Gli NFT vanno in tribunale! Nike, Hermès e Miramax coinvolte

Quattro cause multimilionarie portano in tribunale gli NFT ed a farlo sono i marchi famosi come: Nike, Hermès e Miramax.

Il 2021 ha donato agli NFT la popolarità, ma come sempre accade tutte le rose hanno le loro spine e questo include i Non Fungible Token.

Proprio il loro successo ha determinato l’ingresso nel mercato di brand importanti e se è aumentato il volume di scambio di queste risorse sono aumentate anche in modo esponenziale le cause legali collegate agli NFT.

Marchi famosi come Nike, Hermès e persino la casa di produzione cinematografica Miramax ,insieme al regista Quentin Tarantino, sono al centro di vicende giudiziarie che ruotano attorno a presunte violazioni di copyright commesse in fase di creazione o vendita degli NFT.

Vediamo quali sono le cause legali in corso che vedono protagonisti gli NFT e soprattutto quali sono i problemi che questi asset crittografici presentano in termini di diritto d’autore e “titoli non registrati”.

Nike cita in giudizio gli NFT di StockX per contraffazione del marchio

Partiamo con un brand che non ha bisogno di troppe presentazioni e che è la “Nike”, la quale il passato febbraio ha citato in giudizio StockX, una piattaforma online che vende scarpe da ginnastica, dopo che questa ha deciso di lanciare una collezione di NFT raffiguranti celebri sneakers. Di queste collezioni chiamate Vault NFT 8 raffigurano proprio delle scarpe della Nike.

La Nike ha quindi accusato StockX di contraffazione del marchio, poiché gli NFT non sono mai stati autorizzati.

In tribunale StockX ha però dichiarato che non ci sarebbe illecito in quanto gli NFT erano concepiti come una sorta di “scontrino digitale”, cioè associato all’acquisto delle scarpe fisiche, i cui i proprietari hanno ricevuto il Non Fungible Token, insomma senza possibilità di scindere il bene fisico da quello digitale.

A quanto riporta The Verge, Nike ha in seguito modificato la denuncia in tribunale affermando che provando ad acquistare quattro paia di scarpe sulla piattaforma anche il prodotto fisico risultava contraffatto.

StockX infatti si presenta al mondo come una piattaforma dove le scarpe in vendita sono prima ispezionate con l’ausilio di strumenti tecnologici al fine di verificarne l’autenticità. Anche il processo di autenticazione viene contestato da Nike nella denuncia modificata.

Su cosa si fondano le accuse della Nike per gli NFT contraffatti 

Riassumendo, StockX fonda la sua difesa sul fatto che questi NFT sono collegati ad un bene fisico e rappresentano una ricevuta digitale, che non può essere venduta separatamente dalle scarpe le quali sono tutte assolutamente originali.

Nike dal canto suo sostiene che questo non sia vero, poiché il processo prevede che ogni NFT sia collegato ad un bene fisico, cioè un paio di sneakers in magazzino, tuttavia quando si acquista il Non Fungible Token le scarpe restano in deposito fino a quando non vengono riscattate. Di conseguenza prima di riscattarle la risorsa digitale può essere venduta più volte separatamente e questo non le conferisce caratteristica di ricevuta digitale. 

La collezione NFT dedicata alle borse Birkin trascinata in tribunale da Hermès 

Anche il marchio di lusso Hermès ha portato gli NFT in tribunale per una vicenda simile a quanto accaduto alla Nike.

Questa volta la storia è ancora più interessante poiché sono appena arrivate novità in merito, con l’artista Mason Rothschild denunciato da Hermes che aveva presentato una mozione per chiedere l’archiviazione del caso. Archiviazione che a maggio il giudice del Distretto di Manhattan ha respinto dando invece l’ordine di procedere.

Veniamo agli antefatti, a gennaio Hermès che produce una linea di borse chiamata Birkin e fatte di pelle colorata ha denunciato l’artista per aver creato una collezione di NFT proprio ispirata a questi accessori.

La collezione di NFT si chiama MetaBirkins e raffigura proprio le note borse, queste risorse furono messe in vendita per la prima volta a Miami alla fiera d’arte “Art Basel” a dicembre, accumulando più di 1 milione di dollari.

