensione garantisce maggiore sicurezza al lavoratore. Cosa succede al tuo TFR in caso di fallimento dell’azienda o di problemi economici?

Vediamo anche nel caso dell’anticipo del TFR quale sia la differenza di requisiti e tassazione prevista nel caso di azienda o fondo pensione.

TFR: la tassazione in caso di anticipazione

Come anticipato in apertura, scegliere la destinazione del proprio TFR non ha effetti soltanto sulla nostra rendita in età pensionabile.

Esso infatti può essere richiesto per alcune motivazioni importanti in cui ognuno di noi può incorrere nel corso della vita. Uno su tutti è l’acquisto della casa per sé o per i propri figli. Oppure il pagamento di spese mediche ingenti.

Come funziona in azienda?

Sia per l’acquisto della prima casa per sé o per i figli sia per il pagamento delle spese mediche, è richiedibile un anticipo fino al 70% del valore del TFR accumulato e solo dopo 8 anni di lavoro in azienda.

Non è richiedibile per ristrutturazione e non è anticipabile più volte nel corso della carriera.

Oltre a ciò, nel caso le motivazioni non rientrino in quanto sopra descritto, si può chiedere fino al 70% e solo dopo 8 anni di lavoro. I motivi devono comunque essere legati al congedo parentale e alla formazione. 

Invece, come funzione nel caso di TFR in fondo pensione?

Sicuramente si tratta della scelta più flessibile.

Naturalmente ci sono delle variazioni tra i fondi pensione ma, in genere, ecco quanto si può fare:

  • nel caso di spese mediche è possibile la richiesta del 75% del TFR maturato senza requisiti sull’anzianità;
  • nel caso di prima casa è possibile richiedere il 75% del fondo con almeno 8 anni di anzianità;
  • nel caso di ristrutturazione, le regole sono le stesse della prima casa: fino al 75% con almeno 8 anni di anzianità;
  • nel caso di motivi differenti, si può chiedere fino al 30% dopo 8 anni di anzianità;
  • infine, si può chiedere più volte.

Insomma, già da questa semplicissima analisi, si può vedere come ci sia una grande differenza tra il posizionamento del proprio Trattamento di Fine Rapporto in un fondo pensione oppure in azienda.

Le conseguenze non sono riscontrabili soltanto nel lungo periodo, ma anche nel breve, come abbiamo potuto analizzare nel caso dell’anticipo.

Il consiglio, dunque, rimane sempre uno ed uno soltanto: quello di cercare di arrivare al momento della firma del contratto preventivamente informati.

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