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USA, Google sotto inchiesta! Inganna siti e inserzionisti

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Google e Facebook ancora insieme e questa volta complici di una manipolazione volontaria del prezzo delle inserzioni pubblicitarie, sia per i grandi inserzionisti che per chi usa Google Ads, che ha il carattere di una vera e propria truffa e su cui c’è una causa in atto in USA, intentata dai procuratori di più d’una dozzina di Stati.

Le rivelazione e le prove sono venute a galla qualche giorno fa e riportate dalle principali testate internazionali, nell’ambito di una serie di documenti desecretati che riguardano un’azione legale iniziata più di un anno fa e di cui sono stati finalmente rivelati, per ordine federale, i documenti almeno in parte.

L’articolo che ha portato alla luce questa notizia, insieme al contenuto dei documenti desecretati, è il The Wall Street Journal, in un pezzo il cui contenuto viene ripreso anche dal The Guardian e altre testate molto note.

Stando a quanto si apprende dal WSJ, sia Sundar Pichai, CEO di Google, che Mark Zuckerberg, il CEO di Facebook, avrebbero volontariamente manipolato le vendite pubblicitarie e stretto tra loro un accordo, con alcune parti oscure e non rese pubbliche, ovviamente il tutto fatto allo scopo di aumentare i profitti e assicurarsi il monopolio nel mondo della pubblicità digitale, usando sistemi non legali, compresi software che influenzano le aste.

Di cosa è accusata Google USA rispetto alle inserzioni pubblicitarie?

L’azione legale che vede Google protagonista di questa che, a quanto si apprende dagli ultimi documenti rivelati, è una vera e propria manipolazione delle vendite, risale a dicembre 2020, con l’azienda accusata di aver gonfiato i prezzi delle inserzioni. L’accusa è stata presentata al tribunale di New York e sottoscritta da più di una dozzina di procuratori generali dei vari Stati USA.

Il contenuto dei documenti presentati nell’ambito della causa giunge a noi solo in questi giorni perché è stato ordinato da poco che essi fossero desecretati.

Google, secondo l’accusa, avrebbe volontariamente influito sui processi delle aste gonfiando il prezzo è usando software in segreto che diminuivano i costi per alcuni marchi, ma aumentavano il prezzo agli editori, cioè gli acquirenti degli annunci.

Apriamo una piccola parentesi e spieghiamo che, ovviamente, nel mondo digitale una determinata azienda paga per avere la propria pubblicità che gira su internet, mentre i siti su cui la pubblicità appare sono anche loro ricompensati.

Cioè, esiste un soggetto che mette a disposizione uno spazio pubblicitario e un altro soggetto che lo acquista, per gli Ads questo rapporto di compravendita viene regolato da piattaforme esterne. 

Ora, l’accusa mossa a Google, in accordo con Facebook, è che gestendo lo scambio la prima avrebbe comunicato alle parti chiamate in causa prezzi diversi, manipolando le aste, al fine di espandersi e dominare il mercato pubblicitario.

Tra i documenti venuti alla luce appaiono anche messaggi interni dei dipendenti di Google secondo cui la società stava usando “insider information” per imporre il suo monopolio digitale.

Ovviamente, Google sostiene che la causa abbia inesattezze e ovunque e che non sono mai state commesse manipolazioni e che il tutto è perfettamente legale, in ogni suo aspetto.

La notizia viene riportata anche dal video YouTube di Business Insight:

  

Come ha fatto Google secondo l’accusa a manipolare i prezzi degli Ads?

Scendiamo nei dettagli tecnici di come si sarebbe consumato l’inganno di Google, cioè spieghiamo come avrebbe fatto praticamente l’azienda a manipolare le vendite delle inserzioni pubblicitarie.

Google per gestire i prezzi delle aste pubblicitarie usa una serie di programmi chiamati: Project Bernanke, Reserve Price Optimization e Dynamic Revenue Share. 

Attraverso tali software, secondo l’accusa, venivano manipolati in segreto i prezzi delle aste, ad esempio, Google avrebbe indotto molti inserzionisti a credere che stessero partecipando all’asta per il secondo prezzo più alto, per la piattaforma AdX, ma Project Bernanke avrebbe in automatico cancellato la seconda offerta più alta e fatto vincere al suo posto la terza, cioè un’offerta minore, privando così l’editore del guadagno.

Agli inserzionisti però sarebbe comunque stato addebitato il costo della seconda offerta più alta, così che questi pagassero in eccesso e Google potesse tenere per sé questo extra.

Dello stesso programma fu creata una seconda versione Global Bernanke, che invece è stata accusata di aver gonfiato i prezzi dello strumento per i piccoli inserzionisti, cioè il ben noto Google Ads, allora chiamato AdWords.

Inutile dire che i portavoce di Google si difendono sostenendo anche in questo caso sostenendo che non esiste nessuna manipolazione segreta dei programmi, che anzi vengono costantemente ottimizzati.

Che cosa c’entra Facebook in tutto questo? Perché è coinvolta nell’azione legale contro Google?

A questo punto molti si chiederanno, che c’entra Facebook in tutto questo?

Facebook c’entra perché dai documenti appaiono le prove di un accordo pubblico solo in parte, ma fatto di clausole segrete, tra l’azienda e Google, per cui alla prima sarebbe stato garantita una determinata percentuali di annunci a discapito dei concorrenti.

E sembra anche che alcune e-mail in merito alla parte riservata e illecita di questo accordo siano state inviate direttamente da Zuckerberg, mentre non è chiaro se anche il CEO di Google, come sostiene chi accusa, sia personalmente coinvolto. Questo perché a quanto sostengono i portavoce dell’azienda nel corso dell’anno vengono approvati molto documenti relativi ad accordi senza che sia necessaria la firma del CEO, I portavoce di Google sostengono anche che per quanto Pichai sapesse dell’accordo che non è segreto, non avrebbe ami approvato tali pratiche scorrette di cui è accusata l’azienda.

Ad ogni modo, questo aspetto sarà determinante per chiarire le responsabilità personali del CEO dal punto di vista legale, ma non sottrae Google dalle sue responsabilità aziendali.

Il Senato USA prepara la Legge contro Google: internet come le ferrovie!

La causa è partita dallo Stato del Texas, ma comprende più di una dozzina di Stati anche perché più Google aumenta i prezzi delle pubblicità, più questo ha ripercussioni sul prezzo finale dei prodotti stesso per i consumatori.

In queste pagine abbiamo cercato di riassumere e schematizzare, ma il funzionamento delle inserzioni pubblicitarie digitali è complesso e il problema principale che le società lamentano è che Google lo gestisce da ogni punto di vista, detenendo di fatto il monopolio sul mercato.

Intanto, sempre a quanto riporta il WSJ, in America il Senato prepara un disegno di legge che imporrebbe a Google le stesse regole che nel paese vengono applicate per gli operatori ferroviari, cioè con il divieto di trarre vantaggio dal fatto che si posseggono le piattaforme, rispetto ad altre società che operano sulle stesse.

Anche il rapporto Google-Apple al centro di questioni legali negli USA

Se in questa questione legale che coinvolge Google e Facebook (ora Metà) il grande assente sembra Apple non è così.

Poiché i rapporti Google-Apple sono al centro dell’accusa in California e al centro della questione un accordo tra le due società, per cui Apple rinuncia ad ogni tipo di competizione con Google, nell’ambito dei motori di ricerca web, lasciandole il predominio e in cambio riceve però una parte dei sui profitti su questo. Ovviamente, il tutto corredato da un impegno comune a schiacciare i concorrenti e anche da un trattamento preferenziale che Google ha sui dispositivi Apple.

Anche in questo caso la denuncia e la causa chiamano in causa le tariffe delle inserzioni pubblicitarie influenzate da Google al fine di detenere l’assoluto monopolio.

Bonus Tv 2022: la novità! Decoder gratis a casa! Ecco a chi

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Il grande cambiamento nel mondo della televisione è in corso. Dal 2023 cambia la modalità della trasmissione televisiva nel nostro paese. Occorre arrivare preparati con mezzi televisivi adeguati per ricevere il nuovo segnale digitale terrestre.

Per aiutare le persone, i governi che si sono succeduti in questi anni  hanno attivato due Bonus: il Bonus Rottamazione Tv e il Bonus Tv. La Legge di Bilancio approvata il 30 dicembre 2021 ha rifinanziato le misure. Ed ora c’è una nuova possibilità. Quella di ricevere il decoder direttamente a casa gratis. Vediamo per chi.

Bonus Rottamazione Tv: il rifinanziamento della misura nella Legge di Bilancio 2022

Bonus Rottamazione Tv: la misura volta a a dare un contributo agli italiani al momento di effettuare l’acquisto di una nuova televisione è stata rifinanziata nella Legge di Bilancio per il 2022. La Legge 234 del 30 dicembre 2021 contiene anche una parte dedicata al Bonus Rottamazione Tv con un nuovo finanziamento per 68 milioni di euro.

Fino al 31 dicembre 2022 saranno infatti in vigore due diversi Bonus: il primo un Bonus Tv e Decoder che era stato avviato dal Governo Conte e che prevede un contributo massimo di 30 euro per l’acquisto di una tv o di un decoder compatibile con la nuova trasmissione televisiva definita  DVB-T2 – HEVC MAIN 10. Questo Bonus ha una limitazione legata all’ISEE e la quota massima per accedervi è di 20.000 euro.

C’è poi il Bonus Rottamazione Tv.

Misura che è stata attivata dal Governo Draghi e consente ai cittadini di ricevere un contributo pari a 100 euro come cifra massima sempre per l’acquisto di una tv. In estrema sintesi e poi entreremo nel dettaglio questo bonus non ha una limitazione ISEE ed è accessibile a tutti.

Ma unica limitazione che viene posta è quella contestualmente all’acquisto di una nuova televisione occorre rottamare una televisione di vecchia generazione.

I due Bonus sono cumulabili tra di loro: chi ha quindi il diritto a usufruire di entrambe le agevolazioni può avere un totale di 130 euro di contributo e di sconto al momento di acquistare una nuova televisione. 

Bonus Rottamazione Tv: ecco come accedere al Bonus TV da 100 euro

Per non ingenerare confusione parliamo nel dettaglio di ognuna delle misure previste. Iniziamo in questo paragrafo dal Bonus Rottamazione tv. Per capirci quello che dà un contributo massimo da 100 euro.

Questo Bonus è attivo fino al 31 dicembre 2022. Dall’anno prossimo – con uno scadenziario che può sempre cambiare in ogni momento ma il discorso andrà in quella direzione – arriverà in Italia in maniera esclusiva la trasmissione con il nuovo segnale digitale terrestre.

Dai primi mesi del 2023 quindi  tutte le televisioni prodotte e acquistate prima del dicembre 2018 non funzioneranno più.

Non riusciranno più a captare il segnale del digitale terrestre di ultima generazione. Per questo occorre effettuare prima di quella data il cambiamento della propria televisione o se si è affezionati al proprio apparecchio comunque collegarlo ad un decoder di ultima generazione che possa ricevere il nuovo segnale televisivo.

Quindi per aiutare tante famiglie di italiani che si trovano a dovere fronteggiare anche questa spesa imprevista per di più in un periodo economico e storico non dei migliori, il Governo guidato da Mario Draghi ha deciso di avviare una procedura di aiuto agli italiani che devono fronteggiare una spesa extra per acquistare una nuova televisione.

