L’inflazione USA non rallenta, PCE core di gennaio accelera al 4,7%

Le quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno chiuso l’ultima seduta della scorsa settimana con segni negativi.

Le quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno chiuso l’ultima seduta della scorsa settimana con segni negativi. Da segnalare le parole del Governatore della Banca centrale tedesca, Joachim Nagel, che non esclude un aumento significativo dei tassi di interesse nel secondo trimestre del 2023. Per l’esponente del board della BCE l’inflazione core è ancora troppo alta e quindi la politica monetaria deve intervenire per frenarla. Le parole di Nagel lasciano intendere che dopo il rialzo del costo del denaro da 50 punti base a marzo, ve ne sarà un altro a maggio.

Loretta Mester, Presidente della Fed di Cleveland, ha detto che i tassi in USA dovranno salire un po’ sopra il 5% al fine di riportare l’indice dei prezzi al consumo verso l’obiettivo del 2%. Per l’esponente della Banca centrale statunitense, si riuscirà ad abbassare i prezzi senza causare una recessione. Sul fronte della geopolitica, è da segnalare che gli Stati Uniti hanno annunciato nuove sanzioni alla Russia, aumentando le tariffe su più di 100 minerali e prodotti chimici russi per circa 2,8 miliardi di dollari.

Per Washington, queste misure dovrebbero aumentare in maniera rilevante i costi di ingresso in USA di alluminio fuso in Russia. Sul fronte dei dati macroeconomici, il PCE statunitense è cresciuto dello 0,6% su base mensile e del 5,4% su base annuale, oltre le attese poste rispettivamente allo 0,5% e al 5%. Anche la rilevazione core, quella depurata degli elementi più volatili, ha oltrepassato le stime arrivando al 0,6% su base mensile e al 4,7% a/a, mentre le previsioni erano per un 0,4% e 4,4%.

I MARKET MOVER

Oggi gli investitori saranno concentrati su alcuni dati macro importanti per Italia, Eurozona e Stati Uniti. Per il Belpaese e l’Eurozona si attendono alcuni indicatori di fiducia (febbraio), mentre per gli USA gli ordini di beni durevoli (gennaio), vendite in corso di case (gennaio) e l’indice manifatturiero della Fed di Dallas (febbraio).

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