Il testamento colombiano di Berlusconi potrebbe essere un problema per gli eredi?

Spunta a Napoli un presunto testamento colombiano firmato da Berlusconi. Potrebbe essere un problema per gli eredi odierni?

Sembrava che ormai l’eredità di Berlusconi fosse stata spartita definitivamente tra i vari eredi, e invece spunta all’improvviso un nuovo testamento, “colombiano”.

È colombiano perché il detentore di questo testamento sostiene che il fu Cavaliere avesse firmato questo lascito in Colombia, due anni fa. E di averlo depositato in uno studio notarile a Napoli.

Un lascito che però cozzerebbe con quello ufficiale, che ha permesso a tutti i figli e amici di Berlusconi di ottenere somme di denaro o partecipazioni nelle aziende di famiglia.

Anche se ancora deve essere valutato nelle opportune sedi, in futuro potrebbe diventare per gli eredi odierni un problema non così irrilevante.

Cos’è questo testamento “colombiano” firmato da Berlusconi

Sono passate poche settimane da quando è stato ufficializzato l’accordo tra eredi per il lascito di Silvio Berlusconi, deceduto il 12 giugno 2023 all’età di 86 anni.

In genere, una volta arrivati a questo punto, l’eredità non c’è più, perché gli eredi hanno ormai ottenuto la conferma di averi e proprietà disposte nei loro confronti. Solo un nuovo testamento potrebbe ribaltare la situazione, uno che non è stato messo agli atti perché non noto al momento della pratica di successione.

Sembra il caso di questo testamento. Reso noto dall’imprenditore piemontese Marco di Nunzio, questi ritiene di essere tra gli eredi di Silvio Berlusconi, in virtù di questo lascito “speciale”.

Si tratta di un documento non olografo, firmato dal fondatore di Forza Italia il 21 settembre 2021 in Colombia (da qui il perché sia “colombiano”), e depositato e poi reso pubblico presso uno studio notarile di Napoli il 3 ottobre.

L’avvocato Erich Grimaldi che assiste Di Nunzio dichiara a Open che il documento “dovrà essere ufficialmente considerato e inserito obbligatoriamente nella pratica successoria di Silvio Berlusconi“.

A quanto ammonterebbe l’eredità in questo testamento

Il testamento colombiano di Berlusconi non prevede un lascito così corposo.

Secondo il documento, Berlusconi avrebbe voluto lasciare all’imprenditore Marco di Nunzio circa il 2% delle azioni Fininvest, più il 100% delle azioni della società proprietaria delle ville ad Antigua. Nel caso di beni mobiliari, si segnala la cessione della nave “Principessa VaiVia”, oltre ad altre imbarcazioni.

A conti fatti, il testamento colombiano garantirebbe a Di Nunzio, solo per le azioni Fininvest, qualcosa come 26 milioni di euro, oltre alle proprietà, come gli immobili già lasciati ai figli di Berlusconi.

Il motivo per cui Berlusconi avrebbe voluto lasciare questo lascito sarebbe per il fatto che Di Nunzio fosse suo amico, a detta dello stesso imprenditore.

E oltre che amico anche sostenitore politico, dal momento che lo stesso Di nunzio provò a candidarsi alla presidenza della Regione Lombardia per le elezioni 2013, con la lista “Movimento Bunga Bunga”. Un tentativo andato a vuoto: la lista venne esclusa dalla commissione della Corte d’appello di Milano per presunte irregolarità sulle firme.

Un bel problema per gli eredi di Berlusconi?

Al momento gli eredi della fortuna di Berlusconi non hanno fatto trapelare alcun commento o comunicato in merito, anche perché già devono affrontare la diffida di Di Nunzio.

Tale diffida è stata formalizzata una volta che è stato reso pubblico il testamento colombiano: la richiesta è di immettere immediatamente tale lascito nella pratica di successione, anche se i familiari si sono già messi d’accordo sull’eredità.

L’avvocato Grimaldi sostiene che tale lascito sia valido non solo perché stipulato in uno studio notarile (quello del notaio Jimenez Najera Margarita Rosa, a Barrio Espinal, in Colombia), ma anche perché è stato “apostolato” dalla Cancelleria del ministero degli Esteri colombiano.

Non si può però cantare vittoria. Lo stesso avvocato sottolinea come, dopo la notifica, i legati testamentari dovranno essere sottoposti “al vaglio della famiglia del Cavaliere, del notaio Roveda e dello stesso Comitato direttivo della società Fininvest“.

Anche perché il lascito del 2% delle azioni della Fininvest, una finanziaria quotata in Borsa, non è poca cosa.

Bisognerà vedere nei prossimi giorni come agiranno i familiari del fu Cavaliere, se provvederanno a diffidare a sua volta Di Nunzio, non riconoscendo quel testamento, o se converranno nel venire incontro alle richieste dell’imprenditore.

Anche perché dividere proprietà o case tra congiunti o eredi non è un procedimento così semplice come si potrebbe credere.

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