Quindi per tutto quest’anno è in vigore un aiuto che prevede la possibilità di avere un incentivo pari ad uno sconto massimo del 20% sull’acquisto di una televisione nuova con la condizione che comunque la cifra massima del contributo è fissata in 100 euro e oltre questa cifra non si può andare. 

Bonus TV 100 euro: ecco i requisiti per averlo

Questo Bonus Rottamazione Tv non ha particolari requisiti da rispettare: per accedervi in una famiglia occorre effettuare l’acquisto di una nuova televisione e contestualmente rendere indietro la propria vecchia televisione di casa, un prodotto acquistato prima del 22 dicembre 2018.

Da quella data tutte le tv prodotte sono in grado di ricevere i segnali del nuovo digitale terrestre.

Non ci sono limitazioni ISEE, abbiamo detto. Uniche condizioni da rispettare sono quelle legate alla rottamazione di una vecchia televisione e al fatto di essere residenti in Italia, di essere maggiorenni e di essere in regola con il pagamento del Canone della Rai.

Se si soddisfano queste richieste si può accedere senza problemi al Bonus TV.

Ovviamente la misura rientra anche per le persone che hanno una regolare esenzione dal pagamento del canone della televisione di Stato. 

Bonus Tv 100 euro: quali sono le procedure per avere lo sconto

Non ci sono detrazioni. Non ci sono altri sistemi se non lo sconto diretto direttamente al negozio o  al centro commerciale. Per il Bonus Rottamazione Tv il Governo Draghi ha scelto la strada più semplice e più diretta. Non un bonifico a risarcimento dopo la spesa. Direttamente nel negozio al momento dell’acquisto si ha la decurtazione del prezzo. 

La rottamazione della vecchia televisione può essere fatta in due maniere in modo assolutamente equivalente per il cittadino al fine di usufruire del Bonus. La televisione vecchia può essere portata al negozio e sarà il negoziante ad occuparsi del suo corretto smaltimento.

Ma la televisione può anche essere portata in data antecedente all’acquisto di una televisione nuova in un’area ecologica attrezzata. Nella discarica sostanzialmente si consegna il vecchio apparecchio televisivo.

I responsabili danno un certificato di avvenuta consegna della televisione, certificato che poi andrà presentato al negozio o al centro commerciale nel momento nel quale si effettua l’acquisto della nuova televisione. 

Bonus TV o decoder: 30 euro di sconto ma con limitazione ISEE

Passiamo ora ad occuparci della seconda misura. Il Bonus Tv concede la possibilità di effettuare l’acquisto di una televisione o di un decoder con uno sconto di 30 euro. Questa misura è accessibile solo per i nuclei familiari che hanno un ISEE annuo che non supera i 20.000 euro.

Questo Bonus non presuppone la rottamazione contestuale di un mezzo televisivo. Se si sceglie sostanzialmente un decoder visto che il costo di molti modelli è esattamente intorno a quella cifra lo si può avere anche in maniera gratuita.

Si presenta in questo caso un modulo autocertificato che si dà al responsabile del negozio che pratica lo sconto da 30 euro. 

Come detto in precedenza le due misure non sono incompatibili tra di loro: chi ha i requisiti per soddisfare questa misura può incassare un contributo totale di 130 euro. 

Bonus TV, la grande novità è l’arrivo del decoder a casa. Ecco per chi

C’è poi una novità. Il decoder è gratis e arriva anche a casa. Ovviamente non è una possibilità che viene data a tutti altrimenti la misura sarebbe di difficile applicazione. 

Nella Legge di Bilancio per il 2022 è stabilito che, grazie ad un accordo con Poste Italiane, il decoder arriva direttamente a casa e gratis alle persone che hanno più di 70 anni.

E queste persone devono anche avere una pensione che non va oltre i 20.000 euro annui.

Se si hanno queste due caratteristiche, come prevede la Legge di Bilancio per il 2022, si ha il diritto di potere ricevere direttamente il decoder a casa propria. 

Per questa misura decisa dalla Legge di Bilancio occorre ancora pazientare un po’ per le modalità applicative visto che è in corso di preparazione e invio una lettera dal parte del Ministero dello Sviluppo Economico a tutti gli aventi diritto. 

Sondaggi politici: sfida in testa tra Pd e Fratelli d’Italia

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Tradizionale appuntamento del fine settimana con i sondaggi politici elettorali della settimana.

I dati dei partiti ovviamente non possono mancare ma questa settimana anche profonde e diffuse analisi sui provvedimenti adottati dal Governo per contrastare i dati legati alla pandemia.

Vaccino, obbligo di vaccinazione, green pass e misure adottate dal Governo Draghi nelle analisi degli istituti di ricerca. Ecco i dati.

Sondaggio Emg Different per Rai

Emg per Rai ha sondato il parere degli italiani sulle ultime misure che sono state messe in atto per cercare di contrastare la diffusione dei contagi.

Ecco le opinioni degli italiani: il 19% ritiene le misure messe in atto eccessive, il 36% le ritiene adeguate, il 36% le ritiene insufficienti mentre c’è un nove per cento che non dà risposta. 

E poi il sondaggio entra nel merito delle misure, ovvero interroga sull’obbligo vaccinale che è stato attivato per gli over 50: per il 65% degli italiani l’obbligo di vaccino dovrebbe riguardare tutti, l’8% è d’accordo con l’obbligo per gli over 50. Il 20% degli italiani dice che non è d’accordo con nessun obbligo vaccinale. E un 7% non dà risposta.

Sulla sanzione da 100 euro per le persone che non rispettano l’obbligo vaccinale il 10% pensa che sia una sanzione adeguata, il 62% la ritiene una sanzione insufficiente. Per il 22% non dovrebbe esserci nessuna sanzione e il 6% non sa o non risponde.

Italia spaccata anche sulla riapertura delle scuole: per il 42% degli interpellati è stato giusto fare ripartire le scuole in presenza. Il 40% invece non è d’accordo. Il 18% non risponde. 

Sondaggio infine più politico sul presidente della Repubblica e su chi vorrebbero gli italiani. Ecco la classifica:

  • Secondo mandato di Sergio Mattarella 27
  • Mario Draghi 21
  • Silvio Berlusconi 16
  • Marta Cartabia 8
  • Letizia Moratti 3
  • Pier Ferdinando Casini 3
  • Giuliano Amato 2
  • Altra personalità 16
  • Non sa/non risponde 4

Sondaggio Euromedia Research

Euromedia Research ha effettuato un sondaggio nel quale ha sentito le opinioni degli italiani su diversi aspetti. Il primo è il dato relativo al consenso che hanno le diverse forze politiche. Ecco i dati: 

  • Partito Democratico-PSE 21,5
  • Lega-Salvini 18,9
  • Fratelli d’Italia-Meloni 18,5
  • Movimento 5 stelle 14,8
  • Forza Italia-Berlusconi 8,8
  • Azione 4,3
  • MDP-Articolo 1 2,3
  • Italia Viva 2,2
  • +Europa 2,0
  • Federazione dei Verdi-Europa verde 1,7
  • Sinistra Italiana 1,5
  • Altri di centrodestra 0,9
  • Altri 2,6

Dato molto importante al 34,5% delle persone che si proclamano indecise oppure propense all’astensione.

Sulle priorità che dovrebbe avere il Governo in questa fase gli italiani hanno le idee chiare: salute e impegno contro il Covid 31,6%, poi problema disoccupazione e lavoro al 19,3%, concentrarsi sulla ripresa economica per il 16,9%.

Poi ancora ridurre le tasse per l’11%, concentrarsi sul carovita al 6,8%, sulla giustizia al 2,7%, sulla scuola al 2,4%. 6,7% la percentuale di tutte le alte voci radunate in altro. 2,6% la quota di persone che non sa e non risponde. 

Per Euromedia Research gli italiani non hanno molto chiare le ultime disposizioni del Governo legate alle nuove regole: per il 60,7% delle persone le indicazioni non sono state troppo chiare. Per il 39,3% invece si tratta di indicazioni chiare.

Più definita l’opinione degli italiani sull’obbligo vaccinale per chi ha più di 50 anni: è una misura condivisa dal 69,9% delle persone. Mentre non è condivisa dal 23,2%. Poco sotto al 7% chi non sa o non risponde. 

Le disposizioni del Governo Draghi nel suo complesso vengono condivise molto dal 13,4% delle persone, abbastanza dal 40,4%. Poco per il 19,2%, per nulla dal 19,5%. Chi non sa e non risponde è quotato al 7,5%. 

Sondaggio Emg Different per Rai

Analizziamo ora un sondaggio di EMG Different realizzato per conto della Rai. EMG ha interpellato gli italiani sulla fiducia che hanno nel Governo guidato da Mario Draghi.

Ecco i dati. Positivi 51%, negativi 38%, la quota di chi non risponde è pari all’11%. Tra i positivi il 5% ha molta fiducia, il 46% ha abbastanza fiducia. Tra i negativi il 20% ha poca fiducia e il 18% non ne ha proprio. 

Anche qui indagine sulle preferenze degli italiani per la Presidenza della Repubblica. Ecco tutti i dati: 

Chi vorrebbe tra questi come Presidente della Repubblica? 

  • Mario Draghi 21
  • Silvio Berlusconi 17
  • Marta Cartabia 6
  • Pierferdinando Casini 5
  • Rosi Bindi 3
  • Giuliano Amato 1
  • Altra personalità 18
  • Preferisce non rispondere 29 

Sondaggio Swg per LA7

Analizziamo ora il sondaggio realizzato dall’istituto Swg per il TG LA7. Consueta analisi settimale dei dati da parte del telegiornale diretto e condotto da Enrico Mentana.

In questa rilevazione al primo posto c’è il Partito Democratico. La forza guidata da Enrico Letta  sarebbe davanti a tutti con il 22,2% dei consensi. A seguire Fratelli d’Italia poco sotto al 20%, per la precisione al 19,9%.  Poi c’è la Lega col 19%. 

Staccato al quarto posto c’è il Movimento 5 Stelle con il 14%, poi Forza Italia al 7,8%. Segue poi Azione di Carlo Calenda al 4,1%, poi i Verdi al 2,4%, Mdp-Articolo 1 al 2,4%, Sinistra Italiana al 2,3% e Italia Viva di Matteo Renzi al 2,1%. E ancora più Europa all’1,6%, Italexit con Paragone all’1,1%. Altre liste quotate insieme all’1,1%.

Il sondaggio Swg ha anche fatto altre due domande agli italiani. La prima se sono in accordo o disaccordo con l’obbligo di vaccino a chi ha più di 50 anni. 66% le persone d’accordo, 25% chi non è d’accordo, 9% non si esprime.

Sul green pass rafforzato per i lavoratori oltre i 50 voto a favore dal 71% degli interpellati, 21% non è d’accordo, 8% non sa. 

Sondaggio Euromedia Research per LA7, L’Aria che Tira

Euromedia Research ha interpellato gli italiani su che cosa Mario Draghi dovrebbe fare nel suo futuro. Ecco le opinioni: dovrebbe continuare a guidare il Governo per il  54,6% delle persone, diventare il nuovo Presidente della Repubblica per il 13,7. Non sa/Non risponde 31,7.

Aumento dei contagi e cause: ecco le opinioni degli italiani raccolte da Euromedia Research sulle responsabilità:

  • La colpa è dei no vax e dì quanti rifiutano il vaccino 29,0;
  • Variante omicron troppo contagiosa 24,1;
  • I vaccini non proteggono abbastanza 19,7;
  • Non è stato fatto abbastanza per il tracciamento 12,3;
  • Il ritardo nelle terze dosi 5,2;
  • Altro 6,5
  • Non sa/Non risponde 3,2.

