Aviaria, è in corso la più grande influenza di sempre: è allarme in Europa

Cresce la paura per la diffusione dell'influenza Aviaria in molti Paesi Ue. Quali sono i rischi per l'uomo?

Una nuova epidemia di influenza aviaria si sta abbattendo sull’Europa, considerata “senza precedenti” dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), per la diffusione che sta avendo e che si è estesa lungo tutti i punti cardinali nel Vecchio Continente. Qual è l’entità di questa nuova ondata e che effetti può avere sull’uomo?

Aviaria, i dati sulla diffusione

Un virus che si diffonde a macchia d’olio, in grado di minacciare il settore degli allevamenti e la salute dell’uomo, tanto da finire sotto l’osservazione di tre organi distinti dell’UE. Infatti, nel rapporto congiunto dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), dell’Edc e del laboratorio di riferimento UE i dati sono preoccupanti: su 187 rilevamenti effettuati su uccelli in cattività, 3.573 sono i casi di influenza aviaria ad alta patogenicità riscontrati nei volatili selvatici. 

Sono stati identificati 2.467 focolai in 37 paesi, dalle Isole norvegesi dello Svalbard a sud del Portogallo, con la linea del contagio che si espansa verso est fino a raggiungere l’Ucraina. Circa 48 milioni di uccelli sono stati abbattuti negli stabilimenti coinvolti. L’Italia è il secondo paese per numero di casi accertati (371), anche se la Francia ne ha oltre mille in più (1.383).

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Quali sono i rischi per la salute umana

Le nuove linee guida dell’Ecdc spiegano che la trasmissibilità del virus da animale a uomo è piuttosto bassa, mentre gli effetti possono essere lievi o molto gravi a seconda dei soggetti influenzati. 

I rischi principali sono due. Il primo è il rischio di un’infezione diretta che avviene direttamente dal pollo all’uomo. Questo è probabile per gli allevatori che trascorrono molte ore del giorno negli allevamenti. Guardando all’ultima ondata di aviaria, il virus h5N1 ha causato un numero di ammalati pari a 120. Molti di questi hanno riportato sintomi gravi.

Un secondo rischio è la possibilità che il virus muti, come abbiamo imparato tutti in questi anni di pandemia, rendendo più facile il passaggio da uomo a uomo. È il cosiddetto “salto di specie”, che però al momento non si è verificato, come nel caso del SARS Covid-19.

La direttrice dell’Ecdc Andrea Ammon asserisce che le persone più esposte sono quelle che operano nel settore dell’allevamento e hanno contatti quotidiani con gli animali. Benché il numero di casi sia il più elevato mai registrato negli ultimi anni, la Ammon riporta che al momento non si sono registrate infezioni umane durante i recenti focolai all’interno dell’UE /Spazio Economico Europeo. 

Le linee guida si occupano principalmente delle misure di sicurezza e salute sul posto di lavoro per quelle categorie di lavoratori a contatto quotidiano con gli animali. Per prima cosa i datori di lavoro dovrebbero rivedere periodicamente la valutazione del rischio e garantire che i propri dipendenti siano tutelati attraverso l’adozione di misure tecniche, organizzative, di manutenzione e igieniche necessarie per prevenire la possibilità d’infezione. 

Le misure includono la prevenzione di aerosol e polvere, ventilazione adeguata, separazione delle tenute da lavoro con gli indumenti personali. L’Ecdc invita, poi, che vengano effettuati sui lavoratori test a campione, specialmente su persone gravemente malate con una precedente esposizione agli animali, per identificare e isolare immediatamente il virus. 

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