Inflazione record la Fed aumenti i tassi, panico sui mercati

Inflazione record in Usa con un tasso pari al 7%, valori che non si vedevano dal 1982, certo un aumento dei tassi, panico sui mercati finanziari.

Inflazione record negli USA, nel mese di gennaio fa segnare un valore dell’7%, valori del genere non si registravano dal lontano 1982.

Livelli preoccupanti tanto da far annunciare alla Federal Reserve la volontà in tempi brevi di un rialzo dei tassi di interesse.

Durante il 2022 la Fed ha dunque previsto 3 appuntamenti in cui aumenterà i tassi, questo potrà avvenire già a partire dal primo board previsto per marzo.

Una svolta dunque nella strategia monetaria attuata negli ultimi anni che potrebbe si portare ad una riduzione dell’inflazione ed una stabilità dei prezzi, ma allo stesso tempo rischi di impattare pesantemente sull’andamento dei mercati finanziari.

Inflazione e quadro generale in Usa

Come già scritto in precedenza un’inflazione al 7% in America non si vedeva da almeno 40 anni, il tasso continua a crescere di mezzo punto al mese e questo non può non creare un allarme tra analisti ed economisti.

Questa rapida impennata inflattiva, se escludiamo quei beni volativi, come cibo ed energia responsabili di questo aumento ci accorgiamo che gli aumenti che hanno determinato maggiormente il violento rialzo sono quelli del mercato delle auto usate e quello degli affitti.

Nella giornata di ieri il presidente J.Powell ha ribadito l’inflazione come “un vero e proprio pericolo” per dell’economia americana e che quindi potrebbe prendere a riguardo provvedimenti decisi di riduzione dei sostegni monetari all’economia, ma non è stato chiaro sul quando.

Noi siamo convinti che ciò avverrà nel mese di Marzo, ipotesi rafforzata dagli ottimi dati provenienti dalla disoccupazione scesa sotto il 4%.

I danni provocati dall’inflazione stanno creando disagi sociali ed economici a causa di un aumento sconsiderato dei prezzi di molti tra i beni di consumo comuni. 

Inoltre è importante sottolineare come l’inflazione stia impattando negativamente sul potere d’acquisto degli americani.

Gli importi degli stipendi infatti al netto dell’inflazione hanno subito una riduzione del 2,4% rispetto al 2020, non c’è da essere sereni.

Arrivano rassicurazioni dal presidente Joe Biden che alla luce di questi numeri commenta:

“Stiamo facendo progressi nel rallentare la velocità di aumento dei prezzi, ma abbiamo ancora lavoro da fare perché l’inflazione è ancora troppo alta e sta mettendo in difficoltà molte famiglie”.

“L’inflazione non interessa tutto il mondo, ma è un problema che si sta verificando solo in alcune nazioni come gli Stati Uniti”, questa il commento del direttore generale del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva.

Per chi fosse interessato nel video che segue pubblicato sul canale You tube da Marco Cavicchioli divulgatore Bitcoin, un interessante analisi economico sull’impatto dell’inflazione attuale oltre che ad un probabile rialzo dei tassi di interesse potrebbe avere sull’andamento della momneto digitale.

Mercati finanziari dopati grazie all’effetto leva, ma con il rialzo dei tassi il meccanismo potrebbe rompersi 

E’ il sito Yardeni Research a pubblicare i dati che dimostrino di quanto sia aumentato negli ultimi tempi  il “margin debt” negli USA, nel solo mese di novembre 2021 salito a circa 900 miliardi di dollari, numero praticamente raddoppiato rispetto ai livelli pre-pandemia.

Il margin debit si riferisce ai debiti acquisti da trader ed investitori per l’acquisto di azioni ed obbligazioni.

Praticamente il meccanismo che ha determinato un aumento del volume degli investimenti sui mercati finanziari funziona in questo modo:

L’effetto leva previsto dalle autorità americane per l’acquisto di titoli finanziari (in vendita o in acquisto) prevede la possibilità di farsi prestare dal broker di turno fino al 50% dell’importo necessario.

