Criptovalute: 5 modi furbi e facili per sventare una truffa!

Riconoscere le truffe nel mondo delle criptovalute è l'unico vero metodo per mettersi al sicuro e, in quest'articolo, vedremo insieme in che modo operano

Le truffe nel panorama delle criptovalute si moltiplicano ogni giorno, sospinte dal fatto che chiunque possa buttarsi in questo “business” in modo più o meno semplice.

Creare una moneta senza né capo né coda non richiede molto tempo o denaro, quindi si capisce come i malintenzionati possano agire più o meno indisturbati.

Il fattore davvero più preoccupante sta nel fatto che non esiste una vera cultura in merito, poiché sono i primissimi anni di una nuova realtà che sta emergendo.

Questa non la si può identificare come colpa di qualcuno, puntare sempre il dito a destra e sinistra per scaricare la responsabilità è piacevole, ma non porta davvero a nulla.

Oggigiorno, cadere in una truffa legata al mondo delle criptovalute o meno è solo e soltanto una imprudenza propria, dalla quale bisogna imparare a difendersi.

Andare a vivere nella giungla senza essere capaci a cacciare sarebbe un suicidio no? Quindi non ha senso pensare d’investire a caso in un mercato emergente senza nessuna conoscienza.

L’unico vero modo per sopravvivere in un mondo che conta anche numerosi malintenzionati. è imparare a capire gli schemi secondo i quali operano e starne alla larga.

In quest’articolo l’obiettivo è spiegare le basi su cui pogginao queste truffe, cercando di fornire i mezzi necessari per la propria autodifesa.

In quest’articolo BlockchainCafè spiega come funzionano i Ponzi.

Le truffe nelle criptovalute sono economiche

Questa è la base su cui poggiano praticamente tutte le principali truffe nel panorama delle criptovalute, questo perché sanno perfettamente che la maggior parte del pubblico è timoroso ma avido.

Ovviamente esistono anche truffe multimilionarie, ma un utente comune è molto improbabile ci finisca dentro, senza contare che sono certamente quelle in numero minore.

Partendo dal basso è bene spiegare che, generalmente, il metodo utilizzato dai truffatori è quello di chiedere poco denaro o di far credere che si stia acquistando tanto valore spendendo poco, quasi risparmiando paradossalmente.

Monete dal valore infinitesimale sono l’esempio classico, quelle dove per una manciata di dollari se ne ricevono centinaia di migliaia di unità.

Questo perché, essendo criptovaluta un termine generico e che si applica per tutti, si tende a fare un paragone diretto con Bitcoin e col suo valore unitario altissimo.

Comprare migliaia di Safemars per un tozzo di pane porta a pensare che si sta facendo un affare, poiché quella moneta arriverà allo stesso valore (o almeno una percentuale rilevante) del valore di Bitcoin.

Questo non succederà mai per tutta una serie di motivi che richiedono moltissimo tempo per essere sviscerati, il consiglio è quello di studiare come funziona la capitalizzazione di mercato.

Andando in discarica è probabile che si possano acquistare cumuli d’immondizia per pochi euro, ma resteranno sempre e comunque cumuli d’immondizia e, nelle criptovalute, funziona allo stesso modo.

La speranza di un non ben precisato miracolo non è mai stata e non sarà mai una valida consulente finanziaria quindi, per favore, smettiamo di darle retta.

Le truffe nelle criptovalute si basano sul marketing

Questo purtroppo è un problema piuttosto difficile da arginare, in quanto oggigiorno chiunque può farsi tonnellate di pubblicità anche con pochi spiccioli.

Per questa ragione la piaga delle truffe nel mondo delle criptovalute vive di questo e prospera facilmente, poiché riesce a spargere il verbo senza nessuno sforzo.

Gli scenari peggiori sono quando questo schifo avviene per mano di YouTubers che hanno un pubblico fidelizzato, il quale crede quasi ciecamente alle parole della persona in questione.

Con decine o centinaia di migliaia di followers che guardano avidamente ogni video cercando di carpirne i consigli, ignari del fatto che stanno cadendo in una trappola.

Emblematico è il caso di uno degli YouTubers italiani più famosi a tema gaming che, durante una live, disincentivava l’investimento in Bitcoin a favore di Shiba Inu.

Chiunque sa un minimo di crypto si è subito reso conto della totale mancanza di cultura (o della malafede) della persona in questione, ma tutti gli altri probabilmente no.

Ora la domanda che rimane è se queste persone sanno o meno cosa dicono e, in caso, se vengano pagati per ingannare le persone, cosa possibile.

Il punto è che non bisogna mai fidarsi di nessuno in modo cieco e assoluto, ma incrociare le fonti da diverse parti fino a tracciare una linea di demarcazione.

Non è assolutamente facile poiché, persino su Bitcoin, ci sono articoli di tutti i tipi in totale contrasto tra loro, cosa che confonderebbe chiunque.

L’unica vera soluzione è ricorrere a un consulente finanziario (fidato) o diventare abbastanza esperti da poterne fare a meno ma, questo metodo, non passsa certo per YouTubers discutibili e giornali spazzatura.

Il sito ufficiale di una truffa di criptovalute punta a vendere

Se si osserva un progetto serio nel mondo delle criptovalute, ci si rende immediatamente conto che l’obiettivo che si prefigge è quello di spiegare l’idea e il suo sviluppo.

