Greenwashing, cos’è ed esempi: riconoscerlo per evitarlo

Cos'è il Greenwashing. Scopriamolo attraverso il suo significato e alcuni esempi per imparare a evitarlo.

È un dato di fatto che le nuove generazioni siano sempre più sensibili alle tematiche green e che tendano a condurre una vita quotidiana un po’ più attenta al benessere dell’ambiente.

Ciò comporta il preferire alcuni prodotti invece che altri al fine di limitare gli sprechi e soprattutto con l’intenzione di non contribuire all’inquinamento. Va da sé allora che i giovani adulti di oggi rappresentino una fascia di consumatori importante per il mercato e le grandi aziende produttrici lo sanno molto bene.

Per questo tendono ad adattarsi a questo nuovo modo di vedere il mondo, ma solo di facciata senza fare un vero e proprio sforzo. Questa pratica ha un nome preciso che è “Greenwashing”.

Ma cosa si intende con questo termine? Ecco cosa c’è da sapere sul significato della parola e su ciò che il meccanismo che attua comporta per l’ambiente e per la società del consumo.

Greenwashing, cos’è e come riconoscere questa particolare pratica

Imparare a riconoscere il greenwashing è importante per una consapevolezza maggiore di ciò che ci circonda. Il rischio di cadere nella trappola delle aziende e del circolo vizioso del consumismo e di essere in qualche modo ingannati infatti è molto alto e dannoso sotto ogni punto di vista. Se vogliamo pensarla in modo più materiale poi, a lungo andare può essere un problema anche per l’organismo economico stesso.

Ma veniamo a una prima analisi del termine. Con l’unione delle parole inglesi “green” (verde) e “washing” (lavare), si richiama l’azione di ricoprire, imbiancare e nascondere. Già da questo si può dedurre la tecnica manipolatoria dietro a questa pratica attuata da sempre più imprese nel corso del tempo, tanto da diventare una vera e propria tecnica di marketing.

Il meccanismo è il seguente: alcune aziende usano un piccolo dettaglio ecosostenibile che le caratterizza o che caratterizza i propri prodotti per promuoversi come totalmente sostenibili attraverso termini e slogan ingannevoli, quando nella realtà dei fatti non lo sono.

Le aziende famose (e non solo) accusate di fare greenwashing

Il greenwashing ha creato tanto dibattito da diventare materia da tribunale. Come abbiamo già accennato infatti la tecnica usata da tantissime grandi produzioni è legata a doppio filo con la più conosciuta pubblicità ingannevole

Molte aziende, anche famosissime, sono state accusate di greenwashing. Esempi di casi tra i più eclatanti sono tra i prodotti che si consumano più o meno abitualmente in tutto il mondo, come la Coca-Cola o le Mentos. Entrambe si sono definite sostenibili, ma di fatto, se la prima è uno dei maggiori produttori di plastica al mondo, la seconda utilizza un incarto non riciclabile.

Anche i personaggi famosi non sono sfuggiti alle accuse di greenwahing. Un ultimo caso tutto italiano davvero eclatante è quello che vede come protagonista Jovanotti e il suo Jova Beach Party.

Il cantante che sul proprio profilo Tik Tok mostra il suo lato molto spirituale e connesso con la natura che lo circonda è stato travolto dalle polemiche scatenate da giovani utenti, attivisti e organizzazioni no profit che lo hanno accusato di incoerenza sottolineando i danni gravi che l’evento musicale che porta il suo nome causerebbe all’ambiente.

Conseguenze e come evitare di farsi ingannare

A proposito di conseguenze causate dal greenwashing, queste non sono da sottovalutare. Prima di tutto perché appunto si tratta di una pratica manipolatoria per niente rispettosa nei confronti del consumatore che decide di fidarsi di un determinato brand e che scoperto l’inganno sarebbe portato a provare un forte senso di sfiducia che lo spingerebbe ad allontanarsi.

In secondo luogo c’è anche il fatto che se le grandi aziende sono tra i principali responsabili dell’inquinamento, nascondendosi dietro la pratica del greenwashing non si impegnerebbero davvero nell’impiego di pratiche davvero sostenibili.

Come evitare allora la fregatura del greenwashing? La risposta vale tanto per i consumatori quanto per le aziende. Bisogna prendere coscienza di questa pratica e agire di conseguenza informandosi sui danni ambientali causati da determinate azioni e materiali.

Arianna Giago
Arianna Giago
Content editor, classe 1992.Sono nata nella caotica Milano e mi sono diplomata al liceo linguistico. In quel periodo hosviluppato una profonda passione per tutto quello che riguarda la comunicazione, che ho semprevisto come un'arte. Tutto quello che so sul mondo della scrittura web e cartacea l'ho imparato sulcampo. Ho infatti fatto la mia prima esperienza in questo mondo collaborando per un quotidianocartaceo e successivamente mi sono avvicinata al mondo della SEO e della scrittura webcollaborando con diverse realtà.Mi ritengo una persona creativa, a tratti anticonformista, ma che comunque si adatta bene alleregole.Il mio motto? Prendo in prestito un grande classico attribuito a Walt Disney per dire che... se puoisognarlo
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