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Bonus Edilizi 2022: un passo indietro per sconto e cessione

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La Legge di Bilancio 2022 (234/2021) è ormai in vigore da qualche settimana e prosegue il lento corso di definizione della normativa dei bonus edilizi 2022, con l’Agenzia delle Entrate che sta procedendo all’aggiornamento delle guide pdf per i singoli incentivi.

Quest’anno infatti ci sono molte novità e non solo per quel che riguarda le nuove scadenze e importi dei bonus edilizi, ma anche perché su di loro a novembre dell’anno scorso l’esecutivo ha deciso di intervenire con un decreto legge specifico, chiamato DL Antifrode, che ne regolasse in modo diverso l’utilizzo.

Questo perché soprattutto con i due bonus maggiori, cioè il Superbonus 110% e il bonus facciate, quest’ultimo fino all’anno scorso con una detrazione del 90%, i quali coprono praticamente quasi l’intero costo delle ristrutturazioni si è verificato il fenomeno delle “frodi edilizie”. Esempio più comune è la sovrafatturazione, cioè prezzi gonfiati in fattura rispetto al reale costo dei lavori, così da spremere per bene le casse dello Stato.

A questo scopo la normativa che regola l’utilizzo dei bonus edilizi si è fatta più severa nel 2022, soprattutto quando essi sono usati con la cessione del credito e quindi viene applicato direttamente lo sconto in fattura. Con particolare attenzione al Superbonus 110%, per cui i nuovi obblighi si estendono anche se l’utilizzo avviene attraverso detrazione fiscale.

I cambiamenti introdotti dal DL Antifrode integrano le modifiche apportate sempre ai bonus edilizi dalla Legge di Bilancio che stabilisce una modifica sostanziale per il bonus facciate nel 2022 con detrazione ridotta al 60%, ma interviene anche sul Superbonus 110%, fissandone le nuove scadenze, e sul bonus mobili riducendone anche in questo caso gli importi.

Gli unici fortunati sono bonus casa e bonus verde 2022 per cui la Legge 234 stabilisce un rinnovo con la normativa del tutto identica al 2021.

Una panoramica su come cambiano i bonus edilizi nel 2022 è offerta anche nel video YouTube di ACCA software:

  

Cosa cambia per i bonus edilizi 2022, dopo l’entrata in vigore del DL Antifrode?

Procediamo con ordine e veniamo prima di tutto alle modifiche apportate dal DL Antifrode (157/2021) perché questo agisce sui bonus edilizi nel complesso.

Per quanto deliberato dal decreto, che entra ufficialmente in vigore il 12/11/2021, a partire da tale data tutte le spese agevolabili con i bonus edilizi richiedono nuovi obblighi.

In dettaglio, per quel che concerne bonus casa e bonus facciate si stabilisce che per applicare sconto in fattura e cessione del credito sia richiesto adesso il visto di conformità e l’asseverazione tecnica della congruità dei costi.

Diversamente, per il Superbonus 110% tali adempimenti con sconto e cessione erano già in vigore, ma adesso la necessità degli obblighi aggiuntivi si estende anche alla detrazione Irpef.

Il Superbonus 110% è però l’unico su cui il DL Antifrode interviene anche in fatto di detrazione fiscale e tale severità è dovuta al fatto che esso è l’unico dei bonus edilizi a permettere ristrutturazioni a costo zero, cioè a coprire l’intero importo delle spese agevolabile.

Per quanto riguarda bonus mobili e bonus verde, così come tutte le altre agevolazioni che non ammettono sconto e cessione, non ci sono modifiche poiché il nuovo Decreto non ha effetto su di loro.

Fissate le nuove scadenze per il Re dei bonus edilizi 2022: il Superbonus 110%

Messo da parte il Decreto Antifrode veniamo alla Legge di Bilancio 2022 e ai singoli bonus edilizi che nel 2022 hanno scadenze e importi diversi rispetto all’anno scorso.

Iniziamo con il Superbonus 110%, per cui dopo una lunga e travagliata manovra di rinnovo sono state stabilite le nuove scadenze, che sono le seguenti:

  • edifici unifamiliari: 31/12/2022, ma con l’obbligo che lo Stato avanzamento lavori (Sal) sia minimo al 30% in data 30/06/2022;
  • edifici condominiali: detrazione al 110% fino 31/12/2023, poi agevolazione ancora valida per due anni, ma con detrazione al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025;
  • IACP: 31/12/2023, ma con l’obbligo che lo Stato avanzamento lavori (Sal) sia minimo al 60% in data 30/06/2023.

Per il resto, nel rispetto degli obblighi ora imposti dal DL Antifrode, l’agevolazione resta valida per il suo periodo di attività con sconto in fattura e cessione del credito. La detrazione Irpef invece subisce una modifica perché per le spese sostenute nel 2022 essa avverrà in 4 anni e non più 5 come per gli anni passati.

Nessuna modifica a lavori trainati e trainanti se non la possibilità nel 2022 di usare sconto e cessione anche per gli interventi che riguardano autorimesse e posti auto se pertinenze dell’abitazione principale.

Cosa cambia per il bonus facciate 90% dopo la Legge di Bilancio 2022?

Tra i bonus edilizi quello che ha risentito maggiormente dello scostamento di bilancio è stato il bonus facciate. Agevolazione importante, che fino al 2021 permetteva gli interventi di manutenzione straordinaria, restauro, conservazione e recupero del patrimonio edilizio con uno sconto del 90%. 

Questo bonus edilizio sarà ancora attivo fino al 31/12/2022 ma con una detrazione al 60%, cioè con una riduzione del 30% degli importi.

In compenso, non sono stati introdotti requisiti Sal per il bonus facciate 60%, che continua ad ammettere sconto e cessione, oltre alla classica detrazione Irpef in dieci anni.

Il grande fortunato dei bonus edilizi 2022: il bonus casa 50%

Veniamo al grande fortunato della Legge di Bilancio 2022: il bonus casa 50%.

Tra i bonus edilizi questo infatti è uno dei pochi che rimane invariato rispetto all’anno scorso e con importi gonfiati rispetto alla normativa originale.

Il bonus casa 50%, con cui si intende l’agevolazione che copre, senza essere molto selettiva, il complesso delle ristrutturazioni edilizie effettuate su interni ed esterni, sarà valido fino al 31/12/2024.

Esso consiste in una detrazione del 50% dei costi delle ristrutturazioni agevolabili, ma si può applicare fino alla spesa massima di 96.000 euro. Anche tale bonus continuerà ad essere fruibile con detrazione Irpef in dieci anni, sconto e cessione.

Quali bonus edilizi nel 2022 danno diritto al bonus mobili ed elettrodomestici?

Anche il bonus mobili ed elettrodomestici viene annesso al gruppo dei bonus edilizi, questo perché esso considera spese agevolabili i costi di arredamento degli immobili le cui ristrutturazioni sono iniziate l’anno precedente.

A questo contributo si ha diritto nel 2022 realizzando il ristrutturazioni con il bonus casa 50% e anche con il bonus facciate 60%, ma solo se queste sono classificate come interventi di recupero del patrimonio edilizio.

Al bonus mobili ed elettrodomestici si ha diritto anche con il Superbonus 110%, ma solo se questo viene usato per interventi di adeguamento sismico (Sismabonus) e non per quelli di efficientamento energetico (Ecobonus).

Il bonus mobili sarà attivo anche dal 2022 al 2024, ma con delle modifiche, poiché scende il tetto massimo di spesa a cui si applica la detrazione del 50% e quindi scende anche lo sconto del bonus mobili.

Le spese 2022 saranno infatti agevolabili al 50%, ma per un importo massimo di 10.000 euro, tetto che si ridurrà ancora nel biennio successivo scendendo a 5.000 euro.

Il bonus mobili non permette sconto e cessione , ma solo una detrazione fiscale in dieci anni.

Un micro bonus edilizio riconfermato nel 2022: il bonus verde

La Legge di Bilancio 2022 recupera anche un altro dei  bonus edilizi dedicato al rinnovamento di giardini, terrazzi ed aree scoperte in genere: il bonus verde.

Il bonus verde 2022 continuerà ad offrire 1.800 euro, cioè una detrazione fiscale in 10 anni del 36%, per la spesa massima di 5.000 euro.

Nuovi aiuti per gli agricoli nella Legge di Bilancio 2022!

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Non sono poche le novità per l’agricoltura presenti nella Legge n. 234/2021. Il Governo Draghi ha previsto nuovi aiuti economici da destinare al settore agricolo mettendo in campo una dote finanziaria del valore di circa due miliardi di euro.

Misure dirette a rafforzare i fondi per la coordinazione dei rischi catastrofali agricoli. Non solo. Il Governo italiano per il 2022 ha potenziato le agevolazioni sia tributarie che fiscali. Presenti anche gli aiuti economici alle filiere agricole. Nello stesso tempo, è stato avviato un piano finalizzato a garantire un impulso per lanciare e sostenere limprenditoria femminile. 

