BCE, nuovo rialzo dal 15 giugno, ma non sarà come prima: ecco di quanti punti aumenterà

Si prevede un nuovo aumento dei tassi BCE dal 15 giugno, ma il rialzo sarà più contenuto rispetto a quelli precedenti. Ecco di quanto aumenterà

Nuovo rialzo dei tassi BCE previsto dal 15 giugno, anche se i punti saranno inferiori rispetto ai precedenti rialzi. Questo per via dell’attuale congiuntura economica, decisamente meno resistente a nuovi rialzi rispetto ai mesi precedenti.

La Banca Centrale si è prefissata da oltre un anno l’obiettivo di portare l’inflazione della zona Euro di nuovo al 2%, e come arma principale utilizza il rialzo dei tassi BCE.

Perché aumentando i tassi d’interesse, il costo del denaro diventerà sempre più oneroso per tutti i servizi, dai finanziamenti alla spesa quotidiana. E con i consumi che si riducono, il prezzo di beni e servizi tenderà a ridursi in maniera strutturale.

Il problema è che dall’8 giugno 2023 l’Area Euro è entrata in recessione tecnica, segnando un -0,1% di PIL. Non è una tragedia, ma un segnale d’allarme sì. E anche un monito a puntare a rialzi più contenuti rispetto a prima.

BCE, nuovo rialzo dal 15 giugno, ma non sarà come prima: ecco di quanti punti aumenterà

Negli ultimi mesi la BCE ha provveduto ad aumentare i tassi d’interesse in maniera intensiva, pur di ridurre il prima possibile l’inflazione e limitarne i suoi effetti su tutta la filiera produttiva.

In complessivo i tassi BCE sono aumentati di quasi 400 punti in oltre un anno. Una cifra terrificante, soprattutto per chi si ritrova a dover pagare le rate di un mutuo a tasso variabile. Non a caso, è previsto anche per i mutui un nuovo aumento a giugno.

Ma a differenza dei precedenti rialzi, quello previsto il 15 giugno potrebbe essere più contenuto. A supporto è Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS WM Italy e UBS Europe SE.

La BCE deve affrontare diverse problematiche sorte negli ultimi mesi, in primis l’entrata in recessione tecnica, con una contrazione del PIL dello 0,1%. E aumentare i tassi come prima potrebbe non aiutare affatto.

Eppure, è improbabile un’inversione a U da parte della BCE, e anche lo stesso Ramenghi suppone in un proseguo della politica dei rialzi, e non solo per il 15 giugno.

“La visione della Banca Centrale sembra essere rimasta ferma e le aspettative di mercato sono di un rialzo di 25 punti base, probabilmente seguito da un altro di medesimo ammontare a luglio”,

Il motivo dietro al rialzo contenuto della BCE

Il principale motivo dietro a questo rialzo potenzialmente più contenuto rispetto agli aumenti precedenti è uno solo: la recessione tecnica.

Si parla di “recessione tecnica” quando viene segnalata dagli enti con funzioni di rilevamento statistico (Eurostat per l’Europa, ISTAT per l’Italia) una diminuzione del PIL per almeno due trimestri consecutivi, evidenziando una battuta d’arresto economica continuativa

Non è recessione vera e propria, ma potrebbe diventarlo. E le conseguenze sarebbero gravi, al pari dell’inflazione alta.

Andare in recessione sarebbe un danno per l’Eurozona, già colpita da una riduzione delle richieste di prestiti bancari e di investimenti. Ma allo stesso modo lasciare che l’inflazione continui a danneggiare i consumatori e i produttori sarebbe una mossa poco saggia per il destino finanziario dell’Europa.

E forse a premere sulla decisione di continuare queste politiche monetarie “hawkish” è proprio il fatto che l’inflazione possa essere ancora più pericolosa di una recessione tecnica.

Infatti la stessa presidentessa della BCE, Christine Lagarde, prima della pubblicazione dei dati Eurostat, era propensa a continuare con questi rialzi: nonostante il calo, l’inflazione è ancora troppo alta.

Finché non ci sarà certezza del raggiungimento del picco, le politiche andranno tutte in direzione di nuovi rialzi.

Il problema della crescita e dell’inflazione

Il 15 giugno non sarà solo il giorno in cui si deciderà di rialzare i tassi d’interesse. Nella prossima riunione la BCE dovrà valutare anche la situazione inerente alla crescita e all’inflazione.

La situazione non è troppo dissimile rispetto a quella che sta vivendo la Federal Reserve statunitense, ormai al suo decimo rialzo consecutivo.

Tutte e due dovranno esprimersi a breve sulla politica monetaria, anche perché sia in USA sia in UE l’inflazione è ancora notevole: 5,5% per l’USA, e 6,1% per la UE a maggio 2023.

Solo nella crescita sono differenti l’una dall’altra: +1,3% per l’USA, -0,1% per la UE nel primo trimestre 2023. E così anche nella disoccupazione, al 3,4% in USA, mentre in Europa ad aprile si è attestata al 6,5%.

Ora più che mai la politica dei rialzi può essere determinante, anche se in molti sperano in un taglio dei tassi il prima possibile, almeno per ridare una boccata d’ossigeno al settore dei finanziamenti e dei mutui.

Una speranza forse vana. Secondo Camille de Courcel, la responsabile della strategia dei tassi europei per il Gruppo BNP Paribas, è probabile che la BCE non taglierà i tassi prima del 2024.

Anche se è probabile, secondo Vitor Constancio, ex vice-presidente della BCE,  che l’obiettivo di Lagarde dell’inflazione al 2% verrà raggiunto a metà dell’anno prossimo.

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