Ruja Ignatova, la latitante più celebre del Web3 morta 5 anni fa? La truffa Onecoin

Ormai sembra passato tanto tempo, ma in realtà nessuno si aspettava le ultime indiscrezioni della latitante dopo la truffa del Onecoin.

Non tutti ricorderanno la vicenda con la crypto Onecoin, ma noi siamo qui per questo.

Soprattutto perché alcune notizie potrebbero avere riportato alla luce la sorte della mente dietro la famosa truffa ai danni di tantissimi utenti.

Schema Ponzi è dire poco, ma quello che sappiamo è ormai documentato e alcuni faticheranno a ricordarlo mentre altri non vorranno perché magari ne saranno stati vittime.

Oggi, però, sembra che Ruja Ignatova potrebbe essere morta 5 anni fa, dopo le attente ricerche dell’FBI che la continua a considerare uno dei latitanti più difficili di sempre.

Ma cosa è successo? E chi dovrebbe avere ucciso una dei criminali più celebri del mondo crypto?

Onecoin, l’alba delle criptovalute

Siamo ai tempi in cui ancora il Bitcoin stava lottando per affermarsi su scala globale.

Non molte altre criptovalute potevano competere, anzi molti ignoravano ancora perfino l’esistenza del Bitcoin. Si tratta del 2014, l’anno in cui nasce Onecoin.

La promessa di superare l’invenzione del secolo, il BTC, l’opportunità di fare parte di un gruppo in espansione e di un mercato miliardario attraggono tantissimi utenti ignari.

Onecoin promette di essere il prossimo Bitcoin, anzi di superarlo!

Ruja Ignatova ha fondato la criptovaluta e la società con il nome di Onecoin LTD e, attraverso un’ambiziosa ed efficace campagna di marketing, l’ha trasformata in uno dei più grandi progetti digitali al mondo.

Tuttavia si scopre dopo un paio d’anni di cosa si trattava.

Ruja Ignatova, chi era?

Una donna giovane, in carriera, dal fascino dell’Europa dell’est.

Ruja Ignatova è la testa del progetto Onecoin, una donna bulgara talentuosa e capace di trasformare il progetto crypto in un vero impero miliardario.

La donna fondò la società dopo essere stata condannata, per una frode che coinvolse anche il padre, a 14 mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena.

Il fascino della donna in carriera che si lanciava nel mercato in espansione delle criptovalute e della blockchain e la forte spinta data dal marketing aggressivo, però, vinse

Così Onecoin si affermò in pochi anni come l’alternativa più democratica e innovativa del Bitcoin.

Tuttavia l’intera faccenda si tramutò in un disastro.

Schema Ponzi? Onecoin, la truffa

Come spesso accade ancora nel settore crittografico, la storia della valuta digitale si rivelò una truffa.

Grazie al multilevel marketing, Ruja Ignatova fu in grado di attirare decine di migliaia di utenti attratti dalle opportunità di Onecoin in uno dei più classici esempi di Schema Ponzi.

La truffa fu svelata nel 2017, a cui seguirono l’arresto degli altri fondatori tra cui il fratello e il reclutamento dell’ex compagno della fondatrice come informatore, ma la donna riuscì a fuggire.

Gli utenti rimasti vittima del caso persero letteralmente miliardi, anzi per quantificare la truffa si parlò di una cifra attorno ai $3,8 miliardi.

Dopo Onecoin, la scomparsa

Dopo avere compreso la fine del progetto e l’accordo del compagno dell’epoca, Ruja Ingnatova vola con Ryanair ad Atene e lì si perdono le sue tracce.

Chi conosce il Web3 deve essere al corrente dei pericoli di questo mercato e le autorità lo sanno bene.

L’FBI e l’Europol hanno quantificato i proventi derivanti dal Onecoin che la fondatrice si era riuscita a intascare: ben $480 milioni!

Nulla più si venne a sapere della donna, nonostante la taglia dell’FBI di $100.000 o il pagamento di 5.000€ per eventuali informazioni utili.

Fino a poco tempo fa non si sapeva più nulla di Ruja Ignatova.

Latitante N.1 del Web3

Ciò che ottenne grazie a Onecoin non fu solo molto denaro, ma anche essere considerata una dei 10 latitanti più ricercati dall’FBI, nonché forse la più celebre criminale nel settore delle criptovalute.

Di recente, però, sembra che alcuni abbiano cominciato a parlare di eventuali cospirazioni o interazioni con la criminalità organizzata (vittime anch’esse della truffa Onecoin) che avrebbero potuto portare alla morte di Ruja Ignatova.

Sembra che in un recente rapporto del Bureau for Investigative Reporting and Data (BIRD), la Cryptoqueen potrebbe essere morta da oltre cinque anni, uccisa nel 2018 da un signore della droga che era stato coinvolto nella truffa OneCoin.

Il 25 marzo 2022, quando Lyubomir Ivanov, capo della direzione generale della polizia nazionale in Bulgaria, è stato colpito a colpi di arma da fuoco nella sua casa di Sofia. Dopo la sua morte, la polizia ha trovato conversazioni registrate nella sua casa e le ha sequestrate. I giornalisti di BIRD affermano di aver trovato questi nastri, rivelando, tra le altre cose, che la Ignatova è stata uccisa anni fa.

Morta 5 anni fa, possibile?

Il rapporto afferma che Ignatova fu uccisa su uno yacht ad Atene nel 2018 per ordine di Hristoforos “Taki” Amanatidis, un noto boss della droga con interessi in Bulgaria, anche se si crede risiedere a Dubai.

In precedenza era stato sull’avviso rosso dell’Interpol ma è riuscito a sfuggire alla cattura.

Ci furono precedenti affermazioni secondo cui Ruja Ignatova fosse ben collegata a Taki, ma mai dimostrate prima.

L’ultimo rapporto afferma che Taki era coinvolto nella truffa OneCoin e, per coprire le sue tracce, ha fatto sparare a Ignatova mentre si trovava su uno yacht ad Atene nel novembre 2018, circa un anno dopo la sua scomparsa.

Il suo corpo è stato poi smembrato e gettato nel Mar Ionio.

Sarà vero? Le autorità bulgare negano la veridicità dei documenti e per tanto il caso è ancora aperto.

Che la donna sia ricorsa davvero alla chirurgia plastica e documenti falsi per cambiare identità? Nessuno lo sa per certo.

Leggi anche:”50K Bitcoin nascosti nei popcorn: incredibile storia dell’hacker catturato 10 anni dopo

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