Pensioni, tagli in arrivo per chi prende più di 2100 euro: ecco perché

Se si ha una pensione con più di 2100 euro, lo Stato può provvedere a decurtarte l'adeguamento previsto per l'inflazione. Ecco perché

Se hai una pensione “alta”, potresti rischiare una serie di tagli nei prossimi mesi. A dirlo non è ufficialmente il Governo, ma una norma che prevede il decurtamento dell’adeguamento all’inflazione.

Se non fosse stato per il CIDA, nessuno avrebbe saputo del possibile taglio in arrivo. Per evitare il taglio, la rappresentanza sindacale per la dirigenza e le alte professionalità di tutti i settori socio-produttivi ha avviato una campagna, con tanto di iniziative giudiziarie, nelle quali il Governo Meloni sarà coinvolto.

Anche se sarà difficile vedere un’inversione a U, specie se ci sono dei motivi validi per questi tagli, come quelli di finanza pubblica.

Pensioni, tagli in arrivo per chi prende più di 2100 euro: ecco perché

È una questione tecnica ma al tempo stesso finanziaria quella che riguarda l’adeguamento all’inflazione.

Come abbiamo visto con la Manovra di Bilancio 2023, il Governo ha dato l’ok per la perequazione delle pensioni minime e non, addirittura garantendo l’aumento anche per il 100% dell’intero assegno previdenziale.

Ma fino ad una certa somma. Se si prende un trattamento tot volte superiore dei minimi INPS, non si potrà avere diritto all’adeguamento al 100%, ma a fasce ridotte. Fino ad arrivare alla vera e propria decurtazione, al taglio dell’adeguamento.

C’è infatti una norma che decurta l’adeguamento delle pensioni all’inflazione dei trattamenti quattro volte al di sopra dei minimi di INPS: appunto se sopra i 2.100 euro lordi l’anno.

A farlo presente è stato il CIDA, che ha avviato ben 7 iniziative giudiziarie con lo studio legale Bonelli Erede: l’obiettivo è che il giudice sollevi la questione di legittimità istituzionale in via incidentale.

Non sarà una passeggiata, anche se in queste iniziative a far loro compagnia ci sono anche i pensionati iscritti alla sigla sindacale dell’UIL. Perché la norma per certi versi “tutelerebbe” il Governo nell’applicazione di questi tagli, anche se serve un motivo valido.

Il perché di questi tagli alle pensioni

La perequazione automatica delle pensioni c’è da decenni. E perché il Governo voglia rivalutare le pensioni è semplice: vuole proteggere il potere d’acquisto dei pensionati, senza distinzioni tra titolari di pensioni dirette o indirette.

Come misura però richiede al Governo in carica non pochi miliardi per l’adeguamento all’inflazione, e nell’ultimo decennio non sono mancati i casi di bilanciare la perequazione con dei tagli alle pensioni.

Tra i più noti c’è quello del Governo Monti, che azzerava la rivalutazione per i trattamenti oltre tre volte il minimo. Venne bocciato dalla Consulta, e così il governo di Matteo Renzi dovette intervenire con un decreto legge piuttosto costoso.

Secondo la Corte Costituzionale, non si possono tagliare le pensioni senza un valido motivo, per questo bocciò i tagli di Monti.

L’unico modo per provvedere al taglio è solo per casi particolari e dettagliando le motivazioni. Come ad esempio le esigenze di finanza pubblica. Fino ad oggi non ci sono state particolari esigenze di bilancio, perciò la norma è rimasta spesso disapplicata negli ultimi anni.

Ma tutto potrebbe cambiare con la Manovra di Bilancio 2024, visto che il Governo ha poche idee su dove prenderà i soldi. L’idea di una spending review nei confronti delle pensioni potrebbe essere utile per risparmiare: nel caso delle pensioni con assegni superiori a 3-5 volte il minimo INPS, la decurtazione è stimata tra il 10% e il 25%.

Grazie alla norma lo Stato ha risparmiato circa 40 miliardi, e se questi tagli per le pensioni dovessero andare dritto, si arriverebbe a quota 60 miliardi.

Quali pensioni verranno rivalutate nel 2024

Non è ancora stato ufficializzato il tabellario delle rivalutazioni per il 2024.

Di norma il Governo ha tempo fino al 20 novembre per determinarle, con tanto di decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze. Per questo si può al momento solo ipotizzare a quanto ammonterà la rivalutazione.

Supponendo un aumento del 6%, per ogni 1000 euro di pensione si avrà diritto a 60 euro. E così nel caso di pensioni verso i 1600 euro, che potrebbero aumentare di 96 euro.

Nel caso di chi ha una pensione superiore a 2100 euro, ovvero sopra la soglia, i tagli colpiranno la parte eccedente tale soglia, con decurtazioni che vanno dal 15% al 68%.

Per questo la CIDA vuole spingere il Governo “ad adottare provvedimenti strutturali e lungimiranti“, come ha raccontato a Open. Anche perché, per effetto della norma in vigore, i trattamenti hanno subito una perdita del potere di acquisto dal 7,5 al 9%.

Hanno la speranza che già col Governo Monti una mossa simile venne bloccata dalla Consulta. Ma sono passati quasi 10 anni, e lo Stato potrebbe far presente il risparmio accumulato come giustificazione per attuare questi tagli.

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