Di cosa sono fatte le criptovalute?

Vi siete mai chiesti di cosa sono fatte le criptovalute? E non cadete nell'errore di pensare a ai bitcoin o alle altre monete digitali come qualcosa di astrat

Vi siete mai chiesti di cosa sono fatte le criptovalute? E non cadete nell’errore di pensare a ai bitcoin o alle altre monete digitali come qualcosa di astratto e diverso da tutte le cose materiali che siamo abituati a vedere sotto i nostri occhi ogni giorno. Se vedeste di fronte a voi una miniera di bitcoin, solo una delle migliaia esistenti probabilmente restereste impressionati.

Le criptovalute non sono tangibili e la loro esistenza è determinata da un concetto che attribuisce loro la definizione di monete digitali con un valore specifico. Dietro questa idea si nasconde una montagna di plastica e metalli senza precedenti.

Inoltre questo mercato non è regolamentato a dovere e favorisce indirettamente truffe, speculazioni e traffici illeciti. Gli investitori di criptovalute non sempre sono consapevoli e attenti agli impatti che stanno generando: secondo uno studio pubblicato sulla rivista Forbes, la maggior parte degli investitori statunitensi nega (o ignora) la contaminazione ambientale provocata dai bitcoin.

I componenti di base dei bitcoin sono gli stessi delle altre criptovalute, ciò che cambia è il loro utilizzo, la loro capacità di calcolo e la velocità con cui lavorano. Considerando anche la componente umana oltre che ai materiali troviamo: i software, la crittografia, gli hardware e i minatori.

La contaminazione ambientale va analizzata su diversi fronti iniziando dalle materie prime estratte fino alla produzione dei componenti, il loro uso, le fonti di l’energia elettrica, lo smaltimento dei componenti.

In questo ciclo vedremo che il termine “miniere di bitcoin” non è poi così lontano dall’idea di miniera che tutti conosciamo. Purtroppo sempre nuove criptovalute si spacciano per alternative green e non tutte le persone si rendono conto che nella maggior parte dei casi si tratta di pura pubblicità.

Criptovalute e sostenibilità: tutte le monete digitali sono uguali?

Non tutte le monete digitali sono uguali sebbene abbiano in comune alcune caratteristiche fondamentali. Ciò che le distingue in primis è senz’altro il loro protocollo o meccanismo di consenso, indispensabile per i processi di validazione e sicurezza.

I protocolli più conosciuti sono il Proof of Work (PoW), il Proof of Stake (PoS) e il Proof of Space and Time (PoST). Il primo è utilizzato per esempio da bitcoin ma non solo, il secondo sarà quello di ethereum che lo adotterà al 100%, e il terzo è una proposta di Chia. 

Il protocollo è un punto cruciale per stabilire la sostenibilità ambientale, ma non solo, di una criptovaluta. Dei tre meccanismi di consenso sopra citati solo il Proof of Stake si può considerare meno impattante ma non per questo più sostenibile.

Considerando i tre pilastri della sostenibilità e i principi delle criptovalute, il Proof of Stake è quello che si avvicina meno alla decentralizzazione perchè potrebbe facilmente favorire l’accumulo di molto capitale nelle mani di un piccolo gruppo.

Anche se attualmente non c’è una soluzione ideale, ci sono nuove ricerche in corso che si stanno concentrando specificatamente sull’impatto ambientale. Tra queste troviamo il Crypto climate accord, in cui un team di sviluppatori propone il Proof of Green, un protocollo che avrà un impatto uguale a Zero.

Criptovalute e sostenibilità: la crittografia

La crittografia è uno di quegli elementi indispensabile per l’esistenza di qualsiasi criptovaluta perchè è il sistema che viene utilizzato per garantire una sicurezza, la tracciabilità delle transazioni e la gestione delle monete digitali.

Il sistema Bitcoin, così come le altre criptovalute, regola sia lo scambio di bitcoin tra i suoi clienti che la produzione di nuove unità bitcoin utilizzando la crittografia. Il meccanismo di consenso che verrà scelto dagli sviluppatori determinerà come e da chi vengono crittografati i singoli processi.

Il software, di cui parleremo tra poco, quindi utilizza la crittografia per controllare i trasferimenti di monete digitali su Internet. Una delle caratteristiche di bitcoin è che chiunque può convalidare una parte delle transazioni guadagnando un’ingente somma di denaro in cambio, il conosciuto Proof of Work (PoW).

Decriptando un complesso calcolo matematico, questa persona convalida un’operazione che non potrà più essere modificata, garantendo il flusso degli scambi in modo sicuro. Il calcolo non può essere risolto a mente ma è inevitabile utilizzare un computer che abbia una capacità di calcolo e una velocità di calcolo migliore degli altri.

La competizione per accaparrarsi la ricompensa è fondamentale e permette – teoricamente – a chiunque di essere il nuovo competitore e, se più veloce, di ricevere quanto gli spetta. Le criptovalute che adottano un protocollo diverso dal Proof of Work si basano su altri meccanismi per la validazione delle operazioni.

