Dimissioni di massa da Twitter dopo l’ultimatum di Musk. È l’inizio della fine?

Si dimettono in massa i dipendenti di Twitter dopo l'ultimatum Elon Musk, e il social chiude i battenti. È l'inizio della fine?

Il nuovo proprietario di Twitter Elon Musk, propone ai suoi dipendenti di lavorare di più e in maniera più dura. L’alternativa sono le dimissioni, seguite da un’indennità di licenziamento per i dipendenti che scelgono di lasciare il lavoro. L’effetto dell’ultimatum dato dall’uomo più ricco del mondo ai suoi dipendenti è stato un grande incremento di dimissioni in azienda, che vanno ad aggiungersi ai precedenti licenziamenti che hanno fatto tanto discutere.

In seguito all’ultimatum, le dimissioni sono state così elevate da costringere Twitter alla chiusura temporanea dei suoi uffici, da adesso a lunedì prossimo.

Twitter chiude ma la risposta di Musk esorcizza le supposizioni

Gli effetti sul social sono stati quelli dell’annuncio di un funerale. Spopola l’hashtag #Twitterdown, insieme a #RIPTwitter, come se il Twitter bird avesse davvero smesso di cinguettare. Aria da funerale, dunque, fra gli utenti del social, ma le motivazioni della chiusura sono soltanto ipotesi.
La risposta ironica di Musk non si è fatta attendere. Nelle scorse ore, il proprietario di Twitter ha pubblicato una serie di tweet in cui comunica di aver registrato un nuovo record nell’utilizzo del social.

E questo avviene proprio nelle ore in cui, da altre parti, si annuncia il funerale di Twitter, al quale lo stesso proprietario non ha mancato di partecipare. È sempre sua, infatti, l’idea di pubblicare una bandiera pirata col teschio e il drappo nero, insieme all’immagine di una lapide, con due Twitter bird che oscurano le scritte sul marmo e il volto di uno dei soggetti presenti, con le dita della mano destra in segno di vittoria. Un funerale felice, insomma.

L’annuncio dei licenziamenti

Le notizie sulle dimissioni dei dipendenti provengono dall’agenzia di stampa internazionale AP. Un dipendente licenziato all’inizio della settimana ha parlato di un forum privato nel quale i dipendenti di Twitter hanno discusso sulle proprie dimissioni. Le paure più grandi erano la perdita del visto per la permanenza negli USA e l’effettiva corresponsione dell’indennità per le dimissioni. Non è chiaro quanti dipendenti abbiano deciso di lasciare Twitter, sta di fatto che i dipendenti del social sono già stati decimati, e l’ultima tornata di dimissioni avviene a pochi giorni dal fischio d’inizio del mondiale in Qatar.

I cambiamenti in azienda voluti da Musk

In poco più di due settimane, Elon Musk ha mandato via metà dei dipendenti full time di Twitter, insieme a molti collaboratori che si occupavano della moderazione di contenuti.

Alcuni alti dirigenti di Twitter sono stati licenziati dal primo momento in cui Musk ha messo piede in azienda, e altri hanno presentato le proprie dimissioni pochi giorni dopo i primi licenziamenti. Pochi giorni fa, inoltre, il magnate di Tesla ha mandato a casa alcuni ingegneri che avevano criticato apertamente il suo operato.

La notizia sull’ultimatum di Musk ai dipendenti rimasti arriva tra mercoledì e giovedì, quando Musk avrebbe inviato una e-mail ai dipendenti, spiegando che il successo al quale vuole portare il noto social richiederà molte ore di duro lavoro. Il proprietario parla di cambiamenti epocali, che faranno nascere un “Twitter 2.0 rivoluzionario”.

Riguardo all’intimazione data ai dipendenti di abbandonare lo smart working, la pretesa di Musk è stata ritirata giovedì 18 novembre. In questo caso, Musk ha concesso un’apertura nei confronti del lavoro da remoto, subordinando la possibilità di smart working all’approvazione del manager preposto alla verifica del lavoro. La condizione perché si possa lavorare da casa è che si porti comunque a termine un lavoro eccellente. Inoltre, anche i dipendenti in smart working devono incontrarsi di persona almeno una volta al mese, meglio ogni settimana.

In seguito all’ultimo sviluppo della vicenda, #RIPTwitter è diventato l’argomento di tendenza negli USA, ma Twitter non si è espresso in merito alle richieste di chiarimenti provenienti dalle agenzie di stampa.

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