Partiva IVA in regime forfettario: ecco quando conviene!

Guida alla Partita IVA forfettaria: quante tasse e contributi si pagano. Vantaggi rispetto al regime fiscale ordinario e coefficiente di redditivitá.

Intraprendere una attività in proprio richiede una serie di valutazione da fare tra cui quale tipo di regime Partita Iva scegliere.  

In Italia al momento il Regime forfetario è quello piú vantaggioso ma in tanti non sono in grado di fare una effettiva valutazione dei vantaggi perchè non sanno cosa si possa scaricare nel regime forfettario. 

Non sono in pochi coloro che pensano che non si possa scaricare nulla ma in verità non è proprio così. Nel Regime Forfettario è possibile scaricare i costi forfettari, decisi e determinati dai coefficienti di redditività.

Anche i contributi previdenziali possono essere scaricati nel Regime Forfettario.

Una volta spiegato cosa si può scaricare, bisogna allora capire quando conviene scegliere il Regime Forfettario e quando invece conviene scegliere il regime ordinario o semplificato.

Partiva IVA in regime forfettario: il calcolo delle tasse

Il metodo di calcolo delle tasse regime forfettario é forse l’innovazione piú importante che é stata introdotta perché é un metodo completamente diverso rispetto al calcolo delle tasse che avviene in regime semplificato o nel regime ordinario questo perché nel regime forfettario sono stati in tutti i cosiddetti costi forfettari. 

In pratica tutti i costi aziendali che ogni attività può scaricare per intraprendere la propria attività sono stati identificati in modo forfettario, in modo ipotetico ed é per questo motivo che si chiama regime forfettario, tramite l’introduzione dei cosiddetti coefficienti di redditività. 

In pratica per tutte le attività esistenti ( attività libero professionista, di artigiano o commerciante) lo Stato ha già ipotizzato a quanto ammontano i costi aziendali che ogni attività può scaricare, includendo per ciascuna attività un cosiddetto coefficiente di redditività ovvero una percentuale di costi aziendali scaricabili in automatico e calcolata in modo ipotetico, in modo forfettario. 

Cerchiamo di spiegare meglio questo concetto:

  • per tutti i commercianti è stato introdotto un coefficiente di redditività del 40%;
  • per gli artigiani un coefficiente del 67%;
  • per i liberi professionisti del 78%.  

ATTENZIONE le suddette percentuali sono puramente indicative perché poi vanno controllate per i reali codice Ateco che sono stati inseriti all’interno della partita IVA. 

In pratica lo Stato ipotizza, ad esempio nelle attività di Commercio, che soltanto il 40% degli incassi rappresenta un vero e proprio reddito, mentre il 60% viene considerato come costo aziendale intrapreso dall’attivitá. 

Quindi se un commerciante dovesse incassare 10.000 euro in un anno, lo Stato ipotizza che il 60% (per cui 6.000 euro) siano dei costi che il commerciante ha intrapreso ad esempio per acquistare prodotti, per spedirli, per l’affitto di un ufficio per il pagamento delle utenze. 

Quindi questo 60% non viene tassato e neanche i contributi INPS andranno pagati su questa percentuale.

Solo sul 40% del fatturato (per cui nel caso dell’esempio appena fatto 4.000 euro) verranno calcolate le imposte, perché per lo Stato solo quel 40% rappresenta l’utile aziendale.

Stesso discorso per gli artigiani che, abbiamo detto, hanno un coefficiente del 67%. Immaginando un incasso pari a 10.000 lo Stato ipotizza che solo il 33% ( per cui 3.300 euro) rappresenta i costi aziendali,  ovvero quanto speso per la sua attività per acquistare prodotti o per qualsiasi altro tipo di costo aziendale. 

Ne consegue che soltanto il 67% (per cui soltanto 6.700 euro)  rappresenta l’utile prodotto dall’artigiano, per cui le tasse e i contributi per l’artigiano verranno calcolati solo sul 6.700 euro 

Per i professionisti è stato deciso un coefficiente di redditività del 78% quindi anche per questa categoria riprendendo l’esempio precedente, nel caso di incasso di un professionista a 10.000 euro annuali, il 22% (per cui 2.200 euro) non verrà tassato e neanche i contributi INPS verranno pagati.

L’importo di 7.800 euro rappresenta il vero e proprio utile per le imposte in regime forfettario per i professionisti.