Sondaggio Analisi Politica per Libero

Analisi Politica ha concentrato invece la sua attenzione su un altro aspetto. Del quale si è parlato in questi mesi ma ovviamente non in maniera massiccia come per la pandemia e sulle misure per il contenimento dei contagi.

Si parla di nucleare. Ha chiesto, questa indagine, agli italiani se accetterebbero senza problemi la costruzione di una centrale nucleare nel comune in cui vivono.

Ecco le risposte: molto d’accordo per il 12%, abbastanza d’accordo per il 20%, poco d’accordo per il 21%, per nulla d’accordo per il 41%, non so per il 6%.

Sondaggio Noto Sondaggi per Porta a Porta

Infine analizziamo un recentissimo sondagio di Noto Sondaggi realizzato per la trasmissione Porta a Porta. In questo sondaggio non c’è il Partito Democratico in testa ma c’è Fratelli d’Italia.

Le due forze politiche sarebbero molto vicine ma non si può non notare la differenza di questo sondaggio con gli altri della settimana che vedono in prima posizione il partito di Enrico Letta.

Per Noto Fratelli d’Italia avrebbe il 20% dei voti, il Partito Democratico sarebbe al 19,5%, la Lega sarebbe terza al 18%. Poi Movimento 5 Stelle al 14%, Forza Italia intorno all’8,5%, poi Azione al 3%. Italia Viva di Matteo Renzi sarebbe al 2,5% poi Coraggio Italia al 2%.

Seguono poi le altre formazioni politiche.

Mal di schiena in Smart working? Chiedi i danni al datore!

A dicembre dello scorso anno le organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e quelle dei lavoratori hanno firmato il primo protocollo di intesa per la gestione dello smart working nel settore privato. Le regole fissate saranno quelle da seguire in seguito per la contrattazione collettiva, che potrebbe arrivare a contratti leggermente diversi per settore, ma che comunque sarà ispirata alla stessa filosofia,

I punti messi nero su bianco sono quelli che riguardano le modalità di adesione al lavoro agile, i tipi di contratto che si potranno concludere, la formazione che dovrà essere fornita al lavoratore, a chi spetterà l’onere di pagare gli strumenti di lavoro. Inoltre il diritto alla disconnessione e quello altrettanto importante del datore di lavoro di controllare il puntuale svolgimento delle mansioni assegnate.

Non ultimo tra gli argomenti trattati è quello della tutela della salute dal lavoratore, sia in termini di prevenzione di eventuali infortuni che in quello del diritto al risarcimento in caso di danni permanenti o nel caso si sviluppi una malattia professionale. 

Tutto questo sarà coperto con un’assicurazione obbligatoria versata all’INAIL, come per i lavoratori che hanno modalità di lavoro classico.

Non avere un posto di lavoro fisso e che il capo può tenere sotto controllo però impone da un lato l’onere di formare il lavoratore sui rischi che potrebbe correre e dall’altro quello di essere puntuale e diligente nel seguire le istruzioni ricevute e nel tenere comportamenti che non lo sottopongano a pericoli evitabili.

Smart working: le regole

Lo smart working è normato nel nostro ordinamento dalla legge numero 81 del 2007 che all’articolo 18 lo definisce come

un’attività che viene svolta in parte nei locali dell’azienda e in parte all’esterno, senza che ci sia una postazione fissa.

Si tratta quindi di contratti del tutto assimilabili a quelli di lavoro subordinato, con degli orari spesso flessibili, ma comunque sempre fissati nel massimo di ore giornaliere o settimanali, salva la particolarità di svolgersi anche in luoghi diversi dalla sede dell’azienda: spesso in casa del lavoratore, ma anche in altri luoghi, purché in grado di garantire la sicurezza fisica di chi lavoro e quella dei dati eventualmente trattati.

Il protocollo di intesa del 2021 stabilisce che

la trasformazione di un contratto da classico ad agile può avvenire solo con un accordo tra le parti interessate e può essere sia tempo determinato che indeterminato. Nel documento dovranno essere indicati in modo espresso luoghi dove non potrà mai svolgersi il lavoro e i comportamenti che daranno luogo a sanzioni. Inoltre l’orario di lavoro gli strumenti da utilizzare e le modalità di controllo.

Altro punto è quello del diritto alla disconnessione: pur essendo un lavoro che non è strutturato su un orario preciso, ma su obiettivi da raggiungere il lavoratore agile ha diritto a delle fasce orarie di libertà e quando si trovi in ferie malattie o permesso può spegnare smartphone e computer.

In genere gli strumenti tecnologici per lavorare sono forniti dall’azienda, ma è possibile anche un accordo diverso, se sono previste modalità di rimborso delle spese sostenute, per l’acquisto di computer, e per i contratti telefonici o per la corrente elettrica.

Come è garantita la sicurezza in smart working

Il protocollo di intesa ha messo nero su bianco che anche chi si trovi in smart working deve essere tutelato nello stesso modo previsto per gli altri lavoratori dalla legge numero 81 del 2008. Si tratta della norma che ha regolamentato la sicurezza sui luoghi di lavoro stabilendo quali sono le precauzioni che debbano essere prese per evitare rischi inutili, tra l’altro ponendo l’accento anche sulla formazione e sulla responsabilizzazione dei collaboratori.

L’articolo 22 della legge numero 81 del 2007 dice che

il lavoro agile deve essere svolto solo in luoghi idonei ai sensi della normativa vigente. Al datore di lavoro spetta l’onere di assicurare questa idoneità,

e a questo scopo ogni anno consegna al lavoratore un’informativa scritta dove sono sottolineati i rischi in cui incorre il lavoratore, quest’ultimo ha l’obbligo di cooperare per evitare infortuni o malattie professionali.

Quando l’INAIL ci paga in smart working

Al datore di lavoro spetta l’onere di sottoscrivere presso l’INAIL un’assicurazione che copra chi si trova in smart working per gli infortuni sul lavoro e per le malattie professionali.

Il protocollo di intesa specifica che tra queste malattie ci sono anche quelle che derivano dall’uso di videoterminali. Infine garantita la copertura anche per gli infortuni in itinere, per quelli cioè che si verificano nel percorso fatto da casa fino al posto di lavoro.

Questo tipo di copertura è estesa al lavoro agile perché non deve essere necessariamente svolto a casa propria. Possibile che il lavoratore abbia la propria postazione anche in un luogo più o meno lontano. Attenzione però perché l’articolo 12 del decreto legislativo numero 38 del 2000 parla di

infortunio che si verifica nel normale percorso per recarsi al lavoro, per spostarsi da uno all’altra postazione di lavoro o a quello per recarsi nel posto dove si consumano i pasti.

Non ogni infortunio che si verifica quando ci stiamo spostando ci verrà pagato ma solo quelli che avvengono sul tragitto normale e stando all’interpretazione dell’INAIL su quello più breve e se possibile fatto privilegiando i mezzi pubblici invece dell’auto.

Non sarà pagato il mal di schiena dovuto a una caduta sul marciapiede, avvenuta perché abbiamo deciso quel giorno di lavorare al parco, invece che in casa come concordato. Parimenti se abbiamo deciso di deviare dal percorso normale per fermarci a fare la spesa, un tamponamento con colpo della strega non andrà a carico dell’INAIL. 

Per quanto riguarda gli infortuni sul posto di lavoro le regole sono anche quelle da seguire in azienda. Il lavoratore è pagato solo se ha rispettato le norme di sicurezza che gli sono state fornite, non se è stato palesemente incauto o si è sottoposto volontariamente al rischio. Una cosa è se la sedia che ci ha fornito il nostro capo all’improvviso si sfonda e noi franiamo sul pavimento, altra se ci stavamo dondolando su due gambe e perdiamo l’equilibrio.

Come dimostrare di avere una malattia professionale

Altra questione è quella della malattia professionale perché non è di immediata evidenza come un infortunio e a volte è difficile collegarla alle mansioni che si svolgono sul posto di lavoro. Si tratta comunque di qualcosa contro cui è assicurato anche chi si trova in smart working.

L’INAIL definisce come malattia professionale come una patologia la cui causa si riscontra nel tipo di lavoro svolto, eventualmente aggravata da altri fattori, e che agisce in modo lento e progressivo sull’organismo. Può essere determinata sia dal tipo di mansioni svolte che dal luogo dove si svolgono.

Ci sono malattie cosiddette tabellate, che sono inserite in due tabelle: una per l’industria e una per l’agricoltura per le quali serve dimostrare solo di avere svolto quel tipo di lavoro e di avere contratto la malattia. Non si dovrà invece provare anche il rapporto di causa effetto tra i due eventi.

Chi svolga lavori diversi o contragga malattie non inserite in una tabella ha comunque il diritto a vedersi risarcire i danni, e ad avere in modo gratuito assistenza sanitaria e riabilitative, però deve dimostrare di avere una malattia e che questa è stata causata dalle mansioni svolte o dal luogo in cui ha lavorato.

Come fare la domanda per malattie professionali da smart working

Chi ritenga di avere una malattia professionale e si trovi in smart working deve seguire le stesse regole dettate per tutti i lavoratori. Il primo passo è quello di rivolgersi al proprio medico curante, oppure al medico del lavoro e sottoporsi a una visita. Sarà uno di questi medici a diagnosticarla e a consegnarli un certificato.

Deve di seguito denunciare la malattia al proprio datore di lavoro entro 15 giorni dal giorno in cui si è palesata. Il mancato rispetto di questo termine comporta la perdita del diritto di essere risarcito per i giorni antecedenti alla domanda.

Alla denuncia dovrà allegare anche il certificato medico che attesta la malattia. Nel caso avesse la necessità di essere ricoverato i referti saranno inviati direttamente dalla struttura sanitaria sia all’azienda che all’INAIL.  

Entro cinque giorni dal giorno in cui ha ricevuto la denuncia il datore di lavoro ha l’obbligo di informare l’INAIL. Nel caso non lo facesse sarà sottoposto a una sanzione e il lavoratore potrà fare la segnalazione in autonomia.

Chi avesse i primi sintomi della malattia dopo aver smesso di lavorare, ha comunque diritto al pagamento dei danni, ma dovrà attivarsi in autonomia per presentare la denuncia utilizzando i moduli predisposti dall’INAIL, dove andranno indicati propri dati, quelli del datore di lavoro, la retribuzione, l’orario di lavoro e il settore dell’attività e le mansioni svolte.

Se la domanda è stata presentata in modo regolare al lavoratore sarà fissato un appuntamento con un medico dell’INAIL che lo sottoporrà a una visita preliminare e se necessario ad altri accertamenti. Alla conclusione di tutti gli accertamenti sarà avvisato dall’accoglimento o meno della domanda che non è sempre scontato.

Se la risposta sarà positiva sarà anche informato dell’indennizzo a cui ha diritto e potrà iniziare a usufruire anche dei servizi di cura e di riabilitazione necessari.

L’indennità sarà riconosciuta a partire dal quarto giorno da quello dell’inizio della malattia in proporzione alla paga degli ultimi 15 giorni. In caso di danno biologica sarà previsto un ulteriore indennizzo basato sulla percentuale dalla menomazione.

Chi si vedesse respingere la domanda, avrà tempo tre anni per presentare ricorso presso l’istituto. Le spese per il riesame saranno completamente a carico del richiedente, il cui stato di salute sarà nuovamente esaminato nel corso di una visita collegiale alla quale parteciperanno in contraddittorio il medico dell’INAIL e il medico del ricorrente che ha redatto il primo certificato. 

