Esame di maturità: troppe insufficienze. Quando rischi?

Si avvicina l'esame di maturità. Non sempre i ragazzi hanno brillato nel corso dell'ultimo anno e i genitori si pongono alcune domande.

Si avvicina l’esame di maturità. Non sempre i ragazzi hanno brillato nel corso dell’ultimo anno e i genitori si pongono alcune domande. Una di queste è relativa alle insufficienze dello studente: quanto possono condizionare l’ammissione all’esame di maturità? Quante insufficienze bisogna prendere, in estrema sintesi, per non essere ammessi all’esame di Stato?

Un dubbio senza dubbio lecito, per il quale non c’è una risposta univoca. Anche i giudici, nel corso del tempo, hanno espresso dei giudizi contrastanti tra di loro, dimostrandosi a volte più rigorosi e altre volte meno. Per poter capire se un ragazzo non possa essere ammesso all’esame di maturità è necessario effettuare un’analisi in termini comparativi: non si deve tenere conto unicamente del giudizio matematico, ma si dovrà tenere in considerazione della condotta tenuta dallo studente nel corso dell’anno e dalle relative motivazioni.

Esame di maturità: cosa dicono i vari giudici

Proviamo a vedere come si sono espressi i vari giudici. Il Tar Bologna, con la sentenza n. 621/2019, ha spiegato che per essere ammesso all’esame di maturità lo studente può presentare anche più di un’insufficienza. L’eventuale verbale che determini la non ammissione dello studente, non deve essere vincolato unicamente alla media aritmetica dei voti, ma deve necessariamente prendere in considerazione l’intero percorso scolastico e formativo dello studente in questione.

Con la sentenza n. 741/2022, il Tar della Puglia ha sottolineato che non bastano due insufficienze perché lo studente non venga ammesso all’esame di maturità. È necessario, però, che lo studente abbia raggiunto dei risultati pienamente positivi nelle altre materie. I giudici hanno ribadito che le valutazioni di fine anno di ogni singolo studente, non debbano limitarsi semplicemente ad un dato quantitativo, ma sarà indispensabile tenere conto di un giudizio globale. Comunque vada la legge non quantifica in maniera chiara il numero di insufficienze necessarie per non essere ammessi all’esame di maturità.

Esame di maturità: quando un quattro non serve a niente

Ma approfondiamo un po’ di più il caso analizzato dai giudici pugliesi. Nel caso analizzato, un alunno aveva preso un bel quattro in due materie. Il consiglio di classe aveva ritenuto che lo studente non avesse recuperato il proprio debito formativo accumulato nel corso del primo quadrimestre. Non aveva nemmeno consegnato gli esercizi che gli erano stati assegnati da fare a casa, nel corso dell’anno scolastico. Come se questo non bastasse, lo studente aveva frequentato le lezioni in maniera discontinua, dimostrando nel corso dell’anno delle capacità generali e delle competenze elaborative non accettabili. Gli insegnanti avevano ritenuto la partecipazione al dialogo educativo passiva, se non addirittura superficiale. Per questi motivi il ragazzo non era stato ammesso all’esame di maturità.

Davanti a questa decisione, lo studente decide di presentare ricorso al Tar, dove i giudici hanno deciso di accogliere le sue motivazioni. Il Tar della Puglia ha ritenuto che le valutazioni della scuola fossero troppo severe, improntate da troppa rigidità e poco prospettiche. Gli insegnanti non avevano tenuto conto dei risultati positivi raggiunti dallo studente nelle altre materie. Il giudizio, dato in maniera così rigida e rigorosa, non aveva preso nella dovuta considerazione quanto lo stesso studente stava facendo. I giudici hanno anche dubitato sull’adeguatezza degli strumenti e dei criteri di valutazione, che i docenti avevano adottato nelle materie in cui lo studente era insufficiente. Questi criteri di valutazione non erano adeguatamente parametrati ai bisogni specifici dello studente e probabilmente non erano conformi alle previsioni del Pei.

Altri casi, non proprio da manuale

Anche il Tar della Toscana ha dovuto prendere in esame il caso di uno studente non ammesso all’esame di maturità. Con la sentenza n. 1135/2017 i giudici toscani hanno sottolineato che il dato che oggettivamente scaturisce dalle molte insufficienze di un alunno, anche se riguardano le materie che qualificano l’indirizzo di studi intrapreso dallo studente, possono giustificare la bocciatura dello studente. Ovviamente questo giudizio si deve basare anche sul peggioramento del rendimento scolastico dello studente rispetto agli anni precedenti, e la circostanza che nel corso dell’anno scolastico precedente, lo studente non fosse stato in grado di sanare tutte le proprie insufficienze con gli esami di riparazione a settembre.

Secondo il Tar del Veneto, l’eventuale esclusione dall’esame di maturità di uno studente deve essere adeguatamente motivata. Non bastano solo e soltanto le insufficienze. Secondo i giudici 

il giudizio di non ammissione agli esami di Stato non può mai limitarsi ad utilizzare prevalentemente locuzioni generiche secondo uno stereotipo precedentemente approvato dall’Istituto scolastico, senza fornire elementi adeguati sulla condizione dell’interessato, e ciò in quanto il provvedimento di non ammissione non può limitarsi ad enumerare le insufficienze, né può semplicemente parafrasare le locuzioni utilizzate dal legislatore, ma deve recare una motivazione puntualmente riferita al candidato, la quale ne consideri specificatamente la situazione, riferendo gli stessi parametri generali alle carenze riscontrate nel candidato medesimo: in altre parole, il giudizio di non ammissione deve sempre essere convenientemente personalizzato.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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