Conto corrente: quando finisce un pignoramento. Ecco cosa prevede la legge

Quanto dura il pignoramento di un conto corrente? Quando è possibile sentirsi realmente liberi? Non è possibile dare una risposta unitaria a questa domanda.

Quanto dura il pignoramento di un conto corrente? Quando è possibile sentirsi realmente liberi? Non è possibile dare una risposta unitaria a questa domanda. Sono due le ipotesi che si possono venire a configurare: tutto dipende se il nostro conto corrente serve per farsi accreditare lo stipendio (o la pensione) o se viene utilizzato per altri scopi e finalità.

Non preoccupatevi, comunque, non c’è niente che dura in eterno, al massimo le cose possono durare un po’ più a lungo. Non tutti i pignoramenti, infatti hanno la stessa durata. Quelli immobiliari sono di sicuro più lunghi: può succedere, addirittura, che durino così tanti anni, che le parti nel frattempo riescono a trovare un accordo. Più corti e veloci, invece, sono i cosiddetti pignoramenti su beni mobili e sui crediti presso terzi. Ma torniamo alla domanda con cui siamo partiti: quando finisce il pignoramento sul conto corrente? Ovviamente tutto dipende dal tipo di rapporto bancario che si è sottoscritto e dall’entità del debito che si deve saldare.

Conto corrente: come avviene il pignoramento

Il diretto interessato viene a conoscenza del pignoramento del conto corrente attraverso la notifica di un atto di precetto. Sostanzialmente un invito a pagare entro e non oltre 10 giorni. Questo precetto deve essere notificato una seconda volta dopo 90 giorni, nel caso in cui il pignoramento non sia stato avviato. Nel caso in cui il debitore dovesse continuare a non saldare il proprio debito, l’avvocato del creditore richiederà all’ufficiale giudiziario di notificare l’atto di pignoramento del conto corrente alla banca e al debitore. La legge non ha chiarito a chi debba arrivare prima questo atto: questo significa che non importa se arriva prima alla banca e dopo al debitore. Questa situazione può comportare il fatto che il diretto interessato venga a conoscenza del pignoramento perché di fatto si accorge di avere il conto corrente bloccato.

Una volta ricevuta la notifica del pignoramento del conto corrente, la banca provvederà ad impedire al debitore di prelevare le eventuali somme pignorate. Nel caso in cui il debitore dovesse fare un estratto conto utilizzando il bancomat o l’home banking, si accorgerebbe di avere a disposizione sul conto delle somme inferiori rispetto a quelle che sono effettivamente depositate. Questo è dovuto al fatto che parte della somma presente sul conto corrente è stata bloccata in attesa che il giudice ordini il versamento al creditore. Questa disposizione verrà data nel corso dell’udienza, la cui data è indicata nell’atto stesso di pignoramento, ed a cui il debitore ha diritto di partecipare per controllare che tutto sia in regola ed, eventualmente, per presentare opposizione.

Quanto dura il pignoramento

Nel caso in cui il pignoramento dovesse avvenire sul conto corrente, nel quale sono accreditati regolarmente la pensione o lo stipendio, potrà avere come oggetto unicamente:

  • relativamente alle somme già depositate sul conto corrente alla data di notifica del pignoramento, la somma che eccede i 1.404,30 euro, ossia il triplo dell’assegno sociale (la cifra viene aggiornata annualmente). Proviamo a fare un esempio: nel caso in cui il saldo sia pari a 1.000 euro, questa cifra non è pignorabile. Se il saldo dovesse toccare i 2.000 euro, il blocco potrà essere effettuato solo su 595,70 euro, ossia alla differenza tra 2.000 euro a 1.404,30 euro;
  • per le somme versate successivamente, il pignoramento potrà riguardare unicamente un quinto dello stipendio o della pensione.

In questi casi, quindi il pignoramento andrà avanti fino a quando il debito non viene estinto completamente. Potrebbe durare anche molti anni.

Tra i tanti intoppi e nei lati oscuri dei pignoramenti, nulla vieta al debitore di aprire un nuovo conto corrente e chiedere che la pensione o lo stipendio venga accreditato in questo secondo rapporto bancario. In questo caso il precedente pignoramento rimarrà sostanzialmente in vita, ma il creditore non si vedrà accreditare proprio niente. Nulla vieta, a questo punto, al creditore di fare una verifica tramite l’Anagrafe dei conti correnti – dopo aver chiesto l’autorizzazione del Presidente del Tribunale – e scopra l’esistenza del nuovo conto corrente.

Conto corrente e pignoramento: gli altri casi

Nel caso in cui il conto corrente sia destinato all’accredito di altre somme, che siano diverse rispetto allo stipendio o alla pensione, il pignoramento potrebbe avere vita più breve. Una volta che l’atto di pignoramento è stato notificato in banca, questa provvederà a bloccare il saldo a disposizione del debitore, per un importo pari al credito fatto valere. Nel caso in cui le somme, che sono presenti sul conto corrente, dovessero essere insufficienti a soddisfare le richieste del creditore, tutti i successivi accrediti saranno bloccati direttamente dalla banca.

A seguito di questa operazione si terrà l’udienza presso il giudice, nella data che è stata indicata nell’atto di pignoramento. La banca, prima di questa data, provvederà ad inviare una comunicazione ufficiale all’avvocato del creditore, nella quale dichiarerà l’entità del saldo del debitore. A questo punto si apriranno due strade possibili:

  • la banca dichiara che non vi sono somme dovute al correntista pignorato. L’operazione si chiude ed il conto corrente viene sbloccato. Il debitore ne riprende la totale disponibilità e potrà continuare ad effettuare le normali operazioni;
  • nel caso in cui conto corrente sono presenti delle somme, il giudice ne ordina il versamento in favore del creditore nei limiti del pignoramento. Fatto ciò, il pignoramento si chiude definitivamente anche se le somme dovessero essere inferiori al credito azionato. Naturalmente, nulla vieta al creditore di effettuare un secondo pignoramento laddove non sia stato soddisfatto per l’intero, cosa però che avviene di rado. 
Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
785FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate