Negli Stati Uniti…si fa nera

Oggi è il gran giorno per gli Stati Uniti d’America, il Congresso è chiamato a votare l’adesione all’accordo per l’aumento del tetto al debito.

Oggi è il gran giorno per gli Stati Uniti d’America, il Congresso è chiamato a votare l’adesione all’accordo per l’aumento del tetto al debito pubblico.

Accordo raggiunto dai due negoziatori, per i democratici Joe Biden, per i Repubblicani Kevin McCarthy.

Un accordo assolutamente anomalo proprio perché non prevede un nuovo tetto al debito, come sempre avvenuto, ma una sospensione dello stesso e l’introduzione di una serie di intese sulla spesa.

Ed è ovvio che in questo modo si lasciano ampi margini alla discrezionalità, quindi ampi margini al dissenso.

E naturalmente così è stato, le critiche all’accordo sono infatti bipartisan, ossia arrivano sia dall’ala democratica che da quella repubblicana.

Così non si ha neppure la certezza che l’accordo venga approvato dal Congresso, solo per darvi un’idea di quel che sta accadendo a Washington, in commissione l’accordo è passato per un solo voto, ma naturalmente i due negoziatori si sono dichiarati certi dell’approvazione da parte della Camera.

Fissare un tetto, ossia un limite invalicabile all’ammontare del debito pubblico, come ha sempre imposto la legge, naturalmente avrebbe creato una negoziazione sull’importo, ma una volta raggiunto un accordo, attraverso una mediazione, la questione perlomeno era chiara.

Così, invece … è come non aver raggiunto un accordo, si litigherà su ogni voce di spesa.

Ed infatti si è già cominciato a non trovarsi d’accordo, al punto che c’è chi ritiene sia persino in dubbio l’approvazione da parte del Congresso.

In pratica nel mio video di alcuni giorni fa sostenevo che i due negoziatori era arrivati a trovare un accordo sul fatto che non erano riusciti a trovare un accordo.

Lo so che fa ridere, ma la realtà è proprio questa: sono d’accordo nel sostenere che non sono stati in grado di raggiungere un accordo.

Quindi?

Quindi dato che i Democratici ed i Repubblicani sanno che non possono far fallire gli Stati Uniti, entrambi vogliono aumentare il tetto al debito pubblico, ma hanno visioni diverse sui capitoli di spesa, ossia utilizzerebbero quel maggior debito in maniera differente, e cercheranno poi di trovare un intesa per ogni voce di spesa.

Ma attenzione, a mio avviso non è difficile prevedere che il non aver fissato un limite all’ammontare del debito pubblico farà innalzare il tasso di litigiosità.

Ritengo proprio, quindi, che si andrà incontro a qualcosa di mai visto negli Stati Uniti.

Come potranno uscire da questo impasse?

Di fatto negli Stati Uniti si sta creando quello che in Italia si è denominato “Governo delle grandi intese”, in Germania la Grosse Koalition, ma attenzione perché …

vedete quando in un Governo ci sono un po’ tutti i partiti, o perlomeno le due principali coalizioni, apparentemente sembra che sia un Governo “forte” perché appunto ha una maggioranza cosiddetta bulgara, ma un governo del genere rimane in piedi se le coalizioni che lo compongono votano anche le leggi ed i piani di spesa proposti da coloro che in tempi normali sarebbero avversari politici.

Quindi si è portati a dilatare la spesa appunto proprio per dover … accontentare tutti.

E questo è ciò che probabilmente accadrà, io prevedo che il debito pubblico degli Stati Uniti sia destinato ad ingigantirsi ed il prossimo Presidente degli Stati Uniti si ritroverà una situazione finanziaria praticamente fallimentare.

Per questo pare che Trump si sia dichiarato nettamente contrario a questo accordo. Per l’ex Presidente il problema principale che hanno oggi gli Stati Uniti sono gli alti tassi di interesse, inoltre dovrebbero anche diminuire i prezzi dell’energia.

Ma Trump ritiene che debba anche ridursi il debito pubblico e quando gli hanno chiesto in quale modo, ossia dove egli taglierebbe la spesa, ha risposto con un’espressione in slang. Tagliare la spesa è facile perché oggi stiamo spendendo come marinai ubriachi.

Trump poi non ha escluso che gli Stati Uniti possano davvero andare in default, d’altronde, continuando di questo passo …

Mentre Biden è arrivato persino a sostenere, dato che a suo modo di vedere “il default non è un’opzione”, che egli effettuerà i pagamenti ed onorerà i debiti anche qualora la Camera non approvi l’accordo raggiunto.

Siamo alla follia pura, ossia un Presidente che annuncia pubblicamente che violerà una legge, fra l’altro una legge di importanza capitale per il Paese.

Davvero Biden non è più in sé.

Nel frattempo le Borse europee hanno terminando la seduta facendo segnare in media un ribasso superiore al punto percentuale, Piazza Affari ha lasciato sul terreno due punti percentuali, mentre Francoforte ha limitato il calo ad un punto e mezzo.

Al momento anche i principali indici di Borsa statunitensi hanno il segno meno davanti alla performance, ma i ribassi sono molto contenuti.

Continua invece il crollo dell’Hang Seng, ossia l’indice principale della Borsa di Hong Kong, un indice a dir poco molto volatile.

Ricordiamo che nel maggio del 2021 l’Hang Seng quotava oltre 29.000 punti. Diciassette mesi dopo, alla fine di settembre del 2022 si era dimezzato arrivando a quotare 14.500 punti.

Ha avuto un ribalzo nei tre mesi finali dello scorso anno arrivando a 21.700 punti ed in questi cinque mesi del 2023 è ripiombato appena sopra quota 18.000.

Insomma in Cina ne stanno accadendo di ogni colore, negli Stati Uniti, si fa nera.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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