Si possono eliminare le commissioni sul Pos? Ecco perché farlo sarebbe incostituzionale

I “No Pos” vorrebbero vedere azzerate le commissioni sui pagamenti elettronici, ma questa scelta non può essere presa dallo Stato.

È uno dei temi caldi legati alla Legge di Bilancio 2023: il governo, in seguito al dialogo con la Commissione europea, ha infine deciso di fare un passo indietro in merito alla misura che avrebbe evitato agli esercenti che rifiutano pagamenti elettronici sotto i 60 euro di ricevere multe e sanzioni.

Diverse sono state le critiche allo stop sull’obbligo del Pos, così come anche per l’aumento del tetto al contante, considerate misure che avrebbero aumentato il rischio di evasione fiscale.

Una volta fatto dietrofront, però, la Premier Meloni aveva assicurato ai commercianti che il governo avrebbe trovato un altro modo per aiutare gli esercenti a sostenere i costi delle commissioni.

Un obiettivo, questo, che il governo potrebbe decidere di raggiungere tornando ai crediti d’imposta, così come già successo, per esempio, ai tempi del governo Conte II o del governo Draghi.

I “No Pos” si chiedono, però, perché non sia possibile, da parte del governo, eliminare completamente le commissioni sui pagamenti elettronici. Come chiarito anche dalla stessa Premier, farlo sarebbe incostituzionale. Perché?

Cosa lamentano gli esercenti e perché non si possono eliminare le commissioni sul Pos

Prima di capire perché le commissioni sui pagamenti elettronici non possono essere eliminate con un decreto da parte del governo, facciamo un passo indietro.

I commercianti hanno effettivamente da fare i conti con alcuni costi legati alla possibilità di far pagare i clienti con carte e bancomat. Tra questi, per esempio, il costo della spesa per l’acquisto del Pos e, appunto, le commissioni sui pagamenti.

In sostanza, quando viene effettuato un pagamento con carta, una parte della transazione stessa viene trattenuta dalla banca, sia per coprire i costi legati all’operazione stessa, sia per avere un margine di guadagno.

È proprio per questo motivo che coloro che lamentano difficoltà in merito all’argomento si scagliano contro le banche e vorrebbero che il governo cancellasse le commissioni.

Come chiarito dalla stessa Meloni, però, eliminare le commissioni sul Pos con un decreto sarebbe incostituzionale poiché:

La moneta elettronica è privata, è un servizio offerto e lo Stato non può impedire a chi offre quel servizio di guadagnarci sopra una commissione.

Perché eliminare le commissioni sul Pos sarebbe incostituzionale

Ora, chiariamo che ovviamente nella Costituzione non c’è un riferimento esplicito alle commissioni sui pagamenti elettronici, perciò dire che eliminarle con un decreto sia vietato dalla Costituzione non è corretto.

Il punto, però, è che se un governo dovesse decidere di eliminare le commissioni sul Pos andrebbe incontro al rischio di ricorsi di legittimità costituzionale proprio per le motivazioni fornite dalla stessa Meloni.

La cancellazione delle commissioni da parte del governo implicherebbe che quest’ultimo imponga agli istituti bancari (che sono comunque aziende private) di offrire un servizio gratuitamente (dunque, rinunciando a qualsiasi fonte di guadagno).

Ma non solo, perché la norma coinvolgerebbe esclusivamente gli operatori italiani che, a quel punto, potrebbero trovarsi svantaggiati rispetto agli operatori stranieri, creando, di fatto, uno squilibrio nel mercato e andando a violare norme sulla concorrenza.

Non è possibile eliminare le commissioni sul Pos, ma cosa può fare il governo?

Appurato che eliminare definitivamente le commissioni sul Pos non sia possibile per tutte le motivazioni sopradescritte, rimane una domanda fondamentale: cosa può fare il governo per quei commercianti che si lamentano delle commissioni?

Sono anni e anni che si parla dell’eliminazione delle commissioni sui pagamenti elettronici, ma mai nessun governo, proprio per le difficoltà che abbiamo visto, ha portato avanti questa proposta. In compenso, però, si sono susseguite misure di sostegno ai commercianti.

Il governo Conte II, per esempio, aveva già teso una mano agli esercenti con ricavi fino a 4mila euro, mettendo in campo un credito d’imposta al 30%. Successivamente, il governo Draghi aveva anche aumentato tale percentuale, portandola al 100%, anche se in un periodo di tempo limitato.

Anche l’attuale esecutivo, poi, ha previsto un aiuto ai commercianti per alleggerire le spese per l’acquisto dei dispositivi, con un bonus Pos fino a 50 euro (nel decreto Aiuti quater) e aveva inserito nella bozza della Legge di Bilancio 2023 la misura che innalzava la soglia per i pagamenti elettronici fino a 60 euro, al di sotto della quale l’esercente avrebbe potuto rifiutare il pagamento.

La misura, però, ha visto il disaccordo dell’Ue e il governo ha dovuto fare un passo indietro. Non è escluso, comunque, che l’esecutivo trovi la soluzione nelle misure già messe in atto dai precedenti governi, con un ritorno del credito d’imposta al 100%.

In alternativa, si potrebbe decidere di aprire un dialogo con le banche e abbattere le commissioni solo sotto determinate soglie.

 

Federica Antignano
Federica Antignano
Aspirante copywriter, classe 1993. Curiosa di SEO, trascorro la maggior parte del mio tempo a scrivere, in ogni sua declinazione. Mi sono diplomata in lingue presso il liceo statale Pasquale Villari di Napoli. Ho inizialmente lavorato in una start up, cominciando a scrivere per vendere e ora continuo ad affinare le mie capacità attraverso corsi e tanti tanti libri sulla pubblicità e sul digital marketing. Con il tempo ho scoperto anche l'interesse verso lo scrivere per informare e questo è il motivo per cui oggi sono felice di far parte del team di redattori di Trend-online.
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