Una guida alle principali novità del settore agricolo presenti nella Legge di Bilancio 2022. Ti spiegheremo, quali sono gli aiuti economici destinati agli agricoli.  

Nuovi aiuti per gli agricoli nella Legge di Bilancio 2022

Arriva finalmente l’abolizione dell’IRAP nel settore agricolo, la cancellazione di una misura ingombrante che pesava sulle attività di agriturismo, allevamento e per tutti coloro in regime forfettario. 

L’altro tassello molto rilevante ruota sugli accertamenti fiscali. Tra le novità, è presente lo slittamento delle cartelle di pagamento non più in 60 giorni dalla notifica, così come previsto dal regime ordinario, ma bensì slitta a 180 giorni. In sostanza, le aziende agricole che ricevono le cartelle di pagamento entro la data del 31 marzo 2022 possono avvalersi di un pagamento prolungato sfruttando più giorni. In ogni caso, il pagamento deve rientrare nei 180 giorni per non rischiare l’aggiunta di sanzioni e interessi. 

Attenzione! Non sono stati modificati i termini per i ricorsi sulle cartelle di pagamento che restano inalterati di 60 giorni dalla notifica della stessa. 

È ammesso il pagamento rateale in presenza di diverse condizioni, tra cui la presenza della comprovata difficoltà economica temporanea, ma riferita a un importo non più alto di 60.000 euro, mentre prima tale limite era stato fissato nel valore di 100.000 euro. 

La decadenza dal beneficio fiscale scatta in presenza di diverse condizioni, tra cui: 

  • per l’omesso versamento di 5 rate consecutive, se il piano rateale è stato attivato dopo il 1° gennaio 2022;
  • per l’omesso versamento di 18 rate, se il piano rateale in essere all’8 marzo 2020;
  • per l’omesso versamento di 10 rate consecutive, se il piano rateale è stato attivato dopo l’8 marzo 2020.

Nella Legge di Bilancio 2022, precisamente al comma 25, è presente la dispensa dall’IRPEF per i redditi agrari e dominicali certificati dagli Imprenditori Agricoli Professionali (AIP) e dai coltivatori diretti. 

Per quanto concerne le novità per gli allevamenti di suini e bovini, le novità che sono state inserite nella Legge di Bilancio 2022, precisamente al comma 527, portano all’applicazione della detrazione sull’IVA (se dovuta), nella misura di compensazione del 9,5%. 

Con decorrenza dal 1° gennaio 2022 il limite del credito d’imposta massimo corrisponde al valore di 2 milioni di euro. 

Si consiglia la visione del video Youtube di Giorgio Pecorari su come investire in agricoltura.

Nuovi incentivi a favore dei giovani e donne impegnati nel settore agricolo

Secondo quanto riportato da Infoiva, numerosi sono gli incentivi per rafforzare l’imprenditoria agricola. In particolare, notevoli iniziative sono state introdotte per gli under 40 che possono ottenere una decontribuzione nella misura del 100%.

Un beneficio riconosciuto dagli Imprenditori Agricoli Professionali (AIP) e dai coltivatori diretti che avviano un’attività agricola, registrandosi alla previdenza agricola entro la data del 31 dicembre 2022. In questo caso, viene applicata una dispensa contributiva per un periodo temporale di non oltre 24 mesi. 

Nella Legge di Bilancio 2022, precisamente al comma 523, sono contenute delle misure dirette rafforzare il ricambio generazionale per fortificare le aziende agricole già attive. Ma, soprattutto, per garantire un adeguato impulso per rilanciare e sostenere l’imprenditoria femminile.

In particolare, gli interventi sono diversi e strettamente legati alla normativa vigente disposta in materia di aiuti di Stato, tra cui: 

  • prevista la possibilità di sottoscrivere mutui a tasso zero, al fine di sostenere gli investimenti agricoli. Il limite massimo finanziabile corrisponde alla misura al 60% della spesa tollerabile;
  • previsto un contributo a fondo perduto nella misura del 35% della spesa tollerabile.

Si precisa, altresì che gli aiuti sono rivolti a sostenere le attività agricole che rientrano nella descrizione dell’articolo 2135 del codice civile. In presenza di un’attività minima di due anni all’atto della presentazione dell’istanza del beneficio.

Peraltro, le agevolazioni sono subordinate alla presenza di diverse condizioni disposte dalla normativa al subentro nella gestione dell’attività agricola, tra cui: 

  • prevista la presenza di un imprenditore la cui età anagrafica rientri tra 18 e 40 anni; 
  • prevista la presenza di un’imprenditrice (donna) senza il vincolo dell’età anagrafica; 
  • prevista la presenza di una società, la cui metà delle quote deve risultare appartenere a donne, oppure, a giovani con un’età anagrafica che rientri tra 18 e 40 anni. 

Attenzione! Alle aziende agricole spettano tutti gli aiuti, incentivi e agevolazioni, così come previste per tute le aziende. Nella Legge di Bilancio 2022, precisamente al comma 44, regola il differimento considerato per il credito di imposta per investimenti in beni strumentali previsti dal piano industria 4.0. 

Nuovi aiuti per gli altri settori agricoli presenti nella Legge di bilancio 2022

Nella Legge di Bilancio 2022 sono presenti diversi aiuti economici diretti alle filiere agricole, tra cui: 

  • incoraggiare la filiera delle uova e carni bianche;
  • incoraggiare rinnovamento delle aree colpite da incendi boschivi;
  • importanti novità sono presenti al comma 860 per l’apicoltura;
  • iniziative per garantire il controllo della pesca marittima;
  • iniziative per garantire il miglioramento della fauna selvatica;
  • incentivi finalizzati allo sviluppo del settore frutta da guscio, canapa e così via;
  • incentivi finalizzati alla coltivazione delle nocciole, ovvero coricoltura presenti nel comma 861;
  • incentivi finalizzati alla ristorazione per il perfezionamento dei prodotti agricoli, presenti nel comma 868;
  • garanzie finalizzate a garantire una maggior tutela dei produttori di vini DOP, IGP e vino biologico, presenti nel comma 842. 

Agricoli: maggiori risorse grazie al PNRR

 Il Governo Draghi ha potenziato i fondi a favore degli agricoli, grazie alle risorse contenute nel PNRR. Interventi che hanno permesso il potenziamento dei Fondi per i rischi conseguenti a una catastrofe climatica. Non solo. Ha perfezionato i contributi economici diretti a sostenere diversi fondi. 

Come si legge da freshplaza, diverse sono le misure presenti nella Legge di Bilancio 2022, tra cui: 

  • l’articolo 1, comma 515, prevede per il 2022 lo stanziamento di una dote finanziaria del valore di 50 milioni di euro, per garantire il sostegno del fondo mutualistico nazionale per i rischi conseguenti a una catastrofe climatica;
  • l’articolo 1, comma 519, prevede per dal 2023 e sino al 2027, lo stanziamento di una dote finanziaria del valore di 250 milioni di euro, per garantire il sostegno alle assicurazioni agevolate, al fine di assicurare il contributo pubblico;
  • l’articolo 1, comma 522, prevede per il 2022 un sostegno per ISMEA di 10 milioni di euro a copertura delle concessioni di garanzie assicurando l’accesso al credito alle attività agricole;
  • l’articolo 1, commi 523 – 525, prevede per il 2022 lo stanziamento di una dote finanziaria di 50 milioni di euro per garantire il sostegno dei Fondi a favore dell’imprenditoria femminile; 
  • l’articolo 1, comma 861, prevede dal 2022 sino al 2024 lo stanziamento di una dote finanziaria di circa 300 milioni di euro per garantire il sostengo dei Fondi a favore del settore coricolo.  

Telecom male sul Ftse Mib. Rumor piano e rischi offerta KKR

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A dispetto dell’andamento positivo mostrato oggi dal Ftse Mib, la seduta prosegue in calo per Telecom Italia che accusa la peggiore performance nel paniere delle blue chips.

Telecom Italia maglia nera tra le blue chips

Il titolo, dopo aver guadagnato oltre mezzo punto percentuale venerdì scorso, ha imboccato da subito la via delle vendite oggi.

Negli ultimi minuti Telecom Italia si presenta a 0,44 euro, con un calo del 2,5% e oltre 77 milioni di azioni scambiate fino ad ora, contro la media degli ultimi 30 giorni pari a circa 233 milioni.

Telecom Italia: rumor sul piano stand-alone

Le azioni del gruppo telefonico cadono nella rete dei ribassisti sulla scia delle nuove indiscrezioni circolate sulla stampa questa mattina con riferimento a diversi temi. Repubblica in particolare fornisce qualche ulteriore rumor sul piano Telecom Italia.

Come già emerso nei giorni scorsi, il piano industriale del gruppo prevederebbe la separazione proporzionale di Rete (NetCo) e Servizi (ServiceCo), con l’obiettivo della fusione della NetCo con Open Fiber, in modo che CDP abbia il controllo dell’asset e contando sul via libera dell’autorità all’operazione in quanto operatore wholesale only.

