Case green, arriva il sì contro gli edifici inquinanti. Quali si devono ristrutturare

Il primo sì ufficiale per l’approvazione della direttiva comunitaria sulle case green è arrivato. Ecco quali sono gli edifici da ristrutturare.

Il primo sì ufficiale per l’approvazione della direttiva comunitaria sulle case green è arrivato.

Il Parlamento europeo ha approvato il provvedimento, per quanto manchi ancora un ultimo passaggio che prevede però la fase di negoziazione tra le istituzioni europee.

La vittoria non è schiacciante, per quanto ovviamente si sia raggiunta la maggioranza, segnale che le perplessità riguardanti le nuove misure in arrivo persistono.

Efficienza energetica a caro prezzo e intanto ora si cercano finanziamenti, sia a livello europeo che di ogni singolo Paese, per far fronte ai costi altissimi che ora tocca sostenere.

Si stimano in media 55.000€ per appartamento.

Case green, arriva il sì dell’Europarlamento: cosa prevede il testo approvato

Tutti gli edifici del continente verranno classificati (il censimento arriva a giugno), in base alla loro efficienza dal punto di vista energetico, tra classe A e classe G.

Il punto è che le ultime due classi, quindi la F e la G vanno definitivamente eliminate entro il 2030. Poi toccherà anche alla classe E, la quale dovrà scomparire entro il 2033.

Questo per raggiungere l’obiettivo della neutralità degli edifici dal punto di vista dell’inquinamento. In pratica, se non si raggiunge almeno la classe D significa che il proprio immobile è da considerarsi inquinante, pertanto non a norma.

In Italia, gli edifici in classe G (la più bassa quindi) sono 1,8 milioni, il che ci annovera tra i Paesi con un parco immobiliare vecchio e inquinante, con edifici costruiti prima del 1974.

Il testo approvato non riguarda però soltanto gli edifici inquinanti di tipo residenziale, ma anche altre tipologie di immobili.

Ci sono nuove disposizioni in merito a edifici non residenziali, alla realizzazione di impianti solari nonché tutta una serie di nuovi adempimenti per le nuove costruzioni.

Infatti, già a partire da gennaio 2026, entra in vigore l’obbligo dei Zeb (zero emission buildings) per quanto riguarda gli edifici pubblici.

Un calendario serrato da rispettare, con tutta una serie di scadenze che riguardano il percorso verso la massima efficienza energetica.

Nella fattispecie, tutti gli edifici pubblici e quelli non residenziali di nuova costruzione dovranno obbligatoriamente avere in dotazione un impianto solare, già entro il 2026.

Man mano, anche gli immobili interessati da ristrutturazioni dovranno adeguarsi a tale disposizione, entro il 2032.

Quanto costa l’efficientamento energetico

Se i sostenitori della misura puntano tutto sulla necessità di efficienza energetica per tutti gli edifici, i suoi detrattori invece accendono i riflettori sui costi insostenibili per chiunque.

In effetti, all’approvazione del testo manca “un pezzo” importante ovvero quello che riguarda i finanziamenti a cui attingere per adeguarsi alla normativa.

Si pensa ai fondi strutturali europei ma è evidente che la strada verso la soluzione definitiva è ancora ardua da percorrere.

Quel che è già certo è che scompaiono tutti i bonus casa che prevedono incentivi per le caldaie a gas. Niente più combustibili fossili dunque, tantomeno finanziati dallo Stato.

C’è però da sottolineare il fatto che non rientrano in questa categoria i cosiddetti impianti ibridi. Quindi, per fare un esempio, se si ha la pompa di calore e la caldaia a condensazione, allora va bene. Sono a norma anche le caldaie certificate per funzionare con combustibili rinnovabili come l’idrogeno oppure il biometano.

Tutti i proprietari di casa che si trovano ora nella necessità di adeguare il proprio immobile alla normativa (se classificato in classe E, F o G), dovranno dunque provvedere a effettuare dei lavori per raggiungere almeno la classe D entro il 2033.

Si tratta ad esempio di sostituzione degli infissi, sostituzione della caldaia a gas, installazione di pannelli solari (sia termici che fotovoltaici) oppure della realizzazione di un cappotto termico per la coibentazione dell’immobile.

Case green: le deroghe previste dalla direttiva europea

Legge uguale per tutti dunque e conto alla rovescia per l’adeguamento già iniziato dunque, ma ci sono delle deroghe.

Infatti, ci sono case e immobili che non dovranno sottostare alla nuova direttiva.

Risultano esclusi innanzitutto i cosiddetti edifici protetti, vale a dire quelli di particolare interesse storico oppure artistico (e in Italia non sono certamente pochi).

La direttiva comunitaria sull’efficientamento degli immobili non riguarda i luoghi di culto e gli edifici temporanei.

Buone notizie anche per i proprietari di case, dal momento che non dovranno adeguare alla normativa sulle case green le loro seconde case, purché utilizzate per meno di quattro mesi all’anno.

E se l’immobile è autonomo e ha una superficie di meno di 50 metri quadrati, allora può rimanere così come e non ha bisogno di interventi.

Per quanto riguarda l’edilizia residenziale pubblica, sono previste deroghe per evitare che questo genere di interventi vada a incidere negativamente sui canoni di locazioni, alzandone il costo.

Natalia Piemontese
Natalia Piemontese
Consulente lavoro online e professioni digitali, classe 1977. Sono Natalia, Piemontese di cognome, pugliese di nascita e calabrese d'adozione. Laureata in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Bari, ho conseguito un Master in Selezione e Gestione delle risorse umane. Mamma bis, scrivo sul web dal 2008. Sono specializzata in tematiche del lavoro, business nel digitale e finanza personale. Responsabile del blog #mammachebrand, ho scritto un e-book "Mamme Online, come gestire casa, lavoro e figli".
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