Voucher, il ritorno del buoni lavoro firmato Meloni: cosa sono e come funzionano

Il Governo Meloni sta valutando il ritorno del voucher per pagare i lavori occasionali. Ma cosa sono e come funzionano?

Per agevolare il lavoro occasionale il govenro Meloni ha riportato in auge uno strumento di retribuzione che già anni fa ha fatto molto discutere: il voucher.

Previsto nel recente decreto varato dal Governo, la proposta deve ancora passare tutte le fasi decisionali, tra cui il voto alla Camera e al Senato, ma sembra ormai sicura la sua reintroduzione nell’anno in corso.

Non pochi hanno mostrato comunque perplessità su questa misura, anche per via dei precedenti che hanno creato i voucher alla forza lavoro occupata solo a livello occasionale.

Voucher, il ritorno del buoni lavoro firmato Meloni: ecco cosa sono

Il voucher promosso dal Governo Meloni si tratta di una forma di retribuzione disposta dall’INPS per per permettere e stimolare la retribuzione legale dei lavori accessori o saltuari.

In un paese dove il lavoro nero produce ben 77,8 miliardi di euro di valore aggiunto, secondo quanto stimato dalla CGIA di Mestre, grazie ad una “forza lavoro” di oltre 3 milioni di persone, il voucher INPS è stato visto come uno strumento che permettesse di rendere “trasparenti” alcuni tipi di lavori accessori.

Esempi di lavori accessori o saltuari sono le ripetizioni scolastiche, le pulizie domestiche, i lavori stagionali agricoli e turistici. Una forma simile era già stata introdotta mesi fa, con la Legge di Bilancio 2023, mettendo però la soglia di utilizzo fino a 10.000 euro l’anno.

Ricordiamo che negli anni precedenti, il limite di reddito percepibile tramite buoni lavoro è stato alzato più volte, da 5.000 a 7.000 euro. Tranne nei casi di percezione simultanea di forme di sostegno del reddito: in tal caso, il limite è di 3.000 euro e per i pensionati è di 2.000 euro.

Se approvato, come spiegato nell’articolo 37 del nuovo decreto, i voucher si potranno utilizzare per pagare fino a 15.000 euro in un anno, e potranno essere utilizzati anche da aziende che hanno già più di cinque dipendenti a tempo indeterminato.

Come funzionano i voucher nel 2023

Il voucher è un buono che viene riscosso dal lavoratore come forma di retribuzione tracciata. In esso infatti sono previsti sia i contributi INPS per la previdenza, pari al 13%, più i contributi INAIL, ovvero il 7%, mentre il 5% va all’INPS per i costi di gestione del servizio.

In poche parole, ogni 10 euro, è possibile riscuotere al netto solo 7,5 euro. I voucher valgono 10 euro, ma esistono anche buoni multipli del valore di 20 e di 50 euro: in questi casi equivalgono rispettivamente a 2 e a 5 buoni, e sono non separabili.

Il datore può essere oltre alla classica azienda anche una famiglia, un ente senza fini di lucro, così come committenti pubblici, imprenditori agricoli e imprese familiari.

Il lavoratore da voucher può essere un pensionato, uno studente in vacanza, un percettore di prestazioni integrative del salario o sostegno al reddito e i lavoratori part-time.

Si possono acquistare presso gli uffici INPS, via internet (se telematici), nelle tabaccherie autorizzate o presso gli sportelli bancari abilitati.

Per ogni emissione sarà comunque necessario pagare una commissione, per un massimo di 25 voucher e fino a 5.000 euro lordi al giorno.

I voucher potranno essere riscossi entro 24 mesi dalla data di emissione, ma solo dal secondo giorno dalla fine della prestazione lavorativa, o dopo 24 ore dal termine della prestazione di lavoro accessorio ed entro un anno dal giorno di emissione se si richiede l’erogazione presso uno sportello bancario.

Secondo la norma, si possono emettere solo voucher per un valore minimo di 10 euro, paga oraria minima per un’ora di lavoro “accessorio”. Fatta eccezione in caso di lavoratori impiegati nell’agricoltura, per cui si considera il contratto di riferimento.

Leggi anche: Si può lavorare senza aprire la Partita Iva? Sì, ma solo in questi casi

Pro e contro dei voucher

Per contrastare il lavoro in nero, nel 2003 il Governo Berlusconi rese disponibili i voucher come forma di pagamento tracciato, anche se limitata all’epoca ad alcuni settori economici. Nel 2012 vennero allargate le maglie, ma nel 2017 il Governo Renzi decise di abolirli col Jobs Act, anche se poi rientrarono in gioco in forma ridotta nel 2018.

Questo tira e molla è dovuto a diversi pro e contro dello strumento, non particolarmente apprezzati dalle forze sociali.

Da una parte l’azienda si ritrova con un vantaggio fiscale non da poco, perché i voucher non sono tassati. Per il lavoratore invece è un problema, perché a differenza di un regolare contratto, non prevedono benefici o altre forme di welfare lavorativo per il dipendente. L’unica copertura prevista è quella INAIL per infortuni.

In pratica l’azienda potrà pagare quasi quanto un dipendente tradizionale un lavoratore per alcuni lavori di tipo occasionale, senza firmare alcun contratto e senza dover coprire le spese per il welfare.

A sua volta, pur non essendo esentati, per il lavoratore si parla di una retribuzione lorda di 10 euro l’ora, ovvero 7,5 euro netti, con contributi che andranno in Gestione Separata, e non in fondi professionali o da dipendente privato.

Leggi anche: Lavoro occasionale, Governo Meloni ripristina i voucher: cosa cambia nel 2023 e per chi

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