Pensioni: 3 nuove proposte sulla flessibilità in uscita!

Pensioni: 3 nuove proposte sulla flessibilità in uscita! Sulla previdenza ipotesi Reitano, "opzione tutti" e l'opzione del presidente dell'Inps a confronto!

Tra qualche giorno, archiviata la pratica dell’elezione del Presidente della Repubblica, si riprenderà il tavolo di confronto sulla riforma delle pensioni.

Tanti i nodi da sciogliere e al vaglio anche la discussione su tre nuove possibili proposte di pensioni anticipate che potrebbero scattare per i lavoratori a partire dal prossimo 2023.

Si tratta fondamentalmente del meccanismo avanzato dal Prof. Reitano, del meccanismo dell’opzione donna che si potrebbe trasformare in quello che viene ad oggi definito “opzione per tutti” ed infine sul tavolo del confronto anche la proposta di uscita avanzata dal presidente dell’Inps Tridico.

Tutte ipotesi che saranno all’ordine del giorno il prossimo 7 febbraio, quando comincerà il confronto serrato sul tema tra Governo e parti sociali, il tutto nell’ottica di quello che però ha già preannunciato il premier Draghi, ossia sostenibilità finanziaria.

Questo tradotto in termini pratici, vorrà dire uno stop a quello che sono le pensioni a debito con la possibilità di prevedere anche tagli, ecco perché quelli che si aspettano sono giorni di confronto davvero importanti.

Pensioni e flessibilità in uscita

L’idea di fondo è dunque quella di continuare a prevedere meccanismi di flessibilità in uscita dal mondo del lavoro, con la possibilità quindi di pensioni anticipate, ma nel segno della sostenibilità finanziaria.

Questo vuol dire che ci saranno ancora pensioni anticipate, ma a condizione che il lavoratore sia disposto ad avere una sorta di penalizzazione, ovvero una decurtazione del proprio assegno previdenziale.

Di fatto, si tratta di un meccanismo che già opera per alcune modalità di uscita ad oggi esistenti all’interno del nostro sistema previdenziale, come accade ad esempio per l’Ape sociale e l’Opzione Donna.

Nessuna decurtazione si è avuta invece, nelle opzioni di uscita anticipata di cui oggi ha beneficiato la parte più consistente dei lavoratori, quali Quota 100 che ha operato per fino a tutto il 2021, e Quota 102 che opererà per tutto il 2022.

Per chi fosse interessato un video tratto dal canale Salvatore Spinosa Consulente Finanziario – YouTube, offre spunti inteessanti sul tema.

Pensioni anticipate: il sistema delle quote

Quota 100 è stata la misura principale introdotta nel nostro ordinamento con la legge di Bilancio del 2019, come meccanismo di risposta alla Riforma Fornero.

È stata operativa per gli anni dal 2109 al 2021 e ha consentito l’uscita anticipata dal mondo del lavoro a tutti coloro che avevano questo doppio requisito anagrafico e contributivo, ossia 62 anni di età e 38 anni di versamenti contributivi.

Tale possibilità di uscita è stata concessa indistintamente a tutti i lavoratori, che per questo non hanno avuto alcun tipo di penalizzazione sull’ammontare dell’assegno pensionistico percepito.

La legge di Riforma delle pensioni per il 2022, in attesa di una riforma più strutturale che dovrà interessare più nel profondo l’intero sistema, è intervenuto sul meccanismo di Quota 100.

È vero che tale meccanismo ha consentito l’uscita anticipata dal mondo del lavoro di tanti lavoratori, ma per effetto di questa deroga l’Italia, secondo una stima dei dati forniti dall’Ocse è stato nel 2021 anche il paese con l’età pensionabile più bassa rispetto a tutti gli altri paesi europei, e l’alto numero di deroghe ha portato ad un’esplosione dei costi della spesa per pensioni sulla spesa pubblica.

Questo è uno dei motivi per cui si è deciso di intervenire per il 2022 su tale meccanismo, l’altro è un fatto di natura meramente tecnica.

