Non è vero che la birra fa ingrassare: tutte le fake news su una delle bevande più amate

La birra fa ingrassare? In molti ci credono, ma la realtà è ben diversa. Ecco tutte le fake news su una delle bevande più amate

In Italia oltre 35 milioni di consumatori bevono birra, secondo l’associazione AssoBirra (dati 2019). E al tempo stesso ci sono oltre 18 milioni di persone con problemi di peso, secondo il report 2021 dell’Italian Obesity Barometer Report.

E in molti credono che a contribuire all’aumento del peso sia proprio la birra, una delle bevande più amate da italiani e stranieri.

In realtà è una falsa credenza, sostenuta da ormai troppo tempo da fin troppe fake news, che sempre più persone si sono bevute, invece di godersi (responsabilmente) un boccale di birra.

Ecco tutte le fake news che circolano su questo tesoro della tavola.

Non è vero che la birra fa ingrassare: tutte le fake news su una delle bevande più amate

Sono diverse le fake news sulla birra, e a differenza di quanto si potrebbe pensare, non si limitano solo alle calorie o alla salute, ma anche al modo di berla, alla sua “guerra privata” con il vino, e anche alle possibili pietanze con cui accompagnarla.

Di seguito sono state riassunte tutte le questioni aperte sulla birra, in relazione alla rispettiva fake news.

Quanto fa veramente ingrassare la birra

Concentriamoci prima sull’aspetto “calorico” della birra. Molti credono che dia un apporto calorico enorme, al punto da rendere le persone obese.

In realtà la birra è tra le bevande meno caloriche.

Prendendo come esempio una Lager con gradazione 4,5%, il suo apporto calorico misura solo 34 calorie su 100 grammi di prodotto.

Un vino con gradazione 13% ne ha 83, poco più del doppio. A sua volta, una bibita zuccherata (es. Fanta) ne ha 48 ogni 100 grammi, e un superalcolico (es. vodka) ne ha 231 ogni 100 grammi.

Pertanto, tra bibite zuccherate, superalcolici e vino, la birra è quella meno calorica in assoluto.

Perché la birra fa gonfiare la pancia

Allora sarà la schiuma a far ingrassare? Nemmeno questo. Anzi, la schiuma porta numerosi benefici, perché con una corretta spillatura si evita un eccesso di anidride carbonica.

E’ proprio quell’eccesso di anidride ad essere responsabile dei classici problemi da birra, come il gonfiore o il malessere quando si beve troppa birra o una birra non spillata correttamente.

Certo, si parla di un semplice gonfiore e di un malessere generico, ma in piena infodemia anche queste piccolezze possono rovinare la reputazione di una bevanda come la birra.

Pochi però sanno che la schiuma protegge la birra dall’ossidazione, e ne esalta il gusto.

Ovviamente si consiglia di puntare ad una birra che non stoni troppo con quello che si mangia.

Nel caso della pizza, con cui la birra ci va a nozze, si consiglia di puntare ad una birra di frumento, come una Blanche o una Weissbier (dal tedesco “birra bianca”). E fare in modo che il piatto sia digeribile e non porti a far fermentare la birra in pancia.

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La birra a doppio malto non ha il doppio del malto

Proprio in merito al doppio malto c’è una fake news che gira tutt’oggi, ed è proprio sulla sua dicitura.

In realtà in Italia si usa il termine “birra a doppio malto” per intendere una semplice birra che contiene solo una quantità maggiore di malto, e una gradazione medio-alta.

Per calcolare questa misura il legislatore ha usato il grado Plato, che in realtà calcola la densità di estratto di zuccheri disciolti nel mosto prima della fermentazione. Non quanto malto c’è effettivamente, infatti non c’è il doppio del malto in queste birre.

E questo vale anche nel caso delle lattine, che a livello qualitativo proteggono la birra dalla luce e garantiscono un ottimo confezionamento economico, e la piena sostenibilità.

La presunta guerra tra birra e vino

Birra e vino sono due mondi diversi? Molti ancora ci credono a questa presunta guerra tra queste due bevande, ma la realtà è totalmente diversa.

Sono perfettamente compatibili e complementari, addirittura in molti casi si può accompagnare una birra a piatti a base di tartufi, carciofi, pesce, tartare, ceviche, ostriche.

Per non parlare dei dolci, come le cheesecake con i frutti di bosco, le crostate, le torte al cioccolato o al liquore.

Parliamo di due bevande che hanno acquisito l’alcol attraverso la fermentazioni, e quindi hanno moltissime evoluzioni aromatiche.

Pertanto hanno pari dignità e valore artistico. Infatti una delle peggiori fake news è sul fatto che la birra costi poco perché di minor qualità rispetto al vino.

In realtà il valore aggiunto dipende da molti fattori come gli ingredienti, l’acqua utilizzata, l’affinamento e tanto altro. Più i costi effettivi per il trasporto e il tempo richiesto per la maturazione.

Praticamente le stesse condizioni del vino. Infatti, come ricorda Lorenzo Bossi, Brand manager di *QBA *(Quality Beer Academy):

“[bisogna aumentare] la consapevolezza del suo valore per arrivare al punto in cui i grandi ristoranti avranno non solo una grande cantina di vini ma anche una carta delle birre all’altezza”.

Leggi anche: La migliore birra al mondo? La classifica delle più buone artigianali e industriali

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