Secondo il quotidiano, se il mercato gradisse il piano standalone, potrebbe essere rigettata l’offerta di KKR. Se invece il titolo andasse sotto pressione, si tornerebbe a guardare all’offerta dei fondi.

Telecom Italia: risposta a KKR sllitta a marzo

Secondo il Sole 24 Ore, sono però ancora in corso valutazioni proprio per definire il perimetro di attività, personale e debito da conferire e per capire i rischi di stop da parte di Bruxelles sulla rete unica.

Il sistema bancario sarebbe pronto a rifinanziare il debito attuale. Il Sole 24 Ore riporta poi che Telecom Italia intende attendere l’approvazione del piano il 2 marzo prima di rispondere a KKR in merito alla due diligence, ritenendo inopportuno aprire la data room prima dell’approvazione dei risultati 2021 e del business plan.

Telecom: al via i bandi per le aree grigie

Gli analisti di Equita SIM segnalano anche che ieri sono stati pubblicati i bandi di gara per la copertura ultra broadband delle aree grigie, riguardanti 7 milioni di unità immobiliari, che vede gli operatori gareggiare su 15 lotti, per un totale di 3,65 miliardi di euro di fondi, e con la possibilità di aggiudicarsi al massimo 8 lotti.

Le gare prevedono un coinvestimento pubblico-privato con un 30% minimo di investimento privato e con regole di clawback nel caso in cui i rendimenti a termine fossero superiori a una certa soglia: 30% superiore al WACC regolatorio dell’8,64%.

L’assegnazione dipende da una valutazione tecnica per 75 punti e da una economica per 25 punti, calcolata in base allo sconto rispetto ai fondi pubblici previsti.

Telecom Italia sotto la lente di Equita SIM

Gli operatori interessati dovranno presentare l’offerta entro il 16 marzo, mentre i lavori dovranno essere completati entro giugno 2026.

Secondo Equita SIM, i tempi stretti e i limiti per operatore potrebbero essere un ulteriore ostacolo alla rete unica.  Non cambia intanto la view cauta su Telecom Italia, con una raccomandazione “hold” e un prezzo obiettivo a 0,32 euro.

Spid, password dimenticata. Ecco come fare!

Lo Spid è diventato essenziale nella vita di tutti i giorni e anche i meno tecnologici possono richiederlo alle Poste.

Permette ai cittadini di accedere a diversi servizi della Pubblica Amministrazioni ma anche di ricevere contributi per le partite iva o sussidi al reddito (come il reddito di cittadinanza), di ritirare i referti medici di visite ed esami e molto altro. 

Perdere lo Spid o dimenticarne la password equivale a perdere i codici di accesso alla propria identità digitale, con tutti i disagi che ne conseguono.

Grazie allo Spid infatti non è più necessario recarsi presso gli uffici competenti ma si ottiene la documentazione richiesta direttamente a casa sul proprio telefono o pc. Dal 1° ottobre 2020 lo Spid è diventato obbligatorio per usufruire di molti servizi Inps

Cos’è lo Spid?

Lo Spid è il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID). Un’unica chiave che, come promette il sito ufficiale del Governo, ha un accesso semplice, veloce e sicuro per usare i servizi digitali delle amministrazioni locali e centrali. 

In pratica, lo Spid certifica senza errore l’identità della persona che sta cercando di accedere ad un servizio, come se fosse fisicamente davanti a un operatore allo sportello.

Come si richiede lo Spid?

Per avere user e password dello Spid bisogna rivolgersi a uno dei nove gestori di identità digitale abilitati dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), l’agenzia tecnica della Presidenza del Consiglio. AgId ha il compito di favorire la diffusione delle tecnologie di informazione e comunicazione per accelerare la trasformazione digitale del Paese.

Per richiedere lo Spid occore essere:

  • cittadini italiani maggiorenni(compiuto quindi 18 anni)
  • cittadini con regolare permesso di soggiorno con residenza in Italia.

Inoltre occorre avere alcuni documenti indispensabili: 

  • indirizzo e-mail
  • numero di telefono cellulare
  • tessera sanitaria
  • un documento di riconoscimento valido

Lo step successivo sarà quello di seguire una procedura online per certificare il riconoscimento e ottenere le credenziali. In alternativa, il riconoscimento può essere fatto di persona presso gli uffici di Poste Italiane o al proprio domicilio (a pagamento).

I nove gestori di identità digitale Spid

Attualmente sono disponibili nove gestori di identità digitale: alcuni permettono l’attivazione gratuita, altri a pagamento. In ogni caso l’utilizzo dello Spid è gratuito.

  • Poste
  • Aruba
  • Intesa
  • Infocert
  • Namiral
  • Register
  • Sielte
  • Tim
  • Lepida

Spid: come recuperare le credenziali perse o dimenticate?

Le credenziali Spid potrebbero però non funzionare oppure possiamo averle dimenticate. La procedura per il recupero varia in base al gestore di identità digitale scelto al momento dell’attivazione. 

Ecco alcuni semplici passaggi da seguire per recuperare username e password:

Recuperare le credenziali con Poste Italiane

Dall’indirizzo https://posteid.poste.it/recuperocredenziali.shtml

  • clicca sulla voce che vuoi recuperare: “voglio recuperare il mio nome utente” oppure “voglio effettuare il reset della password”
  • Inserisci il tuo codice identificativo e il tuo codice di sicurezza che trovi nella email che hai ricevuto al momento della registrazione nel modulo di richiesta del servizio 
  • Controlla la email: ne riceverai una col tuo username o la password

Recuperare le credenziali con Aruba:

Dall’indirizzo https://selfcarespid.aruba.it/#/login 

  • clicca sul link sotto la voce Nome Utente o Password, in base al dato che hai dimenticato. 
  • Nel caso avessi perso lo Username, dovrai inserire l’indirizzo email associato allo Spid, il codice fiscale dell’intestatario o la partita iva se l’intestatario è una persona giuridica. Dopo aver cliccato su “invia” vedrai una schermata di conferma e riceverai una email con la credenziale.
  • Nel caso avessi perso la Password, dovrai inserire lo Username di Livello1; riceverai via email una password temporanea che potrai modificare dopo l’accesso.

Recuperare le credenziali con Intesa:

Dall’indirizzo https://spid.intesa.it/area-privata/recupera-password.aspx

Inserire la email utilizzata all’attivazione per ricevere le istruzioni per modificare la password

Recuperare le credenziali con Infocert:

Dall’indirizzo https://my.infocert.it/selfcare/#/recoveryPin

Inserisci lo Username (corrisponde alla email usata all’attivazione), clicca su “avanti” e rispondi alla domanda di sicurezza. Poi potrai modificare la password. Se avessi altri dubbi puoi usare questi numeri di riferimento:

Chiama lo 049.7849360 (lunedì-venerdì 8.30-19.00, festivi esclusi)

Compila un ticket sul form online (prima opzione) 

Chatta con un operatore (lunedì-venerdì 8.30-19.00, festivi esclusi) 

Recuperare le credenziali con Namiral

Dall’indirizzo https://portal.namirialtsp.com/

  • clicca sulla voce “non ricordo il mio nome utente” o “non ricordo la mia password” in base al dato che hai dimenticato. 
  • Nel caso avessi perso lo Username, dovrai inserire il codice fiscale o il numero di documento fornito in fase di registrazione.
  • Nel caso avessi perso la Password, dovrai inserire lo Username; riceverai via email una password temporanea che potrai modificare dopo l’accesso.

Recuperare le credenziali con Register

Recuperare le credenziali con Sielte

Dalla pagina https://myid.sieltecloud.it/profile/recovery/forgotPassword inserisci il codice fiscale, email e numero di telefono.

Recuperare le credenziali con Tim

Recuperare le credenziali con Lepida

  • Dalla pagina https://id.lepida.it/lepidaid/recupero_credenziali?1 cliccare su “voglio recuperare il mio nome utente” oppure su “voglio fare il reset della password”.
  • Nel primo caso dovrai inserire il codice identificativo Spid, mentre per recuperare la Password dovrai inserire lo Username (che coincide con la email). 

Alcuni accorgimenti generali:

Spesso capita di aver sbagliato a digitare username o password. Questa operazione, ripetuta più volte, porta al blocco temporaneo dell’utente.

Per evitare questi errori è sempre consigliato scrivere le proprie credenziali Spid in un luogo sicuro.