Venendo meno Quota 100 per 2021, a partire dal 2022 sarebbero tornati in vigore i parametri di uscita stabiliti dalla Riforma Fornero, e cioè almeno 67 anni di età per la pensione di vecchiaia, e almeno 42 anni e 10 mesi di contributi – uno in meno relativamente alle donne – per la pensione anticipata.

Proprio per evitare questo brusco scalone di ben 5 anni, si è previsto un meccanismo ponte valido solo per il 2022, definito appunto Quota 102.

Questo sistema prevede ancora la possibilità di un’uscita anticipata dal mondo del lavoro per chi ha 64 anni di età (in luogo dei 62 previsti da Quota 100) e sempre 38 anni di contributi.

A partire dal 2026, riprende poi il sistema che aggancia l’età della pensione alla speranza di vita, per cui ritorneranno in vigore le regole stabilite dalla Legge Fornero.

Bisogna dire che anche Quota 102, alla stessa stregua di Quota 100, pur prevendendo la possibilità di un’uscita anticipata dal mondo del lavoro, non comporta alcun tipo di penalizzazione sull’importo dell’assegno pensionistico.

Pensioni anticipate: opzione Donna e Ape Sociale

Altri due meccanismi di uscita anticipata che operano nel nostro paese sono rappresentati dall’opzione Donna e dall’Ape sociale.

La legge di Bilancio 2022 ha prolungato per tutto il 2022 il meccanismo di pensione riservato alle lavoratrici, definito Opzione Donna.

Questo meccanismo va specificato che si rivolge solo ed esclusivamente alle lavoratrici iscritte all’assicurazione generale obbligatoria (Ago), e quelle iscritte a fondi che possano essere considerati ad essa sostitutivi con versamenti di contributi alla data del 31 dicembre del 1995.

Tale opzione non riguarda quindi, tutte quelle lavoratrici che invece sono iscritte alla Gestione Separata Inps.

Oltre ad essere un’opzione ad appannaggio di una particolare categoria di lavoratrici, anche in questa eventualità è necessario che tali lavoratrici siano in possesso di determinati requisiti contributivi ed anagrafici.

Mentre è unico il requisito contributi richiesto pari a 35 anni, quello che cambia è il requisito anagrafico, che deve essere almeno di 58 anni per le lavoratrici dipendenti, e di 59 anni per quelle autonome.

Questo meccanismo di uscita anticipato rispetto al sistema delle quote, presenta una duplice differenziazione. In primo luogo non si rivolge alla generalità dei lavoratori, in secondo luogo non è senza penalizzazioni per la lavoratrice che vi aderisce.

La legge stabilisce infatti che possa usufruire dell’opzione Donna solo la lavoratrice che acconsenta a che il calcolo del proprio assegno pensionistico avvenga esclusivamente sulla base del metodo contributivo. In questa maniera l’uscita anticipata sarà di fatto accompagnata da un assegno pensionistico più basso per effetto del calcolo integralmente contributivo.

Pensioni anticipate: Ape Sociale

Oltre all’opzione Donna, la manovra di Bilancio ha prorogato, per tutto il 2022, anche l’Ape Sociale che è un meccanismo introdotto nel nostro paese con la legge di Bilancio del 2017, il cui scopo fondamentale è quello di accompagnare in modo anticipato al pensionamento i lavoratori che abbiano già compiuto 63 anni e siano in possesso di un’anzianità contributiva variabile dai 30 ai 36 anni.

È un’indennità che viene corrisposta direttamente dall’Inps per 12 mensilità, fino a quando il lavoratore non maturerà i requisiti per la pensione di vecchiaia o di anzianità, dipende da quello che si verifica per primo.

Sostanzialmente è uno scivolo che serve ad accompagnare al pensionamento determinate categorie di lavoratori tra i quali rientrano anche quelli che svolgono lavori usuranti e gravosi.

La manovra di Bilancio ha altresì allargato la platea dei beneficiari, inserendo altre 8 categorie di mestieri nell’elenco di quelli considerati usuranti, e ha previsto uno sconto contributivo di 4 anni per i lavoratori del settore edile ed i ceramisti fissando a 32 gli anni contributi in luogo degli attuali 36.

