Nuove regole sul Patto di Stabilità, cosa cambia per l’Italia e chi ha “vinto”

I Ministri Ue hanno approvato le nuove regole sul Patto di Stabilità e sui meccanismi che regolano il rapporto deficit/Pil: cosa cambia per l'Italia?

I Ministri dell’Unione Europea hanno raggiunto l’accordo sul nuovo Patto di Stabilità, fissando nuove regole “realistiche, equilibrate, adatte alle sfide presenti e future”: a comunicarlo è stata la presidenza di turno dell’Ue (Spagna), con un messaggio su X.

Ecco cosa prevede il nuovo Patto di Stabilità Ue: cosa cambia per l’Italia e chi ha “vinto”.

Nuovo Patto di Stabilità, raggiunto l’accordo

Il ministro delle finanze tedesco è uno dei primi a pubblicare un messaggio sui social dopo l’accordo raggiunto in Ue sul Patto di Stabilità: le nuove regole, scrive Christian Lindner fissano “cifre chiare per deficit inferiori e rapporti debito/Pil in calo con incentivi per investimenti e riforme strutturali. La politica di stabilità è stata rafforzata”.

Il Ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, è invece l’ultimo a prendere la parola, spiegando che il nuovo Patto di Stabilità

è un accordo sostenibile per il nostro Paese volto da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall’altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo.

Ci sono note positive e negative, ha sottolineato il Ministro, ma tutto sommato le nuove regole “sono più realistiche di quelle attualmente in vigore”.

Cosa prevede il nuovo Patto di Stabilità in 5 punti

Ma che cosa prevede il nuovo Patto di Stabilità? Ci sono alcuni punti fondamentali da tenere a mente per comprendere i cambiamenti apportati dall’Ecofin.

In primis, è previsto “un trattamento speciale” per le riforme e gli investimenti dei Next Generation Recovery Plan, non ché il cofinanziamento con altri fondi europei.

Ma la parte più importante dell’accordo riguarda le nuove regole fissate per garantire la riduzione del debito degli Stati membri Ue e lo spazio di bilancio. Si prevede, dunque:

  • la fissazione di soglie di riferimento per tutti gli Stati al fine di u garantire una riduzione media annua del rapporto debito di 1 punto percentuale per i paesi con debito superiore al 90% (tra cui l’Italia) e dello 0,5% per quelli tra il 60% e il 90%;

  • un margine di bilancio del disavanzo strutturale pari all’1,5% del Pil inferiore al 3% nel “braccio preventivo” del Patto di stabilità;

  • una velocità di aggiustamento del deficit primario strutturale pari allo 0,4% del Pil all’anno, con possibile riduzione allo 0,25% in caso di estensione da 4 a 7 anni.

I sinoli Stati membri, comunque, avranno tempo fino al 2027 per recepire tutte queste norme, grazie al regime transitorio approvato dai ministri.

Patto di Stabilità, i tempi di approvazione

I ministri Ue hanno raggiunto un “accordo politico unanime” sul nuovo Patto di Stabilità, il cui testo passa ora alla fase di negoziazione interistituzionale, ovvero al vaglio degli altri organi comunitari: Consiglio Ue, Parlamento europeo e Commissione.

Una volta concluso l’iter, il testo verrà presentato al comitato dei rappresentanti permanenti degli stati membri (Coreper) per l’approvazione.

infine, l’accordo dovrà essere adottato formalmente dal Parlamento e dal Consiglio e poi pubblicato nella Gazzetta ufficiale per entrare in vigore nel 2024.

Le reazioni della politica alle nuove regole UE

Il leader di Azione Carlo Calenda ha le idee chiare sulle nuove regole appena approvate dai ministri:

Sul Patto di stabilità vince la Germania, nel senso che rispetto alla proposta della Commissione ci saranno limiti automatici, numerici, quantificati alla discesa del deficit e del debito, con conseguenti multe automatiche.

Fonti della Lega, invece, riportano una nota di soddisfazione dopo l’annuncio del Ministro Giorgetti: “La Lega esprime soddisfazione per il compromesso sul Patto di stabilità“, scrivono.

Sul Patto è intervenuto anche il commissario Paolo Gentiloni,

Penso che per l’Italia siano molto importanti alcuni aspetti che riguardano il percorso di correzione del deficit che tenga conto dei maggiori costi per i tassi di interesse, il riconoscimento dell’importanza degli investimenti nel Pnrr per ottenere un periodo più lungo dell’aggiustamento e il riconoscimento dell’importanza delle spese della difesa.

Insoddisfatte le opposizioni, con Elly Schlein che grida come l’Italia abbia “accettato a testa bassa l’accordo di Francia e Germania. Noi dovevamo batterci di più“.

Laura Pellegrini
Laura Pellegrini
Redattore, classe 1998.Sono veronese di nascita e milanese d'adozione. Mi sono Laureata in Comunicazione e Società presso l'Università degli Studi di Milano e sono da sempre appassionata di giornalismo e attualità. Entrata nel mondo dell'informazione grazie a uno stage curricolare, ho svolto per due anni l'attività di redattore e social media manager. Attualmente collaboro da remoto con Trend-online, la testata grazie alla quale ho lanciato il mio primo e-book, e con altre testate per la sezione di attualità. La mia ambizione principale è quella di costruire una carriera internazionale.
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