Morto Matteo Messina Denaro, il “boss dei boss”: la sua vita tra stragi e latitanza

La notizia era nell'aria a causa dell'aggravamento delle condizioni di salute del boss: è morto a 61 anni uno dei latitanti più celebri della storia.

Matteo Messina Denaro, l’ultima mente mafiosa e uno dei mandanti dell’attentato ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, è stato arrestato dopo 30 anni di latitanza e si è spento oggi all’Aquila, a 61 anni, dopo una malattia logorante. 

L’arresto era stato eseguito il 17 gennaio scorso dai carabinieri di Ros sotto il comando del procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e del procuratore aggiunto Paolo Guido; secondo l’Ansa, l’operazione ha portato all’arresto del capomafia di Castelvetrano (Trapani) nella clinica privata La Maddalena di Palermo. 

Il comandante dei Carabinieri di Ross Pasquale Angelosanto ha dichiarato che Matteo Messina Denaro si era recato nella clinica privata dove è stato arrestato “per ricevere cure mediche”. Negli ultimi giorni, le condizioni di salute del boss si sono aggravate fino alla sua morte. Ripercorriamo i punti salienti della sua vita, tra delitti commessi, stragi gli anni di latitanza.

Chi era Matteo Messina Denaro, il superboss ricercato in tutto il mondo

Matteo Messina Denaro, figlio dell’ex boss mafioso di Castelvetrano Ciccio, storico alleato dei corleonesi guidati da Toto Riina, era in fuga dall’estate del 1993. Dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze, aveva annunciato la sua fuga in una lettera all’allora fidanzata Angela.

Il mafioso trapanese era latitante dal 1993 ed è stato condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra cui quello di Giuseppe di Matteo, che all’età di 15 anni fu strangolato e sciolto nell’acido per ritorsione nei confronti di Santino di Matteo, un ex mafioso che dopo il suo arresto era diventato collaboratore di giustizia. Nella guerra di mafia tra la cosca siciliana Cosa Nostra e lo Stato italiano tra il 1992 e il 1993, fu uno dei mandanti delle stragi, insieme a Toto Riina, latitante per 23 anni, e Bernardo Provenzano, latitante da 38 anni.

In questi anni, la violenza mafiosa, sostenuta da funzionari dello Stato che sarebbero poi stati condannati nel processo sulla trattativa Stato-mafia del 2018, portò alla morte dei giudici Falcone e Borsellino, all’attentato a Maurizio Costanzo a Roma, all’uccisione di cinque persone in via Giorgofili a Firenze e a 37 feriti; alla strage di via Palestro a Milano, in cui furono uccise cinque persone e ferite 15.

La rete del boss

Ma Messina Denaro non è stato solo il Capo mafia di Castelvetrano, è stato l’ultimo di Cosa nostra, il punto di arrivo del rapporto tra la mafia siciliana e la ‘ndrangheta calabrese, e il custode segreto della trattativa tra Stato e mafia negli anni Novanta. Come ha rivelato Giuseppe Graviano nel 2018 durante il processo ‘ndrangheta stragista, i suoi legami criminali si sarebbero estesi al Canada e agli Stati Uniti, oltre che al mondo del terrorismo islamico.

Dopo la strage del 1993, Messina Denaro è riuscita a uscire da tutti i settori ancora legati alla criminalità organizzata grazie a una fitta rete di imprenditori, come denunciato da organizzazioni antimafia come Libera e Repubblica. Tra le imprese indagate dalla Direzione investigativa antimafia durante la ricerca dei latitanti, il supermercato Despar di Giuseppe Grigori, la centrale eolica di Vito Nicastri e molte altre, dalle slot machine ai casinò.

Infine, numerosi traditori della mafia hanno rivelato ampi legami tra Messina Denaro e le persone coinvolte nella sua organizzazione: Nel processo sulla trattativa Stato-mafia del 2018, l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, in carcere dal 2014, e gli ex carabinieri rossoneri Mario Mori e Giuseppe De Donno sono stati condannati in primo grado. Tuttavia, il 23 settembre 2021, il Tribunale di Palermo ha assolto i tre imputati.

Invece, Antonio D’Alì, uno dei fondatori di Forza Italia ed ex senatore del partito di Silvio Berlusconi e sottosegretario al Ministero dell’Interno, è stato condannato nel 2022 a sei anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, riporta Il Fatto Quotidiano. Stando a quanto detto dalla sentenza della Cassazione, D’Alì sarebbe stato “subordinato alla volontà di Messina Denaro” e “avrebbe utilizzato le proprie risorse economiche e il successivo ruolo organizzativo di senatore della Repubblica e sottosegretario di Stato” per aiutare i capi di Cosa Nostra nelle loro attività criminali.

L’arresto e la malattia

L’indagine che ha portato alla detenzione del boss mafioso è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido. Messina Denaro si trovava nella clinica privata Maddalena di Palermo con lo pseudonimo di Andrea Bonafede. Secondo quanto riportato da La Repubblica, l’ex capomafia ha tentato la fuga ma è stato fermato dai Carabinieri in un bar. A quel punto, alle 9.35, è stato fatto salire su un furgone nero dai militari e portato nella caserma di San Lorenzo, accompagnato da alcune gazzelle. Fu poi trasferito alla Legione Carabinieri Sicilia, dove Toto Riina fu arrestato esattamente 30 anni fa.

Messina Denaro ha sempre dichiarato di essere malato, e le sue condizioni di salute avevano messo in discussione la sua permanenza in carcere.

Le condizioni di salute di Messina Denaro erano stabili, ma gravi. L’ex superlatitante stava assumendo antidolorifici in una cella del carcere sotto la supervisione di decine di agenti di polizia.  Le sue condizioni però si sono aggravate a tal punto da richiedere il ricovero fuori dal carcere, fino alla morte avvenuta oggi.

Vincenzo Stella
Vincenzo Stella
Vincenzo, 29 anni e sono un copywriter e web editor con una passione per la scrittura fin da giovane. Laureato in giurisprudenza ed avvocato, ho cambiato rotta nel corso degli studi, occupandomi dapprima di web-radio e poi di editoria. Sono appassionato di tech, economia e geopolitica. E adoro le chiacchiere da bar, specialmente se si parla di attualità. La mia passione imperitura per l'arte scritta mi spinge costantemente a migliorare e le mie abilità a tutte le esigenze. Sono sempre alla ricerca di nuove sfide e opportunità per ampliare il mio bagaglio culturale e professionale. Mi occupo di cultura nella vita, anche al di fuori del lavoro. Il teatro ed il volontariato sono il mio carburante nel tempo libero.
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