Export: i 5 migliori prodotti made in Italy nel mondo!

Il mondo continua ad amare il made in Italy, i dati ISTAT e gli introiti 2021 lo confermano. I 5 prodotti più amati all'estero.

Già a novembre 2021 i dati ISTAT sull’esportazione di prodotti italiani avevano conosciuto un picco verticale, che nel post emergenza pandemica avevano ridato speranza a molti. 

secondo fonti riportate da huffingtonpost.it

Un ottimo incremento, per giunta plausibile, se si pensa al crollo conosciuto durante la fine del 2019 che, a causa dell’avanzare del Covid, aveva smorzato una spinta vitale e promettente iniziata nel 2015.

I pronostici, al dato attuale, sono dei più otimistici.

Ma cosa viene amato, in generale, dei prodotti italiani all’estero?

Partiamo da un’asserzione spinta, ma efficace: ogni zona geografica è compatibile con il concetto di brand, se preso nella sua accezione non di marchio, ma di peculiarità offerte. Ogni cultura plasma i suoi prodotti in ragione delle proprie tradizioni, origini, diversità antropologiche e climatiche.

Il cibo, il vestiario, i panorami, le attitudini musicali, architettoniche, sociali, artistiche dei suoi abitanti: sono gli aspetti godibili di un luogo che lo rendono unico e riconoscibile nel mondo.

Così decretava Chris Anderson, imprenditore, saggista, giornalista.

L’Italia in particolare, è stata illustrata dal cinema di tanti Paesi, forse anche con fattispecie legate ai suoi paradossi politici piuttosto che a luoghi comuni ormai desueti, certo.

Ciò che il Belpaese ha prodotto nei secoli in termini di letteratura, audiovisivo, scoperte scientifiche, la sua capacità di coinvolgere i visitatori con tutte le sue arti, ne ha fatto una meta turistica ambita.

Un popolo di navigatori e santi, dicevano.

E, a proposito di mari, trovandosi al centro del bacino del mediterraneo l’Italia si è dimostrata un Paese capace di assorbire le influenze più eterogenee dalle popolazioni che fin dall’antichità sostavano nei suoi porti recando tessuti preziosi, manufatti, metalli.

Fenici, Egiziani, Ottomani: innumerevoli sono le etnie che hanno contribuito a costruire quella che poi si è consolidata come identità stronga, tanto è vero che le differenze si possono cogliere di regione in regione, ed hanno la capacità di stupire, specie se collocate in una penisola così piccola.

Ciò che continua ad affascinare l’estero è l’attitudine artigianale e manifatturiera tipica italiana: basti pensare ai prodotti culinari che trovano la propria culla in territori dalle caratteristiche peculiari: la pasta, il riso, gli insaccati, i vini.

Il tessile ci ricorda che i Marchi più pregiati e costosi sono quelli che derivano dallo stile strongo e che vengono adottati come prodotti di valore a livello globale, indossati dalle star sul red carpet hollywoodiano come standard di lusso e qualità sopraffina.

Un’altra eccellenza fuori discussione è la capacità, oggi come allora, di costruire e progettare navi, lussuose, funzionali: i cantieri navali strongi continuano a richiamare manodopera dall’estero come un tempo fu l’industria dell’automobile a dare una vera e propria spinta allo sviluppo di quel settore.

Passando dalle maestranze dei vetri di murano allo splendore del mosaico bizantino, ricco di influenze mediorientali, la lista di eccellenze artigianali si presenta come infinita.

Vediamo ora insieme quali sono gli ambiti più apprezzati dell’industria made in Italy nel mondo, come sono cambiati e quali sono i prodotti attualmente più esportati e richiesti.

Prodotti in metallo

Lo volete sapere? L’Italia eccelle nella produzione di rubinetteria.

Afferma lastampa.it

La rubinetteria è data un po’ per scontata da chi non è proprio un addicted dell’interior design, ma di amanti del genere ne abbiamo. Complici anche le multinazionali dell’arredo che in nome di una concorrenza spietata ci hanno abituati bene a linee e composizioni accattivanti.

Si tratta di una specialità del nord Italia.

Non parliamo solo di estetica, ma a nche e soprattutto di qualità, attenzione ai materiali, finiture, sprechi. In fondo, anche il tema dell’acqua come risorsa non infinita del pianeta ci ha messi tutti davanti alla scelta di non sprecare, anche con acquisti cosapevoli.

La perizia tecnica si vede nella funzionalità del prodotto ma anche dall’ampia scelta di stili: dai più classici, ai più geometrici, a quelli che strizzano l’occhio ad un estetica più post industriale adatta ai loft delle grandi metropoli fino ad arrivare agli estimatori del vintage e delle atmosfere country.

Brevetti e certificazioni internazionali sono ovviamente al passo con un export in pieno sviluppo, che riempie le fiere e gli show room di diversi Paesi.

Durante l’era pandemica quasi tutte le aziende si sono convertite a possedere un negozio online dove è possibile ricevere ordini e fare spedizioni praticamente in ogni dove: questa posibilità richiede anche una particolarità facilità di messa in opera dell’oggetto che arriva impacchettato.

Stile, materiali, eleganza, praticità. Un tocco hi-tech, secie se ci riferiamo ad erogazioni telecomandate o touch screen. L’alchimia è vincente.

La rubinetteria italiana sbanca e sgomita per diventare l’impiego più amato dei metalli dalle industrie nazionali.

La tradizione delle piastrelle

La tradizione della ceramica in Italia ha data remota, si può dire preistorica. Inizialmente, esse non erano neppure rivestimenti, ma piani in terra battuta usati come supporto per scrivere. Come fossero le pagine di un libro, ed infatti venivano utilizzate in tal guisa.

Le prime ceramiche utilizzate invece come rivestimento, si devono come sempre ai viaggi commerciali nel bacino del Mediterraneo.

Le azulejos, durante i primi del 1900, in concomitanza con la nascita dello stile liberty, fecero innamorare il Belpaese: si trattava piastrelle portoghesi decorate con i toni dell’azzurro, presentissime a tutt’oggi nelle case della zona siciliana e partenopea.

Da dire però che questi rivestimenti di ceramica smaltata erano già presenti a Napoli sin dal 1400, come influenza spagnola, tanto che successivamente il grande architetto Gaudì ne fece uno dei suoi feticci peculiari.

Dalle piastrelle rinascimentali fino alle ampie lastre in grès porcellanato di oggi, la storia tecnica è lunga e ricca di innovazioni. 

Le nostre specialità riconosciute e desiderate nel mondo sono le ceramiche di Faenza e quelle Venete, che propongono con grande maestria tecnica la commistura di materiali sempre più all’avanguardia, esenti da fughe, che si prestano all’ibridazione di più ambienti contemporanei.

Occhiali, amata la qualità italiana

Secondo elledecor.com

Un gran passo avanti sia dal punto di vista del PIL nazionale, sia per quanto riguarda la sfera occupazionale e la nascita di nuove piccole e grandi imprese.

Infatti, accanti ai brand internazionali più blasonati, l’artigianato italiano ha saputo rispondere con grinta e competenza, rendendo attualissimo un oggetto necessario alla quodianità di molti, che stuzzica lo spirito fashionista di altri, e che in generale spinge su una corrente di design estremamente ricercata.

Questo prezioso strumento tecnologico e a suo modo artistico, è usato ormai da secoli, diventando un simbolo, intellettuale si, ma anche modaiolo.

Alcuni paesi come Giappone, Germania e Francia hanno tentato di subissare con i loro, pur bellissimi prodotti, la ceatività Italiana, conoscendo in questo campo fortune alterne.