Di seguito un esempio per rendere meglio l’idea:

immaginate di voler acquistare 1000 azioni di una determinata società che prezzano 2$ l’una.

In teoria per portare a termine l’investimento vi occorrerebbe avere una liquidità di 2.000 dollari, ebbene con le regole vigenti negli Usa potrete acquistarle detenendo “solo” 1.000$.

L’intermediario vi permetterà, finanziandovi metà dell’operazione, di effettuare l’acquisto a fronte del pagamento di una piccola commissione.

Le azioni in portafoglio grazie all’investimento a debito rappresenteranno per il broker la sua garanzia.

Le conseguenze sui mercati finanziari del rialzo dei tassi

Ma cosa centro tutto questo con l‘impatto che potrebbe avere un quasi certo rialzo dei tassi sul mercato azionario?

Per far questo dobbiamo prima finire di vedere i due scenari ai quali andrà incontro il nostro investimento.

Abbiamo dunque comprato le nostre 1000 azioni versando 1.000$ invece che 2.000$.

Immaginiamo ora che il titolo in questione perda valore e scenda di 60 cent., il valore della garanzia scenderebbe a 300 $.

Il broker rimarrebbe scoperto di 700 dollari, a questo punto noi ci troveremmo davanti a due possibili scelte:

  • reintegrare il conto con 700 $;
  • disinvestire vendendo i due terzi del pacchetto azionario.

In pratica, quando si verifica il “margin call”, si corre il rischio che le vendite di titoli siano importanti proprio con l’obiettivo di recuperare la liquidità richiesta del creditore.

Il caso due, il più auspicato da broker è investitori vede il titolo azionario crescere, insieme alla garanzia, in questo caso non ci sono problemi.

Ora il discorso legato al rialzo dei tassi potrebbe compromettere l’intero meccanismo, questo perchè prestare i soldi risulterà decisamente più costoso con gli investitori che si troveranno a chiedere sempre meno denaro per investire a debito.

Il meccanismo finanziario che ha regolato l’acquisto dei titoli con la possibilità di sfruttare un effetto leva fino al 50% ha fatto si che i volumi dei soldi convogliati all’interno dei mercati crescessero in maniera vertiginosa.

Se tutto questo dovesse cambiare a causa di un rialzo dei tassi, si potrebbe rischiare di tornare ad un mercato “depresso”, con gli investitori poco motivati a fare operazioni e con molti altri che potrebbero decidere di smobilitare anticipatamente operazioni in corso.

E già perchè un rialzo dei tassi porterebbe anche ad un fisiologico abbassamento dei valori delle azioni con molti “margin call” pronti a scattare creando panico ed aumentando una vendita generale su tutto il mercato, insomma si innescherebbe un vero e proprio circolo vizioso.

Il rialzo dei tassi però sembrerebbe necessario per far terminare il rally dell’indice dei prezzi al consumo e ristabilire un tasso di inflazione nella norma.

Quello che però ha stupito è stato un intervento del presidente della federal Reserve Jerome Powell al Senato in cui ha parlato di tassi bassi ancora per un periodo di tempo lungo.

Altro fatto insolito e rappresentato dal fatto che nonostante il liveli di inflazione da Armageddon, i mercati sembrano non essersi accorti di nulla con l’indice americano S&P 500 che continua a salire tra uno storno ed una rottutra dei massimi precedenti a far segnare nuovi massimi storici.

Certo il dato record era atteso e probabilemtne a Wall street credono ancora alla narrativa della transitorietà.

Lo avrà fatto per rassicurare i mercati nel breve termine?

Lo vedremo nei prossimi mesi, il primo appuntamento chiave lo avremo nel collegio previsto per Marzo.

I mercati si fidano da sempre di quanto espresso dalle banche centrali quasi certamente confidando nel fatto che fattori come tecnologia, globalizzazione e invecchiamento demografico tornino a spingere i prezzi di beni e servizi al ribasso, frenando il rialzo dei tassi.

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