Assegno Unico marzo 2022: ecco la data del pagamento!

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Tutti sappiamo che possiamo avanzare la nostra richiesta per accedere alla prestazione dell’Assegno Unico Universale a partire dal mese in corso. 

Tuttavia, come abbiamo ribadito già più volte nei nostri precedenti articoli, il pagamento della prestazione inizierà arrivare alle famiglie a partire dal mese di marzo 2022

Ebbene, quando arriveranno i pagamenti dell’Assegno Unico Universale? 

A comunicare le prime date, non ancora ufficiali al 100% è l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, ente che, come sappiamo, si occupa di tali erogazioni. 

Tuttavia, prima di scoprire quando verrà pagato l’Assegno Unico Universale è bene precisare che per averlo sarà indispensabile il nuovo ISEE 2022. Infatti, come vedremo anche nel dettaglio più avanti, coloro che non presenteranno l’ISEE avranno diritto a beneficiare dell’importo minimo anche se, forse, potrebbero ottenere una cifra maggiore. 

In questo articolo andiamo a scoprire quando arriveranno le prime erogazioni dell’Assegno Unico Universale in modo da poterlo segnare in anticipo sul nostro calendario. 

Assegno Unico Universale: la data del pagamento di marzo!

Ad oggi, come sappiamo, sono aperte le domande per fare richiesta dell’Assegno Unico Universale, una misura a sostegno del reddito delle famiglie con figli a carico al di sotto dei 21 anni di età.

Tuttavia, sappiamo anche che, nonostante le domande siano già state aperte, le erogazioni non partiranno a gennaio, bensì a marzo 2022. 

Infatti, fino a tale data sono ancora in vigore le altre misure, come il Bonus Bebè ed il Bonus Mamma Domani

Quindi, come abbiamo capito, l’erogazione del pagamento per la misura dell’Assegno Unico Universale avverrà a marzo per la prima volta. 

Attenzione: anche per coloro che effettueranno la domanda entro giugno 2022 riceveranno l’Assegno Unico Universale da marzo, anche se in questo caso lo riceveranno successivamente. 

Ma quindi, in base a quanto scopriamo dalle FAQ dell’istituto Nazionale di Previdenza Sociale, quando arriveranno i pagamenti dell’Assegno Unico Universale?

Abbiamo capito che il mese di riferimento è marzo, ma ora dobbiamo andare a capire quali saranno le date effettive. 

In base alle risposte date dall’INPS i pagamenti di tale prestazione partiranno il giorno 15 marzo fino alla loro conclusione il 21 marzo. 

Questo significa che la verifica effettuata dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale atta a comprendere se i contribuenti possono fruire dell’agevolazione sarà molto rapida, almeno nella teoria. 

Sappiamo che non sempre l’INPS è puntuale con i pagamenti, lo sanno bene i beneficiari del Reddito di Emergenza

Tuttavia, in base a quanto è stato affermato per il momento, la prima mensilità dell’Assegno Unico Universale dovrà essere erogata tra i giorni 15 e 21 del mese di marzo 2022. 

Assegno Unico Universale: come si procederà con il pagamento?

Ebbene, abbiamo compreso quando arriverà la prima mensilità dell’Assegno Unico Universale nel mese di marzo. 

Tuttavia, una domanda che sorge spontanea, ossia, ci sarà una data fissa per i pagamenti?

Infatti, come sappiamo, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha l’abitudine di fissare delle date per gli appuntamenti con i pagamenti ricorrenti. 

Prendiamo ad esempio il Reddito di Cittadinanza (che ricordiamo essere completamente compatibile con l’Assegno Unico Universale). In questo caso ci sono due date per i pagamenti ogni mese: il 15 per coloro che ricevono il sussidio per la prima volta ed il 27 per coloro che lo ricevono già da tempo. 

Ebbene, queste date fisse saranno previste anche per l’Assegno Unico Universale?

L’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale sembra confermare questo trend. Infatti, sempre all’interno delle FAQ presenti sul sito ufficiale viene scritto che tutti coloro che invieranno la domanda dopo il 28 febbraio riceveranno il pagamento alla fine del mese successivo. 

Quindi, ad esempio, tutti coloro che invieranno le domande a partire dal 1° marzo riceveranno il primo pagamento ad aprile. Non abbiamo ancora alcuna indicazione circa la data esatta per tale pagamento ma l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale è molto chiaro nel dire “alla fine del mese successivo” quindi si prospetta un pagamento nell’ultima settimana di aprile. 

Assegno Unico Universale: il calendario dei pagamenti 

Quindi, andiamo a fare un breve recap in modo da capire meglio la situazione dei pagamenti dell’Assegno Unico Universale che avverranno, ricordiamo, a partire dal 15 marzo. 

Ebbene, il calendario è molto semplice:

  • Coloro che effettueranno la domanda entro il 28 febbraio riceveranno il pagamento della prima mensilità dell’Assegno Unico Universale in una data compresa tra il 15 ed il 21 marzo. 
  • Invece, coloro che invieranno la domanda a partire dal 1° di marzo riceveranno il pagamento alla fine del mese successivo a quello dell’invio, quindi in questo caso, a fine aprile. 

Attenzione: altro importante fattore da ricordare è che coloro che faranno domanda per ricevere l’Assegno Unico Universale entro e non oltre il mese di giugno potranno beneficiare anche delle mensilità arretrate. 

Questo significa che, coloro che richiedono a giugno il sussidio godranno anche dei mesi di marzo, aprile e maggio. 

Assegno Unico Universale: come viene erogato?

Ora che abbiamo capito quando saranno effettuati i pagamenti dell’Assegno Unico Universale andiamo a scoprire come verranno ricevuti dai cittadini. 

Ebbene, il pagamento sarà erogato direttamente sull’IBAN del beneficiario indicato in fase di domanda. Dunque, si potrà ricevere l’Assegno Unico Universale sia sul conto corrente bancario che sul conto postale oppure per mezzo di un bonifico domiciliato. 

Per i genitori vi è anche un’altra possibilità, ossia quella del pagamento del 50% su un conto corrente e 50% sull’altro conto. 

Ricorda: coloro che percepiscono il Reddito di Cittadinanza non dovranno procedere con la compilazione della domanda in quanto il sussidio verrà direttamente accreditato sulla loro card di Poste Italiane

Anche in questo caso la data del pagamento di marzo rimane la stessa, quindi un giorno compreso tra il 15 ed il 21 marzo. 

Come fare la richiesta per l’Assegno Unico Universale!

In questi ultimi giorni c’è un’enorme affluenza di domande per ottenere l’Assegno Unico Universale. 

Ebbene, devi sapere che, ad oggi, non è stata fissata alcuna scadenza per quanto riguarda la richiesta di accesso alla misura. 

Tuttavia, come abbiamo affermato anche in precedenza, se la domanda viene effettuata entro e non oltre il mese di giugno 2022 si avrà diritto a godere anche delle mensilità arretrate. 

Questo significa che coloro che effettuano la richiesta dell’Assegno Unico Universale a giugno, riceveranno anche marzo, aprile e maggio. 

Invece, a partire da luglio questa possibilità non ci sarà più e nessuno avrà più diritto a ricevere gli arretrati. 

Ma come posso fare per inviare la domanda relativa all’Assegno Unico Universale?

Per procedere in tal senso ci sono tre possibili vie. 

La prima strada è quella di consultare direttamente il sito dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Ricorda: in questo caso sarà necessario accedere attraverso le proprie credenziali SPID, CIE o CNS. 

Il secondo metodo per richiedere l’Assegno Unico Universale è quello di mettersi in contatto con il numero verde 803164 gratuito da fisso oppure il numero 06 164 164. Questo secondo numero risulta essere a pagamento, anche da rete mobile. 

Ultima strada per poter ottenere il sussidio è quella di rivolgersi ai servizi offerti in modo totalmente gratuito dal Patronato. 

Ricorda: coloro che percepiscono il Reddito di Cittadinanza non dovranno procedere con la compilazione della domanda in quanto il sussidio verrà direttamente accreditato sulla loro card di Poste Italiane. 

Ritocco al rialzo agli stipendi pa: a chi spetta l’aumento?

Nelle ultime due settimane si sono lette sempre più spesso le parole “stipendi pa” nei titoli dei telegiornali o nei giornali di attualità.

Anche noi di trend-online.com vogliamo occuparci di capire a cosa si riferiscono le recenti modifiche sugli stipendi pa e soprattutto quali figure saranno prese in causa.

Quando si parla di stipendi pa ci si riferisce in generale agli stipendi pubblici, infatti con stipendi pa si intendono gli stipendi della pubblica amministrazione.

La Manovra di Bilancio appena approvata, tra le previsioni di costi, di spesa e di entrate per tutto l’anno 2022 (fino a quando non si inizierà a lavorare alla Legge di Bilancio del prossimo anno) ha toccato anche l’argomento degli stipendi della pubblica amministrazione.

Ricordiamo che con stipendi pa non ci si riferisce solo agli stipendi dei politici, ma questo è un termine molto generale che comprende tutti i dipendenti pubblici che ricevono lo stipendio dalle casse pubbliche.

Prima di andare ad analizzare gli aspetti più importanti degli stipendi pa, vogliamo segnalarvi un interessante video del canale youtube ufficiale del Dipartimento della Funzione Pubblica che ha pubblicato la conferenza stampa che si è svolta lunedì 10 gennaio di presentazione di “Ri-formare la PA”.

La conferenza stampa si è concentrata proprio sulle novità e riforme che sono in attesa di essere sviluppate nella pubblica amministrazione per migliorarne gli aspetti più deboli.

A chi spettano gli stipendi pa?

Come abbiamo accennato brevemente qualche riga sopra, gli stipendi pa spettano a tutti i dipendenti pubblici dai politici e dirigenti, fino all’impiegato di un ufficio che offre servizio pubblico.

Quindi quando il Governo e il Parlamento fanno riferimento agli stipendi pa e alla riforma della pubblica amministrazione non si riferiscono solamente alle cariche pubbliche più facili da individuare (come anche i sindaci e i consiglieri).

Le figure di lavoro pubbliche possono essere le più disparate e non è possibile menzionarle tutte, ma alcuni esempi di lavoratori che percepiscono uno stipendio pa potrebbe rendere più chiaro a chi spettano.

Oltre ai parlamentari e alle cariche pubbliche a livello provinciale e regionale, percepiscono stipendi pa per esempio anche i dipendenti degli uffici comunali oppure gli operatori sanitari che lavorano negli ospedali o nelle asl.

Un esempio, che durante questi due anni di pandemia, che permette di rendere più chiara le figure dei lavoratori dipendenti pubblici che percepiscono gli stipendi pa sono proprio i medici, gli infermieri e i dipendenti che si occupano del settore amministrativo degli ospedali, delle ausl o degli uffici a cui è affidata la gestione degli appuntamenti per i tamponi o per i vaccini per il coronavirus.

Non è necessario che i dipendenti pubblici che percepiscono gli stipendi pa siano persone con lavori dirigenziali, qualsiasi dipendente assunto da una pubblica amministrazione rientra in quel gruppo di persone che riceve uno stipendio pa.

Come consultare gli stipendi pa?

I dipendenti pubblici ricevono una busta paga standard o hanno una busta paga particolare? E soprattutto, come si possono consultare lo storico dei propri stipendi pa?

A differenza dei dipendenti di aziende private che hanno la possibilità di contattare il proprio titolare o il manager di riferimento, accedere allo storico dei proprio stipendi pa sembra davvero impossibile visto che il proprio titolare è lo Stato Italiano.

Ma in realtà proprio per via della complessità degli organi pubblici, il Dipartimento dell’Amministrazione Generale del personale e dei servizi (DAG), il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) hanno commissionato un portale apposito che permetta a tutti i dipendenti pubblici di accedere alle proprie informazioni riguardanti la propria posizione lavorativa (cedolini delle buste paga compresi).

Il portale si chiama NoiPa ed è stato creato per gestire tutta la rete di stipendi del personale sia centrale che periferico della pubblica amministrazione.

Il sito NoiPa dedicato ai dipendenti pubblici permette in pochi click, attraverso una registrazione, di accedere alle proprie informazioni e ai cedolini dei propri stipendi pa correnti o passati.

Dento al portale NoiPa non sono solo caricati i cedolini delle buste paga degli stipendi pa, ma anche tutte le componenti accessorie del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione come ad esempio i contratti di lavoro nazionali straordinari, eventuali compenso incentivante e anche le informazioni relative al Fondo Unico Amministrazione.

Come accedere al portale dedicato agli stipendi pa?

Per avere accesso a tutte queste informazioni, saranno i lavoratori a doversi autenticare sul sito con le proprie credenziali definite in fase di registrazione al sito (codice fiscale del dipendente pubblico e password).

Per registrarsi e ricevere la password, il lavoratore pubblico deve aver comunicato un indirizzo email valido e accessibile.

In quanto portale che raccoglie in un unico sistema di gestione tutti gli aspetti che riguardano il personale (come quelli di natura giuridica, economica e di rilevazione presenze), se l’indirizzo email del lavoratore è già stato comunicato all’amministrazione per cui si lavora, allora questo indirizzo email sarà già stato automaticamente comunicato e registrato sul portale NoiPa in fase di assunzione.

Se invece, al contrario, l’indirizzo email non è ancora stato comunicato, per accedere alle informazioni sulla propria situazione lavorativa e a tutti i documenti relativi agli stipendi pa, sarà necessario rivolgersi al Responsabile dell’Identificazione del Dipendente del proprio ufficio per l’identificazione dal vivo, comunicare l’indirizzo email ed eventualmente il numero di cellulare.

In questo modo il Responsabile sarà in grado di confermare (con l’identificazione dal vivo) che quel determinato indirizzo email e quel numero di telefono corrispondono ad un lavoratore specifico che poi successivamente avrà a disposizione la situazione aggiornata sui suoi stipendi pa.

Una volta che l’indirizzo email è inserito nel registro del sito di NoiPa, per ricevere la password occorrerà seguire alcuni passaggi automatici per completare la propria registrazione.

Infatti una volta comunicato l’indirizzo email, si riceverà una mail di conferma dell’indirizzo email che contiene un link su cui bisogna cliccare per andare a convalidare la registrazione scrivendo il proprio codice fiscale (in modo che il sistema faccia un controllo incrociato per sicurezza).

Quando il lavoratore avrà inserito il codice fiscale riceverà una seconda mail con una password provvisoria e un link su cui bisogna cliccare per accedere al sito in cui si deve modificare la password provvisoria con una password definitiva scelta dal lavoratore.

Se si è comunicato anche il numero di cellulare, contemporaneamente alla ricezione della prima mail si riceve anche un messaggio con un codice temporaneo (codice OTP) da digitare dentro al sito per confermare anche il numero di telefono (a cui seguirà un nuovo sms di conferma dell’avvenuta registrazione del numero di cellulare).

Alla fine della fase di registrazione e autenticazione, si riceverà una mail con uno specifico link su cui cliccare per accedere a tutti i dati sui propri stipendi pa inserendo il codice fiscale e la password scelta.

A questo punto è possibile accedere a tutto lo storico del rapporto di lavoro, compresi i cedolini degli stipendi pa, il contratto di lavoro ed eventuali condizioni straordinarie.

Ecco quindi tutti i passaggi:

  • comunicazione indirizzo email valido con identificazione del lavoratore pubblico di riferimento,
  • ricezione di una mail di conferma della validità dell’indirizzo email comunicato in cui è presente un link su cui cliccare, contestualmente si riceve anche un sms con un codice provvisorio al numero comunicato,
  • inserire il codice fiscale e il codice provvisorio ricevuto per sms sul sito,
  • si riceve una seconda mail con una password provvisoria e un altro link su cui cliccare e contemporaneamente si riceve un sms di conferma dell’avvenuta comunicazione del numero di telefono,
  • inserire la password provvisoria e sceglierne una definitiva.

Come accedere ai cedolini dei propri stipendi pa?

Una volta completata la prodecura di registrazione e finalizzato il primo accesso si potranno visualizzare i dati del contratto di lavoro del dipendente pubblico e i cedolini degli stipendi pa ricevuti.

Per accedere a questa sezione è sufficiente entrare sul sito NoiPa e cliccare in alto a destra nel pulsante “entra”, a questo punto si inseriscono le proprie credenziali (codice fiscale e password definitiva scelta in fase di registrazione).

I cedolini degli stipendi pa si trovano nella sezione “documenti personali”, ogni cedolino rimane a disposizione per la consultazione in formato elettronico per 15 mesi.

Gli altri documenti personali che si trovano in questa sezione del sito sono per esempio la certificazione unica, il modello 730, i contratti scuola etutte le informazioni che riguardano le retribuzioni, i dati previdenziali, fiscali e contabili e infine anche una panoramica che mostra la situazione delle presenze lavorative.

Legge di Bilancio: rialzo del tetto degli stipendi pa nel 2022

Con la Manovra di Governo approvata alla fine di dicembre 2021, sono state fatte alcune modifiche e ritoccati alcuni stipendi pa per l’anno 2022, ma non per tutti i lavoratori.

La norma introdotta in extremis dal Governo nella Manovra di Bilancio prevede un ritocco al rialzo al tetto massimo di spesa solo per le categorie dei dirigenti della pubblica amministrazione.

Il Governo Draghi ha giustificato questa sua scelta comunicando che la decisione è stata presa in seguito ad alcune osservazioni giunte in Governo sulle assunzioni di cariche manageriali e dirigenziali di un certo calibro.

Con un tetto massimo di spesa definito a 240 mila euro lordi (stabilito nel 2014), secondo alcuni, avrebbe impedito nel tempo di assumere professionisti più capaci e abili rispetto a quelli attuali.

Togliendo il limite di spesa per gli stipendi pa dei dirigenti e le cariche più alte sarebbe possibile assumere il personale migliore.

La norma del 2014 che prevedeva il tetto massimo di spesa per gli stipendi pa però era stata approvata (e confermata da una sentenza della Corte Costituzionale nel 2017) per limitare i super compensi ingiustificati della Pubblica Amministrazione.

Ma con questa Legge di Bilancio, cambiano le carte in tavola, Governo e Parlamento hanno approvato la rimozione del tetto massimo per le cariche dirigenziali in vigore e hanno imposto un nuova modalità di calcolo degli stipendi pa per queste cariche.

La nuova regola infatti prevede che il limite di 240 mila euro lordi possa essere superato già da quest’anno e che sarà l’Istat a definire di anno in anno il tetto massimo (utilizzando il calcolo di adeguamento annuale degli stipendi dei docenti universitari).

Secondo le prime indiscrezioni, il nuovo tetto massimo per il 2022 sarà aumentato del 3,78% corrispondente al valore di circa 249 mila euro lordi.

I beneficiari di questa norma sono principalmente le cariche che già percepiscono gli stipendi pa massimi come i dirigenti dei ministeri, gli alti magistrati o alcuni manager delle aziende partecipate dalla Pubblica Amministrazione.

Niente ritocchi agli stipendi pa dei lavoratori comuni quindi.

Questa norma sarà sicuramente destinata ad essere oggetto di polemiche perchè il ritocco al rialzo è stato preso in considerazione solo per chi percepisci stipendi pa ai massimi livelli, ma sicuramente almeno fino alla fine del 2022 (quando sarà approvata la prossima Legge di Bilancio) non sono previste modifiche.

Nel 2022 la TV cambia! Richiedi il Bonus TV! Scopri come!

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Il Bonus Tv e Decoder torna anche nel 2022 in base a quanto previsto dalla Manovra del Governo Draghi

Infatti, proprio per quest’anno assisteremo al tanto atteso switch-off, ossia l’effettivo passaggio al digitale terrestre DVB-T2. 

Questo significa che è stato reso necessario rifinanziare questo bonus per supportare tutte le famiglie nell’acquisto di un nuovo televisore o di un decoder abilitato a ricevere tale segnale. 

Infatti, come sappiamo, questo passaggio sta avvenendo in un momento che economicamente non è dei migliori. Infatti, sembra inutile dirlo, ma la crisi economica causata dal Covid-19 non accenna a fermarsi, sebbene siano presenti dei segnali di miglioramento. 

Proprio per questo motivo è intervenuto il Governo Draghi che, per mezzo della Legge di Bilancio per il 2022 ha dato il via al rifinanziamento del Bonus Tv e Decoder anche per l’anno in corso. 

Si tratta di un bonus previsto fino ad esaurimento fondi, di conseguenza è importante essere veloci per non dover rinunciare alla possibilità di usufruirne. 

In questo articolo andiamo a ricordare come funziona il Bonus Tv e Decoder e capiamo anche in cosa consiste lo switch-off che sta per avvenire nel nostro Paese. 

Bonus Tv e Decoder: perché è necessario?

Come sappiamo, fin dai primi giorni del mese di gennaio 2022 è partita la risintoniziazione dei canali TV. 

Infatti, per continuare a guardare i nostri programmi televisivi preferiti è indispensabile avere un televisore o un decoder abilitati a ricevere la nuova tecnologia di trasmissioni. 

Ebbene, questo processo riguarderà nel corso del 2022 tutta l’Italia a cominciare dalle regioni del Nord che, a partire dalla data del 3 gennaio, stanno assistendo a questa risintonizzaizione. 

La televisione è stata una vera e propria compagna durante il periodo di pandemia che stiamo vivendo, in particolare durante i mesi di lockdown. 

Forse è stato proprio in quel momento che ci siamo davvero resi conto di quanto non potremmo farne a meno. 

Ma quindi, quando avverrà questo passaggio alla tecnologia di trasmissione DVB-T2? Andiamo a scoprirlo meglio nel prossimo paragrafo. 

Bonus Tv e Decoder: quando avverrà lo switch-off?

Le prime regioni italiane interessate allo switch-off alla nuova tecnologia di trasmissione saranno la Valle d’Aosta, il Piemonte e la Lombardia, eccetto la provincia di Mantova. 

Infatti, queste regioni passeranno alla nuova tecnologia in un periodo compreso tra il 3 gennaio ed il 9 marzo. 

Assieme alle tre regioni precedentemente citate passeranno alla tecnologia DVB-T2 anche le province di Piacenza, Trento e Bolzano. 

A ruota seguiranno altre città e regioni, andiamo a vederle più nel dettaglio:

  • Dal 9 febbraio al 14 marzo sarà la volta della provincia di Mantova, del Veneto, dell’Emilia Romagna e del Friuli Venezia Giulia;
  • Dal 1 marzo al 15 maggio toccherà a Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise e Marche;
  • Toccherà poi a Liguria, Toscana, Umbria, Lazio e Campania dal 1° maggio fino al 20 giugno 2022. 

E la Sardegna? Ebbene, per questa Regione il processo è stato differente. Infatti, in base a quanto si legge in una nota del Ministero dello Sviluppo Economico, la Sardegna ha iniziato il processo di switch-off il 15 novembre e l’ha terminato il 4 gennaio con il passaggio degli ultimi canali. 

Bonus Tv e Decoder: l’8 marzo parte la nuova TV

Oltre alla questione legata al nuovo digitale terrestre DVB-T2, il Ministro dello Sviluppo Economico ha annunciato anche l’avvento della nuova codifica di trasmissione. 

Infatti, a partire dalla data dell’8 marzo le TV inizieranno a dismettere la codifica Mpeg-2 a favore di quella ad Mpeg-4. 

In questo modo si potranno vedere programmi in alta qualità. 

Attenzione però: la possibilità di questo miglioramento è usufruibile solo nelle TV abilitate a questa tecnologia. 

Tuttavia, è importante ricordare che fino alla data del 31 dicembre 2022 le televisioni continueranno a trasmettere in entrambe le codifiche, in modo da rendere meno repentino il passaggio. 

Ebbene, hai capito che forse dovresti acquistare una nuova televisione? ecco che il Bonus Tv e Decoder viene in aiuto. 

Infatti, tale agevolazione economica è stata rifinanziata proprio per aiutare i cittadini italiani nell’acquisto di un nuovo apparecchio. Ma andiamo a scoprire il Bonus Tv e Decoder più nel dettaglio. 

Bonus Tv e Decoder: come funziona e chi può averlo?

Abbiamo compreso che il Governo Draghi ha rifinanziato il Bonus Tv e Decoder attraverso la Legge di Bilancio per il 2022. 

In questo modo, il premier Mario Draghi ha deciso di intervenire fornendo un aiuto concreto a tutte quelle persone che decidono di acquistare un nuovo apparecchio televisivo. 

Ma in cosa consiste il Bonus Tv e Decoder? Andiamo a scoprirlo nel dettaglio. 

Innanzitutto è importante sottolineare che il Bonus Tv e Decoder consiste in uno sconto del 20% sul prezzo del nuovo televisore fino ad ottenere uno sconto massimo di 100 euro. 

Per ottenerlo però è necessario compiere un’azione importante. Infatti, il Bonus Tv e Decoder non verrà corrisposto indistintamente a tutti i cittadini italiani. 

Dunque, per ottenere il Bonus Tv e Decoder sarà necessario rottamare il vecchio televisore acquistato prima del 22 dicembre 2018. Infatti, tutte le TV che sono state comprate prima di tale data non risultano essere idonee per ricevere i nuovi canali del digitale terrestre. 

Ma sono finiti qui i requisiti per accedere al Bonus in questione? Ovviamente la risposta è no.

Infatti, sarà necessario essere cittadini italiani ed essere in regola con il pagamento del Canone Rai. Ovviamente, sono esentati dal rispettare questo secondo requisito tutti coloro che risultano essere esentati da tale pagamento, come i cittadini con un reddito basso oppure coloro che hanno un’età anagrafica superiore ai 75 anni. 

Ricorda: il Bonus Tv e Decoder sarà concesso una sola volta per famiglia e sarà erogato fino al 31 dicembre 2022, salvo esaurimento fondi anticipato. 

Bonus Tv e Decoder: come posso richiederlo?

Hai capito che hai bisogno di acquistare una nuova televisione e vuoi usufruire del Bonus Tv e Decoder? Bene, allora andiamo a scoprire nel dettaglio come bisogna fare per richiedere tale agevolazione. 

Come abbiamo capito nel paragrafo precedente, per avere accesso al Bonus Tv e Decoder è necessario aver rottamato il vecchio televisore acquistato prima del 22 dicembre 2018.

Per effettuare ciò sarà necessario recarsi presso un rivenditore oppure in un’isola ecologica autorizzata. 

Cosa dovrai portare con te? Beh, logicamente il televisore da rottamare, ma non solo. Infatti, sarà fondamentale essere in possesso anche del modulo di dichiarazione sostitutiva che potrai trovare senza problemi sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico. 

Cosa succederà poi? Ebbene, nel caso in cui tu abbia deciso di recarti in un’isola ecologica ti verrà rilasciato un documento che attesta la consegna dell’apparecchio. Tale documentazione dovrà essere poi consegnata al venditore della nuova TV. 

Invece, nel caso in cui tu abbia deciso di recarti direttamente dal rivenditore, sarà lui stesso ad occuparsi dello smaltimento. 

Bonus Tv e Decoder: come funziona sopra i 70 anni?

La Legge di Bilancio per il 2022 ha introdotto anche un’importante novità del Bonus Tv e Decoder che va a rivolgersi alle persone con età superiore ai 70 anni.

Infatti, tutti coloro che hanno diritto al Bonus Tv e Decoder ed hanno più di 70 ed una pensione non superiore a 20.000 euro annui, hanno la possibilità di ottenere un’agevolazione. 

Di cosa si tratta? Ebbene, queste persone potranno ricevere un nuovo decoder direttamente a casa loro. 

Pensioni, pagamenti di febbraio in super anticipo: le date!

Pensioni: anche a febbraio 2022 l’anticipo dei pagamenti ci sarà!

Come ormai consueto da quando l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 ha colpito anche il nostro Paese, i pagamenti delle pensioni arriveranno nuovamente prima di quanto previsto di solito.

Per contrastare il dilagare della pandemia, infatti, il Governo ha preso delle decisioni che sono volte ad evitare condizioni di assembramento, contingentando gli ingressi da effettuare in Poste Italiane per ritirare i pagamenti dei cedolini pensioni che, di norma, dovrebbero avvenire ad inizio mese.

In questo articolo scopriremo insieme quando arriveranno le pensioni di febbraio, per le quali è previsto dunque, come preannunciato, un pagamento anticipato di qualche giorno.

Ci occuperemo inoltre del previsto aumento delle pensioni 2022.

Ma andiamo per ordine, e iniziamo occupandoci delle date dei pagamenti delle pensioni di febbraio 2022.

Pensioni: anticipo confermato anche per febbraio 2022?

Che anche le pensioni di febbraio 2022 sarebbero state erogate in anticipo, in fondo, c’era da aspettarselo.

Da quando è stato proclamato lo Stato di Emergenza, in effetti, la Protezione Civile è stata incaricata di allertare tutti i titolari di trattamenti pensionistici in merito alle date di erogazione dei trattamenti stessi.

La Protezione Civile, dunque, ha di volta in volta comunicato le mensilità interessate dagli anticipi delle erogazioni, attraverso dei comunicati ufficiali.

L’ultima ordinanza della Protezione Civile (la n. 816 del 17 dicembre 2021) si è però limitata a fornire le indicazioni sulle date di erogazione anticipata delle pensioni relative al mese corrente, quello di gennaio.

In altre parole, al momento, attendiamo una nuova ordinanza che si riferisca al mese di febbraio 2022 e che comunichi le date ufficiali dei pagamenti delle pensioni per il prossimo mese.

Ordinanza che non dovrebbe comunque tardare e che arriverà quasi certamente: dato che lo Stato di Emergenza è stato prorogato al 31 marzo 2022, è improbabile che le erogazioni delle pensioni riprendano normalmente, come in epoca pre-pandemia.

Sarà necessario, anche per il mese di febbraio 2022, contingentare gli accessi agli uffici postali, consentendo il ritiro delle pensioni in ordine alfabetico, come già accaduto nei mesi scorsi.

Pensioni, calendario febbraio 2022: ecco quando arriveranno

Nel caso in cui l’erogazione anticipata venisse confermata, la Protezione Civile emetterà ordinanza ufficiale, come già accaduto per i mesi precedenti durante i quali i pagamenti delle pensioni sono avvenuti anticipatamente.

Al momento, in ogni caso, stiamo ancora aspettando tale ordinanza ufficiale, anche se possiamo già fare qualche ipotesi, basandoci su quanto già avvenuto i mesi scorsi.

Del calendario di febbraio 2022 relativo alle erogazioni delle pensioni, tra l’altro, si è occupato anche gds.it in un recente articolo sull’argomento.

Secondo il quotidiano, i pagamenti delle pensioni del prossimo mese “partiranno il 25 o il 26 gennaio del 2022, per poi concludersi, con la turnazione alfabetica, l’1 febbraio.

Qualora i pagamenti dovessero iniziare il 25 gennaio, in quella giornata potranno ritirare il proprio trattamento pensionistico soltanto i percettori di pensione il cui cognome inizia con le lettere A o B.

Seguiranno, il 26 gennaio 2022, i pensionati con cognomi inizianti con lettere C o D. Il giorno successivo, ossia il 27 gennaio, sarà invece la volta dei pensionati con cognomi dalla E alla K.

Il 28 gennaio potranno recarsi agli sportelli coloro il cui cognome inizia con lettere dalla L alla O, mentre il successivo 29 gennaio sarà il turno delle lettere dalla P alla R.

Attenzione a questa data, dato che cade di sabato: in questo caso, il ritiro pomeridiano non sarà ammesso, e bisognerà recarsi presso lo sportello postale esclusivamente in mattinata.

Gli accrediti anticipati si concluderanno il 31 gennaio 2022, quando i restanti pensionati (con iniziali dalla S alla Z) potranno ritirare le proprie pensioni.

Chiariamo che queste date non valgono purtroppo per tutti, ma per coloro che ritirano abitualmente i propri trattamenti pensionistici presso gli sportelli postali.

Chi ha scelto altri metodi di pagamento, quali quelli automatici, riceverà probabilmente la propria pensione tra il 31 gennaio ed il 1° febbraio 2022.

Inoltre, qualora le erogazioni delle pensioni di febbraio 2022 dovessero iniziare il 26 gennaio, ovviamente, occorrerà slittare il calendario fino ad ora analizzato di un giorno.

In ogni caso, attendiamo comunicazioni ufficiali sia dall’INPS che dalla Protezione Civile, che presto daranno conferma del definitivo calendario pensioni di febbraio.

Pagamenti pensioni febbraio 2022: come riceverli direttamente a casa

Oltra misura di prevenzione dei contagi, attiva da quando il Covid-19 ha iniziato a far vittime, è rappresentata dalla possibilità di ricevere la propria pensione di febbraio direttamente a casa propria.

Si tratta di un’iniziativa, denominata Pensioni a domicilio, che nasce grazie alla collaborazione dei Carabinieri con Poste italiane S.p.A, e che consente di delegare i carabinieri al ritiro delle pensioni presso gli sportelli postali.

Sfortunatamente, non tutti i pensionati possono partecipare a “Pensioni a domicilio”: per poter accedere all’iniziativa e ricevere le pensioni di febbraio (ma anche le successive) direttamente a domicilio vanno infatti rispettati dei requisiti.

Innanzitutto, quello legato all’età: possono fruire di questo servizio solo i pensionati over 75. In secondo luogo, il pensionato non può aver precedentemente fornito una delega di ritiro ad altro soggetto, pena l’esclusione da “Pensioni a domicilio”.

Infine, il percettore di trattamento pensioni non deve abitare vicino ad altri parenti, né deve convivere con loro.

Pensioni febbraio 2022, oltre i pagamenti: parliamo dell’aumento!

Prima di avviarci alla conclusione, ci occuperemo degli aumenti alle pensioni previsti per questo primo trimestre 2022.

