Le 5 più grandi truffe nella storia delle criptovalute

Le 5 truffe più grandi o più significative nella storia delle criptovalute, capaci di rubare una incalcolabile quantità di soldi nei 5 continenti

Nel mondo delle criptovalute si sente spesso parlare di truffe e di progetti che poi crollano scomparendo nel nulla e lasciando gli investitori a piangere sui loro wallet vuoti.

Questo perché c’è un mondo molto feroce fatto anche di poche regolamentazioni e attenzione al consumatore, il quale spesso finisce per cadere preda dell’inganno.

Non è infatti difficile per un progetto truffaldino spendere parecchi soldi in pubblicità e mettere il suo nome sulla bocca di tutti, attirando quindi moltissime persone con uno sforzo contenuto.

A questo va poi aggiunto che vi sono un sacco d’influencer con pochissime conoscenze o scrupoli, che non ci pensano due volte a vendere i propri follower ai migliori offerenti.

Proprio tali offerenti sono talvolta piattaforme affidabili e riconosciute, ma molte altre delle figure losche che cercano solo di ottenere polli da spennare prima di sparire nel nulla.

Per questa ragione è bene studiare la storia oltre che i progetti, andando a vedere gli episodi passati che hanno portato brutte sorprese a migliaia d’investitori.

In quest’articolo l’obiettivo è fare un bel ripasso sulle truffe più gradi nel mondo delle criptovalute, scelte per la quantità di denaro rubato o per l’importanza dell’evento.

Un ultima parentesi prima di cominciare però. Qui verranno riportati gli esempi più clamorosi ma differenti tra loro, quindi potrebbero esserci state truffe che hanno sottratto più capitale di altre, ma non riportate perché identiche nella struttura ad altre già elencate.

In questo video Io Investo spiega cos’è uno schema Ponzi.

OneCoin, 15 miliardi in fumo

OneCoin è riportata come la più grande truffa della storia delle criptovalute, in grado di rubare fondi per cifre che alcune stime danno addirittura intorno ai 18 miliardi di Dollari!

Ovviamente è sempre difficile riportare la cifra giusta di una truffa operata su così vasta scala, poiché sono stati sottratti soldi attraverso tutti e 5 i continenti.

Ma come funzionava OneCoin? In pratica come il più classico degli schemi Ponzi, seppur accuratamente mascherato tramite dei pacchetti molto corposi che venivano offerti ai clienti. 

Comprando appunto questi pacchetti dal valore variabile, si aveva accesso a dei corsi sul trading di criptovalute e sul funzionamento della blockchain, rivelatisi poi pura spazzatura.

Oltre a questo venivano poi dati in “regalo” dei token della piattaforma, i quali potevano essere spesi per fare esercizi di trading o scambiati in criptovalute.

Inoltre era poi possibile minare la criptovaluta stessa, partecipando al corretto funzionamento della blockchain OneCoin… Che però non è mai realmente esistita.

In tutto questo, chi “portava un amico” ad acquistare OneCoin, riceveva dei grossi benefici economici che alcuni clienti sono stati anche in grado di godersi.

OneCoin è stata presentata come il nuovo Bitcoin verso la fine del 2014, periodo in cui la cultura sulle criptovalute era ancora più limitata di quella attuale e le truffe erano più facili da realizzare.

La promessa era di creare una crypto del popolo, in grado di spezzare il dominio delle banche e regalare l’indipendenza economica a chiunque la possedeva.

Peccato però che, dopo 4 anni, il castello di carta abbia iniziato a crollare, con i primi arresti dei rappresentanti di OneCoin arrestati in India e la fondatrice Ruja diventata latitante poco dopo con una somma di circa 500 milioni di Dollari.

Il fratello a quel punto ha preso il suo posto come leader, accusando le banche del rapimento di Ruja ma finendo poi arrestato dall’F.B.I poco tempo dopo e condannato a 90 anni di carcere.

In tutto questo qualcuno ci ha guadagnato referendo “amici” in OneCoin, non sono stati rubati tutti i soldi, ma comunque una fetta molto grande di quelli versati dagli ignari clienti.

Bitconnect, Bitcoin a pacchi

Bitconnect è un’altra truffa famosissima nel mondo delle criptovalute, forse addirittura la più conosciuta di tutte in questa parte di mondo (siccome OneCoin ha avuto il maggior successo in Asia e America).

Bitconnect è anche qui uno schema Ponzi, che però non si poteva davvero escludere per via della sua importanza nella storia e come esempio perfetto delle false promesse che una truffa fa.

In primis anche qui gli investitori avevano la possibilità di andare a comprare dei pacchetti in Bitcoin, i quali generavano degli interessi fissi giornalieri intorno all’1% (o superiore in caso di pacchetti più costosi).

Il che già dice molto della fraudolenza del progetto, poiché qualunque cosa che garantisce interessi fissi di tale portata, è sicuramente una truffa.

Dai Bitcoin versati la piattaforma li convertiva poi in Bitconnect, la moneta nativa, la quale veniva utilizzata da dei fantomatici bot per fare trading sul prezzo delle cripto.

Questo generava quegli interessi fissi astronomici, senza però che venisse rivelato l’algoritmo sul quale si basava il sistema per essere così efficiente.

I creatori pure erano assolutamente anonimi, cosa che poteva destar sospetti ma fino a un certo punto, visto che vi sono molte piattaforme nel mondo delle criptovalute create nell’anonimato, come Bitcoin stesso.

Il vero punto focale era questo interesse fisso e il fatto che i ricavi generati potessero essere prelevati solamente dopo un anno, cifra che si abbassava per pacchetti più corposi. Anche qui, chi portava un amico riceveva bonus sugli introiti, classico sistema degli schemi Ponzi.

Dopo qualche anno, come per tutte le truffe, i nuovi entrati non bastavano più per sostenere gli uscenti e il castello di carte è crollato, con il fondatore arrestato qualche anno dopo.

Bitclub network, lezione sul cloud mining

Bitclub network si basa sugli stessi principi dei precedenti (lo schema Ponzi è la base), ma cambia sostanzialmente il metodo di funzionamento della truffa.

Qui non ci sono monete strane da comprare o algoritmi che portano alla rendita sicura, solo un sistema di cloud mining per minare Bitcoin in modo efficiente ed economico.

Per chi non lo sapesse, per estrarre Bitcoin occorre minarlo tramite potenti computer che permettono di risolvere complesse operazioni, necessarie per far funzionare il network.

Siccome non sempre la cosa è fattibile per le persone comuni, sono state inventate le piattaforme di cloud mining (molto spesso ben poco profittevoli) dove si partecipa in più persone a un mining comune.

Questo comporta una divisione di spese e profitti tra più persone che non hanno la necessità di conoscersi, poiché sono gli intermediari a fare tutto il lavoro per essi.

Bitclub network offriva ai suoi clienti delle diverse potenze d’estrazione pagabili in Bitcoin, alle quali si andava a sommare una carta membro del valore di 100 Dollari valida per tutta la vita.

Anche qui, chi portava un amico riceveva incentivi molto profittevoli, come ogni buona truffa che si rispetti (sebbene sia un sistema utilizzato anche in forme legittime).

Qual’era il perno della truffa? I ricavi non arrivavano mai nemmeno vicini al prezzo dei pacchetti, attestandosi circa alla metà e con dati falsi sul mining mostrato ai clienti.

Questo ha portato gli ideatori a rubare una cifra intorno agli 800 milioni di dollari nei circa 4 anni d’operatività, modesta se comparata a quanto visto negli esempi precedenti.

Bitgrail, exchange tutto italiano

Bitgrail era un exchange completamente italiano che operava come potrebbe essere il classico Binance o Kucoin, permettendo ai clienti di scambiare criptovalute di ogni genere.

Quella che però interessa davvero in questo caso è NANO, una moneta che per i primi tempi è stata scambiabile solo su quest’exchange e nessun altro.

Durante le prime fasi il prezzo saliva vertiginosamente, con migliaia di persone che si fiondavano su Bitgrail per comprare anche loro una fetta di queste monete.

A un certo punto però NANO venne listato anche altrove, proprio su Kucoin e Binance menzionati poco fa, e fu li che iniziarono i problemi.

Dapprima Bitgrail introdusse il KYC per poter prelevare, cosa normale salvo il fatto che la procedura non andava a buon fine, poi però bloccò il prelievo di NANO facendo infuriare i clienti che si videro i loro fondi congelati.

In questo periodo parte dei NANO vennero prelevati tramite la conversione in Bitcoin e l’invio degli stessi altrove, cosa permessa.

La cosa si risolse con l’exchange che si dichiarò insolvente, impossibilitato a dare tutti i NANO richiesti dai clienti e avviando una procedura di fallimento.

Questa non è considerabile come una truffa organizzata come le precedenti, in quanto le dinamiche sono leggermente differenti, ma dimostra come anche gli exchange possano causare la perdita dei propri averi.

In tutto questo Bitgrail ha “perso” ben 187 milioni degli investitori, una cifra enorme se si pensa a quanto piccolo fosse il mercato su cui operava.

La truffa di Elon Musk e delle celebrità

La truffa di Elon Musk non ha cifre o schemi, poiché si tratta di un meccanismo molto difficile da tracciare e perpetrato da moltissime persone in differenti periodi storici.

A questo va poi aggiunto che, sebbene qui si parli di Elon, il metodo funziona anche per moltissimi altri personaggi famosi nel mondo delle criptovalute e non che non hanno nulla a che vedere con le truffe.

Il trucco è quello di spacciarsi per uno di questi personaggi che godono della fiducia dei loro follower, ingannarli tramite strane offerte e farsi dare dei soldi.

Ovviamente questi soldi finiranno poi con l’evaporare insieme a chi si cela dietro un profilo fasullo, senza mai più farsi rivedere o ridare un singolo centesimo.

Questo può accadere anche in caso i profili siano verificati, poiché potrebbero essere stati hackerati o verificati con altri nomi modificati in seguito, rendendo impossibile riconoscere il cambio.

Perché i volti rilevanti nel mondo delle criptovalute ripetono alla nausea che non scriverebbero mai in privato o che non chiederebbero mai dei soldi? Perché sanno come si muovono i truffatori.

Nessuna persona famosa chiederà mai davvero dei soldi ai suoi seguaci, questo ovviamente a patto che sia seria o salvo casi eccezionali che non sono pronosticabili qui.

Il punto è che, per difendersi dalle truffe nel mondo delle criptovalute, bisogna sempre tenere gli occhi aperti e conoscere i metodi utilizzati da quelli arrivati prima.

Redazione Trend-online.com
Redazione Trend-online.com
Di seguito gli articoli pubblicati dalla Redazione di Trend-online. Per conoscere i singoli autori visita la pagina Redazione Trend-online.com
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
797FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate