Ipotesi nuova riforma scaglioni Irpef, cosa cambia per chi guadagna più di 50 mila euro

Dal governo si fa strada l'ipotesi di una nuova riforma dei scaglioni Irpef tagliando l'imposta a chi guadagna fino a 55.000 euro: ipotesi e benefici.

Dopo la riforma dei scaglioni Irpef entrata in vigore a partire dal 1° gennaio 2024, che ha portato maggiori benefici ai redditi medio -bassi, il governo Meloni punta a tagliare ulteriormente l’aliquota per i redditi lordi dichiarati fino a 55.000 euro. Una riforma però strettamente legata al successo del concordato preventivo biennale per le Partite Iva che si concluderà il 15 ottobre: sarà questa infatti la fonte principale che dovrebbe finanziare la misura a favore del ceto medio ‘alto’ indicato dal viceministro all’Economia Maurizio Leo. Le ipotesi in campo e i benefici per chi guadagna più di 50.000 euro.

La riforma dei scaglioni Irpef

A partire dal 1° gennaio 2024, con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 216/2023 (Attuazione del primo modulo di riforma delle imposte sul reddito delle persone fisiche e altre misure in tema di imposte sui redditi), gli scaglioni Irpef sono passati da quattro a tre.

In particolare, se nella classe di reddito che va dai 28 a 50 mila euro di reddito, si applica l’aliquota intermedia che attualmente è fissata al 35 per cento, sopra i 50 mila euro di reddito, scatta quella massima del 43%.

Le anticipazioni del viceministro Maurizio Leo

In base a quanto dichiarato di recente dal viceministro all’Economia Maurizio Leo, il governo pensa di tagliare le tasse a chi dichiara più di 50 mila euro lordi l’anno: ” Dopo aver ridotto l’Irpef al ceto medio-basso — ha affermato il viceministro al Corriere della Sera — dobbiamo pensare a quelli con un imponibile oltre 50 mila euro che, tra aliquota del 43% e addizionali, pagano più del 50%. Ridurremo loro l’Irpef in relazione alle risorse disponibili”.

Risorse che, da quanto riferito dallo stesso Leo, dovrebbero arrivare dal concordato preventivo biennale che riguarda oltre 4 milioni di partite Iva e autonomi ai quali, specifica il viceministro ” sulla base delle informazioni in possesso dell’amministrazione e dei dati che verranno immessi nel software che l’Agenzia delle Entrate rilascerà entro il 15 giugno, faremo una proposta sulle imposte sul reddito da pagare nel 2024 e nel 2025″.

Le coperture finanziarie restano un’ipotesi

Ne consegue che al momento, non è possibile quantificare il costo della misura considerato che non si ha un quadro preciso delle coperture finanziarie disponibili. Tutto rimandato ai mesi seguenti dunque, anche se già diversi esperti hanno cominciato a ipotizzare in che modo potrebbe svilupparsi questo nuovo taglio Irpef e quali vantaggi comporterebbe per chi guadagna fino a 55.000 euro. Questa dovrebbe infatti essere la soglia della misura che identifica il massimo reddito percepito dal ceto medio ‘alto‘ secondo il governo.

Le stime del Consiglio Nazionale dei Commercialisti

Secondo le stime elaborate dal Consiglio Nazionale dei Commercialisti per ‘Il Messaggero sarebbero circa 440 mila i contribuenti che beneficeranno della misura.

Ipotesi ‘esenzione aliquota media’

Allargando la platea dell’attuale aliquota intermedia del 35% fino ai redditi fino a 55.000 euro, i 440 mila contribuenti otterrebbero un beneficio tra 80 e 400 euro l’anno a fronte di un costo per lo Stato di solo un centinaio di milioni.

Ipotesi aliquota media al 34%

Sembra tuttavia, che il governo in realtà stia pensando di ridurre anche l’aliquota fiscale. Sempre in base agli esperti del Consiglio Nazionale “Se l’aliquota Irpef media, calasse soltanto di un punto, cioè scendesse dall’attuale 35 al 34 per cento, i benefici andrebbero da 10 euro annui per un reddito di 29 mila euro, fino a 670 euro annui per un reddito da 55 mila euro in su“. In questo caso il costo della misura sarebbe di 2,2 miliardi di euro. Tuttavia, è possibile che il governo segua lo stesso schema utilizzato con la riforma di quest’anno: si potrebbe infatti procedere a un altro taglio sulle detrazioni ( come quello di 260 euro per i redditi sopra i 50 mila euro introdotto quest’anno per finanziare la riduzione a tre degli scaglioni Irpef). In questo caso il costo dell’operazione a carico dello Stato si ridurrebbe a 800 milioni.

L’ipotesi di maggiore impatto (e più costosa)

L’ipotesi più ‘spinta’ sarebbe quella di ridurre contemporaneamente l’aliquota media dell’Irpef dal 35 al 33 per cento e far salire a 55 mila euro la soglia del secondo scaglione Irpef. In questo caso i benefici salirebbero a 20 euro per un reddito di 29 mila euro, per arrivare a 940 euro annui per un reddito di 55 mila euro. Il costo totale della riforma sarebbe di 3,5 miliardi: anche in questo caso sarebbe possibile annullare il beneficio per i redditi più alti riducendo le detrazioni.

Ipotesi che restano tali, dato che le risorse disponibili, come abbiamo già premesso, non saranno quantificabili fino a ottobre.

Vera Monti
Vera Monti
Giornalista pubblicista e precedentemente vice- presidente di un circolo culturale, scrivo di arte e politica - le mie grandi passioni - su varie testate online cercando sempre di trattare ogni argomento in tutte le sue sfaccettature. Ho intervistato vari personaggi della scena artistica nazionale e per Trend online mi occupo principalmente di politica ed economia
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
785FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate