Lo scandalo Open Fiber

Certamente meno conosciuto di altri, ma non meno vergognoso, sto parlando dello scandalo Open Fiber. Ebbene cominciamo dall’inizio: cos’è Open Fiber.

Certamente meno conosciuto di altri, ma non meno vergognoso, sto parlando dello scandalo Open Fiber.

Ebbene cominciamo dall’inizio: cos’è Open Fiber.

E’ un’azienda, un’idea di Matteo Renzi che nel 2015, quando era Presidente del Consiglio ebbe un’illuminazione, non ho usato questo termina a caso, perché Open Fiber nasce come costola di Enel.

Ossia in origine era un’azienda completamente detenuta da Enel, infatti si chiamava Enel Open Fiber Spa.

Enel Open Fiber doveva diventare un nuovo polo delle infrastrutture di rete FTTH.

In altre parole doveva costruire, e gestire un’infrastruttura di rete a banda ultra larga in fibra ottica FTTH che avrebbe dovuto coprire l’intero territorio italiano.

Una rete che avrebbe dovuto essere fornita agli operatori partner i quali poi fornivano il servizio agli utenti finali.

Ricordate negli anni di Renzi al Governo quante volte egli citava la copertura a banda larga del Paese, una infrastruttura che veniva definita non solo strategica, ma assolutamente necessaria.

Sei mesi dopo la nascita di Enel Open Fiber l’azienda intende acquisire Metroweb chiede quindi l’intervento di Cassa Depositi Prestiti Equity, quindi nasce la joint venture paritaria 50% ciascuno fra Enel e Cassa Depositi Prestiti Equity, ricordo che Cassa Depositi Prestiti Equity è il tesoretto a disposizione del Governo quando lo Stato italiano intende investire direttamente come una qualsiasi azienda.

Ebbene Open Fiber partiva alla grande aggiudicandosi diversi appalti, probabilmente, però, a prezzi stracciati, si parla della metà rispetto alla concorrenza, comincia così ad indebitarsi oltre il dovuto.

I debiti si fanno ingenti ed Enel cerca di defilarsi, ci riesce nel 2021 cedendo l’intera sua partecipazione pari al 50% del Capitale. Vende il 40% al Gruppo Macquarie (un’importante Banca d’Investimento australiana) per 2,12 miliardi di euro ed il 10% a Cassa Depositi Prestiti Equity, per 530 milioni di euro.

Dopo la cessione da parte di Enel l’azionariato quindi diventa 60% a Cassa Depositi Prestiti Equity, in pratica lo Stato italiano, e 40% Gruppo Macquaire.

I debiti però continuano ad aumentare ed anche i ritardi.

Solo per darvi un’idea nel 2019 a fronte di un misero fatturato di 186 milioni di euro è riuscita a fare perdite per 117 milioni di euro.

Gli anni del Covid, poi, sono disastrosi.

Nel 2022 chiude l’anno con 470 milioni di fatturato nel frattempo i debiti raggiungono la stratosferica cifra di 6 miliardi. Leggo poi che nonostante questi risultati il top management ha incassato un premio di risultato.

Nello stesso anno l’azienda ha ricevuto un prestito ponte da un gruppo di dodici banche per un ammontare totale di 7,1 miliardi di euro.

Quest’anno ha già chiesto 400 milioni agli azionisti e 300 milioni al Ministero del Tesoro.

Intanto i ritardi si accumulano ed invece di 6 milioni e 400 mila abitazioni previste a maggio scorso ne sono state raggiunte solo 2 milioni e 600 mila.

L’azienda dovrebbe anche beneficiare di fondi del PNRR, ma solo al raggiungimento di alcuni obiettivi che sembrano di fatto irraggiungibili.

Ebbene arriviamo ad oggi.

Il Senatore di Forza Italia e vice Presidente del Senato, Maurizio Gasparri chiede ora al Governo di aprire una inchiesta parlamentare su quello che ha definiti “il disastro Open Fiber”.

E sentite cos’ha scritto Raffaele Barberio,  consulente del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alessio Butti (Fratelli d’Italia), con delega alle tlc, alla rete e all’innovazione: “Factoring non pagato, milestone violate, richieste di extracosti non giustificati, sanzioni per decine di milioni, richieste irrituali di anticipi su lavori ancora da iniziare. Viene da chiedersi come sia possibile che chi di dovere non intervenga. O si aspetta che sul settore si abbatta un nuovo caso Alitalia?”

E’stata pubblicata su vari giornali la lettera che cassa depositi prestiti ha inviato al Governo, lettera con la quale si chiede l’erogazione urgente di 600 milioni per salvare l’azienda.

Ebbene vi leggo la dichiarazione che Maurizio Gasparri ha rilasciato dopo esser venuto a conoscenza della lettera inviata da CDP al Governo, è una dichiarazione straordinaria, un po’ lunga ma vale la pena leggerla integralmente.

La lettera dei vertici della Cassa Depositi e Prestiti che in pratica chiedono ingenti risorse al governo per mandare avanti Open Fiber non merita nemmeno risposta.

Questa società voluta e imposta da Renzi all’ENEL, che poi si è successivamente sfilata da questa impresa assurda, sta naufragando in maniera vistosa.

Ed era stato facile prevedere che inventare una rete bis avrebbe causato soltanto disastri e sprechi.

Oggi la Cdp chiede per conto di Open Fiber soldi ma tutti sono stati zitti quando Open Fiber ha vinto delle gare facendo offerte a ribasso davvero incomprensibili.

C’è bisogno di aprire un’inchiesta e una verifica in sede parlamentare sul disastro Open Fiber.

Invito il governo a non staccare assegni con fretta e superficialità perché si potrebbe assumere una grave corresponsabilità in colpe che l’attuale esecutivo non ha.

Va chiamato a pagare politicamente e forse anche economicamente Matteo Renzi per questa vicenda e chi all’epoca lo ha assecondato.

Si trattò di un’autentica follia che in molti prevedemmo avrebbe prodotto guasti.

Che puntualmente si stanno verificando.

Con costi mostruosi, con investimenti non realizzati, con imprese lasciate a metà.

Renzi tra una conferenza e l’altra invece di pietire qualche seggio alle europee presso altri visto che non raggiungerà il quorum deve rispondere davanti al Paese di questa scelta dissennata.

E chiederemo di farlo in Parlamento. Trasformerò queste considerazioni in un’interrogazione urgente all’esecutivo che deve denunciare le colpe dei predecessori e non assumersi responsabilità che non ha.

Renzi ha creato un disastro e con lui anche i vertici di aziende controllate dallo Stato che ne hanno assecondato gli ordini. E loro dovranno pagare. Niente soldi per un disastro.

E la Cdp stia attenta perché gestisce un risparmio dei cittadini raccolto attraverso le poste. E se continuasse a buttare soldi dalla finestra farebbe parte dei colpevoli di questo clamoroso disastro”.

Sottoscrivo senza aggiungere neppure una virgola.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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