Pensioni minime, l’incognita degli arretrati di luglio: si teme riduzione degli importi

Per tutti i titolari di pensioni minime la situazione relativa agli arretrati si fa sempre più difficile, anche in merito agli importi previsti.

Ancora c’è incertezza in merito all’arrivo degli arretrati di luglio, quelli previsti per i detentori delle pensioni minime.

Da gennaio il Governo Meloni ha promesso l’erogazione non solo dell’adeguamento ISTAT alle pensioni minime, ma anche tutti gli arretrati che in questi ultimi mesi non sono stati erogati in loro favore.

Il problema è che più si va avanti e più c’è il timore che gli importi previsti con gli arretrati di luglio risultino inferiori rispetto a quanto promesso.

Pensioni minime, l’incognita degli arretrati di luglio

Dall’inizio della legislatura il Governo Meloni ha fatto sua la proposta di Forza Italia di alzare le pensioni minime, arrivando almeno a 1.000 euro al mese entro i prossimi cinque anni.

A causa delle limitate risorse finanziarie dello Stato, il Governo ha deliberato in sede di Legge di Bilancio l’aumento delle pensioni minime fino a 600 euro, ma solo per chi ha più di 75 anni.

Ricordiamo che questa misura eccezionale riguarderà solo ed esclusivamente i detentori delle pensioni minime, cioè coloro che percepiscono un assegno pari a 563 euro al mese.

La misura è stata disposta per venire incontro ad una platea più contenuta, così da non accentuare troppo le spese previdenziali annue. Si parla di una platea che riguarderà oltre 1,3 milioni di pensionati, praticamente il 7% di tutta la popolazione percettrice di pensioni INPS.

Il problema è che questo aumento sarebbe dovuto partire già da gennaio 2023, e invece sono ancora in molti ad attendere questo aumento. In aggiunta il Governo ha fatto sapere che, in caso di mancato adeguamento, la somma corrisposta verrà erogata nei mesi successivi, come compensazione.

Ma siamo a maggio e ancora non si sa nulla. Anzi, sembra che nemmeno nel cedolino di giugno siano stati inseriti gli arretrati. Infatti ormai si parla sempre di più di arretrati previsti per luglio.

Leggi anche: Pensioni, che delusione: nel cedolino di giugno 2023 mancano ancora gli arretrati

Pensioni minime, a quanto ammonteranno gli arretrati

Per l’adeguamento all’inflazione, rimasta sempre alta negli ultimi mesi, l’INPS aveva pubblicato il 3 aprile 2023 un comunicato in cui venivano ufficializzati degli ulteriori aumenti:

  • 1,5% in più per le pensioni pari o inferiori al trattamento minimo INPS,

  • 6,4% in più per le pensioni over 75.

In poche parole, chi ha la pensione minima ma ha meno di 75 anni, potrebbe beneficiare di un aumento del solo 1,5%, mentre chi ha compiuto 75 anni quest’anno o negli anni precedenti, potrebbe godere di un aumento quadruplo, del 6,4%.

Facendo un rapido calcolo, chi ha meno di 75 anni riceverà 8 euro extra al mese (esattamente 8,46 euro), elevando l’importo della pensione da 563,74 a 572,20 euro. Chi ha 75 anni o più, l’aumento sarà di 36,08 euro al mese, portando l’assegno da 563,74 a 599,82 euro.

Per quanto riguardano gli arretrati, se verranno erogati nel mese di luglio si dovranno contare 6 mensilità senza adeguamenti, pertanto:

  • chi ha meno di 75 anni dovrebbe ricevere 50,76 euro di arretrati,

  • chi ha più di 75 anni dovrebbe ricevere 216,48 euro di arretrati.

In pratica il cedolino del mese in cui verranno accreditati gli arretrati sarà di 622,96 euro per chi ha meno di 75 anni, e di 816,30 euro per chi ha più di 75 anni.

Pensioni minime, si teme riduzione degli importi

Tutte cifre che però sono cresciute negli ultimi mesi, e parliamo di stime dovute ai mesi che si accumulano. L’unica certezza in tutto ciò è che da mesi l’INPS si trova in difficoltà a garantire questi aumenti, soprattutto con questi importi.

Pertanto, l’INPS potrebbe anche ufficializzare importi e cifre diverse rispetto a quanto trapelato nell’ultimo mese.

Ufficialmente i ritardi dipendendo di fatto dall’individuazione della platea beneficiaria, ma è indubbio che la stessa reperibilità delle risorse abbia contribuito a questi ritardi. Per finanziare questo aumento la cifra richiesta dalle finanze nazionali è dell’ordine di miliardi.

Lo stesso Governo Meloni ha garantito sulle pensioni anche nel 2024, con un aumento generalizzato del 2,7%.

Ma il problema rimane: tra riforme fiscali, supporti assistenziali da rinnovare e investimenti nei settori (secondo quanto richiesto anche dall’Unione Europea), lo Stato si ritroverà a fine anno con pochissime risorse da destinare alla previdenza, e con la necessità di dover fare ulteriori scostamenti di bilancio.

Una soluzione che difficilmente i mercati potrebbero tollerare per un altro anno.

Leggi anche: Pensioni minime, che fine hanno fatto gli aumenti: il governo mente o è solo ritardo?

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