Grande Migrazione di bitcoin: l’illusione di un porto sicuro

La prima criptovaluta è apparsa nel 2008 quando Nakamoto ha lanciato una nuova idea di mercato finanziario decentralizzato, diretto, aperto a tutti e con una

La prima criptovaluta è apparsa nel 2008 quando Nakamoto ha lanciato una nuova idea di mercato finanziario decentralizzato, diretto, aperto a tutti e con una equa ripartizione – teorica – del capitale. Come mai fino all’anno scorso il bitcoin e le altre monete digitali erano qualcosa di quasi mistico e nascosto?

Il mercato finanziario a cui ambiscono è quello globale ma come ogni novità c’è bisogno di un processo affinchè vengano inserite nella realtà quotidiana. Per molto tempo infatti sono state – e ancora lo sono – uno scambio di nicchia che in primo luogo ha attratto le attenzione dei giocatori di videogame espandendosi poi verso artisti, personaggi famosi dello spettacolo e grandi imprenditori.

Che cos’è successo lo scorso anno che ha spinto giornalisti e media a parlare così tanto delle monete digitali? Ma soprattutto perchè si leggono solo ora, dopo 14 anni, tutte queste critiche riguardo i bitcoinLa pandemia ha giocato un ruolo molto importante nella società che ha fatto salire alle stelle il valore del bitcoin e di altre cripto.

Nello stesso tempo nel maggio del 2021, bitcoin ha dovuto affrontare una grande sfida quando la Cina ha promesso di reprimere il mining e le transazioni di criptovalute se non fossero state conformi con la nuova politica ambientale. La conseguenza: il prezzo di Bitcoin è crollato del 30%, portando il mercato delle criptovalute in un clamoroso crollo pochi giorni dopo essere salito ai massimi storici.

Proprio in questo momento storico inizia la cosiddetta Grande Migrazione che determinerà dei cambiamenti dettati dalla pressione del mercato e dalla fretta, e sappiamo che quando una scelta è condizionata da pressione e fretta non va a finire molto bene…

Com’è stato concepito Bitcoin prima della Grande Migrazione

L’ecosistema Bitcoin è una rete di utenti che comunicano tra loro utilizzando un protocollo specifico tramite Internet. Il protocollo bitcoin è disponibile come applicazione software open source e consente agli utenti di archiviare e trasferire bitcoin per l’acquisto e la vendita di merci o di scambiare bitcoin con altre valute.

Come tutte le altre criptovalute il concetto di partenza è la decentralizzazione e l’autonomia dai governi centrali. Inoltre le monete sono appunto virtuali e non si possono scambiare in fisico come le monete fiat. Direi un grande passo avanti rispetto rispetto scambio di conchiglie, metalli pesanti o carta.

L’emissione di bitcoin avviene nella rete durante la gestione delle transazioni in un processo chiamato mining. Le persone che contribuiscono alla validazione e certificazione delle operazioni così come quelle che creano nuove unità di bitcoin si chiamano minatori.

L’idea di bitcoin è nata nel 2008 e nel 2009 ha iniziato a svilupparsi la sua rete; da allora bitcoin è stata la valuta decentralizzata più popolare e lo è tutt’ora. Nonostante le ultime notizie del crollo di bitcoin, fino a pochi giorni fa in circolazione si trovava un valore complessivo di circa 1.650 miliardi di dollari americani.

Prima della Grande Migrazione: la nascita di Bitcoin

Bitcoin si avvale della tecnologia blockchain e utilizza un meccanismo di consenso conosciuto come Proof of Work (PoW) che secondo Investopedia:

“Richiede che i nodi su una rete forniscano la prova che hanno speso potenza di calcolo (cioè lavoro) per ottenere il consenso in modo decentralizzato e per impedire ai malintenzionati di sorpassare la rete.”

Nel mining di bitcoin, il lavoro stesso è arbitrario ed implica che vengano risolti complessi calcoli matematici delle iterazioni di algoritmi di hash SHA-256, colui che ottiene il risultato corretto riceve una ricompensa di un round di hashing, aggregando e registrando le transazioni dal mempool nel blocco successivo.

Tutti potenzialmente possono diventare minatori e il meccanismo dal punto di vista strutturale incentiva le persone in rete ad agire onestamente e registrare solo transazioni vere. Nella pratica questo processo ha bisogno di attrezzature molto complesse in termini di potenza e velocità perchè parliamo di 7-10 trasferimenti al secondo.

Fino a qua in termini ambientali dobbiamo prendere in considerazione due aspetti: le attrezzature utilizzate, il loro tempo di vita, il riuso e il riciclaggio delle componenti, la quantità di energia necessaria e le fonti di energia utilizzate.

Prima della Grande Migrazione: la relazione tra Bitcoin e ambiente

Prima della Grande Migrazione quindi prima del maggio dello scorso anno, Bitcoin utilizzava una percentuale discretamente elevata di energia rinnovabile. Questa proveniva dalle centrali idroelettriche cinesi che soddisfacevano le necessità del sistema e, a basso costo. Infatti la maggior parte delle miniere di bitcoin si trovava proprio in Cina.

Secondo lo studio della rivista Joule, l’estrazione di bitcoin in tutto il mondo potrebbe essere responsabile di circa 65 mega tonnellate di anidride carbonica all’anno, paragonabile alle emissioni dell’intera Grecia. Parliamo quindi di grandi numeri… ma è così importante il consumo di energia se questa non genera un impatto?