Di solito è presente una sezione dedicata per tutti gli obiettivi, spiegati in dettaglio e con una chiarezza che non punta a indorare nessuna pillola (magari un pochino si, ma nulla di eccessivo).

Le criptovalute trufffa invece vogliono vendere, quindi è probabile che come la home del sito sia piena d’inviti all’acquisto più o meno espliciti e ricorrenti.

Se tutto punta a far comprare la moneta, probabilmente è perché non ci sono molte ragioni per farlo e quindi bisogna ricorrere a tecniche di vendita aggressive.

Termini come community driven (guidato dalla community), promesse di gradi burn di token che dovrebbero alzarne il valore (spoiler, non lo fanno), dividendi che vanno agli holder e la semprevedre carità, sono segnali d’allarme piuttosto grossi.

Perché una moneta ha bisogno di spiattellare in faccia ai passanti il numero di persone che la detiene? Forse perché non ha nient’altro a cui appellarsi.

Perché dovrebbe annunciare che una grossa fetta dei token andrà presto bruciata riducendo l’inflazione (in teoria)? Per il semplice fatto che l’acquirente penserà di avere una moneta che diventerà rara e raddoppierà valore, quando invece la distruzione di token non incide sul prezzo se previamente annunciata.

Se l’obiettivo è chiaramente di comunicare che il prezzo è destinato a salire, allora è un segnale molto chiaro che non ci sono idee o fondamentali, si punta solo all’avidità del lettore!

Whitepaper e wallet

Due strumenti potentissimi per capire se si tratta di una truffa nel mondo delle criptovaute o se il progetto è serio, sono il whitepaper e la lista dei wallet con più token al loro interno.

Andando per ordine, il whitepaper è solitamente un pdf che spiega in dettaglio tutti i fondamentali su cui si basa la moneta, oltre che accennare allo sviluppo futuro.

Questo foglio si trova solitamente sul sito del progetto, da qualche parte nelle pagine secondarie o anche in bella mostra nei casi migliori.

Chi mette in bella vista il whitepaper è (solitamente) più affidabile di chi tenta di nasconderlo nell’angolo più oscuro del sito, ma anche qui non va preso come oro colato.

Alcune delle truffe più famose degli ultimi tempi (come lo Squid Token) sarebbero state facilmente individuabili leggendo questo documento, in quanto erano riportate tracce delle meccaniche truffaldine.

Purtroppo questo paper è solitamente in inglese avanzato, ricco di termini tecnici che persino un madrelingua potrebbe faticare a comprendere, il che non sempre risulta utile.

Il secondo indizio lo si trova nei wallet che detengono la moneta, i quali sono indicati sulla chain attraverso la quale opera la moneta stessa.

Se un wallet detiende quantità folli del token (diciamo intorno il 50% a salire), allora è possibile che sia una truffa, in quanto il creatore aspetta solo che il prezzo salga per scaricarle nel cesso.

Per trovare questo dato è facilissimo, per esempio basta andare su CoinMarketCap, cercare la moneta, cliccare sull’adress sotto la voce contracts e poi selezionare holders dalla tabella.

Se sfruttati a dovere, questi due indizi da soli possono bastare a salvare l’utente dal 95% delle truffe nel mondo delle criptovalute, provare per credere.

Le truffe difficili da individuare

Vi sono poi truffe più “sofisticate” dalle quali è molto più difficile difendersi poiché ci sono molti meno appigli per giudicare la pericolosità dell’elemento in questione.

Queste sono quelle che derivano da nomi che sembrano grandi, come potrebbero essere degli exchange o degli enti “d’investimento” che scappano con la cassa.

Un esempio di questi è Hyperfund, uno degli schemi Ponzi che ancora non ha dato la prova ufficiale della sua malignità, ma che sembra prossimo a svelare il suo vero volto.

In altri casi invece ci sono stati degli exchange che sono semplicemente spariti dal giorno alla notte con tutti i soldi dei clienti, cosa che non era facile da apettarsi.

Qui non esiste una vera strategia difensiva o dati certi che possono mostrare il volto nefasto, ma basta un minimo di buon senso per salvarsi da questi.

Hyperfund per esempio, è un ente che garantisce di triplicare il capitale che le viene dato in 3 anni, senza fare assolutamente nulla e in modo privo di rischi apparenti.

Questo suona troppo bello per essere vero? Certo, perché infatti non lo è e si basa su un meccanismo destinato a crollare da un momento all’altro.

Nessuno regala i soldi e, se qualcuno dice che lo farà, allora probabilmente è un truffatore e bisogna stargli alla larga il più possibile, non importa chi ce lo stia consigliando.

Molti di questi schemi Ponzi si basano sul sistema del “porta un amico e riceverai una ricompensa“, il che porta molte persone a tirarne dentro altre per puro lucro personale, talvolta consapevoli della malafede.

Casi come gli exchange invece non sono individuabili, ma perché affidarsi a nomi piccoli e senza nessuna comprovata affidabilità quando esistono colossi che vanno avanti da anni?

Meglio dare i soldi a una banca o a un tizio che promette di custodirli al sicuro per noi e del quale non si sa nulla? A occhio e croce la risposta sembra scontata.

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