Smartworking, che succede dopo il 31 marzo: le novità dopo il no del Milleproroghe

Cosa succede dopo il 31 marzo dopo il no all'emendamento al decreto Milleproroghe per lavoratori del settore pubblico e privato.

Smartworking per i lavoratori fragili, tanto nel privato quanto nel pubblico. Era questa la richiesta avanzata dal Movimento 5 Stelle.

L’emendamento, in sede di conversione del decreto Milleproroghe, è stato però respinto, con amarezza da parte dei pentastellati.

L’intenzione del governo Meloni sembra essere tornare alla normalità, dopo la pandemia, periodo durante il quale lo smartworking si è rivelato fondamentale per condurre una vita serena e, soprattutto, proteggere i lavoratori più a rischio.

Niente proroga, quindi: il lavoro agile rimane fino alla scadenza del 31 marzo. Data che vale solo per i dipendenti che lavorano nel settore privato. La scadenza per il pubblico, infatti, è già avvenuta mesi prima.

Ma cosa succede, allora, dopo il 31 marzo? Vediamo tutti i dettagli per i lavoratori nel privato e nel pubblico.

Stop allo smart working: niente proroga e scadenza al 31 marzo

Le richieste del Movimento 5 Stelle non sono state accolte, nemmeno con il Milleproroghe. Lo stop allo smart working rimane, dunque, fissato alla data del 31 marzo.

Attenzione, perché tale scadenza era stata fissata solo per i lavoratori nel settore privato. La proroga, infatti, si rendeva necessaria per i lavoratori dipendenti fragili per i quali il M5S aveva richiesto una proroga del lavoro agile fino al 30 giugno 2024. Un intervento che avrebbe richiesto circa 3 milioni di euro.

Lo stop non fa che aumentare le disparità tra il settore pubblico e privato: il primo, infatti, ha visto chiudersi le porte dello smart working già lo scorso 31 dicembre.

Chi può continuare a fare smartworking entro il 31 marzo

Come già accennato, la proroga dello smart working fino al 31 marzo riguarda esclusivamente il settore privato.

C’è da dire, comunque, che a partire dal marzo 2022 il lavoro agile non è più considerato uno strumento di tutela della salute del lavoratore, bensì un aiuto per conciliare vita professionale e vita privata.

Ma come funziona il lavoro agile nel privato? In questo caso, lo smart working interessa:

  • i lavoratori fragili

  • i lavoratori con figli minori di 14 anni

Per quanto riguarda i primi, questi hanno diritto allo smart working se presentano la certificazione del medico competente e solo se la propria attività lavorativa è remotizzabile, cioè può essere svolta da casa.

Per i secondi, invece, è fondamentale che tra i due genitori non ve ne sia uno disoccupato o beneficiario di strumenti di sostegno al reddito, in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa.

Smart working, cosa accadrà dal 31 marzo nel settore pubblico

Se questa è la situazione nel privato, vediamo cosa succede, invece, per i lavoratori della Pubblica Amministrazione.

Per i lavoratori del settore pubblico, nessuna proroga già dalla fine di dicembre 2023.

La richiesta del Movimento 5 Stelle riguardava i lavoratori fragili del settore pubblico, ma l’emendamento non è stato accolto. Una decisione, questa, che è stata spiegata da Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento, durante il question time alla Camera. Il Ministro, infatti, ha menzionato la direttiva del 29 dicembre 2023 in cui viene consentito di utilizzare lo smart working:

orientandolo alla salvaguardia dei soggetti più esposti a rischi per la salute.

In sostanza, secondo il Ministro, esisterebbero già degli strumenti di tutela nei confronti dei lavoratori fragili, per cui la proroga dello smart working non si renderebbe necessaria. Va detto, però, che ciò che stabilisce la direttiva rimane una possibilità – che va richiesta – e non un diritto.

Si ricorda, poi, che il 31 dicembre è scaduto il diritto al lavoro agile anche per i lavoratori pubblici e privati “super fragili”, cioè coloro che sono affetti da patologie croniche con scarso compenso clinico di particolare gravità.

Niente smartworking strutturale: si torna alla normalità

Oltre alla richiesta di una proroga dello smartworking per i lavoratori fragili della PA, il Movimento 5 Stelle aveva avanzato anche un’altra richiesta: la possibilità di rendere strutturale il lavoro agile per i dipendenti fragili e per i genitori di figli con disabilità grave, tanto nel pubblico quanto nel privato.

Ma il governo è indirizzato verso un ritorno definitivo alla normalità e anche questa richiesta è stata respinta, così come quella per la proroga. Lo stesso Ministro Ciriani ha ribadito che lo smart working è stato utilizzato come strumento massivo durante il periodo emergenziale, ma che oggi non può più essere utilizzato in questo modo.

Le cose, dunque, non cambieranno: nel settore pubblico, la possibilità di concedere lo smart working sarà aperta solo da contratti individuali, volti a salvaguardare i soggetti più a rischio. Gli accordi collettivi aziendali potranno essere utilizzati nel settore privato per aiutare i lavoratori a conciliare vita professionale e privata.

Federica Antignano
Federica Antignano
Aspirante copywriter, classe 1993. Curiosa di SEO, trascorro la maggior parte del mio tempo a scrivere, in ogni sua declinazione. Mi sono diplomata in lingue presso il liceo statale Pasquale Villari di Napoli. Ho inizialmente lavorato in una start up, cominciando a scrivere per vendere e ora continuo ad affinare le mie capacità attraverso corsi e tanti tanti libri sulla pubblicità e sul digital marketing. Con il tempo ho scoperto anche l'interesse verso lo scrivere per informare e questo è il motivo per cui oggi sono felice di far parte del team di redattori di Trend-online.
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