Wework dichiara fallimento. Cosa è successo?

Wework dalle stelle alle stalle: ecco i motivi che hanno portato al fallimento.

Negli ultimi mesi c’erano state già alcune avvisaglie, cui hanno fatto seguito poi indiscrezioni che si sono inseguite in tempi ben più recenti, vale a dire all’inizio del mese in corso.

Nel giro di pochi giorni si è arrivati alla notizia ufficiale e precisamente lunedì 7 novembre, quando è stato annunciato il fallimento di Wework.

Wework ha dichiarato fallimento

La società, che fornisce spazi di coworking, fondata nel 2010 a New York e presente anche in Italia, ha dichiarato fallimento a inizio settimana.

Nel dettaglio. Wework ha chiesto l’accesso alle misure previste dal Chapter 11, la più importante legge fallimentare degli Stati Uniti, in base alla quale una società può continuare a operare mentre porta avanti un processo di riorganizzazione.

Il colosso del coworking per startup, freelance e imprese, ha fatto sapere che la bancarotta è relativa solo agli Stati Uniti e al Canada e non riguarda quindi l’Italia, dove è presente a Milano con cinque sedi.

Wework: dalle stelle alle stalle in poco più di un decennio

Nell’arco di poco più di un decennio, Wework è passata dalla stelle alle stalle, visto che è stata una delle startup più lodate negli anni scorsi.

Dopo la sua nascita nel 2010, il gruppo ha visto una forte crescita, grazie all’idea galoppante del coworking, ossia dello spazio di lavoro condiviso, che sembrava destinata a cambiare veramente le abitudini di milioni di lavoratori.

Così è stato per alcuni anni, fino a quando poi lo scoppio della pandemia ha fatto sgretolare un mito in pochissimo tempo.

Lo smart working ha letteralmente modificato il modo di lavorare, imponendosi come una regola anche dopo la fine dell’evento pandemico.

Tanto è bastato per mandare rapidamente in soffitta l’ufficio, che in molti casi è scomparso, anche nella forma condivisa, portando così alla capitolazione Wework.

La società ha iniziato ad avere qualche problema nel 2019, già prima della pandemia, per poi ricevere il colpo di grazia, culminato nell’allarme lanciato ad agosto scorso.

Wework: l’allarme di agosto 2023

In occasione della presentazione dei conti del secondo trimestre, chiusi con una perdita di 350 milioni di dollari, Wework aveva messo in guardia dal rischio di una possibile cessazione delle sue attività.

Il gruppo aveva infatti avvertito la Sec, (l’equivalentre della Consob negli Stati Uniti), segnalando: “Esistono dubbi sostanziali sulla capacità dell’azienda di continuare ad operare”.

Perplessità che sono state confermate a circa un mese e mezzo di distanza, visto che a inizio ottobre, secondo alcune indiscrezioni anticipate dal Wall Street Journal, Wework non avrebbe pagato gli interessi spettanti ai suoi obbligazionisti.

Wework: i rumor e il crollo a Wall Street

A inizio novembre, poi, sempre il Wall Street Journal aveva provocato il crollo del titolo a Wall Street, con una perdita del 50%, con alcuni rumor relativi al possibile fallimento, annunciato poi il 7 novembre.

Il titolo ha battuto un ultimo prezzo a 0,8355 dollari a Wall Street venerdì scorso. Ricordiamo che era quotato anche a Piazza Affari, dove si è fermato la scorsa settimana 2,14 euro.

Wework: le cause del fallimento

Come spiegato dalla società, diversi sono i motivi che hanno portato al default, a partire da una riduzione dei clienti, alimentata dalle avverse condizioni economiche,

Il gruppo ha citato anche le perdite finanziarie accusate, evidenziando di aver perso nel primo semestre di quest’anno miliardi di dollari.

A ciò si aggiunga il fabbisogno di liquidità, come ampiamente testimoniato dall’incapace di saldare i debiti verso gli obbligazionisti a inizi ottobre.

Davide Pantaleo
Davide Pantaleo
Davide Pantaleo da quasi un ventennio si occupa di Borsa e Finanza. Dopo aver svolto per diversi anni l'attività di promotore finanziario in Italia e all'estero, nel 2005 entra nel team di Trend-online con l'incarico di redattore.
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