Rimane un dato di fatto: l’Italia detiene l’egemonia sull’artigianato dell’occhialeria, per manifesta superiorità tecnica: laddove il design risultava avanguardistico e accattivante, i problemi strutturali del prodotto venivano sempre risolti nei laboratori della penisola.

Perchè secoli di perizia e studio sul campo non possono essere spazzati via facilmente, questo ci è stato debitamente riconosciuto.

Orologi: un primato italiano

E qui, signori e signori, siamo in odor di record: parliamo del raro, pregiato e blasonatissimo orologio più desiderato del globo intero.

Dal prezzo salatissimo, aggiudicato all’asta per l’inezia di ottocentosedici milioni di euro.

Si tratta del Cartier London 1991, aggiudicato all’asta al fortunato (e danaroso offerente) presso Pandolfini, a Firenze. E se non è un primato da invidia mondiale, non so che dire, se non altro per quanto riguarda la percentuale riservata alla casa d’aste.

Certo che non si tratta di un primato esclusivamente italiano perchè l’azienda è francese, ma fa riflettere su quanto gli estimatori e i collezionisti siano disposti a spendere in questo settore del mercato: non acquistano l’oggetto, acquisiscono lo status sociale.

La lotta per accaparrarsi questa meraviglia è stata all’ultimo sangue: centinaia di aspiranti proprietari hanno alzato l’offerta fino alla resa, ignorando quasi platealmente ogni altro orologio oggetto di vendita, nella stessa sede.

Talvolta sinonimo non solo di utilità, ma anche di ricchezza opulenta, questi oggetti che fossero da polso, da muro, a pendolo, in svariati materiali e forme, hanno da sempre fatto parte di un artigianato italiano invecchiato benissimo, traslato poi in florida industria riconosciuta ovunque.

Il carisma degli orologi è dato dal fato che ci mettono in diretto contatto con l’astrazione del tempo. Questi oggetti, diventati anch’essi emblemi di eleganza italiana, vedono un export fiorente dal nostro paese, sotto lo stendardo di una qualità impeccabile, che anche in tempi di magra generale pare non conoscere crisi. 

Eccellenze agroalimentari regionali

Ultime, ma non ultime, in questa lista non potevano mancare le filiere agroalimentari regionali, cosa che più di tuto ha delineato la percezione del made in Italy nel mondo, dandole identità e integrità.

In Italia si mangia bene, sano, lo sanno tutti. Infatti le imprese gastronomiche che si fregiano della qualità italiana (o pseudo tale, a fronte di innumerevoli mistificazioni) sono presenti in tutti i paesi, sotto forma di ristorazione e distribuzione.

Il record dell’agroalimentare made in Italy si è raggiunto in tutto il suo splendore lo scorso capodanno 2021, con cifre che superano abbondantemente i quattro miliardi di esportazione.

All’estero i nostri vini, il caviale, la pasta (farcita e non), l’olio, formaggi e salumi sollevano cifre da capogiro, meritando di essere menzionate definitivamente come le vere fondamenta su cui ancora si fonda la nostra economia.

ISTAT e Coldiretti parlano chiaro: quello che compare normalmente sulle nostre tavole e rende così appetitosa la nostra tradizione culinaria, negli altri Stati, viene venduto a peso d’oro.

Dobbiamo ringraziare fattorie, stalle, agricoltori e aziende che hanno tenuto duro nonostante la crudezza pandemica.

I trionfi dei nostri prodotti, anche paragonati a quelli tipicamente autoctoni di altri paesi (pensiamo ad esempio alla birra) vincono a man bassa sulla scala del gradimento internazionale. 

Ciò che non uccide rende più forti: ebbene, la grande vittoria sul Covid la abbiamo attenuta sul campo dell’export alimentare: di questo passo, il pronostico per la fine del 2022 potrebbe raggiungere i 52 miliardi di introiti.

Vale la pena di investire sulla trasformazione delle materie prime e sull’export, che ormai indossa la corona, meritatissima, della più rilevante risorsa italiana.

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