Gennaio porta con se tante novità: dalla legge finanziaria ai rinnovi ISEE per il nuovo anno. L’ISEE 2023 è ormai scaduto e torna l’inevitabile corsa al rinnovo.
Il perché è presto detto: molte agevolazioni e bonus sono legati all’indicatore della situazione patrimoniale, tra cui i riconfermati bonus luce e gas e l’assegno unico universale per i figli a carico.
La maggior parte dei bonus ma anche l’assegno unico vengono erogati solo se si rispettano determinate soglie ISEE.
La situazione oggi però sembra essere piuttosto caotica perché la nuova legge finanziaria 2024 ha introdotto importanti novità in tema di ISEE.
Dal gennaio 2024, i prodotti finanziari come i titoli di stato ed altri garantiti dallo Stato tra cui i Buoni e i libretti postali dovranno essere esclusi dal calcolo dell’indicatore e quindi del patrimonio familiare ai fini dell’ ISEE. Ciò però fino un certo importo.
La novità sta però generando rischi e tanto caos sul rilascio delle nuove attestazioni.
Scopriamo insieme cosa sta succedendo.
ISEE 2024 a rischio: fuori i BTP, libretti e buoni postali. Ecco cosa sta succedendo
Lo abbiamo detto, il nuovo anno porta con se importanti novità in ambito economico e fiscale.
Il governo Meloni ha varato a fine dicembre la nuova legge finanziaria 2024 introducendo importanti modifiche alle agevolazioni già esistenti ma anche novità in tema di ISEE.
L’ISEE, acronimo di Indicatore della situazione economica equivalente, serve a valutare la situazione economica familiare ed è valido per un intero anno solare.
Sono molte le prestazioni assistenziali e i bonus messi in campo dal governo legate all’ISEE e perciò con la sua scadenza naturale del 31 dicembre è iniziata la corsa al rinnovo tramite la presentazione agli intermediari fiscali di tutta la documentazione necessaria per la procedura, ossia quella relativa alla situazione economica patrimoniale e reddituale riferita al periodo 1° gennaio – 31 dicembre 2022.
Ma da gennaio 2024 un importante novità è arrivata dalla legge finanziaria.
Non verranno più conteggiati nel computo dell’ISEE, i titoli di stato, come i Buoni del tesoro annuali o poliennali ma anche altri prodotti finanziari di raccolta del risparmio con obbligo di rimborso assistito dalla garanzia dello Stato.
La modifica è contenuta nell’art. 1 commi 183-185 della nuova legge finanziaria 2024.
Certamente una buona notizia se non fosse che il meccanismo è andato in cortocircuito. La procedura di rilascio dell’Isee e i relativi moduli anche pre compilati non stati ancora aggiornati alle modifiche previste in Manovra e ora è il caos.
ISEE, questi nel dettaglio gli strumenti da non inserire nel calcolo
La nuova legge finanziaria prevede dunque l’esclusione dal calcolo dell’ISEE dei titoli di stato, cioè Buoni del tesoro annuali o poliennali e non solo
Rientrano in quest’ultima casistica:
- •
Buoni ordinari del Tesoro (BOT )
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CTZ (Certificati del tesoro zero-coupon);
- •
Buoni del tesoro poliennali (BTP);
- •
Certificati di credito del Tesoro (CCT);
- •
buoni postali fruttiferi;
- •
libretti di risparmio postale.
Il computo di questi strumenti non sarà più conteggiato ai fini del calcolo dell’ISEE familiare fino al limite massimo di 50.000 euro, oltre tale soglia andranno conteggiati.
Ma cosa cambia?
Con l’introduzione di tale modifica all’indicatore della situazione patrimoniale cambia molto.
Chi detiene questi titoli che non verranno più conteggiati, pur mantenendo reddito e patrimonio uguale rispetto al passato, vedranno il loro Isee abbassarsi.
Una quota ISEE più bassa determinerà la possibilità di accedere a maggiori agevolazioni anche con contributi più alti.
In realtà la situazione allo stato attuale è molto caotica perché se è vero che questi strumenti dovevano essere esclusi dal compunto dell’Isee, e altrettanto vero che le tempistiche non lo hanno permesso.
Ciò ha fatto sorgere importanti dubbi sulla modifica. Molti ritengono che finisca per agevolare famiglie con titoli pubblici rispetto a famiglie più povere che non hanno potuto acquistarli.
Senza dubbio l’obiettivo è quello si spingere gli italiani ad investire, nel caso dei titoli di stato a legare il proprio patrimonio all’andamento del debito italiano, così da contribuire al risanamento del deficit pubblico.