Il requisito minimo dei 30 anni contributivi si richiede invece a coloro che avendo compiuto 63 anni, comunque si trovano in una condizione di disoccupazione o in una delle situazioni per cui si sia interrotto il rapporto di lavoro espressamente previste dalla legge.

L’importo dell’Ape sociale non può mai superare i 1.500 euro mensili. Nello specifico questa sarà esattamente uguale alla rata di pensione nel momento di accesso alla prestazione, se questa è di importo inferiore a 1.500 euro, sarà pari esattamente a 1.500, se l’ammontare della rata di pensione dovesse eventualmente essere superiore.

Quindi al pari dell’opzione Donna anche l’Ape sociale è un meccanismo di uscita anticipata che influisce in senso diminutivo sull’ammontare dell’assegno pensionistico.

Pensioni, flessibilità in uscita e penalizzazioni

Quello su cui si sta ragionando in questi giorni e che sarà oggetto di confronto nel prossimo incontro tra Governo e parti sociali relativamente alla riforma delle pensioni, è proprio quello di poter mantenere la flessibilità in uscita.

Mantenere dunque, la possibilità di uscita anticipata dal mondo de lavoro, ma nell’ottica della sostenibilità finanziaria prevedendo quindi, la possibilità di penalizzazioni sugli importi dei futuri assegni pensionistici, alla stessa stregua di quello che già accade per l’opzione Donna e l’Ape sociale.

Nel dettaglio sono tre le ipotesi sulle quali si aprirà il confronto e sono: l’ipotesi avanzata dal Prof. Reitano, l’ipotesi di convertire l’opzione Donna in un “opzione tutti” ed infine, l’opzione avanzata dal presidente dell’Inps Tridico. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Pensioni, flessibilità in uscita: ipotesi Reitano

L’ipotesi avanzata dal Prof. Reitano, che è un membro della commissione tecnica del Ministero del Lavoro, si basa sull’applicazione di un’aliquota penalizzazione per ogni anno di anticipo della rendita pensionistica.

Tale aliquota di penalizzazione dovrebbe essere pari al 3% e non colpirebbe l’intero montante contributivo accumulato, ma di fatto si andrebbe a calcolare solo sulla parte di quei contributi che sono stati accumulati prima del 1996 che rientrano quindi, nel calcolo della quota retributiva, che è di fatto quella che fa alzare l’importo dell’assegno pensionistico.

Quindi una percentuale di riduzione del 3% per ogni anno di anticipo della pensione sulla sola quota contributiva, a partire da chi abbia compiuto almeno 64 anni di età.

Lo scopo sarebbe duplice, scoraggiare, in virtù di questa penalizzazione, il ricorso al pensionamento anticipato prima dei 67 anni canonici previsti, ma laddove venisse esercitata tale opzione, comunque consentire di anticipare la fine dell’applicazione del sistema retributivo, che per l’Italia è prevista per il 2035.

È ovviamente una misura della cui applicazione si dovrà discutere ampiamente, proprio perché in ballo, è la valutazione della sostenibilità economica di una proposta di questo tipo nel lungo periodo, visto che, anche se si abbassa l’importo dell’assegno pensionistico, comunque la pensione, anticipando l’uscita dal mondo del lavoro a 64 anni, dovrebbe essere pagata per un periodo di tempo più lungo.

Flessibilità in uscita: opzione tutti e opzione presidente Inps

La seconda possibilità di uscita anticipata di cui si discuterà nel prossimo incontro tra Governo e parti sociali, è quello di estendere il meccanismo dell’opzione donna a tutti i lavoratori, diventando così una sorta di “opzione tutti” operante a partire dal compimento del sessantaquattresimo anno di età.

Infine la terza proposta sul tavolo de confronto, è quella avanzata dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico. L’ipotesi avanzata dal presidente dell’ente, prevede che si conceda la pensione ai lavoratori non più in un’unica soluzione, ma in due momenti differenti.

Il primo si ha quando il lavoratore compie 64 anni, nella quale verrà erogata solamente la parte maturata con il sistema contributivo, quindi la più bassa, il secondo momento scatta invece al compimento del sessantasettesimo anno di età per il lavoratore, quando verrà erogata la parte restante dell’assegno, e cioè quella relativa ai contributi calcolati con il sistema retributivo.

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