Riassumendo:  lo Stato ha già stabilito quante spese si posso sostenere ovvero 60% commercianti, 33% artigiani, 22% un libero professionista, e permetterà di scaricare soltanto questi costi forfettari. Quindi qualsiasi spesa sostenuta non si potrá scaricare proprio perché non si possono scaricare i costi reali sostenuti, bensì soltanto quelli forfettari. 

Partita IVA a Regime forfettario: quali costi posso scaricare?

Quindi cosa possiamo scaricare, oltre i costi forfettari? Soltanto i contributi INPS pagati nell’anno precedente. 

Facciamo un esempio ipotizziamo, un professionista che abbia fatturato in un anno 10.000 euro, la base imponibile abbiamo detto essere del 78% per cui 7.800 euro, da questo importo sará possibile scaricare soltanto eventuali contributi INPS pagati nell’anno precedente.

Supponiamo che il professionista abbia pagato l’anno precedente 2.000 euro di contributi INPS, quindi da questi 7.800 euro sará possibile detrarre 2.000 euro di contributi INPS pagati l’anno prima.  

La nuova base imponibile, ovvero 5.800 euro sarà la base per il calcolo delle tasse e dei contributi,  per cui la tassazione del 5% verrà applicata in questo caso soltanto su 5.800 euro. 

Quando conviene la partiva Iva in regime forfettario?

In base a quanto detto bisogna capire quando è opportuno scegliere il regime forfetario e quando invece non è conveniente.

Per rispondere a questa domanda dobbiamo innanzitutto analizzare l’ammontare dei costi reali e capire se siano inferiori, si avvicinano o superano i costi forfettari che lo Stato ci fa scaricare. 

Anche in questo caso un esempio sará sicuramente di maggior aiuto. Ipotizziamo sempre un professionista che abbia fatturato in un anno 10.000 euro e che quindi venga tassato su 7.800 euro perché lo Stato ha ipotizzato che abbia speso 2.200 euro per la sua attività.

Se i costi reali, cioè quello che realmente il professionista ha speso per la sua  attività (acquisto di prodotti e servizi, collaborazioni, utenze ecc.) sono inferiori a 2.200 euro, il professionista ha tutta la convenienza nel continuare a mantenere il regime forfettario. 

Se invece il professionista ne spende cinque o seimila per la sua attività e quindi supera di molto il 22% che lo Stato consente di scaricare in modo forfettario, é evidente che non sussiste convenienza nel continuare a mantenere il regime forfettario.

A questo punto sará preferibile optare per il il regime semplificato o ordinario che consentono di  scaricare per intero i costi che il professionista ha sostenuto e che quindi tasserà sul reale utile. 

Calcolo dei contributi previdenziali nel regime forfettario

Nel regime forfettario, oltre le tasse andranno versati anche i contributi previdenziali. Per capire come calcolare i contributi previdenziali dobbiamo innanzitutto dividere tutte le attività esistenti in tre grandi categorie.

La prima categoria è formata da tutti i liberi professionisti senza un albo di appartenenza, ovvero tutte quelle libere professioni per la quale non è stato deciso un albo, ad esempio le attività di traduttore, personal trainer, amministratore di condominio, cioè tutte quelle libere professioni senza un ordine di appartenenza. 

La seconda categoria, invece è formata da tutti i liberi professionisti che invece hanno un albo di appartenenza come avvocati, geometri, commercialisti, ingegneri e  medici, cioè quei liberi professioni che pagano i propri contributi previdenziali alla propria cassa di appartenenza.

La terza categoria è formata dai commercianti o gli artigiani. Queste tre grandi categorie hanno un calcolo dei contributi previdenziali diverso l’uno dall’altro analizziamole con precisione.

Contributi previdenziali per professionisti senza albo

La prima categoria quella formata da liberi professionisti senza un albo di appartenenza ha il grande vantaggio di pagare i propri contributi previdenziali soltanto in percentuale sul fatturato, quindi senza alcun costo fisso annuale.

Quindi un libero professionista senza un albo di appartenenza si iscrive alla cosiddetta gestione separata INPS e versa a questo fondo i contributi ai fini pensionistici. 

Questi contributi vanno calcolati con una percentuale pari al 25,72% quindi non ci sono dei costi fissi trimestrali o annuali di contributi che vanno pagati anche in assenza di fatturato ma soltanto una percentuale da calcolare in base all’utile prodotto.

Quindi un libero professionista che fattura paga tasse e contributi, se invece non dovesse fatturare nulla non avrà nulla da pagare. 

Questa percentuale del 25,72% va calcolata, così come le tasse, non su tutto il fatturato, ma su un coefficiente di redditivitá.

