Era il 13 settembre 2022, quando il mondo è stato scosso dalla notizia della morte di Mahsa Amini, la giovane curda uccisa dalla buoncostume iraniana, accusata di aver indossato in maniera non corretta il velo islamico.
Un episodio che ha scosso le coscienze a livello globale, e che oggi è il simbolo della rivoluzione iraniana in corso tutt’oggi. Sono molte le iniziative di sensibilizzazione verso la questione a livello globale, e, come spesso accade recentemente, sono i nuovi media a raggiungere il maggior numero di persone.
Ebbene, anche i videogiochi possono diventare un mezzo per parlare di temi importanti, un fenomeno culturale che assume un valore sociale importante. Proprio da qui nasce un nuovo titolo, Zahhak, ispirato proprio alle vicende di Mahsa. L’obiettivo? Far cadere il regime dittatoriale iraniano.
Zahhak, il videogame ispirato a Mahsa Amini, prima martire della rivoluzione delle donne in Iran
Zahhak si ispira prima di tutto a Mahsa Amini, e poi, più in generale, alla rivoluzione iraniana. La sinossi vede un gruppo di dipendenti della Repubblica Islamica Iraniana ribellarsi e uccidere alcuni ufficiali di alto rango del regime, tra cui anche l’Ayatollah Ahmad Jannatia, politico conservatore conosciuto principalmente per le sue idee conservatrici e anti-LGBTQIA+.
Durante le proteste, Jannatia ha espresso la propria soddisfazione nell’assistere all’esecuzione di diversi dissidenti politici – ed è un fermo sostenitore della legge che costringe le donne a indossare il velo islamico.
Il gioco inizia proprio agli albori delle proteste, subito dopo l’uccisione di Mahsa Amini, e segue vicende realmente accadute durante l’attuale rivoluzione iraniana: si parla anche di Sara Khadim al-Sharia, la scacchista unitasi alle proteste, e di Elzam Rekabi, l’atleta scomparsa lo scorso ottobre.
L’interfaccia risulta estremamente semplice e retrò, ma comunque in 3D. Il giocatore impersonerà una donna coinvolta nelle proteste, e dovrà partecipare agli eventi tentando di sopravvivere. Proprio come accade oggi, realmente, alle donne in Iran.
L’obiettivo di Zahhak: uccidere il dittatore
“Dopo l’omicidio di Mahsa Amini, la leonessa del villaggio rinascerà dal suo sangue” – si legge nella descrizione. “In questo gioco sviluppato in Iran, il giocatore potrà ribellarsi contro i mullah della dittatura. E per farlo, dovrà usare i capelli della protagonista”.
Sì, perché sono proprio i capelli il simbolo della rivoluzione in Iran. Nello specifico, i capelli delle donne che protestano, liberi dall’imposizione del velo islamico e che in Zahhak diventano una vera e propria arma.
L’obiettivo finale sarà quello di raggiungere l’ufficio del capo supremo dell’Iran, Ali Khamenei, e ucciderlo. Lo stesso che ha dichiarato:
“Nel moderno mondo occidentale, questa crescente ondata di supporto verso i diritti delle donne è cieco verso la situazione delle donne Occidentali, rovinatesi con le loro stesse mani”.
Nel videogioco, l’uccisione di Khamenei decreterà la caduta del regime, e quindi la vittoria. Il titolo è stato sviluppato da Swedenmark Studios, una casa di produzione su cui non si sa quasi niente – e che probabilmente lavora nell’ombra a causa delle proprie idee rivoluzionarie.
Zahhak è disponibile solo su Google Play Store: digitando nella barra di ricerca, si tratterà del primo risultato. La scritta è in arabo, ma è possibile riconoscerlo dal nome della casa produttrice.