A gennaio 2022 è stata in effetti introdotta una prima maggiorazione ai cedolini pensioni, maggiorazione legata strettamente all’aumento dell’inflazione. Tale maggiorazione, come vedremo a breve, è legata all’importo percepito dai pensionati, ed è variabile.

Nello specifico, verrà garantito un aumento pari all’1,7% a chi percepisce pensione minima o una pensione fino a tre volte maggiore tale pensione minima. L’aumento previsto è dell’1,53% per chi, invece, percepisce un importo pari ad un massimo quantificabile come cinque volte superiore alla pensione minima.

Infine, riceveranno un aumento pari all’1,275% i restanti percettori di trattamento pensioni.

Ma la maggiorazione legata all’inflazione non è l’unica fonte di aumenti per le pensioni di febbraio e dei successivi mesi del 2022.

Come in molto sapranno già, il Governo Draghi si è di recente impegnato in una nuova riforma IRPEF, che ha modificato gli scaglioni precedentemente previsti.

La conseguenza diretta di tale riforma è un taglio netto all’IRPEF stessa che, per i pensionati, coinciderà con degli aumenti alle pensioni.

Aumenti che, in base al reddito dichiarato, possono variare fino ad arrivare, per i redditi più elevati, fino a 700 euro l’anno.

Non si tratterà, ovviamente, di aumenti diretti sulle pensioni, ma di un risparmio sulle tasse da pagare, che coinciderà quindi con più soldi a disposizione dei pensionati.

Dell’aumento delle pensioni di febbraio 2022 (e, in generale, dei primi mesi di questo nuovo anno) grazie alla riforma IRPEF se n’è occupato anche il canale YouTube Mondo Pensioni in un recente video, di cui si consiglia la visione per eventuali approfondimenti.

NASPI, RdC, Assegno Unico: i primi pagamenti INPS 2022!

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Le difficoltà economiche per molti italiani non si fermano, con nuovi mesi di emergenza sanitaria. Nel frattempo vengono applicate anche una serie di misure per la tutela della salute dalla diffusione del virus Covid-19. Per gli italiani comunque anche nel 2022 sono riconfermate alcune forme di aiuto economico garantite dall’ente previdenziale INPS.

Si tratta di aiuti per contrastare la disoccupazione, oppure di sostegni alle famiglie con figli, e per garantire un supporto aggiuntivo anche in questi mesi.

Gennaio è un mese piuttosto importante, anche perché in questo mese è stabilita la scadenza di una operazione indispensabile, volta a conseguire i diversi bonus e sostegni introdotti dallo stato. Si tratta del calcolo dell’ISEE, come riporta Patronato.com:

“L’ISEE 2021 è scaduto il 31 dicembre scorso e per poter continuare a beneficiare di alcune prestazioni sociali (es. Reddito di Cittadinanza e Carta Acquisti).”

Importantissimo quindi risulta per molti italiani provvedere al rinnovo di questo particolare valore, che riporta tutte le informazioni relative alla condizione reddituale della famiglia, entro il 31 gennaio 2022. L’ISEE va rinnovato entro la fine di gennaio 2022, presentando agli enti preposti tutta la documentazione relativa alle entrate economiche e alla composizione del nucleo famigliare.

L’ISEE è importantissimo per poter richiedere diversi tipi di sostegni all’ente previdenziale, in quanto inquadra nel dettaglio la situazione specifica della famiglia richiedente. Questo dato va aggiornato anche in base a situazioni lavorative che sono venute a cambiare, come ad esempio la perdita del posto di lavoro, la diminuzione degli introiti economici durante l’anno. 

In questo articolo presentiamo tutte le misure previste per il mese di gennaio e i pagamenti che arriveranno ai cittadini, in base a diversi sostegni presenti: la NASPI, l’RdC, l’Assegno Unico, ma non solo.

Pagamenti INPS 2022: la NASPI

La NASPI continua ad essere presente per molti cittadini italiani. La misura, per chi non la conoscesse, va a sostenere economicamente chi ha perso il proprio posto di lavoro per cause involontarie. Si tratta di una erogazione che viene corrisposta dall’INPS ogni mese a chi ha perso il lavoro.

Di fatto questo sostegno garantisce una entrata economica nel momento in cui questa è assente, a causa della disoccupazione involontaria. La NASPI era già attiva negli scorsi anni, e ha aiutato diversi cittadini ad attraversare alcuni momenti delicati di crisi durante l’emergenza sanitaria.

Questa indennità viene garantita anche per il 2022 secondo l’ultima manovra, che va a confermare molte delle misure di sostegno rivolte agli italiani, imprese e famiglie. I pagamenti della NASPI sono previsti per il 2022 in modo allargato: secondo le ultime decisioni infatti questa mensilità viene corrisposta da quest’anno anche ai lavoratori del settore agricolo, inizialmente esclusi.

Si tratta di una novità che riguarda da vicino gli operai agricoli assunti a tempo indeterminato, che da quest’anno potranno procedere alla richiesta di accesso a questa forma di aiuto. Dal primo giorno di gennaio sono cambiate alcune caratteristiche di questa importante misura erogata dall’ente previdenziale.

Principalmente, oltre all’allargamento dei destinatari, sono stati semplificati i criteri per cui un cittadino può domandare l’accesso alla misura. Non è più obbligatorio infatti aver lavorato 30 giorni nell’anno precedente a quando si presenta la domanda, per poter accedervi.

Indubbiamente questa è una modifica che va a beneficio dei cittadini, specialmente quelli che hanno lavorato in modo discontinuo. Tuttavia rimane importante un requisito: aver versato almeno 13 settimane di contributi per scopi previdenziali in un periodo di quattro anni precedenti. Inoltre rimane importante essere disoccupati in modo involontario.

Per gennaio 2022 iniziano oggi le erogazioni, fino al giorno 21. Si tratta quindi di una settimana in cui verranno corrisposti i pagamenti a tutti coloro che possono ricevere la NASPI.

Pagamenti INPS 2022: RdC

Un altro sostegno non meno importante della NASPI è il reddito di cittadinanza (RdC). Si questa erogazione si è discusso a lungo nel 2021, soprattutto per le modifiche da applicare alle diverse caratteristiche della misura. Questo sostegno viene indirizzato a chi si trova senza lavoro, come indennità a tutela della povertà e contro la disoccupazione.

Le recenti modifiche della misura vanno in una direzione di distribuzione di questi sostegni più controllata, e lìobiettivo è quello di evitare che i cittadini vengano disincentivati nella ricerca di un lavoro. Quello che si è registrato negli scorsi anni infatti è un fenomeno che portava i cittadini a rimanere fermi ricevendo gli importi mensili di questo aiuto, e a rinunciare a trovare un lavoro.

Da quest’anno i modi per mantenere attiva questa forma di pagamento saranno più difficili: oltre ad un maggiore controllo sulle richieste per questi pagamenti, l’RdC si rischierà di perdere se non si accettano le offerte di lavoro proposte dalle agenzie impiegate per questo scopo.

Al secondo rifiuto di un’offerta di lavoro derivata da queste realtà, il cittadino può perdere definitivamente l’accesso all’RdC. Si tratta di cambiamenti che rendono più stringente il reddito di cittadinanza, per garantire che venga erogato solamente a chi effettivamente si impegna nella ricerca e nell’accettazione di un lavoro.

A questo proposito, lo stato introduce nuove iniziative di formazione e accompagnamento al lavoro impiegando le agenzie interinali e le agenzie per il lavoro, mentre i navigator che vi lavoravano in precedenza vengono accantonati (non senza qualche protesta).

Per quanto riguarda i pagamenti di gennaio 2022 dell’RdC, la settimana dal 15 al 27 è da tenere d’occhio: il 15 gennaio partono le erogazioni per i nuovi cittadini che hanno richiesto l’RdC, mentre dal 27 gennaio 2022 verranno effettuati i pagamenti relativi alle mensilità già richieste in precedenza, per chi sta ricevendo il reddito di cittadinanza.

Pagamenti INPS 2022: l’Assegno Unico

Una novità importante per quest’anno riguarda il nuovo sostegno che viene corrisposto alle famiglie italiane, purché siano presenti figli all’interno del nucleo famigliare. Per questi genitori, con figli a carico fino a 21 anni, è possibile attingere ad un aiuto economico diretto e specifico, assegnato ogni mese.

L’attesa per questa misura è tanta, dato che per poterne beneficiare appieno è necessario ancora attendere almeno fino a marzo 2022. Tuttavia è già possibile, per chi ne è interessato e rientra nei requisiti, proporre la propria domanda di accesso a questo aiuto economico.

L’Assegno Unico andrà erogato in cifre diverse in base alla condizione specifica economica dei genitori e della famiglia, e può essere più o meno elevato in base alla situazione.

Fondamentale anche in questo caso è avere con sé, al momento della domanda, un indicatore ISEE accurato e aggiornato che rispecchi la situazione attuale della famiglia. In mancanza di questa informazione, l’Assegno Unico verrà comunque pagato, ma in misura minore.

In base alle tempistiche al momento dichiarate, i cittadini hanno ancora tutto il mese di gennaio e di febbraio 2022 per procedere al calcolo del proprio ISEE e presentare domanda di accesso all’Assegno Unico. La misura sarà effettivamente attiva solamente da marzo, per cui bisogna ancora attendere per ricevere la copertura economica a favore dei figli.

Pagamenti REM: torneranno?

Una delle misure per cui al momento esiste una grande incognita è il REM, ovvero il reddito di emergenza. Moltissimi italiani hanno richiesto un ritorno di questo sostegno, che tuttavia sembra essere passato in sordina. Come riporta un articolo di Ticonsiglio.it, questo tipo di pagamento INPS è fermo da diversi mesi:

“Pur essendo una delle misure di sostegno più diffuse e apprezzate nel corso della pandemia da Covid 19, il Reddito di Emergenza si è fermato all’ultima erogazione di settembre 2021.”

Nella teoria, questo tipo di aiuto è stato collegato in modo diretto al periodo di emergenza sanitaria, garantendo alcune erogazioni sotto forma di pagamenti mensili per un periodo in cui la situazione economica era fortemente penalizzata per tutti i cittadini.

Nella pratica, l’ultima mensilità, riferita al mese di settembre 2021, è arrivata in molti casi con tempi più lunghi del previsto, e nonostante le diverse richieste, il REM non è tornato per gli ultimi mesi del 2021. Questo fa pensare che non tornerà neanche per il 2022.

Nonostante il REM non sia stato prorogato al momento, c’è chi pensa in una sua reintroduzione a causa del perpetuarsi delle difficoltà sanitarie, a cui questa misura è sempre stata direttamente collegata. La domanda che si fanno molti italiani è come mai questo particolare sostegno non si vede in questi mesi, nonostante fino a marzo vi è la sicurezza assoluta dello stato di emergenza.

Per eventuali proroghe bisognerà ancora aspettare, anche se al momento sembrano improbabili, dato il silenzio generale su questa misura, che in passato ha sostenuto molti italiani.

Pagamenti INPS gennaio: altri sostegni

Oltre alla NASPI, l’RdC e l’Assegno Unico, per il 2022 si prospettano nuove misure di sostegno al reddito, e aiuti diretti non solamente alle famiglie e ai cittadini, ma anche alle imprese. Si parla in questi giorni di un nuovo Decreto Sostegni riferito al 2022, che dovrebbe arrivare per tutelare soprattutto alcuni settori lavorativi ancora una volta penalizzati dall’emergenza sanitaria: il turismo e lo spettacolo.

Anche la cassa integrazione è una forma di sostegno ai lavoratori che viene prorogata nel 2022. Si tratta di un aiuto che ancora una volta viene introdotto per le imprese in difficoltà a causa della pandemia.

Allo stesso modo vengono garantiti sostegni e incentivi a tutte le imprese che assumono persone particolarmente svantaggiate: ex lavoratori di aziende che sono in crisi economica, lavoratrici donne, giovani.

Altri tipi di aiuti arrivano anche sotto forma di carta acquisti, per i cittadini con reddito basso. Si tratta di un aiuto che torna anche questo mese per molte famiglie, sempre con la cifra di 80 euro ogni due mesi. Nel frattempo si discute su ulteriori misure da introdurre per questo periodo, almeno per la copertura dei primi mesi di 2022 in cui è ancora presente l’emergenza sanitaria.

Modello ISEE: tutti i documenti necessari per la DSU!

Sempre con maggiore frequenza oggi, per poter accedere a bonus, incentivi, agevolazioni ed aiuti di diversa natura, si fa riferimento al cosiddetto Indicatore della Situazione Economica Equivalente, meglio conosciuto con l’acronimo ISEE.

In effetti, il valore di questo indice è molto spesso il parametro discriminante per stabilire l’accesso o meno a tutte queste agevolazioni, e ad oggi, proprio a seguito della riforma che ha riguardato la materia, si è stabilito che al fine di poter procedere a richiedere e a calcolare questo indicatore, è necessario un altro documento indicato con l’acronimo DSU.

La DSU, o Dichiarazione Sostitutiva Unica, è dunque proprio il nuovo documento necessario per richiedere l’ISEE ed è di fatto, un’autocertificazione in cui si attestano le caratteristiche del nucleo familiare del richiedente, del reddito e della sua situazione patrimoniale, sia mobiliare che immobiliare.

ISEE 2022 e DSU: come sono collegate

Pertanto sulla base di quanto sopra scritto, la DSU altro non è che un documento che racchiude in sé tutte le informazioni di carattere anagrafico, reddituale e patrimoniale necessarie a descrivere la situazione economica del nucleo familiare.

Essere in grado di compilare correttamente la DSU è fondamentale perché, abbiamo detto, da essa discende la possibilità di richiedere e di calcolare poi materialmente l’ISEE, indicatore quest’ultimo che oggi è il parametro fondamentale per accedere ad alcune agevolazioni fondamentali previste per l’anno in corso.

Tra queste si pensi ad esempio all’assegno unico per i figli, ma anche agli assegni per la maternità, oppure al bonus famiglia, o al bonus bebè, oppure ancora a tutte le agevolazioni connesse alla carta acquisti, alle tasse universitarie, alle borse di studio, e così via.

Quindi la compilazione esatta della DSU non è che il primo passo necessario per poter usufruire di tutta una serie possibile di vantaggi di cui l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, diventa l’effettivo strumento di valutazione.

ISEE 2022 e DSU: le relative scadenze

Per quanto riguarda i tempi per la compilazione delle DSU e quindi la richiesta e il calcolo dell’ISEE, bisogna specificare che, mentre la Dichiarazione Sostitutiva Unica si può presentare in qualunque periodo dell’anno, non la stessa cosa accade per la dichiarazione ISEE, che normalmente ha validità solo per l’anno solare nel quale di fatto, risulta essere stato calcolato.

Ecco perché normalmente per poter essere ammessi a godere di determinate agevolazioni lo Stato o chi per esso, richiede sempre la situazione ISEE aggiornata all’anno solare in corso.

Questo vuol dire che ad esempio, con riferimento a tutti gli ISEE che saranno elaborati nel corso di quest’anno saranno validi solo fino alla fine di questo anno.

Per il successivo si dovrà procedere ad un nuovo calcolo dell’Indicatore proprio perché nel frattempo la condizione familiare, economica o patrimoniale del richiedente o dei suoi familiari potrebbe essersi nel frattempo modificata.

Per chi fosse interessato un video tratto dal canale Francesco Consulente – YouTube, offre spunti interessanti sul tema.

ISEE 2022 e DSU

Quindi abbiamo visto che affinché si possa calcolare correttamente l’ISEE, altrettanto fondamentale è che la Dichiarazione Sostitutiva Unica, sia quanto più veritiera possibile.

Questo vuol dire che questa autocertificazione, questo documento, deve riprodurre in modo più fedele possibile un’immagine reale di quella che è la situazione demografica, reddituale e patrimoniale del richiedente e dell’intero nucleo familiare.

Ecco perché ai fini della corretta compilazione della DSU, saranno necessari tutta una serie di documenti che non possono mai mancare al fine di evitare inutili errori. Quindi ora vediamo quali sono tutti i documenti che sono necessari al fine di una corretta pubblicazione della DSU.

ISEE 2022 e DSU: istruzioni per la compilazione e dove presentarla

È direttamente il ministero del Lavoro che fornisce tutte le indicazioni precise per poter compilare la DSU, indicazioni che tra l’altro sono state oggetto proprio di una recente modifica lo scorso mese di luglio.

Ad ogni modo bisogna dire che in linea generale, prima di procedere alla compilazione materiale della DSU sulla base delle istruzioni opportunamente fornite, i documenti che si devono avere a disposizione e che davvero sono necessari alla composizione dell’autocertificazione, devono riguardare queste informazioni basilari.

Innanzitutto si devono avere a disposizione documenti con l’anagrafica tanto del dichiarante che del nucleo familiare, in secondo luogo si devono avere documenti dai quale emergano tutti i redditi del nucleo familiare e il patrimonio da questo posseduto sia esso materiale che immateriale, ed infine se è presente una condizione di disabilità in famiglia, anche tutta la documentazione a corredo di questa situazione.

Una volta in possesso di tutta questa documentazione, ovviamente dettagliata, questa deve essere presentata all’Inps oppure ai Caf che sono abilitati, ai fini di poter ottenere il calcolo dell’indicatore ISEE sulla base del quale poter accedere alle agevolazioni.

In aggiunta a questa prima procedura però, i contribuenti hanno una seconda possibilità e cioè quella di fare riferimento alla Dichiarazione che è già precompilata direttamente dall’Inps o dall’Agenzia delle Entrate ed eventualmente integrarla con altre informazioni aggiuntive fornite autonomamente dal contribuente.

ISEE 2022 DSU e valutazione comparativa

Abbiamo per ora dato una descrizione per grandi linee di quelli che sono i documenti che sono necessari alla compilazione della certificazione DSU limitandoci a definire i macro argomenti che queste informazioni devono andare a coprire.

Ad ogni modo bisogna dire che tutta questa documentazione che verrà presentata all’ente competente, comunque deve risultare esaustiva al fine di delineare in modo più veritiero possibile il profilo economico della famiglia che sta appunto richiedendo questa certificazione.

Ovviamente questo profilo economico poi sarà definito sempre dopo una valutazione comparativa con la situazione reddituale anche degli altri nuclei familiari, e comunque deve essere idoneo a descrivere sempre la condizione economica più aggiornata della famiglia stessa.

Andiamo ora a dettagliare i tipi di documenti che prima abbiamo solo accennato per macro-aree.

ISEE 2022, DSU e documenti anagrafici

Tutti i documenti anagrafici devono chiaramente servire ad identificare in modo veritiero e corretto sia il dichiarante che i componenti del nucleo familiare, come tale questi sono indubbiamente il documento di identità ed il codice fiscale, e se il nucleo familiare è in affitto, serve anche una copia del contratto di locazione e la quietanza di tutti i pagamenti effettuati.

ISEE 2022, DSU e documenti per il reddito

Quando invece parliamo di tutti i documenti dai quali sia desumibile la situazione reddituale del nucleo familiare, bisogna in questo caso fare un ulteriore specifica, perché chiaramente dipendono sempre dall’anno di riferimento per il quale questa DSU verrà impiegata per il calcolo dell’ISEE.

Nello specifico e con riferimento all’ISEE per il 2022, tutti i documenti che fotografano la situazione reddituale della famiglia devono essere relativi ai due anni antecedenti, ovvero al 2020.

Quindi bisogna produrre la dichiarazione dei redditi del 2021 ma relativa al periodo d’imposta del 2020, ovviamente si intende ognuna con il relativo modello attinente all’attività professionale svolta o allo stato di pensionato, gli eventuali assegni per il nucleo familiare sempre relativi al 2020,.

Bisogna inoltre presentare la dichiarazione degli eventuali redditi prodotti come lavoratori dipendenti all’estero o che siano tassati solo all’estero, nonché qualunque altra documentazione dalla quale risulti di aver percepito sussidi, indennità, trattamenti previdenziali o assistenziale sempre con riferimento a quell’anno.

ISEE 2022, DSU: ISEE corrente

Abbiamo detto come tutte le informazioni che fotografano la situazione reddituale della famiglia per il 2022 deve far riferimento a tutti i redditi di competenza dell’anno 2020.

Tuttavia può accadere che ci siano particolari situazione che siano nel frattempo accadute e cha abbiano profondamente modificato la condizione reddituale nel nucleo familiare stesso.

Si pensi a tutte quelle situazioni in cui ad esempio, ci sia stata la perdita di lavoro da parte di uno dei componenti della famiglia, ovvero alle situazioni in cui uno di loro si sia trovato in una condizione tale per cui si sia modificato il reddito inizialmente percepito, oppure o al fatto che la famiglia abbia avuto la perdita di un trattamento previdenziale relativo a qualche componente.

In questa fattispecie è evidente che la DSU costituita sulla base di documenti che fotografano la situazione reddituale di due anni prima non possa considerarsi pienamente attinente alla realtà.

Ricorrendo questa situazione ed essendo preminente il fatto che a qualunque agevolazione la famiglia abbia accesso, questo deve avvenire sempre sulla base dell’indice ISEE corrente all’anno 2022, in virtù del DM dello scorso 5 luglio si dà la possibilità comunque di poter sempre accedere ai dati più aggiornati che si trovano sul portale del Ministero del Lavoro.

ISEE 2022, DSU e documenti sul patrimonio

Ai fini di una corretta compilazione della DSU, sono poi necessari tutti i documenti dai quali si possa dedurre il patrimonio mobiliare e immobiliare del nucleo familiare, sempre al 2020.

Tra questi rientrano tutti i saldi e le giacenze di conti correnti postali e bancari, eventuali quote di partecipazioni all’interno di società.

In relazione al patrimonio immobiliale da presentare la visura catastale di tutto il patrimonio immobiliare posseduto, tutti gli atti catastali e notarili dai quali risultino compravendite, successioni o donazioni di patrimonio immobiliare, anche se avvenute all’estero, i certificati nel quale risulti la quota capitale residua di eventuali mutui contratti per l’acquisto o costruzione di immobili di proprietà.

Infine anno altresì presentati targa ed estremi di registrazione al PRA o al R.I.D. di autoveicoli o motoveicoli con cilindrata superiore a 500 cc, ovvero navi e imbarcazioni da diporto.

ISEE 2022, DSU e disabilità

Se poi all’interno del nucleo familiare è presente un componente che si trova in una condizione di disabilità, con riferimento a questo soggetto si devono presentare oltre a quelli già elencati anche un’altra serie di documenti.

Tra questi la certificazione dell’ente che ha riconosciuto la disabilità completa di numero e data di rilascio e anche tutta la documentazione di eventuali spese che si siano sostenute a seguito di ricoveri all’interno di strutture assistenziali o di spese che invece si siano sostenute per cure domiciliari.