Bitcoin: oro digitale! Sono davvero una riserva di valore?

Bitcoin come l’oro! Ma che vuol dire questo paragone? Davvero investire in BTC è come investire nei metalli preziosi?

Quando si pensa ai Bitcoin si pensa sempre ad una risorsa digitale che nell’obiettivo dei creatori dovrà un giorno sostituire Euro, Dollaro e le altre valute legali.

In realtà, questo compito sarà affidato ad un altro tipo di criptovaluta, probabilmente stablecoin, ma i Bitcoin nello specifico si comportano, per proprietà e caratteristiche, come un asset di mercato molto diverso dalle valute in senso stretto.

Spesso si sente infatti dire che i Bitcoin sono “oro digitale”, sono cioè una riserva di valore o un bene di rifugio, quali possono essere i metalli preziosi e appunto l’oro fisico.

Ma quali sono le proprietà e le caratteristiche che rendono i Bitcoin paragonabili all’oro? Ancora, cosa invece al momento contraddistingue gli asset crittografici?

Che cosa hanno in comune i Bitcoin e asset dei metalli preziosi? Perché i BTC sono detti “oro digitale”?

Una prima cosa che i Bitcoin hanno in comune con gli asset quali oro e metalli preziosi e non con le valute legali è il fatto di essere un bene presente in natura in quantità limitata.

Se infatti teoricamente si possono stampare quanti euro e dollari si vogliono, certo con effetti catastrofici per l’inflazione, non è così per i Bitcoin nel cui codice sorgente è scritto che se ne possano creare, operazione va sotto il nome di “mining”, solo ed unicamente 21 milioni di monete.

Così come la quantità di oro presente in natura è limitata, anche la possibilità di creazione dei nuovi Bitcoin è ridotta ad una quantità finita nel numero e intervenire per cambiare questa proprietà è praticamente impossibile per due ragioni. 

La prima è di ordine tecnico, perché i BTC hanno più di un codice sorgente ed alterali è un’operazione in cui finora nessuno è mai riuscito, anche perché per ogni modifica la rete dei miners deve essere unanime. 

Non solo, ma la verità è che nessuno di quelli che potrebbero apportare modifiche al codice sorgente ha davvero interesse che questo accada e che si emettono più di 21 milioni di token.

Come funzionano i Bitcoin? Perché sono stati creati come una riserva di valore? 

A questo punto qualcuno si starà ancora chiedendo, ma perché non modificare il codice sorgente e coniare più di 21 milioni di Bitcoin? 

Abbiamo già detto della difficoltà tecnica, ma anche ipotizzando per assurdo gli unici in grado di farlo sarebbero i miners, i quali però hanno molto più interesse a che i BTC restino in numero limitato, perché il loro aumento di prezzo di ad unità è anche determinato dalla rarità, proprio la proprietà che hanno in comune con asset come l’oro.

Cercando di spiegare nel modo più semplice possibile come funzionano i Bitcoin, questi operano su una Blockchain, cioè un grande archivio che registra dati ed è fatto di “blocchi” aggiunti.

Con il nome “miners” sono chiamati i soggetti che svolgono due compiti: convalidano le transazioni  aggiungendo blocchi alla rete ed estraggono (mining) i nuovi Bitcoin.

Il processo di mining consiste nell’utilizzo di hardware potenti che lavorano alla soluzione di complessi calcoli, risolti i quali si ottengono come ricompensa proprio i nuovi Bitcoin creati. 

Estratti tutti i 21 milioni di token BTC i miners guadagneranno dalle commissioni applicate alle transazioni in criptovaluta.

Ma la struttura dei Bitcoin è fatta in modo tale che la criptovaluta abbia altre proprietà: prima di tutto, più si estraggono token più difficile diventa il mining degli ultimi; poi, ogni 250.000 blocchi aggiunti la ricompensa dei miners, cioè i BTC estratti, si dimezza (halving).

Ora, in questo sistema è ovvio che se non ci fosse un bilanciamento tra domanda e offerta i miners con l’halving, cioè il dimezzamento delle loro ricompense che avviene in media ogni quattro anni, avrebbero perdite enormi. Ma, per compensare questo, il prezzo della valuta digitale dopo l’halving sale, così che i BTC posseduti ed estratti dai miners siano di meno, ma valgano estremamente di più. 

