Decreto Rave Party, Giuseppe Conte (M5S) attacca Meloni: “Una norma da Stato di Polizia”

Decreto Rave Party, forte polemica tra Governo e opposizioni. Letta (Pd): "Norma da ritirare". Conte (M5S) attacca Meloni: “Una norma da Stato di Polizia”.

Il primo consiglio dei ministri operativo del Governo Meloni ha dato il via libera a norme penali durissime contro chi organizzerà raduni non autorizzati oltre le 50 persone. E’ quello che è già stato definito “Decreto Rave Party”.

Prevista la reclusione da 3 a 6 anni per gli organizzatori (e una pena ridotta per i partecipanti) e multe da 1.000 a 10.000 euro.

È finita la pacchia. Pugno duro contro droga, insicurezza e illegalità”, aveva detto il vicepremier Matteo Salvini. Uno spirito che si riflette nella norma inserita nel Decreto Legge 31 ottobre 2022, n. 162. Aggiungendo nel codice penale l’articolo 434-bis, viene introdotta di fatto una nuova specie di reato: “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”.

Ma infuria il dibattito politico e la polemica delle opposizioni visto che la norma si applica in caso di “invasione arbitraria di terreni o edifici altrui non solo privati ma anche pubblici”. Dunque teoricamente include anche spazi come università, piazze, luoghi di lavoro. Enrico Letta, leader del Pd parla di “norma da ritirare”. Giuseppe Conte, Movimento 5 Stelle parla di una “norma da Stato di Polizia”. Ecco il punto della situazione.

Decreto Rave Party: l’opposizione all’attacco del Governo Meloni, Letta e Fratoianni contro la nuova normativa

Per diverse forze di opposizione si tratta di un tema delicato perchè consente di incriminare in questo modo anche le persone che manifestano in scuole, università o anche per manifestazioni sindacali. Nel mirino ad esempio di Enrico Letta e del Partito Democratico c’è il comma 1 del nuovo articolo 434 bis del codice penale. 

Letta scrive sui social network:

Il Governo ritiri il primo comma dell’art. 434 bis di riforma del Codice Penale. È un gravissimo errore. I rave non c’entrano nulla con una norma simile. È la libertà dei cittadini che così viene messa in discussione. 

Anche Sinistra Italiana per bocca del suo segretario Nicola Fratoianni lancia l’allarme:

Se prima era un timore, dopo aver letto il testo della nuova norma che hanno introdotto, è una certezza. Hanno usato il pretesto del contrasto ai rave per inserire norme con pene pesantissime che potranno essere utilizzate in ben altri contesti.

Decreto Rave Party, Matteo Salvini risponde a Enrico Letta: “Le leggi finalmente si rispettano”

Se Giorgia Meloni dopo avere illustrato la norma in conferenza stampa non è tornata sul tema, sempre sui social Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture replica a Enrico Letta:

“Un Pd ormai in confusione totale difende illegalità e rave party abusivi, chiedendo al governo di cambiare idea – ha scritto Salvini – No! Indietro non si torna, le leggi finalmente si rispettano”. 

E anche fonti interne al Ministero dell’Interno difendono la norma che ineressa

una fattispecie tassativa che riguarda la condotta di invasione arbitraria di gruppi numerosi tali da configurare un pericolo per la salute e l’incolumità pubbliche. La norma non lede in alcun modo il diritto di espressione e la libertà di manifestazione sanciti dalla Costituzione e difesi dalle Istituzioni.

“Le precisazioni del Viminale  – replica ancora Enrico Letta sui social – sulla questione rave party non cambiano la questione giuridica che abbiamo posto. Anzi, la precipitosa e inusuale precisazione conferma che hanno fatto un pasticcio. Che si risolve solo col ritiro della norma”.

Decreto Rave Party, duro attacco di Giuseppe Conte (Movimento 5 Stelle): “Una norma da Stato di Polizia”

“Nel decreto-legge adottato ieri dal Governo compare una nuova fattispecie di reato – scrive il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte -. Premetto che io stesso, nel mio post di ieri avevo aperto ad “azioni mirate a maggiore prevenzione e contrasto dell’illegalità” per contrastare raduni che creano, oggettivamente, problemi di ordine pubblico e sicurezza, anche a garanzia dell’incolumità degli stessi partecipanti”.

Ma il modo con cui si è intervenuti – prosegue Conte – è raccapricciante. Viene punito, sino a 6 anni, chi promuove, ma anche chi partecipa a un raduno che comporti invasione di edifici o terreni e coinvolga un numero superiore a 50 persone e dal quale può derivare un pericolo per l’incolumità pubblica o la salute pubblica.

“L’intera struttura del reato – analizza l’ex premier – appare basata su un pericolo (“può derivare un pericolo”) del tutto remoto con il risultato che la medesima offensività della condotta, già in ipotesi, risulta fortemente attenuata. Peraltro non ha precedenti nel nostro ordinamento un reato plurisoggettivo necessario che colpisca più di 50 persone riunite. Senza dire dell’arbitrarietà di questo numero (50 persone riunite non commettono reato, 51 persone sì). La punizione è del tutto abnorme”.

“Il Governo – continua Conte – dimostra la sua totale intolleranza per i nostri giovani che si riuniscono in campagna o in un edificio sino al punto di punirli con una pena superiore a quella prevista per i reati pur gravi di pubblici funzionari che alterano le gare pubbliche (art. 353 e 353 bis c.p.) o per il reato di frode nelle pubbliche forniture (art. 356 c.p.) che viene commesso, ad esempio, da chi fornisce cemento armato depotenziato, all’origine del crollo di ponti e scuole”.

Questa norma – prosegue Conte – non ha nulla a che vedere con il diritto penale. Questa norma è un docile strumento che, per la sua genericità, consentirà un esercizio discrezionale alle autorità preposte alla sicurezza e all’ordine pubblico. Si applicherà anche ai raduni negli edifici, quindi nelle scuole, nelle fabbriche, nelle università.

“Ci aspettavamo – conclude il leader del Movimento 5 Stelle – come primo atto del Governo un intervento per il caro-bollette e per il caro-prezzi. Nulla di tutto questo. Abbiamo invece una esibizione muscolare di un governo impregnato di una ideologia iniquamente e soverchiamente repressiva. Questa è una norma da “stato di polizia”. La Meloni ha dichiarato di non avere simpatie per il regime fascista. Ma la sua cultura non è distante. Ci batteremo per contrastare questa deriva con tutte le nostre forze”.

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