(Claudia Cervi)

Unilever fa davvero sul serio sul Consumer Healthcare di Gsk

Unilever fa davvero sul serio sul business Consumer Healthcare di GlaxoSmithKline (Gsk), sottolineando come la preda sia “leader nell’attraente settore della salute dei consumatori e sarebbe una scelta strategica” mentre il colosso anglo-olandese (anzi ormai solo britannico visto che dalla fine di novembre non scambia più sulla piazza di Amsterdam) dei beni di largo consumo è impegnato a rimodellare il proprio portafoglio. Nel weekend Gsk, in scia alle indiscrezioni del Sunday Times, aveva confermato di avere rifiutato una proposta di Unilever per Consumer Healthcare, la nuova entità in fase di separazione dal core business farmaceutico. Sul piatto circa 50 miliardi di sterline (pari a poco meno di 60 miliardi di euro), di cui 41,7 miliardi (50 miliardi di euro) in contanti, il resto in azioni. La big pharma britannica aveva precisato di avere già ricevuto tre offerte non sollecitate e di averle respinte tutte perché sottovalutano il business attuale e le prospettive future di Consumer Healthcare, che vanta un portafoglio di prodotti che va dal dentifricio Aquafresh, all’antidolorifico Voltaren, all’integratore Multicentrum.

Unilever fa davvero sul serio sul Consumer Healthcare di Gsk

A stretto giro è arrivato il comunicato di Unilever che, tutt’altro che scoraggiata, ha confermato l’approccio a Gsk (ma anche a Pfizer, che detiene il 32% del capitale di Consumer Healthcare e che finora secondo il Times avrebbe appoggiato il rifiuto del gruppo britannico), anche se ha ammesso che non c’è la certezza che si possa arrivare a un accordo. Quel che è certo, secondo quanto riportato sempre nel weekend da Bloomberg, è che Unilever sta già lavorando a un rilancio insieme alle banche per ottenere i finanziamenti necessari. Unilever, riporta la Cnbc, ha comunque sottolineato di essere impegnata in una “rigorosa disciplina finanziaria” per eventuali acquisizioni. La reazione del mercato è stata però pessima e se Gsk è andata in rally di circa il 4% a Londra, Unilever ha toccato un crollo superiore al 7% nelle prime ore di contrattazione sulla piazza britannica (contro un rialzo intorno allo 0,70% per il Ftse 100). Reckitt Benckinser, la rivale di Unilever che potrebbe essere una delle pretendenti, come Gsk è invece in rally del 4% circa.

Gsk rifiuta un’offerta da 60 miliardi e Unilever lavora al rilancio

Anche se la valutazione ufficiale di Consumer Healthcare dovrebbe essere intorno a 40 miliardi di sterline (circa 48 miliardi di euro), Gsk non ha alcuna intenzione di svendere e ha comunque l’opzione di un collocamento sul listino. Certo l’Ipo della joint venture nata nel 2019 (sulle ceneri di un’altra che gli inglesi avevano con gli svizzeri di Novartis) sarebbe molto più legata agli andamenti dei listini e, soprattutto, richiederebbe tempo per una totale uscita da Consumer Healthcare e quindi per andare all’incasso. Dopo il collocamento Gsk sarebbe costretta a passare da vendite di azioni parcellizzate e, verosimilmente, sempre a sconto. Nei mesi scorsi si era parlato di possibile interesse da parte dei private equity (tutti i big del settore: da Advent International a Blackstone, da Carlyle Group a Cvc Capital Partners, da Kkr & Co. a Permira) e, oltre a Reckitt, è certo che una delle altre due offerte respinte sia arrivata dall’altro colosso Procter & Gamble (P&G).

Su Consumer Healthcare di Gsk Unilever ma anche Reckitt e P&G

Come nota Chris Hughes, opinionista di Bloomberg, il rifiuto di Gsk è giustificato. Certo, l’offerta di Unilever non è bassa: è intorno a un multiplo di 18 volte l’ebitda previsto per il 2022. Per capirci, siamo intorno alla valutazione di P&G al Nyse. Reckitt scambia intorno a multipli di 15,2 contro i 16,7 di Colgate-Palmolive. E Gsk avrebbe il motivo per chiedere di più, dopo che sabato ha comunicato che il Consumer Healthcare ha registrato una crescita organica media del 4% annuo tra il 2019 e il 2021, facendo meglio del settore. E Gsk si attende nel medio periodo che un 4%-6% di espansione delle attività sia facilmente raggiungibile. Gsk ha sottolineato come la trasformazione partita ai tempi di Novartis nel 2015 e proseguita con l’inserimento dei prodotti di Pfizer nel 2019 abbia fornito una piattaforma per ridimensionare e ottimizzare molti aspetti del business, dalla cessione dei marchi a crescita inferiore, all’introduzione di un nuovo modello di ricerca e sviluppo, fino all’ottimizzazione supply chain. (Raffaele Rovati)

REM 2022: nessuna speranza da Draghi! Vediamo le novità

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Ci sarà il REM nel 2022? 

Questa è la grossa domanda che in molti si stanno ponendo, senza per il momento riuscire a darsi una risposta.

Nelle ultime settimane dell’anno scorso sembrava tutto deciso e il Reddito di Emergenza non doveva più essere riproposto.

Poi un sussulto, l’aumento dei contagi e il protrarsi dell’emergenza epidemiologica ha ridato speranza ai cittadini, che accoglierebbero di buon grado un ritorno del sostegno.

Nelle scorse settimane dunque si sono letti molti articoli e ascoltate diverse interviste, i quali sostenevano che un ritorno del REM fosse possibile.

Che cosa c’è di vero? Ci sono concrete possibilità di un ritorno del Reddito di Emergenza nel 2022?

Da una parte ci troviamo di fronte a una situazione che non ha precedenti, che porta a fondo con sé molte famiglie che stanno subendo il contraccolpo economico, e di conseguenza elargire un aiuto sembra più che utile e doveroso.

Dall’altro lato bisogna considerare il costo della misura, che essendo a fondo perduto non è in grado di portare alcun ritorno al Governo.

Infine, abbiamo potuto notare in questi mesi di pandemia come non sia facile essere celeri nelle decisioni, questo a causa del forte impatto che il virus sta avendo e che obbliga gli organi competenti a doverlo mettere in primo piano. 

Andiamo dunque a vedere che cosa sta accadendo al Governo, che cosa sta pensando Draghi e quali sono le novità.

Prima di proseguire vi consigliamo la visione del seguente video YouTube di Redazione The Wam, nel quale si parla del Decreto Sostegni e dei pagamenti di gennaio.

REM 2022: che cos’è e perché è importante

Il Reddito di Emergenza è una misura introdotta per sostenere i cittadini messi a dura prova dall’emergenza epidemiologica dovuto al Covid-19.

Viene introdotta dal Decreto Rilancio per poi venire prolungata per altre mensilità, sempre a causa della situazione emergenziale.

La misura garantisce a chi la riceve un sostegno economico limitato ad alcune mensilità, con cadenza mensile.

Non ha dunque una durata annuale, ma viene erogato una tantum per un numero di mensilità decise dal Governo.

Capiamo bene dunque che una riproposizione del REM nel 2022 sarebbe molto importante, soprattutto perché molti cittadini potrebbero trarne giovamento.

Consideriamo infatti che per riceverlo bisogna essere in possesso di alcuni requisiti di reddito, non va quindi a favorire i nuclei familiari ricchi, ma bensì quelli più bisognosi.

A questo punto capire l’importanza della misura è molto semplice, l’emergenza non è terminata e le famiglie in difficoltà continuano a essere in difficoltà.

Sicuramente il Reddito di Emergenza non può rappresentare una soluzione a lungo termine, ma appare chiaro che, come sollievo istantaneo, è una misura più che valida.

REM 2022: la Legge di Bilancio

Per capire la situazione del REM nel 2022 è necessario fare un passo indietro, e andare a vedere il testo della Legge di Bilancio 2022.

Infatti, la sua introduzione nel testo avrebbe determinato l’intenzione di Draghi di riproporlo nel 2022, ma purtroppo non è contenuta nessuna voce inerente al Reddito di Emergenza.

Non sono stati stanziati fondi, per il momento, da dedicargli, e dunque la strada sembra già tracciata.

La situazione emergenziale però non è per nulla cessata e anzi, nelle ultime settimane si è aggravata drasticamente con molti settori che rischiano nuove ripercussioni.

Di conseguenza, è lecito pensare che debbano arrivare nuovi aiuti per garantire una condizione di vita quantomeno accettabile.

La misura però non sembra essere al centro del progetto, nonostante le tante discussioni affrontate a Palazzo Chigi.

Nulla però è ancora perduto: la Legge di Bilancio è solamente uno dei metodi tramite i quali il REM può essere introdotto, e dunque esiste ancora qualche possibilità.

Vedremo dunque nelle prossime settimane se una sua riproposizione sarà possibile, fermo restando che l’ultima conferenza stampa del Premier non lascia trasparire grande ottimismo.

REM 2022: la conferenza stampa di Draghi

Dopo esserci avvalsi del testo della Legge di Bilancio 2022, per capire se sarà possibile rivedere il Reddito di Emergenza anche con il nuovo anno, andiamo ora ad analizzare l’ultima conferenza stampa di Mario Draghi.

In quella sede il Premier si è espresso in merito alla situazione attuale e a molte misure che saranno introdotte per sostenere i cittadini.