Questa volta la denuncia è non solo quella per contraffazione del marchio, ma anche di aver danneggiato la reputazione dell’azienda. In particolare si attacca il fatto che la collezione usi esplicitamente il nome Birkin traendo in inganno gli acquirenti.

Miramax cita in giudizio Quentin Tarantino, complici gli NFT di Pulp Fiction

Una vicenda legale a dir poco avvincente, anche per i nomi coinvolti, è quella che vede contrapposti il regista Quentin Tarantino e la Miramax, la casa di produzione cinematografica.

L’anno scorso Tarantino con un comunicato web annunciava il prossimo lancio di una collezione di soli 7 NFT super rari ispirati a sette scene iconiche del film Pulp Fiction.

Gli NFT, di cui solo il primo è stato venduto, rappresentano delle fotografie della sceneggiatura originale di Pulp Fiction, con tanto di annotazioni dell’autore. Il tutto con la voce di Tarantino a commentare.

Tarantino ha realizzato la collezione NFT senza la collaborazione di Miramax, che nel 1993 si occupò di produrre il film, basandosi sul fatto che per gli accordi presi egli detiene ancora i diritti sul materiale audio del film e quelli per la pubblicazione della sceneggiatura come opera libraria, anche in formato elettronico.

Miramax ha allora denunciato Tarantino perché sostiene invece che in realtà la cessione dei diritti d’autore non permetta al regista il lancio degli NFT.

Il dato di fatto è che per ore la vendita degli NFT della collezione di Tarantino è sospesa aspettando l’esito della vicenda legale, con solo il primo esemplare della collezione venduto a gennaio per 1,1 milioni di dollari.

Questa causa si basa su cavilli legali, che però sono molto importanti ai fini di creare un precedente, cioè stabilire fin dove possano arrivare gli NFT, anche perché al momento i contratti standard tra regista e produttore non contemplano ancora una regolamentazione specifica per queste risorse.

Tra le accuse mosse da Miramax a Tarantino pesa anche quella di concorrenza sleale, visto che il lancio della collezione è stata taciuta dal regista all’azienda e resa nota solo con il comunicato web.

Anche gli NFT della NBA vanno in tribunale: la class action contro Dapper Labs

Restiamo nell’ambito legale ma cambiamo sfera di interesse, perché gli NFT sono al centro di vicende giudiziarie non solo per eventuali contraffazioni o violazioni di copyright.

L’anno scorso è stata avviata una ipotetica class action contro Dapper Labs, un’azienda crittografica che ha lanciato con la collaborazione della NBA una piattaforma NFT chiamata “NBA Top Shot” dove si acquistano video degli Highlights di basket.

Questa volta gli NFT sono assolutamente autorizzati, cioè non c’è nessuna violazione di copyright perché Dapper Labs possiede diritti e autorizzazioni necessarie dalla NBA, ma la questione legale è determinare se un NFT sia un “titolo” o meno.

Questo perché se chiunque può vendere un’opera d’arte digitale, diversamente i “titoli” richiedono di essere conformi alla normativa federale e anche una serie di autorizzazioni.

La class action sostiene proprio che gli NFT di NBA Top Shot siano titoli non registrati, accusa mossa sulla base del fatto che le risorse sono coniate e vendute sulla blockchain Flow, che si caratterizza come un mercato secondario di cui Dapper Labs detiene il completo controllo.

Diversamente Dapper Labs basa la sua difesa sul fatto che gli NFT di NBA Top Shot sono qualcosa di simile alle figurine da collezione e non hanno nulla in comune con un “titolo non registrato”.

Mettendo da parte da questa specifica azione legale il problema, se determinati asset crittografici siano o meno titoli, è un altra delle questioni legali spinose che attanaglia NFT e criptovalute.

Alda Moleti
Alda Moleti
Collaboratrice di Redazione, classe 1984. Ho una laurea Filologia Classica e ho conseguito un dottorato in Storia Antica, presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II, con una tesi sull'opera frammentaria di Asclepiade di Tragilo. Sono autrice di pubblicazioni scientifiche sul mondo classico e coeditrice di due volumi accademici internazionali. Dal 2015, mi sono trasferita in Inghilterra dove ho lavorato come copywriter freelance e come croupier al casinò.Il mio motto è? Naples is the flower of paradise. The last adventure of my life"."
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