Naspi: 3 pessime novità! Come evitare di perdere l’indennità

Naspi: 3 pessime novità! Come evitare di perdere l'indennità. Leggi l'articolo e scopri gli ultimi aggiornamenti sul tema previsti dall'Inps!

Importanti novità, per chi nel nostro paese percepisce l’indennità di disoccupazione. L’Inps, infatti, nella sua circolare n.18 del 1° febbraio u. s. ha reso noto quelle che sono tutte le linee guida e tutti i cambiamenti in tema di ammortizzatori sociali nel nostro paese.

lNello specifico e con riferimento alla Naspi, l’ente ha specificato l’ammontare dell’importo massimo da prendere come riferimento a partire dal 1° gennaio di quest’anno, e la retribuzione sulla base della quale procedere al calcolo dell’indennità stessa.

Ricordiamo in effetti, che relativamente alla Naspi era stato stabilito dallo stesso ente il 31 gennaio 2022 come termine ultimo per poter comunicare il reddito annuo presunto che è quello sulla base del quale verrà effettuato poi il calcolo dell’indennità.

Coloro infatti che non avessero provveduto entro tale data, corrono il serio pericolo di non vedersi riconosciuta la prestazione economica corrispondente a questa indennità.

Ma vediamo cos’è questa Naspi e quale siano gli aspetti che la circolare Inps ha espressamente definito.

Naspi: di cosa si tratta

La Naspi è stato istituita attraverso il D. Lgs. n. 22/2015 e si è qualificato subito come il principale sostegno in materia di disoccupazione, tanto che ha finito per sostituire nel tempo ogni altro tipo di trattamento esistente in materia.

È un sussidio di natura economica che viene dato a tutti i lavoratori, che per cause indipendenti dalla propria volontà, abbiano perso il loro impiego.  

È una prestazione che viene erogata mensilmente e risulta compatibile anche con il reddito di cittadinanza, pertanto sono due misure di sostegno cumulative e non alternative.

Naspi: la circolare Inps

Al fine di definire l’importo annuo dell’indennità di disoccupazione l’Inps definisce con cadenza annuale appunto, un importo minimo che la rappresenta l’importo base di calcolo della Naspi.

Questo importo minimo viene ovviamente modificato e parametrato nel tempo per tenere conto della variazione eventualmente intervenuta nel valore dell’indice dei prezzi al consumo che viene comunicato periodicamente dall’Istat.

Sulla questione si è avuta lo scorso 1° febbraio proprio una circolare dell’Inps che ha ridefinito in modo molto dettagliato per tutto il 2022, quelle che sono le principali linee di indirizzo nel quadro più generale degli ammortizzatori sociali.

Nello specifico questa circolare ha specificato in modo preciso l’importo massimo di riferimento sia per la Naspi, che per la DIS-COLL, che dell’assegno mensile che dovranno percepire ogni mese i lavoratori socialmente utili.

Per chi fosse interessato, il video tratto dal canale (645) Martino Campioni – YouTube, consente di approfondire il tema.

Naspi: gli importi per il 2022

La circolare dell’Inps sopra menzionata stabilisce che anche per il 2022 la retribuzione sulla base della quale si deve calcolare la Naspi sia di 1.250,87 euro, e che la stessa venga di fatto, ad essere calcolata con gli stessi identici criteri che erano già stati individuati all’interno della circolare del 2015 la n. 94.

Ad ogni modo, la circolare dello scorso 1° febbraio però, pur definendo l’ammontare minimo di rifermento, stabilisce anche che comunque l’importo massimo per questa indennità nel corso del 2022, non può superare l’importo mensile di 1.360,77 euro.

Naspi: modalità di calcolo

Per quanto attiene specificatamente la modalità di calcolo della Naspi, si deve prendere in considerazione la retribuzione media mensile del lavoratore degli ultimi quattro che risulta essere imponibile ai fini previdenziali.

A questo punto bisogna distinguere due casi ossia se l’importo di questa retribuzione sia inferiore o superiore all’importo minimo di riferimento che viene stabilito annualmente dalla legge.

Nella prima eventualità l’importo della Naspi corrisponde al 75% della retribuzione media cui si aggiunge la rivalutazione annua per tenere conto della variazione dell’indice dei prezzi al consumo dell’ISTAT.

Nella seconda eventualità, la Naspi è pari sempre al 75% ma dell’importo annuo di riferimento stabilito dalla legge cui si aggiunge una percentuale pari al 25% ottenuto come differenza tra il valore della retribuzione media mensile e il valore di questo importo minimo.

Va sempre comunque ribadito che l’importo della Naspi non potrà mai superare il limite massimo che è stato definito dalla legge che ricordiamo per il 2022 è di 1.360,77 euro.

Naspi: sistema di décalage

Bisogna poi ricordare che l’importo dell’indennità di disoccupazione non è invariabile nel tempo, infatti la stessa circolare Inps ha stabilito che sia prevista per la stessa, un sistema di décalage.

Nello specifico è previsto che la Naspi si riduce di una percentuale mensile del 3%, a partire dal sesto mese di erogazione; questa riduzione invece slitta di due mesi e dunque inizia all’ottavo mese anziché al sesto, se il beneficiario ha 55 anni al momento in cui presenta domanda per la richiesta dell’indennità.

Questa indennità verrà pagata dall’Inps direttamente attraverso bonifico domiciliato o con accredito diretto sul c/c postale o bancario del richiedente.

Naspi: chi sono i beneficiari

Possono ricevere la Naspi facendone regolare domanda, tutti i lavoratori dipendenti sia pubblici che privati, tuttavia, in virtù della legge di Bilancio del 2022 si è allargato ulteriormente il numero dei soggetti che possono godere di questo beneficio.

Ad oggi infatti che possono richiedere la Naspi anche tutti gli operai del settore agricolo purché in possesso di un contratto di lavoro a tempo indeterminato.

Non sono autorizzati a presentare domanda per la Naspi tutti coloro che hanno un contratto a tempo determinato, tutti i lavoratori del pubblico impiego e chi abbia già i requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata.

Naspi e durata erogazione

La Naspi quindi si configura come un’indennità di natura economica che viene ad essere corrisposta al lavoratore che per motivi indipendenti alla propria volontà, perde il proprio impiego.

Abbiamo detto che viene ad essere corrisposta ogni mese attraverso il pagamento di un assegno il cui importo, rientrando nell’ammontare minimo e massimo stabiliti annualmente dalla legge, comunque tiene conto sempre dei versamenti dei contributi di ogni soggetto.

In effetti, il periodo di tempo per il quale la prestazione viene ad essere erogata ad ogni persona, corrisponde alla metà delle sue settimane contributive relative agli ultimi quatto anni considerando comunque che il periodo di erogazione non può superare mai i 24 mesi.

Naspi: come richiederla

La Naspi è un’indennità che viene erogata solo su specifica richiesta del soggetto interessato che a tal fine deve servirsi solo del canale telematico messo a disposizione dall’Inps cui può accedere attraverso le proprie credenziali digitali, quindi SPID, CIE o CSN.

Se non si hanno queste credenziali ci si può avvalere dell’operato di Caf o di commercialisti che possono procedere alla domanda sfruttando il servizio di contact center che l’Inps mette a disposizione.

Naspi: si può perdere?

Ricordiamo che la Naspi è un’indennità volta a fornire aiuto ad un soggetto che si trovi temporaneamente in difficoltà perché ha perso il proprio lavoro, va da sé dunque, che il diritto all’indennità non è un diritto acquisito immutabile nel tempo, ma proprio nel tempo stesso, può venire a decadere.

Nello specifico non ha più diritto a ricevere la Naspi colui che riesce a trovare un nuovo lavoro che duri più di sei mesi ma che non abbia dato relativa comunicazione del reddito presunto che ipotizza di ottenere da questa attività nel mese immediatamente successivo l’assunzione.

