Pensione a 62 anni spunta Quota 100 bis! Bastano pochi anni di contributi

In pensione a 62 anni con pochi contributi, ecco le previsione del Governo Meloni! Si avvicina la pensione per gli over 60, grazie alla Quota 100 bis.

Pensione a 62 anni con Quota 100 bis, sarà possibile nel 2023? Quanti anni di contributi servono per andare in pensione nel 2023? Un nuovo piano pensionistico potrebbe presto passare alla ribalta, fuori Quota tutti e niente Opzione uomini, ma bensì spunta una nuova ipotesi che porta direttamente a rispolverare la vecchia e cara Quota 100

Con questa mossa il Governo riuscirà a salvare le pensioni degli italiani? Fortunatamente, quando si parla di pensione anticipata flessibile il concetto ruota sulla concessione di una opzione di scelta previdenziale fornita al lavoratore.

La verità è che l’idea non è del tutto da scartare, anzi potrebbe anche essere realizzata, sono tanti i punti a favore della misura anticipata. 

I nuovi rumors collocando nel 2023 la presenza della misura Quota 100 bis, con qualche ritocchino non fondamentale, anzi addirittura poco rilevante. D’altra parte, il governo italiano promuovendo questa formula previdenziale aprirebbe le braccia a tantissimi lavoratori che da tempo richiedono un canale d’uscita maggiormente flessibile. Uno strumento che consentirebbe l’accesso a una quiescenza anticipata, senza un taglio eccessivo sull’assegno pensione.

Peraltro, c’è da chiedersi se Quota 100 bis riuscirà a conquistare la fiducia dei cittadini italiani, soddisfando appieno il quadro delle aspettative previdenziali. 

Nonostante, le buone prospettive non è detto che tutto fili nel verso giusto, il tempo è tiranno e la tempistica sicuramente rema contro il nuovo governo italiano. A breve dovranno essere delineate le risorse finanziarie da inserire nella Legge di Bilancio 2023 e tutto potrebbe essere nuovamente stravolto. 

La premier Giorgia Meloni riuscirà a salvare l’Italia, trascinandola fuori dalla crisi economica, riequilibrano i conti, generando nuovi posti di lavoro, correggendo gli ammortizzatori sociali, salvando le pensioni degli italiani attenuando i danni della tempesta dell’inflazione e della crisi energetica. Le prime risposte arriveranno prima della fine dell’anno. 

Pensione a 62 anni spunta Quota 100 bis! Bastano pochi anni di contributi

Il nome della nuova misura è familiare, anche perché richiama in toto l’ex misura sperimentale Quota 100, una formula pensionistica perita il 31 dicembre 2021. Tuttavia, la nuova Quota 100 bis non dovrebbe scostarsi tanto dalla sua omonima, anzi dovrebbe aprirsi a una folta platea di aventi diritto con un ampio margine di ingresso per tanti lavoratori. 

Non cambierebbe il sistema delle quote per raggiungere la pensione, con l’applicazione di una somma aritmetica tra i requisiti principali, ovvero età e anzianità contributiva.

Con Quota 100 tanti lavoratori hanno approfittato del vantaggio pensionistico offerto, pensionandosi all’età di 62 anni con l’aggiunta di un montante contributivo minimo di 38 anni. La nuova misura potrebbe addirittura portare in ribasso il requisito anagrafico a 61 anziché 62, ma con un lieve aumento del requisito contributivo previsto a 39 anni anziché 38.  

In questo modo, tanti lavoratori potrebbero sfruttare ancora un’uscita flessibile anticipata, pur restando nel cerchio della Quota 100 bis. 

Basti pensare che la nuova misura permetterebbe agli over 60 di pensionarsi nel 2023, senza difficoltà specie considerato che basterebbe un’anzianità contributiva di poco più di 35 anni.

Tuttavia, l’incidenza dei costi potrebbe frenare l’ingresso della misura o presumere l’applicazione di una decurtazione nella misura del tre per cento, spalmata su ogni anno anticipato rapportato al trattamento economico previdenziale ordinario spettante.

In alternativa, non si esclude la presenza di una rivisitazione del sistema contributivo. In questo caso, l’assegno pensione risulterebbe molto più penalizzato per l’effetto dell’applicazione dei coefficienti di trasformazione. 

Perché conviene Quota 100 bis per andare in pensione?

La pensione anticipata rappresenta il vero obbiettivo di molti lavoratori, un collocamento in riposo prima dei 67 anni di età simboleggia per molti versi il poter di scegliere se ritirarsi o meno dal posto di lavoro.

Si innescherebbero quelle condizioni ideali per un pensionamento anticipato. Peraltro, c’è da chiedersi perché gli over 60 non possono ritirarsi dal lavoro con un’anzianità contributiva di 37 anni.

Mentre, applicando la nuova Quota 100 bis, tanti lavoratori sarebbero messi nelle condizioni di accedere a un’uscita anticipata dal lavoro a 63 anni con 37 anni di versamenti. E, ancora, se viene ridotto il requisito contributivo anche a 36 anni si permette a molti lavoratori di collocarsi in quiescenza a 64 anni e così via

Insomma, si innescherebbero quelle condizioni “naturali” che non stressano il lavoratore, potendo avvalersi di un piano pensionistico stabile e duraturo nel tempo, senza il timore di veder slittare la pensione futura a tempi sempre più irraggiungibili.  

Oltretutto, il pensionamento anticipato consentirebbe un maggior margine di accesso al mondo lavorativo dei giovani, grazie al richiamo del ricambio generazionale. 

Concludendo, il taglio dei paletti rigidi e prefissati non farebbe altro che giovare al sistema previdenziale, la creazione di quote variabili permetterebbe una maggiore flessibilità d’uscita dal lavoro. Uno strumento che garantirebbe un canale aperto di pensionamento e l’avvio del ricambio generazionale necessario per implementare il mondo del lavoro. 

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