Criptovalute e sostenibilità: le miniere di bitcoin

Le miniere di bitcoin sono diventate molto famose nell’ultimo anno e mezzo, quando questa criptovaluta è esplosa e sempre più persone si sono dedicate al nuovo business di tendenza: diventare minatori. L’impatto delle miniere NON è diminuito con la crisi che sta vivendo Bitcoin, infatti come scrive coinbays:

Dopo la Grande Migrazione delle miniere di bitcoin la situazione è drasticamente degenerata perchè se prima la maggior parte dell’energia elettrica proveniva da fonti rinnovabili, soprattutto dall’energia idroelettrica, ora siamo tornati ai vecchi e cari combustibili fossili.

L’impatto delle miniere di bitcoin è pari al consumo di intere nazioni come i Paesi Bassi e per ogni transazione si stima che il consumo energetico nel 2022 è pari a diverse centinaia di migliaia di transazioni con carta VISA.

Criptovalute e sostenibilità: i software

Il sistemi delle criptovalute sono una sorta di software, nati per definire che cos’è una moneta digitale e come viene scambiata. Ogni sistema dovrò controllare con un processo di verifica della validità gli accessi esterni oltre a quelli interni.

Questi programmi funzionano tutti i giorni tutto il giorno così da permette a chiunque, in qualsiasi momento di accedere al proprio capitale per investire o effettuare uno scambio. Questo ci può dare già un’idea della grandezza e della potenza di questo sistema.

Il software non sarebbe completo senza la crittografia: dal momento che non ci sono intermediari che validano e certificano lo scambio tra due persone, è l’unico metodo per garantire scambi sicuri e “reali”. Chi ci assicurerebbe se no che la somma di denaro che stiamo ricevendo non è già stata spesa?

Compareremo tre grandi criptovalute: bitcoin, Chia ed Ethereum, tre sistemi software che utilizzano la crittografia e la tecnologia blockchain ma con protocolli di consenso molto diversi tra loro.

Criptovalute e sostenibilità: gli hardware

La crittografia però funziona grazie agli hardware, i quali eseguono e risolvono i calcoli crittografici ma non solo. Se il Proof of Word è un protocollo che utilizza “il lavoro” dei minatori per risolvere i calcoli matematici, il Proof of Space and Time usa lo spazio di archiviazione che viene utilizzato per guadagnare criptovaluta.

Per il meccanismo di consenso Proof od Stake invece gli sviluppatori premieranno semplicemente coloro che mettono in “stake” parte del loro capitale attraverso il cosiddetto consenso distribuito.

Se Chia all’inizio sembrava più sostenibile rispetto ai bitcoin, la sua crescita ha dimostrato nuove sfide. Con il Proof of Work si consuma moltissima energia “sporca” cioè non proveniente da fonti rinnovabili, mentre con il proof of Space and Time l’energia viene ridotta drasticamente.

Ma quanti hardware servono come spazio di archiviazione? Molti di più di quelli utilizzati per esempio da bitcoin. Questo è stato uno dei primi problemi di Chia che ha alterato il mercato degli hardware impattando la compra-vendita dei prodotti, i loro prezzi e le loro garanzie.

Tutto ciò senza considerare gli scarti generati e le modalità di smaltimento di questi.

Criptovalute e sostenibilità: i minatori, i validatori e i coltivatori

Il protocollo utilizzato determina anche l’esistenza dei minatori o di altre figure che contribuiscono a validare e a rendere sicure le transazione di criptovalute. Nel casi dei bitcoin queste persone si chiameranno minatori, nel caso di Ethereum validatori e nel caso di Chia coltivatori.

I minatori sono individui che partecipano a una teoria del gioco, poiché il software bitcoin può essere paragonato ad un gioco al quale partecipano tutti i minatori di tutto il mondo. Il software bitcoin lancia una sfida di crittografia ogni 10 minuti e il minatore più efficiente guadagnerà una ricompensa.

I validatori di Ethereum non devono “giocare”, infatti non viene premiato chi è più veloce ma chi possiede più capitale da mettere in “stake”. Queste persone saranno semplicemente coloro che possiedono più soldi e non avranno bisogno di sentirsi sfidati da nessuno perchè vige la regola “soldi-attira-soldi”.

Infine i coltivatori sono coloro che nel proprio “orto virtuale” lasceranno uno spazio di archiviazione disponibile. Nuovamente non c’è una dinamica di gioco ma una presa di coscienza degli investitori che soli nel tempo determinano la crescita del loro capitale.

Criptovalute e sostenibilità: la coscienza degli investitori

Anche se sempre più persone si stanno sensibilizzando verso le tematiche ambientali, ancora troppi pochi investitori sono coscienti degli impatti che stanno generando. La regolamentazione delle criptovalute procede molto lentamente rispetto alle somme di denaro in circolazione.

Sicuramente un sistema più controllato genererebbe delle limitazioni negli scambi ma ridurrebbe le truffe e le speculazioni, per non parlare del lavaggio di denaro facile. Non c’è al giorno d’oggi una soluzione ideale ma le informazioni sono pubbliche e spetta agli investitori fare la migliore scelta.

Redazione Trend-online.com
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