Appare un segnale forte il fatto che, nel corso di tutta la conferenza stampa, il REM non sia mai stato menzionato.

Questo è un dettaglio abbastanza iconico della situazione della misura, che a questo punto non sembra avere grosse possibilità di sopravvivenza.

Le misure di sostegno ci sono e saranno in vigore già a breve, e avranno lo scopo sempre di sostegno, ma il Reddito di Emergenza non è compreso, o almeno così pare.

Draghi ha parlato anche del caro bollette e di come intende combattere la questione, per farlo il Governo ha già stanziato circa tre miliardi e mezzo di euro.

Ma non è finita qui, oltre a questi fondi ha annunciato che nei prossimi mesi ci saranno molte misure e ha attaccato duramente tutti coloro che si sono arricchiti dal rincaro del prezzo del gas.

REM 2022: è una misura utile?

Alla luce di quanto detto finora, la domanda ci sorge spontanea: il REM nel 2022, è una misura utile?

Per noi, la risposta è assolutamente sì, e questo per vari motivi che ora andremo a riportarvi.

Il primo tra tutti è proprio la condizione delle bollette, che hanno aumentato il loro costo mettendo praticamente in ginocchio molte famiglie, a causa soprattutto del rincaro del prezzo del gas.

In secondo luogo non possiamo nascondere la durissima situazione che tutti i cittadini stanno vivendo, fatto salva qualche eccezione.

La pandemia ha reso ancora più difficile la condizione di moltissime famiglie che, senza un aiuto concreto, fanno veramente fatica a rimanere a galla.

Di conseguenza il Reddito di Emergenza rappresenta sicuramente un valido strumento di supporto, e il fatto che non venga menzionato in nessuna sede sinceramente ci stupisce.

Infine, Draghi ha parlato di altre misure che verranno introdotte, qualcuna probabilmente la conosciamo, qualcun’altra no, di conseguenza il dubbio è più che lecito.

Saranno efficaci le nuove misure? O fungeranno solo da palliativo a una situazione che definirla complicata è poco?

Per questi motivi riteniamo che la misura non solo sia utile, ma che una sua riproposizione potrebbe aiutare molte famiglie a combattere questo periodo delicatissimo.

REM 2022: i problemi con i pagamenti

Abbiamo fino a qui parlato della possibilità di vedere il REM nel 2022, e di che cosa traspare da Palazzo Chigi utilizzando la Legge di Bilancio e le dichiarazioni di Draghi.

Abbiamo detto, a più riprese, che il Reddito di Emergenza è una misura utile e che può sostenere molte famiglie molti cittadini.

Non possiamo nascondere però il fatto che, nel 2021, le cose non sono sempre andate lisce come l’olio, soprattutto per quanto riguarda i pagamenti.

I pagamenti vengono erogati dall’INPS, l’Istituto Nazionale per la previdenza Sociale si occupa di ricevere le domande, metterle al vaglio e poi di erogare il sostegno economico.

Le ultime mensilità, però, sono state un vero e proprio disastro, con ritardi mostruosi che hanno fatto perdere fiducia nell’efficacia della misura stessa.

Questi sono dovuti a più fattori e il primo è assolutamente il sovraccarico che l’INPS ha subito negli ultimi mesi, dovendo accollarsi l’iter di molti bonus e misure di sostegno.

Consideriamo poi l’Assegno Unico temporaneo e la sua discussa compatibilità con il Reddito di Cittadinanza, che impone all’Istituto di verificare i requisiti senza ricevere domande autocertificate.

Poi ci sono le pensioni, i vari assegni e via dicendo, in sostanza un grosso peso che è gravato, e continua a gravare sulle sue spalle, e i ritardi dei pagamenti si sono accumulati.

Appare chiaro che, essendo il REM una misura emergenziale, non può incappare in ritardi come quelli appena citati, poiché perderebbe proprio la sua finalità.

REM 2022: altre misure alternative

Nonostante le cose non siano sempre andate benissimo, il REM ha rappresentato una certezza per molti cittadini in questi mesi di pandemia.

Mario Draghi parla di alcune misure che entreranno in vigore e che garantiranno di ricevere sostegno nei prossimi mesi, che si preannunciano molto duri.

Il Governo, come ha ampiamente dimostrato negli ultimi mesi, ha la ferrea volontà d’introdurre manovre che hanno lo scopo di garantire la ripresa.

Di conseguenza, non vuole più elargire aiuti una tantum a fondo perduto, o almeno non nella stessa quantità degli anni scorsi.

A riprova di questo c’è anche la riforma del Reddito di Cittadinanza, che traccia una linea netta tra ciò che era e ciò che sarà d’ora in avanti.

Una misura non più al solo carattere assistenziale, che tra l’altro non lo sarebbe mai dovuta essere, ma una misura che si propone di garantire l’occupazione dei beneficiari.

Il REM di conseguenza, in questo nuovo modo di pensare, non s’inserisce molto bene, essendo esso introdotto con una pura forma assistenzialistica.

Quel che a questo punto resta da vedere è se le nuove misure saranno all’altezza delle aspettative, e se saranno effettivamente migliori di quella che vanno a sostituire.

REM 2022: ci sarà?

Nel corso dei paragrafi abbiamo più volte ribadito che, al momento, non ci sono grandi possibilità di rivedere il REM nel 2022, e questo alla luce di diversi fattori.

Nulla è perduto però, molto sarà rappresentato dalla situazione dell’emergenza epidemiologica, un peggioramento ancor più grave potrebbe non dare tempo al Governo di varare nuove misure, e potrebbe dunque tornare sull’usato sicuro.

All’infuori di questa possibilità non ne vediamo molte altre, a meno che Mario Draghi non ci stupisca con un repentino dietrofront.

Siamo però molto curiosi, e anche fiduciosi, di scoprire le nuove riforme che verranno effettuate per sostenere i cittadini.

Le aspettative create sono alte, soprattutto alla luce di quanto il Premier ha dichiarato nell’ultima conferenza stampa.

Staremo a vedere se tutti i presupposti rispetteranno le aspettative o se invece, viceversa, lasceranno gli italiani con l’amaro in bocca.

Raccomandazioni Borsa: promozione per Tenaris

Riportiamo le raccomandazioni odierne sui titoli della Borsa Italiana fornite dai principali broker.

GENERALI:

Hsbc ha alzato il target price su Generali a 21 euro da 17,5 euro.

ITALGAS:

Morgan Stanley ha alzato il target price su Italgas a 5,8 euro da 5,6 euro.

SNAM:

Morgan Stanley ha alzato il target price su Snam a 4,5 euro da 4,2 euro.

STM:

Deutsche Bank ha alzato il target price su STMicroelectronics a 52 euro da 50 euro.

TENARIS:

Mediobanca ha alzato il rating su Tenaris a “outperform” da “neutral”.

TERNA:

Ubs ha avviato la copertura su Terna con rating “buy” e target price a 7,8 euro.

(Roberto Vergano)

Bonus 1.000 euro lavoratori fragili: come chiederlo subito!

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Per i lavoratori fragili arrivano importanti novità: si tratta di un bonus da 1.000 euro che può essere erogato in specifiche situazioni. Il sostegno è destinato a tutti i cittadini lavoratori che presentano particolari condizioni di salute, o particolari situazioni di disagio.

Come spiega un articolo di Lalegge104.it questo specifico bonus può essere erogato se il soggetto percepisce il sostegno della Legge 104, ma non solo:

“Si tratta di un contributo saltuario di mille euro, destinato ai lavoratori in condizioni di fragilità, anche se non si è in possesso della legge 104.”

Per chi non la conoscesse, la Legge 104 garantisce una serie di sostegni per tutti quei soggetti che sono affetti da particolari disabilità, stati di malattia o fragilità di diversa natura. Questi soggetti, ma anche i famigliari che vi assistono, possono accedere a diverse misure come specifici permessi dal lavoro.

Il bonus da 1.000 euro che verrà accreditato nel 2022 riguarda un sostegno erogato una tantum, per tutti quei soggetti che rientrano nella Legge 104, ma non solo, perché viene esteso a tutti i lavoratori che si trovano in particolari condizioni di salute e fragilità, anche di fronte al rischio di contrarre il Covid-19.

La presenza di immunodepressione, o di patologie oncologiche particolari, può mettere ulteriormente a rischio la salute del soggetto, maggiormente rispetto ad altri, nel momento in cui viene contratto il virus Covid-19. Per questo motivo per i soggetti che presentano tali condizioni di salute viene applicato quanto più possibile lo smart working.

Dove questa misura non è applicabile, per il soggetto che è rimasto a casa da lavoro per molto tempo (più di un mese) è previsto l’ulteriore supporto di 1.000 euro in base a questo bonus specifico, che per il momento è stato comunicato in Gazzetta Ufficiale, ma per cui si attendono precise istruzioni dall’INPS. Vediamo nel dettaglio come funziona questo sostegno, secondo le prime indiscrezioni.

