Il futuro dell’intrattenimento tra NFT e realtà aumentata

Se c’è una tecnologia che negli ultimi tempi sta venendo presa sotto esame in ogni sua forma, è certamente quella della realtà aumentata.

Se c’è una tecnologia che negli ultimi tempi sta venendo presa sotto esame in ogni sua forma, sia nel positivo che nel negativo, è certamente quella della realtà aumentata. I più “smanettoni” sanno bene da decenni che la possibilità di raggiungere una nuova esperienza con giochi e programmi sui dispositivi multimediali è sempre stata oggetto di fervido studio e innumerevoli soluzioni.

Potremmo certamente menzionare gli esperimenti di console 3D come il Virtual Boy della Nintendo, i nostalgici occhialetti “3D” blu e rossi, la tecnologia IMAX dei cinema e, negli ultimi anni, i vari visori “VR” dei diversi marchi. In generale, la realtà aumentata, intesa nel senso di migliorare l’esperienza di un qualcosa per farla sembrare o sentire più “reale”, è sempre stata l’obiettivo di visionari e meno visionari, che volevano trarne un qualche tipo di vantaggio.

A questa tecnologia, lentamente, si è accostata l’idea di “multiverso” e NFT, intesi come uno spazio (metaverso) virtuale in cui possedere e utilizzare degli oggetti intangibili (NFT), in grado di essere un modo per esprimere noi stessi su ogni piattaforma. Se tutto questo però vi sembra un po’ “troppo” da digerire tutto insieme, andiamoci con più calma e facciamo un passo indietro.

La realtà aumentata e la NFT art: un collegamento ovvio

Per spiegare il concetto di realtà aumentata pensiamo a quell’episodio di Futurama dove Fry, il protagonista, si ritrova nel terzo millennio, all’interno di quello che è “l’internet del futuro”, dove i personaggi hanno una sorta di “avatar” uguale a loro che cammina nel web. Il metaverso vorrebbe proporsi come una sorta di copia di questo concetto, che è molto più complicato da realizzare di quello che si pensa.

Tuttavia, è importante capire che se mai si arriverà ad avere un vero e proprio “multiverso”, un internet che possiamo navigare come se camminassimo all’interno di una città virtuale, gli NFT sarebbero una parte incontestabile di tale paesaggio. Pensiamo alla cosa più basilare: la “base” del nostro personaggio, dove ci connettiamo. Tecnicamente niente ci vieta di connetterci in qualsiasi punto, esattamente come quando dal browser digitiamo un URL per iniziare una ricerca, ma nel metaverso è possibile avere quella che per noi è la “prima pagina” del browser, personalizzata secondo i nostri gusti e magari utilizzando estensioni di vario tipo, in modo che somigli a una sorta di “casa virtuale”.

Dunque mobili, accessori, le stesse estensioni che ci permettono, per dire, di bloccare eventuali popup o ascoltare più facilmente la musica che vogliamo, potrebbero essere tutti presenti sotto forma di NFT, ovvero “token”, simboli letteralmente, non tangibili, esattamente come un oggetto in un videogioco che ci serve per realizzare azioni specifiche.

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L’entrata in scena dei Non Fungible Token come oggetti

Riprendendo l’esempio del videogioco, l’oggetto che ci fa compiere determinate azioni all’interno di quel contesto è completamente inutile (e non esiste) all’interno degli altri videogiochi. Dal momento che non esiste un metaverso dove quell’oggetto ha la stessa funzione in più luoghi e più situazioni, rimane confinato all’interno di un singolo videogioco. Se però creiamo un ambiente adatto e includiamo diversi luoghi dei videogiochi nel singolo grande universo navigabile come quello di Futurama, allora ecco che tutto acquista un senso e uno scopo.

L’esempio di “NFT” ante litteram che ha un suo preciso modo di esistere in maniera “utile” lo troviamo in Second Life e nella creazione di oggetti molto specifici da parte dei vari “creator”, che hanno effettivamente potuto guadagnarsi da vivere realizzando mobili, temi, vestiti e pitture personalizzate sotto forma di pixel, tutti oggetti virtuali venduti poi ai giocatori per soldi reali.

Di fatto tutto quello di cui stiamo parlando tra qualche anno potrebbe sembrare una sorta di “preistoria del web moderno”, in quanto è molto probabile che la realtà aumentata diventerà una funzione normale da possedere, un po’ come oggi è la webcam, che negli anni ‘90 era invece considerato un accessorio inutilmente costoso e impossibile da utilizzare bene per via delle connessioni lente.

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Gli NFT e le criptovalute come sistema di pagamento

Così come è successo in Second Life, il tentativo di portare al di fuori dei confini di un videogioco o un programma una determinata funzione, sotto forma di avatar, mucchio di pixel progettati da un designer o qualsiasi altra invenzione creativa, è l’obiettivo finale di qualsiasi NFT. Scambiando questi oggetti intangibili si crea di fatto un “mercato”, con prezzi che fluttuano a seconda della rarità di qualcosa o del suo valore intrinseco. Esempi possono essere gli NFT di artisti famosi, oppure “Limited series” di alcune cose come avatar e disegni personalizzati.

In generale il sistema degli NFT è direttamente collegato a quello delle criptovalute, con un sistema decentralizzato che vuole sostituire al denaro reale una valuta virtuale, con cui effettuare acquisti senza essere sotto i vincoli delle monete fiat. Proprio le criptovalute sono ormai anni che guadagnano terreno, sostituendosi talvolta ai metodi di pagamento tradizionali. L’ultima introduzione è come metodo di ricarica nei migliori casinò live in Italia, dove non solo si possono utilizzare alcune valute virtuali, ma si può anche prelevare nelle stesse.

Per ora il problema principale delle criptovalute (e degli NFT, anche se per ragioni diverse) è l’estrema volatilità del suo valore, che può fluttuare molto nel corso persino di poche ore, di fatto mancando della “stabilità” delle valute fiat comunemente utilizzate. Se non sappiamo per certo cosa succederà a tutte queste tecnologie nel futuro lontano, possiamo aspettarci che nei prossimi mesi e anni avremo grandi novità in merito, di fatto permettendo a quell’immaginario futuro di Futurama di essere quantomeno simile al nostro.

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