Obbligo Pos, perché il governo ci ha ripensato. Restano le multe ai commercianti

Obbligo Pos, dopo critiche e confronti, la misura, che il governo avrebbe voluto inserire in Legge di Bilancio, salta definitivamente.

Obbligo Pos, dopo critiche e confronti la misura che prevede l’eliminazione delle multe per gli esercenti che rifiutano pagamenti elettronici fino a 60 euro e che il governo avrebbe voluto inserire in Legge di Bilancio, salta definitivamente.

È stata una delle misure aspramente criticate da più fronti: il governo Meloni era deciso a schierarsi dalla parte dei commercianti, evitando la multa a chi tra loro si rifiutasse di accettare i pagamenti elettronici, fissando la soglia dell’obbligo a 60 euro.

Gli effetti delle critiche si sono fatti sentire. Prima con qualche passo indietro da parte del governo, ancora convinto di introdurre la misura, ma con un abbassamento della soglia che sarebbe passata da 60 a 40 oppure 30 euro. Alla fine, però, a vincere è stata Bruxelles.

Non un obbligo da parte dell’Europa, ma quando di mezzo c’è la terza rata del Recovery Fund da 19 miliardi il dietrofront può essere decisivo.

Obbligo Pos, il governo ci ripensa dopo le critiche sulla soglia dei 60 euro

Nelle scorse settimane è stata una delle misure più criticate della Legge di Bilancio 2023.

A scagliarsi contro l’idea di un’abolizione delle multe per gli esercenti che rifiutano i pagamenti elettronici, così come contro quella di aumentare fino a 5.000 euro il tetto al contante nel nostro Paese, non è piaciuta a Bankitalia.

Il rischio è che misure come queste (tanto la soglia dei 60 euro per i pagamenti elettronici quanto l’innalzamento del tetto al contante) vadano a favorire gli illeciti e fare tutto il contrario di quanto richiesto dall’Ue al nostro Paese, cioè combattere l’evasione fiscale.

Come puntualizzato anche da Fabrizio Balassone, capo del Servizio struttura economica della Banca d’Italia:

[…] l’uso dei pagamenti elettronici, permettendo il tracciamento delle transazioni, ridurrebbe l’evasione fiscale.

Non si tratta, però, dell’unica critica alla Legge di Bilancio e, in particolare, all’introduzione della soglia di 60 euro per i pagamenti elettronici.

Anche la Corte dei Conti ha espresso perplessità in merito alle nuove misure, specialmente se messe a confronto con le richieste e gli obiettivi di contrasto all’evasione fiscale del PNRR.

Infine, a non apprezzare tali misure è stata la Commissione Europea che, pur giudicando la Legge di Bilancio nel complesso “in linea con le indicazioni”, ha rilevato che misure la soglia di 60 euro per i pagamenti elettronici e il tetto al contante non seguano le raccomandazioni volte al nostro Paese.

Obbligo Pos e soglia a 60 euro, il governo fa dietrofront: cosa succede adesso

Le carte in tavola cambiano nuovamente, dunque. Dopo i primi dubbi sollevati da sindacati, Bankitalia e Corte dei Conti, la premier Meloni aveva già mosso un passo indietro rispetto alla soglia dei 60 euro per i pagamenti elettronici:

La soglia dei 60 euro è indicativa può essere anche più bassa, c’è un’interlocuzione in corso con l’Ue e vediamo come andrà a finire.

È andata a finire, poi, che la misura non ci sarà affatto. Nessun abbassamento a 40 o a 30 euro: gli esercenti che rifiutano i pagamenti elettronici saranno sanzionabili, così come previsto in passato dal governo Draghi.

Le cose rimarranno così come stanno, dunque, e chi rifiuterà di pagare con carta continuerà a rischiare le sanzioni in vigore nel nostro Paese: i commercianti non accettano pagamento con carta, ricevono una multa di importo fisso pari a 30 euro alla quale si aggiunge il 4% del valore della transazione rifiutata.

Le sanzioni sono in vigore dal 30 giugno 2022 e valgono tanto per i commercianti quanto per i professionisti e vengono applicate a prescindere dall’importo dell’operazione per la quale è stato rifiutato il pagamento.

Obbligo Pos e il dietrofront del governo sulla soglia dei 60 euro: in gioco ci sono 19 miliardi di euro

Per quanto il governo abbia dimostrato fermezza e abbia risposto a ogni critica mossa nei confronti del limite per i pagamenti elettronici e del tetto al contante, alla fine Bruxelles ha vinto.

Ma non c’è da stupirsi: in gioco ci sono i 19 miliardi di euro della terza rata del Recovery Fund. Fondi che l’Italia deve “meritare”, completando le riforme e raggiungendo i target quantitativi concordati e che, per quanto riguarda questa terza tranche, dovrebbero arrivare entro la fine dell’anno.

È chiaro che misure come la soglia dei 60 euro per i pagamenti elettronici e l’aumento del tetto al contante non rientrino tra quelle necessarie per centrare gli obiettivi del PNRR.

D’altra parte, il governo non abbandona del tutto l’idea di tendere una mano ai commercianti in merito alle commissioni bancarie. Come annunciato dalla premier:

Se non ci sono i margini ci inventeremo un altro modo per non fare pagare agli esercenti le commissioni bancarie sui piccoli pagamenti.

 Non è ancora chiaro in che modo, se con nuovi bonus o agevolazioni sulle commissioni. Fatto sta che potrebbero esserci novità, ma non è detto che queste rientreranno già nella Legge di Bilancio 2023.

 

 

 

 

Federica Antignano
Federica Antignano
Aspirante copywriter, classe 1993. Curiosa di SEO, trascorro la maggior parte del mio tempo a scrivere, in ogni sua declinazione. Mi sono diplomata in lingue presso il liceo statale Pasquale Villari di Napoli. Ho inizialmente lavorato in una start up, cominciando a scrivere per vendere e ora continuo ad affinare le mie capacità attraverso corsi e tanti tanti libri sulla pubblicità e sul digital marketing. Con il tempo ho scoperto anche l'interesse verso lo scrivere per informare e questo è il motivo per cui oggi sono felice di far parte del team di redattori di Trend-online.
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