Nuovo bonus 1.000 euro: a chi è rivolto

La Legge di Bilancio 2022 ha previsto diversi sostegni per i cittadini e le imprese, oltre a diverse misure che vanno a modificare il fisco e le pensioni. Tuttavia interviene anche a favore dei lavoratori definiti come fragili, per cui già in passato si era intervenuto con aiuti appositi.

Il nuovo bonus consiste nell’erogazione in un’unica volta di 1.000 euro per tutti i soggetti fragili che rientrano in alcune casistiche specifiche. Si tratta di un sostegno economico corrisposto ai lavoratori fragili che nel 2021 hanno terminato i giorni di malattia indennizzabili dall’ente previdenziale INPS.

Il bonus è spiegato nel dettaglio in un video recente del canale Youtube Speedy News Italia. Il canale presenta notizie su tematiche attuali come il lavoro, incentivi alle famiglie e alle imprese, per cui è consigliata la visione di questo video che tratta il nuovo bonus:

Secondo le ultime decisioni prese in merito a questo bonus, il sostegno verrà erogato solamente una volta, a patto che siano rispettati alcuni requisiti, primo tra tutti il requisito di rientrare in una delle categorie di lavoratori considerati fragili. Si tratta di soggetti che percepiscono la misura di sostegno della Legge 104, ma non solo.

Gli interessati al nuovo bonus sono anche tutti i soggetti considerati fragili per motivi di salute: soggetti immunodepressi, con patologie oncologiche, o che stanno svolgendo particolari terapie salvavita. Il sostegno non è rivolto a tutti i lavoratori, ma unicamente a chi presenta patologie gravi e che hanno un rischio più elevato nel caso di Covid-19.

In alternativa i soggetti devono trovarsi in una condizione di disabilità grave, confermata da opportuna documentazione medica. Il bonus è rivolto nel particolare a chi non può più accedere ad un periodo di malattia coperto dalle indennità previste normalmente dall’IMPS, in quanto ha superato il periodo di copertura.

Bonus 1.000 euro e smart working

Uno dei requisiti importanti per poter beneficiare di questo sostegno di 1.000 euro riguarda lo smart working: il bonus è previsto solamente per i soggetti fragili per cui non è stato possibile applicare lo smart working, lavorando quindi da casa.

Secondo queste indicazioni, tutti i soggetti fragili che hanno visto trasformare il loro lavoro in presenza ad un lavoro in modalità agile, non possono accedere al bonus da 1.000 euro.

Il sostegno erogato una tantum è previsto unicamente per quei casi in cui i soggetti fragili hanno effettivamente dovuto richiedere diversi giorni di malattia superando le indennità previste, che di fatto non hanno potuto lavorare da casa.

Ricapitolando, gli interessati a questo tipo di erogazione sono:

  • Soggetti fragili secondo la Legge 104;
  • Soggetti immunodepressi, con particolari situazioni oncologiche o terapie salvavita;
  • Soggetti rientranti in una delle categorie viste sopra, per cui non è stato possibile trasformare il lavoro in presenza in smart working;
  • Soggetti rientranti nelle categorie viste sopra, che hanno superato il limite di tempo per il periodo indennizzabile con la malattia, con l’ente previdenziale INPS.

Per queste persone è riconosciuto lo stato di fragilità, e viene garantito un massimo di 1.000 euro di bonus una sola volta, non si tratta di un sostegno erogato mese per mese, come accade invece per altre misure, come il reddito di cittadinanza.

Lo smart working è venuto incontro alle esigenze di continuità al lavoro, anche in presenza di misure di restrizione per la tutela della salute, e molti cittadini hanno convertito il loro lavoro in presenza in lavoro agile. Tuttavia si è dato precedenza, sia nel pubblico che nel privato, alle persone con particolari condizioni di disabilità o fragilità. Dove questo non è stato possibile, interviene questo nuovo sostegno.

Bonus lavoratori fragili: alcuni saltano!

Questo particolare bonus da 1.000 euro viene erogato esclusivamente secondo le condizioni viste sopra, e solamente per i lavoratori considerati fragili. Per queste categorie di lavoratori, la Legge 104 garantisce alcuni sostegni sotto forma di permessi retribuiti dal lavoro, in condizioni normali.

Con l’arrivo della pandemia, oltre a questo tipo di misura, sono state introdotte nel 2021 diverse iniziative per supportare i soggetti più fragili, che di fatto sono più esposti al rischio di malattia con il Covid-19. Per questi soggetti nel 2021 è stata introdotta anche la possibilità di trattare il periodo di assenza da lavoro come un ricovero ospedaliero.

Inoltre per i lavoratori fragili era stata disposta la possibilità di svolgere anche una diversa mansione rispetto a quella svolta normalmente, per garantire il passaggio allo smart working.

Nel 2022, nonostante continui l’emergenza sanitaria, per adesso almeno fino a marzo, è caduta la possibilità di equiparare l’assenza da lavoro al ricovero in ospedale, per tutti i lavoratori fragili.

Al momento questa misura è sospesa, mentre lo stato stanzia la cifra di 5 milioni di euro a favore del bonus una tantum di 5.000 euro. Questo significa che il sostegno in questione ha comunque un limite massimo, che se superato non garantirà più il bonus.

La cifra di 5 milioni di euro è la cifra massima che lo stato garantisce per il momento per questa misura, per erogare i 1.000 euro previsti ai lavoratori fragili. Sperato questo importo, non si potrà più avere accesso al sostegno.

Come chiedere il bonus lavoratori fragili

Per poter richiedere questo sostegno economico di 1.000 euro, è indispensabile essere lavoratori fragili, secondo le modalità viste sopra, con la presenza di particolari patologie o essere beneficiari della Legge 104.

Il bonus verrà garantito secondo le previsioni dall’ente previdenziale INPS, ma al momento si attendono ancora chiarimenti in merito alla modalità per presentare la domanda di accesso al sostegno.

Quello che è certo è che per accedervi è indispensabile essere stati assenti da lavoro per un periodo minimo di un mese, e non poter più accedere in questo modo alle indennità previste dall’INPS. Dato che i fondi sono piuttosto limitati, si attende che nel momento in cui saranno aperte le domande, si presume tramite portale web, ci sarà una vera e propria corsa per richiedere questo bonus.

Il sostegno infatti non verrà erogato direttamente agli interessati in modo automatico, ma sarà corrisposto solamente dopo che i soggetti avranno presentato la domanda di accesso, secondo quelle che sono le prime indiscrezioni a riguardo.

Questo sostegno arriva nel momento in cui ancora una volta molti lavoratori, e imprese, si trovano nuovamente in una situazione di difficoltà a causa dell’ultima diffusione del virus, e delle misure emergenziali che propongono ulteriori strette.

Bonus lavoratori fragili e Decreto Cura Italia

Secondo le indiscrezioni, sarà possibile chiedere questo sostegno economico solamente se vengono rispettati i requisiti visti sopra, e se i soggetti hanno già beneficiato in passato delle tutele previste dal Decreto Cura Italia, come riporta Leggioggi.it:

“Essere stati destinatari nel 2021 della tutela riservata ai lavoratori fragili prevista dal Decreto “Cura Italia”;”

Questo Decreto ha previsto infatti già per il 2021 alcune misure specifiche rivolte ai soggetti fragili e il mondo del lavoro: dalla priorità allo smart working per questi soggetti, all’accesso al periodo di malattia equiparato al ricovero in ospedale.

Queste misure hanno coinvolto i lavoratori più a rischio sia nel settore pubblico che nel privato, ma molte di queste iniziative sono ufficialmente terminate al 31 dicembre 2021. Per garantire un ulteriore aiuto a questi lavoratori è stato introdotto il bonus da 1.000 euro, ma molti si chiedono se basterà, anche in base a quella che si attende essere la fine dell’emergenza sanitaria per marzo 2022.

Per questi soggetti continua ad intervenire anche lo smart working dove è possibile, lavoro agile che va a sostegno di tutti i lavoratori anche nel momento in cui è necessario trascorrere un periodo di quarantena in casa. 

Per adesso per quanto riguarda l’importo di erogazione del sostegno, il massimo previsto per ciascun lavoratore è un bonus di 1.000 euro, è stata infatti negata la possibilità di introdurre nuovi fondi specifici per questa misura.

UniSalute, come funziona e quanto costa la polizza sanitaria

Sempre più italiani decidono di sottoscrivere una polizza sanitaria con UniSalute o altre assicurazioni. Perché succede questo in un Paese in cui le cure sono assicurate dallo Stato?

Come sappiamo, il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) in Italia garantisce le cure e i l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini, senza distinzioni di reddito e secondo i principi di universalità, equità e solidarietà. È un sistema sanitario che ci viene invidiato da tutto il mondo e che spesso, durante la pandemia, abbiamo sentito definire come un modello da seguire dagli altri Paesi dell’Unione.

