Cos’è e che conseguenze avrà il merge di Ethereum

Ethereum sa per eseguire il suo merge e, in quest'articolo, andiamo ad analizzare cosa significa e le conseguenze di questa svolta.

In questo periodo si fa un gran parlare di Ethereum e del merge che si profila all’orizzonte, il quale è dato accadere nel Q3 dell’anno solare in corso.

Molte persone che non hanno seguito le vicende di questa blockchain però, potrebbero non avere la minima idea di cosa quest’avvenimento possa voler dire in termini spiccioli.

In effetti, per l’utente medio, il fatto che questa cosa succeda potrebbe essere abbastanza ininfluente, a meno di non fare frequenti transazioni su questa blockchain.

In verità, il fatto che si stia modificando l’essenza stessa di questa chain, comporta molte più cose di quanto una semplice occhiata superficiale potrebbe lasciar pensare.

Il modo migliore per capirlo è sedersi con calma e fare il punto della situazione, andando a capire nei dettagli tutte le implicazioni che si trascinerà dietro questa svolta epocale.

Certo, non significa per forza che il prezzo della moneta salirà o scenderà trascinato da questo cambio, ma potrebbe invece avere pesanti conseguenze anche da questo punto di vista.

Quindi, al fine di dare un metro di giudizio al lettore meno ferrato in materia, un articolo che spiega il merge di Ethereum e spiega le conseguenze nel mondo delle criptovalute, è la soluzione migliore.

In questo video Riccardo Zanetti spiega Ethereum.

Cos’è Ethereum

Partiamo dalle basi più… Basilari. Siccome, per chi non ha nessun’esperienza in materia, andare direttamente al significato del merge potrebbe essere troppo rapido.

Ethereum è una blockchain, una rete chiusa che opera mediante il passaggio d’informazioni racchiuse in pacchetti cifrati chiamati appunto blocchi.

Questi blocchi, per essere sicuri ed evitare che chiunque possa spacchettarli e rubarsi le informazioni, sono cifrati con un algoritmo sofisticatissimo e inespugnabile.

Quindi, al fine di permettere alla blockchain di lavorare, occorrono dei validatori che si occupano di spacchettare il codice e far passare i dati e permettere il regolare svolgimento delle operazioni.

Questi validatori sono migliaia e lavorano tramite l’utilizzo di sofisticatissimi computer, i quali hanno il compito di risolvere la cifratura e permettere che tutto scorra per bene.

Questo processo si chiama proof of work, letteralmente a prova di lavoro, ed è lo stesso del quale si serve anche il cosiddetto oro digitale, ovvero Bitcoin.

Però, proprio come per la criptovaluta più importante del mercato, questo sistema ha causato diversi problemi che iniziavano a pesare sull’economia generale della blockchain.

In primis il fatto che, per far lavorare tutti questi computer sparsi per il mondo, serva una quantità d’energia che cozza malamente con la crisi energetica con cui conviviamo.

Avere Bitcoin che succhia milioni di chilowatt è un problema, ma avere anche Ethereum che fa la stessa cosa a lungo termine sarebbe diventato un problema assolutamente insostenibile.

Una seconda criticità di questa blockchain sta poi nei suoi costi assolutamente proibitivi, i quali richiedono agli utenti di pagare anche centinaia di dollari per una semplice transazione.

Il fatto che per usare la De-Fi, mandare denaro, riceverlo, chiedere prestiti o qualunque altra cosa, sia necessario mettere in conto spese aggiuntive di 100 dollari a transazione, taglia completamente le gambe ai piccoli investitori.

Cos’è il merge di Ethereum

Il merge non è nient’altro che il passaggio a un nuovo tipo di validazione, la quale non richiede più l’utilizzo di sofisticati macchinari ma il semplice possedimento di grandi quantità di Ethereum per approvare transazioni.

In pratica, dopo questa piccola grande rivoluzione, non sarà più necessario avere un PC potentissimo ma solo un bel gruzzolo sul conto per fare quello che si faceva prima.

Sembra una schifezza? Forse, in effetti molte persone si sono lamentate dicendo che questo metodo impoverisca la qualità della blockchain stessa, ma sono idee un po’ campate in aria.

Prima di tutto, questo sistema chiamato proof of stake è già ampiamente utilizzato con discreto successo da moltissime altre blockchain, il che lo rende collaudato e affidabile.

Seconda cosa, se si guarda alla pura e semplice sostanza, non è difficile accorgersi che anche prima le cose funzionassero fondamentalmente allo stesso modo.

