Abuso edilizio: ecco quando scatta la prescrizione

Cerchiamo di rispondere ad una domanda secca: quando va in prescrizione un abuso edilizio? Risposta: quando l'opera è completamente compiuta.

Cerchiamo di rispondere ad una domanda secca: quando va in prescrizione un abuso edilizio? Risposta: quando l’opera è completamente compiuta. O nel momento in cui c’è stata la desistenza. Date queste importanti e fondamentali risposte relativamente ad un abuso edilizio, è necessario dare qualche altra informazione.

Come per qualsiasi altro reato anche l’abuso edilizio cade in prescrizione. Una volta che questo accade, la persona che ha commesso il reato non può più essere punito. Nel caso in cui ci sia un processo penale, questo si estingue e le autorità competenti non procederanno con l’applicazione della pena. Non ci saranno delle conseguenze nemmeno sulla fedina pena, che resterà completamente immacolata. Di tutta la vicenda non resterà alcuna traccia.

I principi che abbiamo appena visto si devono applicare anche quando vi è un abuso edilizio. Questo particolare reato scatta nel momento in cui il proprietario dell’immobile esegue una costruzione senza aver chiesto il permesso di costruzione al Comune. O, nel caso in cui lo abbia ottenuto, realizzi un’opera in maniera diversa rispetto a quanto comunicato.

Abuso edilizio: quando si può chiedere la sanatoria

Nella maggior parte dei casi la prescrizione arriva con il solo passare del tempo, che è diverso a seconda del tipo di reato che è stato commesso. L’abuso edilizio, però, ha una particolarità in più: il reato si estingue non solo nel momento in cui arriva la prescrizione, ma anche grazie alla concessione di una sanatoria. Per ottenerla, però, sarà necessario presentare un’apposita domanda in Comune, con la quale si chiede la concessione edilizia che non è stata presentata a tempo debito. Sarà eventualmente necessario presentare una sanatoria per le opere che sono state realizzate, ma che non erano state inserite all’interno della concessione ottenuta in precedenza.

Per riuscire ad ottenere la sanatoria è però necessario che l’opera sia stata eseguita rispettando i regolamenti edilizi, che erano in vigore nel momento in cui la stessa è stata realizzata. O, se questi sono stati modificati, in essere al momento in cui si effettua la richiesta in Comune. Altro discorso, invece, è quello della prescrizione di un abuso edilizio. In questo caso è necessario conoscere quali siano i termini previsti dalla legge per questo reato. Ma soprattutto sapere da quando decorre il relativo calcolo. Ma procediamo con calma e scopriamo quando andrà in prescrizione un abuso edilizio.

Abuso edilizio: quando arriva la prescrizione

L’abuso edilizio è un reato che va in prescrizione dopo quattro anni. Nel caso in cui, però, il responsabile del reato dovesse essere raggiunto da un rinvio a giudizio e quindi venire processato, la prescrizione si allunga ed arriva dopo cinque anni.

È importante sottolineare che ad essere soggetto alla prescrizione è solo e soltanto il reato e quindi la relativa sanzione penale. Nel caso in cui dovesse essere arrivato anche un ordine di demolizione, a seguito dell’accertamento del reato, questo può essere intimato anche dopo diversi anni. Da sottolineare, inoltre, che del reato di abuso edilizio risponde unicamente il colpevole, ossia l’autore dell’opera illecita. Non importa se nel frattempo abbia provveduto a cedere l’immobile. L’ordine di demolizione, invece, verrà inflitto nei confronti del proprietario dell’immobile abusivo, indipendentemente dal fatto che abbia compiuto o meno l’abuso edilizio. Questo significa che la demolizione avverrà anche se chi il proprietario dell’immobile non è quello che ha commesso il reato, perché lo ha ereditato o lo ha comprato.

A questo punto è necessario dare una risposta certa alla domanda: quando arriva la prescrizione di un abuso edilizio? Il termine della di prescrizione del reato edilizio decorre dall’ultimazione dell’opera abusiva oppure dalla desistenza dai lavori. 

Abuso edilizio: il parere della Cassazione

Cerchiamo di analizzare un caso concreto ed appurare quando parta realmente la prescrizione di un abuso edilizio. Nel caso che stiamo prendendo in esame abbiamo una parte trasformata a rustico di un manufatto. Questa situazione non è sufficiente perché si possa affermare che si sia conclusa ogni attività abusiva. 

Secondo la Corte di Cassazione è necessario, di fatto, eseguire un accertamento globale della definitiva sospensione dei lavori dell’avvenuta ultimazione dell’opera. Attraverso la sentenza n. 37843/2021, i giudici della Suprema Corte hanno accolto il ricorso dei proprietari di un immobile, che affermavano fosse arrivata la prescrizione dell’abuso edilizio. I ricorrenti, come spiega il sito La Legge Per Tutti

sostenevano come confermava la sentenza di primo grado che le attività fossero ferme da oltre 18 anni quando avevano presentato domanda in sanatoria. Domanda che, come chiarisce la Cassazione, non poteva essere letta dai giudici di appello come sintomo della volontà di proseguire l’abuso, vista anche la presenza di parti non ultimate. Ma ciò che rileva è il concreto stop dei lavori, cioè nel caso specifico la desistenza volontaria è proseguita per l’intero decorso del termine prescrizionale. Il termine del reato permanente è individuabile anche in caso di opere non ultimate che vengano destinate all’utilizzo continuativo con attivazione delle relative utenze.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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