No! Infatti fino a quando Bitcoin è passato “al lato oscuro” nessuno lo criticava per essere poco sostenibile. È difficile sapere esattamente la percentuale di energia rinnovabile utilizzata: secondo lo stesso studio pubblicato su Joule nel 2020 si avvicinava al 42%, la compagnia invece sostiene che era vicino al 60%.

Un dato certo è che nell’agosto dello scorso anno l’uso di energie rinnovabili non superava il 25% e che il calo è iniziato dopo maggio 2021.  

La Grande Migrazione: la Cina e la sua posizione verso le criptovalute

Questo risultato è dovuto dalla repressione cinese che ha interrotto l’uso di energia idroelettrica a basso costo regolamentando la politica ambientale del Paese, verso la sostenibilità ambientale. Però non è l’unica ragione: le miniere si spostano anche dove trovano incentivi economici interessanti.

Dal momento che l’energia rinnovabile è una fonte di energia intermittente perchè il sole splende solo parte della giornata e la velocità del vento oscilla considerevolmente, i combustibili fossili restano l’opzione più utilizzata nel mondo del mining.

Per capire davvero perchè la Cina ha cambiato la sua politica occorre comprendere bene l’impatto delle criptovalute, che è esponenziale e difficilmente potrà cambiare proprio per come è stato concepito il sistema Bitcoin.

Ti consiglio quindi di guardare questo documentario pubblicato da The Great Reset and the Rise of Bitcoin dove potrai vedere quel “lato oscuro” che pochi mostrano.

La Grande Migrazione e le mosse degli sviluppatori di bitcoin

Bitcoin come ha reagito dopo il cambio di politica cinese? Scappando! Infatti la soluzione più immediata per mantenere i livelli di mercato che la domanda richiede è stata di migrare. Questa prende il nome di Grande Migrazione perchè se la maggior parte delle miniere di bitcoin si trovava in Cina ora sta negli Stati Uniti.

I minatori sono incentivati a ricevere delle grandi ricompense per la risoluzione dei complessi calcoli matematici e hanno bisogno di molte attrezzature e molta energia. Idealmente Bitcoin doverebbe puntare su una crescita sostenibile e quindi cambiare il suo sistema interno per non generare grandi impatti.

Questo richiede ovviamente un dispendio abnorme di scienziati, nuove attrezzature, costi aggiuntivi per i clienti dato che garantire transazioni “pulite” ha un costo. Infatti la risposta di Bitcoin è stata cercare nuovi orizzonti più economici e in certo senso meno esigenti.

Secondo Vries, uno degli autori dell’articolo pubblicato sulla rivista Joule:

“Quello che farà un minatore se vuole massimizzare il profitto è mettere la propria macchina ovunque possa funzionare per l’intera giornata.”

Dopo Grande Migrazione: il crollo odierno di Bitcoin

Sappiamo che bitcoin è una moneta virtuale soggetta a fluttuazioni repentine, anche molto grandi, ma nelle ultime ore la preoccupazione tra gli investitori è più grande del solito. Solo sei mesi fa, Bitcoin stava raggiungendo il massimo storico di circa 69.000 dollari americani mentre ora ha perso oltre il 37% del suo valore.

Questo perchè bitcoin rientra tra gli investimenti ad alto rischio rischio, proprio perchè è altamente volatile nel normale corso del mercato. Bitcoin sta crollando dando la prova che nonostante sia una realtà decentralizzata è soggetta all’inflazione e dipendente dai mercati azionari e dalla politica monetaria della Fed.

Bitcoin ha visto un rialzo del 70% del suo valore del 2021 ma ora sta vivendo un tragico momento. Fin dall’inizio del 2022, gli investitori sono in uno stato d’animo propenso al rischio. Secondo Alex Reffett, co-fondatore della società di gestione patrimoniale East Paces Group gli investitori sono propensi all’idea di:

“Una fuga generale verso la sicurezza su tutta la linea nella maggior parte delle classi di attività”, “Collettivamente, gli investitori hanno mostrato più interesse per gli investimenti basati sul valore e meno per le azioni speculative e gli investimenti alternativi di “riserva di valore””.

Dopo Grande Migrazione: bitcoin e il crollo delle stablecoin

Qualcosa di ancora più preoccupante è stato il crollo della stablecoin Terra (LUNA) che ha perso il 90% del suo valore, provocando il caos nel mondo cripto. Una stablecoin è una moneta virtuale che fornisce un asset crittografico “sicuro” e che mantiene stabile il suo valore.

Questa stabilità è dovuta grazie al fatto che il loro valore è ancorato al prezzo di una valuta fiat, come per esempio il dollaro USA. La situazione non è delle più rosee e mette in discussione la vera decentralizzazione delle criptovalute dal momento che le dinamiche del mercato influenzano troppo il loro percorso.

Uno dei motivi del crollo può essere dovuto dalla Federal Reserve Board, Fed, che ha effettuato negli Sati Uniti degli aumenti notevoli di tasse per combattere i livelli di inflazione che gli Stati Uniti stanno vivendo, i più alti degli ultimi quarant’anni secondo Forbes.

Gli analisti prevedono che la Fed continuerà con questa politica anche nel 2023 mettendo a repentaglio la crescita delle criptovalute.

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