L’hashrate è un valore che indica la difficoltà della cifratura del codice, il quale aumenta in forma quadratica rispetto a quanti sono i nuovi validatori che s’immettono nel mercato.

Questo significa che, col tempo, all’aumento degli operatori della rete la difficoltà del codice sarebbe diventata incredibilmente alta, cosa che era già adesso.

La logica conseguenza è una necessità di computer sempre più potenti, i quali consumano sempre più energia e costano cifre improponibili per essere acquistati e mantenuti.

Risultato? Chi ha i soldi può permettersi di fare il validatore e, chi non ce li ha, va a usare il suo portatile per minare Dogecoin o qualche altra crypro dalla scarsa rilevanza.

Cosa comporta il merge per il futuro di Ethereum?

Ovviamente qui non si può davvero avere un’idea precisa in merito, in quanto è una risposta che possono dare solo coloro che sanno ottenere risposte dalla sfera di cristallo.

A conti fatti però, non si può negare che le premesse sembrino abbastanza buone per l’intero ecosistema, a cominciare dal fatto che diventerà davvero accessibile a tutti.

La rete continuamente congestionata e con prezzi folli potrebbe finalmente abbassare i costi, sebbene il carico di lavoro resterebbe il medesimo.

Questo porterebbe ulteriori capitali all’interno dell’ecosistema Ethereum e della sua De-Fi, dalla quale i piccoli investitori si sono sempre tenuti alla larga.

Si, alla fine sono le grosse balene che fanno il mercato, ma è anche grazie agli spiccioli dei comuni mortali che i piccoli progetti possono diventare gradi realtà.

Piattaforma come Uniswap, Sushi e moltissime altre, potrebbero vedere l’arrivo di una valanga di capitali provenienti da tanti clienti dai portafogli più piccini ma dalla voglia di partecipare.

Questo ovviamente penalizzerà ulteriormente le già traballanti De-Fi delle altre blockchain, con pochissime piattaforme che hanno preso piede negli anni.

Onestamente, se si ha la possibilità di andare a usare la blockchain Ethereum, per quali ragioni si dovrebbe puntare a un surrogato che, ormai, non è nemmeno più economico?

Già perché, il grande cavallo di battaglia di tutte le altre chain alternative a Ethereum è sempre stato il bassissimo costo delle fee dei validatori, ma ora cosa resta?

Certo, già prima si poteva utilizzare Sushi su uno dei layer 2 di Ethereum, ma c’erano sempre dei compromessi da fare cosa che faceva comunque storcere il naso.

Quindi, alla luce di questo, che ne sarà delle altre chain? La probabilità maggiore, la quale si sta già verificando adesso, è che diventeranno estremamente settorializzate.

Solana per il gaming, Terra per le stablecoin, Binance per i Ponzi (si fa per scherzare, più o meno) e altre ancora per delle nicchie specifiche, con alcune vittoriose e altre destinate all’oblio.

Come si comporterà il prezzo di Ethereum dopo il merge?

Anche qui, si può solo speculare a tal riguardo, in quanto non ci sono davvero delle prove certe per fare una qualsiasi affermazione e, si sa, nessuno può davvero prevedere il futuro.

Nonostante questo ci si può lasciare andare ad alcune speculazioni, quali vedono la moneta in questione in uno stato di forma certamente migliore di tante altre sul mercato.

Attualmente la price action ci dice che Eth ha imboccato quello che sembra un canale ascendente, mostrando anche una certa forza rispetto al rivale Bitcoin.

Questo lascia ben sperare per il medio termine, con questo merge che potrebbe andare a dare una piccola spinta ulteriore a una crypto già di per se molto forte.

Su una cosa non bisogna illudersi però, questi macro avvenimenti non sono qualcosa d’inaspettato o improvviso, ma un fattore conosciuto da molto tempo.

Questo significa che il prezzo del cambiamento è già stato fatto e assorbito, quindi difficile aspettarsi improvvise impennate solitarie, a meno che non vi sia un rally del mercato.

Un vecchio detto dei trader dice “compra i rumors e vendi le news” e, sebbene questa news non faccia affatto venir voglia di vendere, bisogna anche resistere alla tentazione di comprare a caso.

Redazione Trend-online.com
Redazione Trend-online.com
Di seguito gli articoli pubblicati dalla Redazione di Trend-online. Per conoscere i singoli autori visita la pagina Redazione Trend-online.com
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
780FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate