Lo smart working c’è ancora! Chi ha diritto ad usufruirne!

Aumentano i contagi ed i lavoratori hanno paura. Giustamente. A gran voce richiedono che venga adottato lo smart working per lavorare in sicurezza.

Aumentano i contagi ed i lavoratori hanno paura. Giustamente. A gran voce richiedono che venga adottato lo smart working per lavorare in sicurezza. Una richiesta che è stata accolta ancor prima di essere stata effettuata: quanti siano interessati a sfruttare le potenzialità dello smart working – ovviamente laddove i lavori effettuati in azienda o nella pubblica amministrazione lo consentano – lo possono sfruttare fin da subito.

A breve le feste natalizie finiranno e si dovrà rientrare al lavoro o a scuola. I sindacati chiedono di tornare allo smart working emergenziale: una domanda nata dall’esigenza di tutelare la salute dei diretti interessati. Alla quale Renato Brunetta, Ministro della Pubblica Amministrazione, risponde che è incomprensibile, perché questa possibilità esiste già. È bene ricordare, infatti, che lo stato di emergenza è stato prorogato fino al 31 marzo 2022. Anche lo smart working è stato previsto nella pre-intesa sul rinnovo del contratto nella pubblica amministrazione. A questo punto la domanda è una: cosa sta accadendo? Cosa si cela dietro alle pretese dei sindacati? Ma soprattutto quali sono le regole che sono già in vigore!

Smart working e contagi, la paura dilaga!

Inutile girarci troppo intorno. La paura del Covid 19 c’è, complice la diffusione della variante Omicron. La richiesta di maggiore sicurezza e di poter lavorare in smart working ha una base e parte da un giusto e corretto punto di vista. Tra i primi, che sono scesi in campo per chiedere un ritorno al lavoro agile, vi è Angelo Raffale Margiotta, segretario generale Confsal, che ha chiesto di dare la possibilità di lavorare a casa a tutti i dipendenti per tutta la durata dello stato di emergenza, ossia fino al 31 marzo 2022. In una lettera indirizza al ministro Renato Brunetta, Margiotta scrive:

Stiamo assistendo a un crescente aumento dei contagi per il diffondersi di nuove varianti, con conseguenti misure di quarantena, sia per i colpiti sia per chi ha avuto con gli stessi contatti, che moltiplicano le assenze a dismisura […]. È forte il disagio per le attività lavorative ordinarie e grande la preoccupazione tra i lavoratori per l’effetto che tale situazione potrebbe determinare anche nell’ambito familiare.

All’appello di Margiotta si è aggiunta la richiesta che arriva direttamente da Marco Carlomagno, segretario generale Flp, Federazione dei lavoratori della Funzione pubblica, che chiede che

Il governo ripristini il lavoro agile emergenziale anche nella pubblica amministrazione. È una necessità per la sicurezza dei lavoratori.

Stesso identico appello arriva anche da Tiziana Cignarelli, segretaria generale della Flepar il sindacato dei professionisti della PA e della Codirp, la Confederazione che rappresenta la dirigenza pubblica, che ha ribadito la propria posizione in una lettera inviata al premier Mario Draghi.

Smart working, il Governo ci ha già pensato!

Il Governo ci ha già pensato. Questa volta non è stato necessario l’intervento e la richiesta dei sindacati perché ci si muovesse in questa direzione. Anzi, a dire il vero il prolungamento del cosiddetto lavoro agile era stato già previsto dal prolungamento dello stato d’emergenza. A precisare questa presa di posizione ci ha pensato il Dipartimento della Funziona pubblica, che con una nota ha precisato che

con riferimento alla richiesta di smart working da parte di alcune sigle sindacali del pubblico impiego, ricordiamo che la normativa e le regole attuali già permettono ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato. Ricordiamo, inoltre, che la maggior parte dei dipendenti pubblici (gli addetti della scuola, della sanità e delle forze dell’ordine, che rappresentano circa i due terzi dei 3,2 milioni totali) sono soggetti all’obbligo di vaccino e, in larghissima maggioranza, sono tenuti alla presenza.

La nota poi continua sottolineando che, alle singole amministrazioni, viene riconosciuta una grande flessibilità nella gestione del personale. Ma soprattutto che, considerando l’esigua minoranza dei dipendenti pubblici che avrebbe realmente la possibilità di lavorare da casa, diventa

incomprensibile l’invocazione dello smart working per tutto il pubblico impiego. Un tutti a casa come sperimentato, in assenza dei vaccini, durante la prima fase della pandemia nel 2020, legato al lockdown generalizzato e alla chiusura di tutte le attività economiche e di tutti i servizi, tranne quelli essenziali. Non è questa la situazione attuale.

Smart working e rotazione del personale!

A tutela della salute dei lavori, le amministrazioni pubbliche hanno la possibilità di permettere l’accesso allo smart working anche fino al 49% del proprio personale, effettuando una programmazione mensile o addirittura più lunga. È importante ricordare, comunque, che nel corso di una recente intervista Renato Brunetta ha precisato la propria posizione a favore del super green pass sul posto di lavoro, ricordando come questo strumento sia, sostanzialmente, una storia di successo, anche perché l’opzione del tampone per lavorare non è più sostenibile. Brunetta ha poi aggiunto che 

il 15 ottobre abbiamo detto addio alla sperimentazione di massa di quello emergenziale, senza regole e senza diritti ma non abbiamo detto addio allo smart working. Al contrario abbiamo intensificato le attività per regolarlo, nei nuovi contratti, e per assicurare la piena autonomia organizzativa alle singole amministrazioni. Nel frattempo, grazie al proficuo confronto con i sindacati, abbiamo emanato apposite linee guida che ancorano il lavoro agile all’accordo con il lavoratore, alla soddisfazione dell’utenza e al rispetto della sicurezza informatica. Perché mai dovremmo tornar indietro? Siamo più avanti dei privati.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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