Tuttavia, a controbilanciare i notevoli punti di forza, ci sono degli elementi negativi che generano malcontento; tra questi, le lunghe liste di attesa e la forte disparità fra le regioni, come più volte emerso dai report annuali dell’OCSE.

Sebbene l’accessibilità alle prestazioni sanitarie sia complessivamente buona, una percentuale della popolazione rinuncia alle cure del sistema di sanità pubblica a favore di servizi privati. Ciò a causa dei tempi di attesa troppo eccessivi, in particolare nelle regioni del Sud. 

Inoltre, secondo quanto emerge dal Profilo della Sanità 2021 elaborato dalla Commissione Europea, nell’arco dello scorso anno in Italia, il Covid19 ha reso l’accessibilità alle cure ancora più difficile, costringendo quindi il 23% degli italiani a pagare le spese sanitarie di tasca propria.

Per questo, una fetta non indifferente della popolazione sta pensando di farsi un’assicurazione sanitaria, al fine di abbattere i costi delle strutture private, non così facili da sostenere.

Tra queste, UniSalute è la polizza sanitaria attualmente più gettonata sul territorio nazionale, la quale conta circa 8 milioni di iscritti. Come funziona, quanto costa e quali spese copre?

UniSalute: cos’è e come funziona

UniSalute è una polizza sanitaria appartenente al famoso gruppo assicurativo UniPol. Fondata nel 1995, UniSalute vanta partnership con più di 600 strutture che offrono prestazioni sanitarie, motivo che la rende l’assicurazione più popolare in Italia.

Il suo funzionamento è simile a tutte le assicurazioni: la persona che sottoscrive un piano assicurativo, si assicura la copertura delle spese sanitarie fino a un limite definito, tramite il pagamento di una quota annuale.

Le visite nelle strutture convenzionate sono totalmente coperte e per queste non è necessario anticipare alcuna spesa da parte dell’assicurato. La lista dei centri convenzionati è consultabile dalla mappa presente sul sito web a questo link.

Qualora invece si ricevessero prestazioni non coperte dalla polizza, nell’eventualità in cui ad esempio non dovessero essere presenti strutture convenzionate nelle vicinanze, è possibile chiedere un rimborso parziale a UniSalute. Come vedremo in seguito, i rimborsi e una serie di altri servizi sono gestibili comodamente online da sito web e da app.

A chi si rivolge UniSalute? Occorre distinguere le polizze dedicate al singolo da quelle destinate alle imprese e alle Casse professionali.

UniSalute: le polizze individuali

Tra le polizze individuali, esistono diverse soluzioni che rispondono ad altrettanti bisogni diversi. Tra questi si annoverano:

  • Il pacchetto per la famiglia. Questo piano copre le spese per le visite cardiologiche e le cure fisioterapiche, offre un piano di prevenzione contro la Sindrome Metabolica e altri servizi dedicati ai bambini;
  • la polizza dedicata agli sportivi. Qui sono inclusi tutti i costi relativi agli infortuni, compresi ricovero e trattamenti riabilitativi;
  • per gli amanti dei cuccioli, UniSalute offre una copertura per le spese veterinarie, compreso un servizio di assistenza telefonica h24;
  • l‘assicurazione odontoiatrica per coprire le ingenti spese dal dentista. Questa polizza è la più diffusa tra quelle individuali e merita una sezione di approfondimento che troverai più avanti.

I pacchetti sono acquistabili online a un prezzo che va da 50 a 250 euro. Una promo di lancio con sconto al 20% è ora disponibile!

UniSalute per i dipendenti

Da 27 anni, UniSalute eroga soluzioni business – i cosiddetti pacchetti Welfare – per le aziende iscritte al fondo EASI, per i datori di lavoro e per i loro lavoratori dipendenti, volti a garantire la prevenzione sui luoghi di lavoro. Inclusa anche la possibilità di estendere l’assicurazione anche al nucleo familiare.

UniSalute mette a disposizione due piani assicurativi, il piano di base e il piano integrativo, a copertura principalmente delle spese per ricoveri e per gli interventi chirurgici in Day Surgery o per i grandi interventi. 

Come si legge sulla mini-guida di UniSalute, questa polizza offre ai lavoratori una diaria di ricovero. Si tratta di un’indennità di rimborso che ammonta a circa 50€ durante i primi 15 giorni di ricovero e aumenta a 100€ per i 15 giorni successivi, fino a coprire un massimo di trenta giorni in ospedale. La copertura si estende a 90 giorni in caso di grande intervento o grave morbosità, e fino a 100 giorni con il piano integrativo.

È possibile creare un piano personalizzato, in base alle proprie esigenze, aggiungendo alla formula base una (o più) tra le garanzie assicurative sottoscrivibili. I vari pacchetti proposti offrono la copertura di una vastissima gamma di servizi, tra cui visite specialistiche presso centri convenzionati, assistenza a lungo termine, cure riabilitative e interventi odontoiatrici.

Possono aderire alla polizza integrativa i soggetti fino a 85 anni di età.

Assicurazione dentale con UniSalute

Si sa, i costi dal dentista spesso spaventano, soprattutto se si necessita di protesi o interventi odontoiatrici. Ma niente paura, UniSalute pensa anche a questo e offre una polizza finalizzata alla copertura delle sole spese odontoiatriche.

Questo tipo di assicurazione è particolarmente gettonata, poiché permette di disporre di una vasta scelta di centri dentistici convenzionati: se ne contano ben 10 mila!

La polizza “UniSalute Dentista” offre:

  • una copertura dei costi per il check up annuale per la prevenzione dentale, che include visita di controllo e igiene orale;
  • una protezione da cure impreviste e urgenti, come in caso di incidenti stradali (copertura fino a 2.000 euro) o interventi chirurgici (fino a 1.500 euro);
  • sconti e tariffe agevolate su qualsiasi tipo di prestazione odontoiatrica. La polizza assicura una riduzione del costo fino al 35%, in media.

È possibile scegliere tra un’assicurazione personale singola, un’opzione per l’intera famiglia e una polizza dedicata ai figli minori di età compresa tra i 4 e i 17 anni, ai quali sono dedicati servizi aggiuntivi.

Il costo della polizza varia in base alla soluzione scelta e in base al comune di residenza. Un’assicurazione per la singola persona costa circa 171 euro annui, ma il prezzo ovviamente aumenta se si estende il piano ad altri membri della famiglia. Tuttavia, si può fare un calcolo del preventivo direttamente sul sito web.

Come iscriversi al portale online

Con UniSalute, gli assicurati possono gestire prenotazioni e rimborsi comodamente online, tramite sito web e app. Come iscriversi al portale? La procedura è molto semplice. Basta collegarsi al sito web www.unisalute.it e per il primo accesso compilare il form con i dati necessari per la registrazione.

Una volta creato l’account, si potrà accedere alla propria Area Riservata e da qui prenotare visite e gestire le prenotazioni, cercare le strutture convenzionate, aggiornare i propri dati personali o accedere a servizi personalizzati.

Tramite i servizi online si possono prenotare visite specialistiche rapidamente con un click, scegliendo il tipo di prestazione e selezionando la struttura preferita, oppure contattando telefonicamente il centro convenzionato scelto e comunicando in un secondo momento data e luogo dell’appuntamento a UniSalute.

Infine, si può contattare l’assistenza di UniSalute al numero verde 800 009654.

Dal portale si possono anche richiedere i rimborsi, accedendo alla sezione apposita. Per fare questo, basterà indicare il tipo di prestazione per la quale si richiede un rimborso, compilare i dati relativi alla fattura, confermare e inviare. Una volta valutata la richiesta, UniSalute provvederà a effettuare un bonifico sul conto corrente collegato all’account.

Tutti i servizi accessibili online sono ben riassunti in questo video YouTube pubblicato da UniSalute:

Quanto costa l’assicurazione UniSalute

La polizza assicurativa UniSalute è molto popolare non solo perché vanta numerosi centri convenzionati, ma anche perché offre diverse soluzioni a prezzi ragionevoli.

Naturalmente il costo varia in base alle opzioni scelte e anche in base all’età, per cui occorre fare sempre una simulazione di preventivo sul sito ufficiale. In linea di massima, i prezzi vanno da poche centinaia di euro fino a circa 1.500 euro annui, mediamente.

Per chi si chiedesse se fossero detraibili le spese mediche non rimborsate con la polizza assicurativa, la risposta è affermativa ma solo in alcuni casi, chiariti dall’Agenzia delle Entrate con la circolare n.7 del 25 giugno 2021.

Il testo afferma che si può ottenere una detrazione IRPEF del 19% su spese non rimborsate sulla quali però non si sia già applicata un’ulteriore agevolazione. Le spese devono essere a carico dell’assicurato e dei suoi familiari. Non è possibile ottenere detrazioni su spese assicurative volte a coprire danni infortunistici a terzi.