Ipotizziamo un libero professionista che ha un coefficiente del 78% e quindi ad esempio se fattura 10.000 euro la base imponibile diventa 7.800 euro su cui calcoliamo sia le tasse (ovvero il 5%) sia i contributi INPS del 25,72% mentre la restante parte, per cui 2.200 euro non verrà tassata e non sarà necessario calcolare  contributi INPS .

Contributi previdenziali in forfettario per professionisti con albo

La seconda categoria, quindi quella dei liberi professionisti che hanno una appartenza ad un albo, paga i contributi previdenziali alla propria cassa in un modo diverso rispetto a quello della gestione separata. 

In Italia esistono più di 20 casse professionali, ma quasi tutte hanno più o meno lo stesso funzionamento,  richiedono infatti il pagamento di un contributo soggettivo e di un contributo integrativo.

Il contributo soggettivo di solito è una quota fissa annuale che va pagata anche in assenza di fatturato e questo dipende sia dal tipo di cassa alla quale siamo iscritti sia soprattutto da quanti anni facciamo parte di quella cassa. 

Di solito i nuovi iscritti alla cassa previdenziale hanno un contributo soggettivo ridotto, che diventa pieno dopo il terzo o il quinto anno di iscrizione.

Oltre il contributo soggettivo, il libero professionista con albo di appartenenza di solito deve pagare anche un contributo integrativo che di solito è una percentuale che nella maggior parte dei casi é del 4% da calcolare su tutti gli incassi annuali ottenuti. 

Contributi previdenziali in forfetario per commercianti 

Come anticipato esiste una terza categoria formata da commercianti e artigiani più alcune professioni come l’agente di Commercio, il procacciatore d’affari o l’agente immobiliare .

Queste professioni hanno l’obbligo di iscriversi sia in Camera di Commercio e sia all’INPS commercianti o all’INPS gestione artigiani.

L’ INPS gestione commercianti o gestione artigiani al contrario della gestione separata, prevede invece una quota fissa minimale da pagare annualmente che é di circa 3.600 euro annuali suddiviso in quattro rate trimestrali da circa 900 euro a trimestre, questa quota va pagata anche in assenza di fatturato.

Oltre la quota minimale la gestione commercianti o artigiani prevede anche una quota eccedente il minimale. Per tutti coloro che raggiungono e superano l’utile di circa 15.500 euro annuali, sulla parte eccedente oltre la quota minimale va versata anche una percentuale sulla parte eccedente di solito paga circa il 23% 

Il regime forfettario, però ha introdotto delle agevolazioni a favore di commercianti o artigiani che decidono di aderire a questo particolare regime di vantaggio, hanno la possibilitá di chiedere l’abbattimento del 35% di questi contributi sia sulla quota fissa sia sulla parte eccedente il minimale

Con questa modalitá la quota fissa passa da circa 3.600 euro annuali a circa 2.400 euro annuali suddivisa, quindi in quattro rate trimestrali non più da 900 euro ma da circa 620 euro a trimestre.

Anche in questo caso, però, si tratta di contributi fissi da pagare anche in assenza di fatturato.

Anche la quota eccedente, ovvero il 23% da applicare per chi supera un utile di 1.5500 euro, viene ridotta del 35% quindi passa circa ad un 16% di contribuzione sulla parte eccedente. 

ATTENZIONE.  Coloro che richiedono una riduzione del 35% da una parte risparmiano immediatamente sul versamento dei contributi dall’altra parte stanno accantonando meno contributi ai fini della loro Futura pensione, quindi ci vorrà più tempo per raggiungere la quota minima le pensioni minime

 C’è anche un’altra particolarità. Coloro che sono dei lavoratori dipendenti full time, e che hanno un reddito lordo inferiore a 30.000 euro, che gli consente l’accesso al regime forfettario, e che contemporaneamente effettuano una di quelle attività iscrivibili alla gestione commercianti ( ad es. attivitá di Commercio di ecommenrce) possono richiedere l’esenzione dal pagamento dei contributi INPS .

Dato che già pagano i propri contributi previdenziali in busta paga tramite il proprio datore di lavoro, possono richiedere l’esenzione dal pagamento dei contributi INPS della gestione commercianti sia sulla quota fissa e sia sulla quota variabile, quindi non pagano contributi INPS e l’unica cosa che pagano sará appunto una tassazione quella del 5 o del 15% sul loro utile prodotto.

Redazione Trend-online.com
Redazione Trend-online.com
Di seguito gli articoli pubblicati dalla Redazione di Trend-online. Per conoscere i singoli autori visita la pagina Redazione Trend-online.com
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
785FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate