L’ultima seduta della settimana prosegue nel segno dell’incertezza per ENI che, in barba allo spunto timidamente positivo offerto dal Ftse Mib, viaggia in rosso al momento.
ENI ancora in ribasso
Il titolo, dopo aver ceduto lo 0,3% ieri, ha provato a risalire la china oggi, ma dopo aver toccato un top intraday a 14,738 euro, ha avviato un movimento a passo di gambero.
ENI ha ampliato progressivamente il ribasso, presentandosi ora a ridosso dei minimi di giornata, a 14,518 euro, con una flessione dello 0,62% e oltre 5,5 milioni di azioni passate di mano fino a ora, contro la media degli ultimi 30 giorni pari a circa 10 milioni.
Il titolo non trova certo sostegno nell’andamento debole del petrolio che negli ultimi minuti si presenta a 73,9 dollari, con un calo dello 0,2%.
ENI: MEF potrebbe vendere una quota fino al 4%
A catalizzare l’attenzione su ENI però è altro, visto che a tenere banco sono alcune indiscrezioni circolate già nella serata di ieri.
Secondo Bloomberg, il Ministero dell’Economia e delle Finanze starebbe valutando l’opzione di vendere una quota fino al 4% in ENI.
Equita SIM ricorda che la partecipazione dello Stato nella società è pari al 32,4%, di cui il 27,7% tramite CDP e il 4,7% tramite il MEF.
La possibilità della discesa in quota del governo in ENI e in altre partecipazioni statali quotate era già circolata a fine 2023 e inizio 2024.
La completa realizzazione del piano di buyback di ENI da 2,2 miliardi di euro farebbe salire la partecipazione dello Stato a circa il 34%.
La cessione di circa 2 miliardi di euro permetterebbe al governo di mantenere una quota in ENI del 30%.
Nell’ultima informativa sull’acquisto di azioni proprie, la società aveva realizzato circa 2 miliardi di euro di buyback e indicava di detenere n. 166.249.657 azioni proprie, pari al 4,92% del capitale sociale, come risultante dei piani di buyback e dei programmi di incentivazione.
ENI: il commento di Equita SIM
Gli analisti di Equita SIM ricordano che la privatizzazione di ENI era iniziata nel 1995.
In poco più di due anni e mezzo il Ministero del Tesoro, con quattro offerte, aveva collocato sul mercato circa il 63% del capitale di ENI, con un incasso complessivo di oltre 21 miliardi di euro, a prezzi (post raggruppamento) compresi fra 5,42 e 11,8 euro per azione.
Nel febbraio 2001 è stato effettuato il collocamento presso investitori istituzionali del 5% del capitale sociale al prezzo (post raggruppamento) di 13,6 euro per azione, per un incasso totale da 2,72 miliardi di euro.
Agli analisti di Equita SIM, l’eventuale piazzamento sembra uno scenario possibile e assorbibile dal titolo senza eccessiva pressione.
Gli esperti calcolano che al ritmo dei riacquisti medi effettuati nel quarto trimestre 2023 e fino al 12 Gennaio 2024 (ultima comunicazione), ENI impiegherebbe circa 15 giorni di borsa per completare il piano buyback, a partire dal 15 gennaio.
Non cambia intanto la view della SIM milanese, che sul titolo ribadisce la raccomandazione “buy”, con un prezzo obiettivo a 19,5 euro.
ENI: la view di Banca Akros
A puntare sul titolo è anche Banca Akros, che oggi ha rinnovato l’invito ad acquistare, con un target price a 18,5 euro.
Secondo gli analisti, un’eventuale vendita del 4% di ENI da parte del MEF, non è un grande catalizzatore per il titolo.
ENI sotto la lente di Intesa Sanpaolo
Bullish anche la view di Intesa Sanpaolo, che al pari di Banca Akros e di Equita SIM ha una raccomandazione “buy” su ENI, con un fair value a 20,4 euro.
Secondo i calcoli degli analisti, il MEF potrebbe vendere anche un pacchetto minore del 4% indicato dalla stampa.
Nel dettaglio, Intea Sanpaolo ragiona sulla possibile vendita di 53,8 milioni di azioni, con un incasso di 0,8 miliardi di euro sulla base dell’attuale prezzo di mercato, abbassando la quota al 30%.
Secondo gli esperti la notizia era già nota e rappresenta un potenziale rischio di overhang nei prossimi mesi.