I vantaggi della polizza

Ricapitolando, l’assicurazione sanitaria risulta vantaggiosa quando si vogliono evitare i lunghi tempi di attesa delle strutture pubbliche. Ma ci sono anche altri aspetti convenienti. Ad esempio, la facoltà di scegliere lo specialista a cui rivolgersi, senza doversi pagare la visita specialistica di tasca propria.

Inoltre, uno degli aspetti sicuramente più convincenti è il punto sui rimborsi. Con UniSalute gli assicurati possono richiedere il rimborso delle prestazioni sanitarie, di tutte le spese sanitarie non coperte dall’SSN, anche sull’acquisto di farmaci e presidi medici.

Possiamo concludere dicendo che la polizza con UniSalute conviene in particolare alle famiglie, soprattutto se con figli minori a carico, poiché si ha la possibilità di sottoscrivere un’unica assicurazione sanitaria per l’interno nucleo familiare.

Ma ovviamente occorrerà valutare caso per caso. L’assicurazione sanitaria sarà una scelta vantaggiosa da affiancare all’SSN nel caso in cui le spese mediche risultino essere particolarmente eccessive o, probabilmente, ogni qualvolta si abbiano o si prevedano particolari situazioni che richiedano una certa assiduità delle cure medico-assistenziali.

Covid-19: quali sono le nuove regole nel mondo del lavoro!

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La pandemia da Covid-19 non accenna a frenare la sua corsa e continua ad influenzare le decisioni prese nell’universo lavorativo. 

Ebbene, come sappiamo, nell’ultimo periodo abbiamo assistito ad un rapido aumento dei contagi, legati soprattutto alla rapida diffusione della variante Omicron

Infatti, sono stati registrati nel nostro Paese dei veri e propri picchi di positivi, nonostante la campagna vaccinale stia procedendo a pieno ritmo

Tutto quello che accade a livello sanitario va, senza ombra di dubbio, ad influenzare anche il panorama lavorativo italiano e, di conseguenza, sono stati presi numerosi provvedimenti dal Governo Draghi in modo da arginare la diffusione del Coronavirus. 

Ebbene, moltissime novità aprono questo mese di gennaio 2022 in tema Covid-19. Da una parte possiamo parlare di novità “belle”, quali la proroga dello smart working e i congedi parentali per quei genitori che hanno i figli in quarantena. 

Tuttavia, c’è anche il risvolto della medaglia. Infatti, oltre all’obbligo di Super Green pass per tutti quei lavoratori over 50 a partire dal 15 febbraio, abbiamo anche una notizia prettamente negativa, ossia la quarantena preventiva non sarà più riconosciuta come malattia.  

Ma procediamo con ordine. In questo articolo andiamo a scoprire quali sono le nuove regole dettate dal Covid-19 che andranno ad influenzare il mondo del lavoro. 

Covid-19 e lavoro: lo smart working semplificato!

Nonostante solitamente si inizi dalle notizie negative, oggi vogliamo partire da una notizia positiva. 

Ebbene, come sappiamo, con il Decreto Festività, il Governo Draghi ha spostato il termine dello Stato di Emergenza. Infatti, esso doveva finire il 31 dicembre 2021, ma non è stato così e la data finale per ora rimane fissata al 31 marzo 2022. 

Ma quale sarebbe la notizia positiva? Ora ci arriviamo! 

Infatti, oltre all’estensione dello Stato di Emergenza, sono state anche estese le misure di contrasto al Coronavirus in ambito lavorativo, come lo smart-working semplificato. 

Questo significa che i lavoratori e le lavoratrici possono operare in smart-working senza che si via un vero e proprio accordo con il loro datore di lavoro. 

In che senso? Ebbene, secondo quanto previsto dalla legge 81 del 2019, lo smart-working dovrebbe essere garantito da un accordo formale. 

Tuttavia, questo obbligo è stato sospeso all’inizio della pandemia e, ad oggi, per accedere allo smart-working serve solo una comunicazione telematica effettuata sul portale del Ministero del Lavoro

Ma non abbiamo finito qui! Quando parliamo di smart-working dobbiamo fare anche riferimento ai lavoratori fragili. 

Infatti, tutti coloro che sono affetti da patologie a rischio o malattie autoimmuni potranno svolgere il loro lavoro da remoto fino alla fine di febbraio. 

Come abbiamo appena appreso, tale misura è disponibile fino alla fine di febbraio (28 febbraio). E dopo cosa succede?

Ebbene, salvo proroghe dello smart-working per i lavoratori fragili, essi potranno accedere direttamente allo smart-working semplificato previsto per tutti i lavoratori fino al termine dello Stato di Emergenza. 

Diciamolo chiaramente però, non è tutto oro ciò che luccica. Infatti, per i lavoratori fragili l’assenza dal lavoro a causa di una patologia non darà più diritto a ricevere un’indennità economica

Covid-19 e lavoro: i congedi parentali!

Altra importante misura della quale dobbiamo parlare riguarda i congedi per i genitori che convivono con figli di età inferiore a 14 anni. 

Ebbene, in caso di chiusura delle scuole o in caso di contagio, i genitori possono usufruire del congedo parentale. 

In questo caso viene riconosciuta un’indennità del 50% della retribuzione. Inoltre, è importante sottolineare che, per il periodo di assenza dal lavoro, saranno comunque corrisposti i contributi. 

Se hai necessità di fare richiesta per ottenere il congedo parentale hai tre strade possibili:

Covid-19 e lavoro: la quarantena preventiva non è più malattia!

A partire dal 1° gennaio 2022 la quarantena preventiva non sarà più considerata malattia e, di conseguenza, non verrà pagata. 

Ricorda: la quarantena preventiva si applica a quelle persone che sono entrate in contatto con soggetti positivi.

Essa dava diritto all’indennità di malattia, riconosciuta dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale fino al 31 dicembre 2021. 

È bene sottolineare che, in base all’ultima ordinanza del mese di dicembre 2022, chi è vaccinato col booster o da meno di quattro mesi ed entra in contatto con un positivo non è più tenuto a mettersi in quarantena. Infatti, basterà indossare una mascherina Ffp2 e praticare l’auto sorveglianza per cinque giorni, al termine dei quali dovrà essere eseguito un tampone, rapido o molecolare. 

Ebbene, fino al 31 dicembre 2021 tutti coloro che entravano in quarantena preventiva a seguito di un contatto con un positivo hanno avuto diritto ad ottenere la malattia. 

Ovviamente, qualora si possa fare, un modo per risolvere tale problematica è quello di ricorrere allo smart-working. Tuttavia, se il lavoro non può essere svolto da remoto, il dipendente dovrà utilizzare giorni di ferie o di permessi speciali, anche se non indicherebbero il vero motivo dell’assenza. 

Covid-19 e lavoro: l’obbligo di Super Green pass dopo i 50 anni

Dal pacchetto di restrizioni messe in campo al fine di arginare l’ascesa della variante Omicron non rimane certo escluso il mondo del lavoro. 

Infatti, stanno per entrare in vigore nuove norme che andranno a limitare ancora di più la libertà per coloro che non si sono ancora sottoposti al vaccino.

Ovviamente la ragione di queste misure è molto semplice, convincere le persone indecise o contrarie a vaccinarsi, in modo da uscire dalla pandemia il prima possibile (o almeno, questo è quanto si spera).

La prima batosta per molti lavoratori è arrivata il 10 gennaio 2022 quando è diventato obbligatorio il Super Green pass per entrare sui mezzi, anche quelli urbani. 

Ovviamente, non si tratta dell’unico luogo in cui è diventato necessario il Super Green pass, ma solo quello che ha maggiormente influito sull’universo lavorativo.

Ma ancora non è finita! 

A partire dal 15 febbraio sarà in vigore una nuova misura che ha l’obbligo di stringere ancora di più la morsa nei confronti dei No vax. 

Infatti, a partire dalla metà del mese di febbraio sarà istituito l’obbligo di Super Green pass (o Green pass rafforzato) a tutti gli over 50 nel mondo del lavoro, sia nel settore pubblico che nel settore privato. 

Attenzione: è bene sottolineare che tale obbligo andrà a riguardare anche i lavoratori autonomi ed i liberi professionisti che hanno più di 50 anni.

Dunque, facendo due calcoli, coloro che ancora non sono vaccinati dovranno effettuare la prima dose di vaccino entro e non oltre la data del 31 gennaio, in modo da ottenere il certificato verde digitale entro il 15 febbraio

Infatti, come sappiamo, il Green pass viene rilasciato dopo 15 giorni dalla prima dose di vaccino.

Attenzione: questa misura rimarrà valida fino al 15 giugno e riguarderà anche coloro che compiranno 50 anni anche dopo la data di entrata in vigore del decreto, quindi dopo l’8 gennaio. 

Coloro che non decidono neanche in questo modo di vaccinarsi dovranno pagare una multa di 100 euro se, al 1° gennaio non risulta che sia stato avviato il ciclo vaccinale. 

Tale sanzione sarà applicata dall’Agenzia delle Entrate incrociando i dati dei residenti a quelli delle anagrafi vaccinali.