Ecco perché i miners, che potrebbero, sono proprio quelli che non hanno alcun interesse a far sì che i BTC, come le valute fiat, siano potenzialmente illimitati, così coma non hanno interesse a cancellare l’halving, cioè il processo che dimezza le loro ricompense, perché è molto più redditizio che la moneta salga sui mercati.

I miners sono i primi che vogliono che i Bitcoin mantengano la rarità, cioè che al pari dei metalli preziosi e quindi dell’oro il loro prezzo si incrementi anche per effetto dell’aumento della domanda, ma della riduzione dell’offerta.

Quali sono le differenze tra Bitcoin e oro? Diamo uno sguardo alla volatilità degli asset crittografici

Gli investitori importanti, come Michael Saylor, il CEO di MicroStrategy, che ritiene i Bitcoin una riserva di valore come l’oro, hanno annunciato in più occasioni che, nonostante il prezzo da montagne russe, non venderanno i loro BTC, per i quali sul lungo futuro prevedono un prezzo di 1 milione di dollari ad unità. 

Saylor ha più volte sottolineato come egli concepisca i Bitcoin il nuovo oro digitale, a cui mancano solo gli investitori istituzionali ed una regolamentazione perché se ne attenui la volatilità.

Al pari dell’oro il prezzo dei Bitcoin è alto, con quasi 40.000 dollari ad unità, e questo al giorno d’oggi li rende poco effettivi come fonte di rendimento a breve termine, se l’investimento riguarda capitali molti piccoli, con cui acquistare solo frazioni di criptovaluta.

Ma, per quanto simili all’oro, il comportamento degli asset crittografici è anche sempre caratterizzato da peculiarità proprie, come l’incredibile volatilità. Termine con cui si intende un asset caratterizzato da marcate e ricorrenti fluttuazioni, cioè con il prezzo che sale e scende continuamente sui mercati.

Quello che al momento rende i Bitcoin diversi dall’oro è proprio questa volatilità, che li configura come un asset rischioso per molti su cui puntare, ma che, secondo Michael Saylor e le altre balene del mercato, si deve imputare principalmente alla mancanza di regolamentazione del settore, la quale rende impossibile la partecipazione massiccia degli investitori istituzionali.

Vi proponiamo qui sotto un dibattito avvenuto ai microfoni di Stansberry Research tra Michael Saylor e Frank Giustra, CEO del Fiore Group, a proposito del rapporto tra Bitcoin e oro:

  

Bitcoin a un passo dal diventare un bene rifugio! Braccia aperte agli “investitori istituzionali”

Ma un nuovo passo verso il divenire vero oro digitale i Bitcoin lo hanno compiuto qualche giorno fa, quando abbiamo avuto la notizia che Biden ha firmato negli USA un ordine esecutivo sulle criptovalute, che potrebbe rappresentare proprio il primo passo verso la regolamentazione.

Una regolamentazione vorrebbe dire investitori istituzionali con l’effetto di una stabilizzazione di due mercati, in cui il prezzo dei BTC vedrebbe anche un’esplosione oltre che uno stop alla eccessiva volatilità.

Insomma, quello che tutte le “balene” del mercato sostengono è che quando gli investitori istituzionali entreranno nei mercati delle criptovalute allora ci sarà la vera svolta per il prezzo BTC, che non soltanto potrebbe schizzare, secondo Saylor, sul lungo periodo fino ad 1 milione di dollari ad unità. Ma anche perché si fermerebbe la volatilità dei Bitcoin i quali diventerebbero un bene rifugio esattamente al pari dell’oro, ma anzi migliore perché non deperibile.

Ecco perché, dopo la notizia dell’ordine esecutivo in USA, dove gran parte del capitale si concentra, il prezzo Bitcoin è salito di 8 punti percentuali e tutti i sostenitori delle criptovalute hanno esultato all’evento.

Alda Moleti
Alda Moleti
Collaboratrice di Redazione, classe 1984. Ho una laurea Filologia Classica e ho conseguito un dottorato in Storia Antica, presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, con una tesi sull'opera frammentaria di Asclepiade di Tragilo. Sono autrice di pubblicazioni scientifiche sul mondo classico e coeditrice di due volumi accademici internazionali. Dal 2015, mi sono trasferita in Inghilterra dove ho lavorato come copywriter freelance e come croupier al casinò.Il mio motto è? Naples is the flower of paradise. The last adventure of my life"."
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