Autonomia Differenziata: che cosa cambia per le Regioni con la riforma Calderoli

Autonomia Differenziata: ecco che cosa cambia per le Regioni con la riforma Calderoli.

Ieri è stato approvato in Consiglio dei ministri il DDL sull’Autonomia differenziata. Nel dettaglio che cosa cambia per le Regioni una volta che ci sarà l’approvazione definitiva? Che cosa cambia per i cittadini? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza facendo il punto della situazione.

Autonomia Differenziata: che cosa si intende?

L’autonomia differenziata è sostanzialmente il riconoscimento da parte dello Stato del potere da parte di una singola Regione a statuto ordinario di avere un’autonomia legislativa su materie che sono oggi di competenza concorrente oggi con lo Stato o anche su materie che oggi sono di competenza esclusiva dello Stato.

Si instaurerebbe un sistema in base al quale le Regioni potrebbero avere anche possibilità di trattenere il gettito fiscale che non sarebbe più distribuito su base nazionale.

Tra i temi principali in cui si potrebbe avere questa possibilità aggiuntiva per le regioni ci sono anche scuola e istruzione, tutela della salute, trasporti e gestione delle imposte, previdenza.

E’ chiaro che queste forme e condizioni particolari di autonomia fino a questo momento hanno avuto quasi mai attuazione anche a causa delle grandi differenze economiche e sociali che esistono tra le diverse regioni.

Chi è a favore evidenzia che questa legge possa, come sostiene la premier Giorgia Meloni ”dare al Nord e al Sud la possibilità di viaggiare alla stessa velocità, eliminando gli squilibri economici e sociali. Meno burocrazia, meno costi, più velocità ed efficienza. Un’importante occasione per costruire un’Italia più unita e coesa”.

E ancora Matteo Salvini: ”Efficienza, merito, innovazione, lavoro, più diritti per tutti i cittadini in tutta Italia, meno scuse per i politici ladri o incapaci”.

Chi invece ne critica l’applicazione evidenzia ”i possibili effetti sociali estremamente negativi” e il fatto che sia “una legge in grado di aumentare le disuguaglianze a livello inter-regionale e spaccare in due il paese”.

Autonomia Differenziata: ecco le linee generali della Riforma voluta fortemente da Calderoli e dalla Lega

Ci saranno grandi novità in arrivo per le Regioni una volta che il Disegno di Legge sulle Autonomie avrà avuto la sua approvazione definitiva. Approvazione che va subito precisato non sarà immediata ma ci sarà un lungo percorso in Parlamento.

Su questo percorso di riforma delle Autonomie ci sarà comunque una corsia preferenziale da parte del Governo e in particolare da parte della Lega che ha spinto per avere questa prima approvazione in consiglio dei ministri ora, prima delle Elezioni Regionali in Lombardia e nel Lazio e continuerà a spingere fino al punto che si arrivi all’approvazione definitiva il prima possibile.

Il traguardo sarebbe infatti fissato dal ministro Calderoli per la fine anno, al termine di un lungo percorso che coinvolgerà, a più riprese, Governo, Parlamento, Conferenza unificata e Regioni.

Innanzitutto va detto che al momento il DDL Calderoli approvato non è ancora in grado di definire gli accordi che si faranno tra lo Stato e le singole Regioni ma al momento viene tracciata solo un’architettura complessiva delle norme.

Si fissano quelle che saranno le procedure all’interno delle quali poi le Regioni si potranno muovere. Di fatto poi le Regioni che andranno a richiedere allo Stato particolari forme di autonomia stringeranno con lo Stato stesso degli specifici accordi in base ai quali poi potranno intervenire in quei settori.

Autonomia Differenziata, il delicato tema dei Livelli Essenziali delle Prestazioni

Naturalmente quando si parla di autonomia e di possibilità di chiedere forme più o meno ampie di autonomia legislativa da parte di una regione si entra anche in un discorso legato ai Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) che vanno garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale.

In altre parole occorre definire i Livelli Essenziali delle Prestazioni in maniera uniforme e una volta effettuato questo passaggio allora poi si potrà passare alla fase dell’attribuzione delle funzioni alle Regioni. La norma prevede che le intese possano durare fino ad un massimo di 10 anni e possono essere rinnovate o dismesse prima con un preavviso da parte o dello Stato o della Regione.

Autonomia Differenziata: che cosa cambierà per Regioni e cittadini con la Riforma Calderoli

Senza entrare in troppi tecnicismi oggi in Italia ci sono 5 Regioni a Statuto Speciale e sono Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Valle D’Aosta e Trentino Alto Adige.

Le altre 15 Regioni italiane sono a statuto ordinario.

Le Regioni potranno avviare negoziati con il Governo su tematiche come ad esempio la scuola, i trasporti, la sanità, la gestione dei porti, l’energia. Ci sarebbe potenzialmente la possibilità per ogni Regione di trattare con il Governo e potere firmare accordi per un’autonomia in quel determinato ambito.

Anche il tema fiscale sarà ovviamente al centro del negoziato con la possibilità per la Regione che stipula quell’accordo con lo Stato di trattenere una parte delle tasse pagate sul proprio territorio per potere sostenere gli accordi che sono stati stipulati e intervenire su quegli ambiti.

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