Ftse Mib: a rischio forti cali. ENI, Enel e Tenaris buy o sell?

Il Ftse Mib ha rotto un importante supporto e in caso di mancato recupero sarà destinato a scendere ancora e anche tanto. La view di Fabrizio Brasili.

Di seguito riportiamo l’intervista realizzata a Fabrizio Brasili, analista finanziario, al quale abbiamo rivolto alcune domande sull’attuale situazione dei mercati e in particolare di Piazza Affari. Chi volesse contattare Fabrizio Brasili può scrivere all’indirizzo email: [email protected].

Il Ftse Mib si è riportato in direzione di area 22.000 dopo aver provato a salire circa 1.000 punti più in alto. Quali i possibili scenari per le prossime sedute?

Ci aspettiamo per il Ftse Mib movimenti nell’ordine di un migliaio di punti, ma con tentativi sui minimi e massimi sempre più bassi e con difficoltà ad andare oltre le 2/3 sedute di rimbalzo, ma nulla di più.

A nostro avviso il future sul Ftse Mib con scadenza dicembre non sarà capace di superare i 22.500/22.600 punti, dopo non aver superato precedentemente i 22.800/22.900 punti.

Purtroppo, ad ogni inizio di rimbalzo tecnico o meglio al vedersi scappare nella seconda seduta di detto rimbalzo, salivano o tentavano di farlo gli imprudenti “tonnetti”, che si vedevano, anche questa volta, subito sfumare il proseguimento del recupero.

I livello da monitorare con attenzione ora è dato dal forte supporto a 21.800/21.900 punti.

In caso di rottura di questa soglia, il future sul Ftse Mib potrebbe giungere anche sul successivo a 21.500/21.600 punti, ritornando praticamente lì da dove era partito e con ennesima delusione e perdita sempre degli stessi incauti “tonnetti”.

Il resto lo farà la FED, non escludendo un arrivo delle quotazioni sui minimi dell’anno in area 20.500.

Con quello che potrà accadere nel prossimo responso elettorale, e quello che ne seguirà, oltre alle nubi nere che da mesi si stanno addensando sopra le nostre teste, potremo tranquillamente vedere il future sul Ftse Mib pervenire, prima a 18.500/18.600 punti e poi con un primo semestre molto negativo e forse anche tutto il 2023, alla parte terminale della discesa fra 16.000 e 16.500 punti.

ENI si è difeso meglio di Tenaris in chiusura di settimana. Quali indicazioni ci può fornire per questi due titoli?

Continua l’effetto a premio di ENI su Tenaris, vuoi per la stabilità e ripetitività dell’acconto sul dividendo autunnale che del saldo primaverile, vuoi per il peso e la maggiore liquidità del titolo e delle relative opzioni.

ENI vanta una volatilità medio-bassa, contro quella medio-alta di Tenaris: il coniglio è di tenere comunque ENI in tutti i portafogli, ma sempre con la dovuta protezione opzionaria.

Enel e Snam offrono spunti interessanti sugli attuali livelli di prezzo? Quali strategie ci può suggerire?

Premettiamo, ammesso che i nostri lettori  non lo abbiano ancora metabolizzato, che non abbiamo mai visto di buon occhio le utilties.

Grande stabilità di prezzo e buona cedola, con un rendimento nell’ordine del 5%-6%, che verrà eroso dall’inflazione, vista a doppia cifra nel 2023.

Certo, se ENEL dovesse ancora scendere verso i minimi degli ultimi 12 mesi posti a 4,55 euro, accompagnando la prevista discesa del nostro indice, ed anche sotto detti minimi, potrebbe diventare almeno interessante e competitiva con il tasso di inflazione attuale e previsto per il 2023.

Da ricordare che i massimi degli ultimi 12 mesi sono stati toccati da Enel in area 7,40/7,45 euro, con la possibilità quindi di poter avere un piccolo capital gain.

Per Snam, quasi lo stesso discorso: minimi e massimi degli ultimi 12 mesi però molto vicini: buon dividendo, ma capital gain inesistente ed anzi possibile perdita.Fra i due, se dovessimo necessariamente scegliere, andremmo su ENEL.

Come valuta i recenti movimenti del petrolio e dell’oro e quali suggerimenti ci può dare per questi due asset?

Vediamo se il petrolio riuscirà ad assestarsi sugli 82 dollari quanto al WTI e sugli 86 dollari per il Brent e se l’oro ritornerà di nuovo a 1.650 dollari.

Queste sono le nostre previsioni, raggiungibili a maggior ragione se il dollaro contro euro dovesse ulteriormente rafforzarsi, andando fino anche a 0,96 euro.

Se invece dovesse indebolirsi e recuperare fin anche 1,04, il petrolio potrebbe tranquillamente pervenire rispettivamente a 85 e 90 dollari e l’oro a 1.750 dollari.

Di certo l’ argento, nostro preferito,  correrà un percorso fuori dal coro, più dinamico, e qui con minimi e massimi più alti, dopo essere passato da poco più di 17 dollari a oltre i 19,50  dollari.

Davide Pantaleo
Davide Pantaleo
Davide Pantaleo da quasi un ventennio si occupa di Borsa e Finanza. Dopo aver svolto per diversi anni l'attività di promotore finanziario in Italia e all'estero, nel 2005 entra nel team di Trend-online con l'incarico di redattore.
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