Perde il diritto al sussidio anche colui che aveva fatto richiesta di Naspi da un mese che però non dia comunicazione di eventuali redditi da lavoro subordinati part-time che continui eventualmente a svolgere, o parimenti decade da questo beneficio, chi in questo lasso di tempo abbia iniziato una propria attività, omettendo alla stessa maniera, di comunicare il reddito percepito.

Non ha inoltre più diritto alla Naspi, colui che nel frattempo abbia raggiunto i requisiti per l’assegno di invalidità o per la pensione, sia essa di vecchiaia che anticipata.

Naspi: casi di sospensione

Ci sono invece delle situazioni che verificandosi non fanno perdere in capo al beneficiario il diritto alla Naspi, ma comportano solo la sospensione del beneficio la cui erogazione rispenda nel momento in ci finisce la causa che ha dato origine all’interruzione del trattamento.

È il caso in cui ad esempio, il lavoratore firmi un contratto di lavoro a tempo determinato per un durata inferiore a sei mesi; in questo caso l’erogazione dell’indennità riprede semplicemente alla fine del contratto di lavoro.

Altra situazione di interruzione temporanea ricorre invece quando si trovi una nuova occupazione all’interno di uno dei paesi della UE che abbia con l’Italia raggiunto particolari accordi sul tema delle tutele relative alla disoccupazione.

Naspi e gli altri ammortizzatori sociali

Abbiamo però detto che l’Inps è intervenuta recentemente non solo sulle questioni inerenti direttamente la Naspi, ma più in generale su tutto il tema degli ammortizzatori sociali, ridefinendo gli ammontari massimi dei trattamenti alla luce delle rivalutazioni fatte per tenere conto della variazione dell’Indice dei prezzi al consumo Istat.

Nello specifico tutti questi importi massimi, sono stati riportati all’interno della circolare del 16 febbraio u.s. e fanno riferimento a trattamenti (oltre alla Naspi della quale abbiamo già parlato) quali le indennità DIS COLL, ISCRO, ALAS e la disoccupazione agricola e gli importi degli assegni socialmente utili.

La stessa circolare è intervenuta poi sull’importante tema dei trattamenti volti ad integrare i salari.

Nello specifico con riferimento all’integrazione dei salari a partire dall’inizio del 2022, se si ha una sospensione oppure una riduzione dell’attività lavorativa sempre e solo per delle cause espressamente indicate dalla legge, i lavoratori hanno diritto ad una integrazione del salario per una percentuale massima pari all’80% del loro ultimo stipendio fino a raggiungere l’importo massimo mensile di 1.222,51 euro.

In relazione alla Dis-Coll, l’importo massimo dell’indennità per il 2022, è stato fissato in 1.360,77 euro mensili.

Ricordiamo che la Dis-Coll spetta in caso di disoccupazione a tutti i lavoratori parasubordinati che sono iscritti alla gestione separata. Il calcolo della Dis-Coll avviene in modo speculare a quanto accade per la Naspi avendo in questo caso una retribuzione minima di riferimento di 1.250,87 euro.

Relativamente all’indennità di disoccupazione che spetta invece a tutte le partite Iva che sono iscritte alla gestione separata, denominata l’ISCRO, per il 2022 è stato previsto un ammontare variabile tra un importo minimo di 254,75 euro ed un massimo di 815,2 euro.

La sua erogazione è subordinata al fatto che nell’anno precedente a quello in cui si presenta la domanda il reddito percepito sia stato inferiore a 8.299,76 euro.

Per questa indennità la domanda si può presentare una sola volta in relazione al periodo 2021-2023, viene erogato al massimo per sei mensilità ed ammonta al 25% della metà dell’ultimo reddito che l’Agenzia delle entrate abbia avuto la possibilità di certificare, sempre nel rispetto dei limiti minimi e massimi definiti dalla legge.

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